LA MORTE DI ANDREA CRESTI, AUTORE, REGISTA E ANIMA DEL TEATRO POVERO DI MONTICCHIELLO
MONTICCHIELLO – A una settimana dalla scomparsa del musicista Bruno Crociani di Chianciano, se n’è andato ieri anche Andrea Cresti, altra figura di rilievo della cultura e della sinistra (sopratutto quella culturale) di questo territorio. Professore di scuola, ma anche pittore e soprattutto autore, regista e anima del Teatro Povero di Monticchiello, Cresti era senza dubbio un personaggio scorbutico, schivo, fin troppo, poco incline ai riflettori e alla ribalta fuori dal suo mondo, ma è stato altrettanto indubbiamente un gigante. Aveva 83 anni.
Con lui il teatro Povero di Monticcchiello è cresciuto e da pregevole e lodevole esperimento antropologico creato per salvare un borgo toscano dall’abbandono e dalla fuga degli abitanti nel clima pre sessantottesco è diventato un appuntamento irrinunciabile di ogni estate, un evento culturale da non perdere, ma anche una “fucina” per elaborare e mantenere vivo il pensiero critico. Andrea Cresti ha diretto il Teatro Povero per una trentina d’anni… da quando nel 1989 scrisse e diresse lo spettacolo “Il cavaliere della non rotella”, allestito insieme ai pazienti dell’ospedale psichiatrico, in collaborazione con un altro visionario, il dott. Vieri Marzi. L’ultimo lo ha diretto nel 2018, passando l’anno successivo il testimone a Manfredi Rutelli e Giampiero Giglioni.
Somigliava un po’ a Massimo Cacciari, Andrea Cresti, barba folta, capelli arruffati, e come il filosofo veneziano ha sempre posto nei suoi spettacoli degli interrogativi scomodi, anche sul tema principe, mai abbandonato, dell’esperienza di Monticchiello, ovvero la sopravvivenza del borgo, la possibilità di viverci e come viverci in un borgo in mezzo alla Vadorcia…
Due anni fa, scrivendo del Teatro Povero, come esperienza irripetibile e straordinaria usammo l’espressione “messa laica”: “Andare ogni anno a vedere lo spettacolo del Teatro Povero di Monticchiello è una sorta di rito. Una messa laica cui è difficile sottrarsi. Perché è in sé una “benedizione” e una esortazione alla speranza. A non perdere la speranza. Un po’ come la Messa in Chiesa, per chi ci crede. Il teatro Povero di Monticchiello è infatti uno straordinario esperimento sociale e antropologico di resistenza civile e umana. Una seduta di training autogeno collettiva e allo stesso tempo uno specchio che fa vedere anche a chi non è di Monticchiello, cosa si può fare per resistere all’avanzare degli anni e dell’età, ma anche alle mode, alle crisi economiche, ai mutamenti sociali che portano allo spopolamento dei luoghi periferici, alla perdita di identità e della memoria, allo “spaesamento”. E anche a cedere alle paure: del nuovo, del diverso, di quelli più periferici e più poveri di te…”. In tutto questo Andrea Cresti ci ha messo molto di più di uno zampino. Ci ha messo molto del suo.
Sono 55 anni che il Teatro Povero va in scena ogni estate, nella piazza di Monticchiello. Il teatro è sopravvissuto alla scomparsa prematura del suo inventore Arnaldo Della Giovampaola e sopravviverà anche all’uscita di scena di Andrea Cresti, il professore… Ma la loro presenza aleggerà sempre a Monticchiello. I loro insegnamenti sono come scolpiti sulla pietra, modellati nella creta della Valdorcia.
Nel salutare Andrea Cresti ci sentiamo tutti molto più poveri del suo teatro.
m.l.