IL 2 MARZO 2003 L’OMICIDIO DI EMANUELE PETRI SUL REGIONALE CHIUSI-FIRENZE. L’ULTIMO COLPO DI CODA DELLE NUOVE BR
CASTIGLIONE DEL LAGO – Nel maggio del 1975 proprio lì in quel punto, un treno pendolari rischiò di saltare in aria. Una bomba aveva divelto il binario, ma per fortuna il convoglio si passò sopra indenne… Poteva essere una strage. Come quella dell’Italicus nel ’74. Siamo sulla tratta Chiusi-Arezzo, poco dopo la stazione di Castiglione del Lago. Il 2 marzo del 2003 su un treno regionale tre agenti della Polfer fanno controlli di routine… Si chiamano Emanuele Petri, Bruno Fortunato e Giovanni Di Fonzo. Mentre il treno corre, chiedono documenti ai viaggiatori. Appena passata la stazione di Camucia, uno dei tre, Emanuele Petri, esce dallo scompartimento e col cellulare chiama la centrale di Polizia di Firenze… Ha dei dubbi sui documenti di due persone, un uomo e una donna. Infatti sono falsi. L’uomo però si alza e punta una pistola alla gola del poliziotto intimando agli altri due agenti di gettare a terra le loro armi… Uno dei due, Di Fonzo, obbedisce, l’altro prova a nascondere la pistola dietro la spalletta di un sedile… Nasce un rapidissimo alterco. L’uomo con la pistola spara alla gola dell’agente Petri e pure all’altro poliziotto ancora armato, che viene ferito, ma riesce a rispondere al fuoco. Anche la donna estrae una pistola e preme il grilletto, ma l’arma non spara… ci riprova e non spara, finché viene immobilizzata e ammanettata. Sembra la scena d un film western. O di un poliziesco anni ’70. Non è un film. E’ uno degli ultimi colpi dii coda delle Brigate Rosse. Le Nuove Brigate Rosse. Quelle che hanno ammazzato i giuslavoristi Massimo D’Antona e Marco Biagi nel 1999 e nel 2002. Le due persone sospette, beccate coi documenti falsi, che poi hanno sparato, sono Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce.
Quando il treno si ferma alla stazione di Castiglion Fiorentino, l’agente Petri è già morto. Il suo collega Bruno Fortunato è ferito all’addome e dovrà essere operato. Non si riprenderà mai completamente e morirà suicida nel 2010. Muore in ospedale qualche ora dopo il fatto anche il brigatista Galesi, colpito da Fortunato. Nadia Desdemona Lioce, arrestata, verrà poi condannata all’ergastolo.
Emanuele Petri era nato a Castiglione del Lago nel 1955, aveva 48 anni. Quel giorno non doveva essere in servizio, ma aveva chiesto un cambio turo per assistere un ex collega dei carabinieri, gravemente malato.
Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d’oro al valor civile, consegnata alla moglie dal Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi e un monumento bronzeo a suo ricordo, rappresentante un cuore spezzato, è stato collocato nel piazzale della stazione ferroviaria di Castiglion Fiorentino a lui ora dedicata. A Petri è intitolata la caserma che ospita gli alloggi ed alcuni uffici della Polizia Ferroviaria di Firenze Santa Maria Novella. Il 16 ottobre 2020, anche la piazza antistante il polo scolastico di Orvieto è stata intitolata in sua memoria.
Sono passati 18 anni da quel 2 marzo 2003 e 20 ne erano passati allora dai tempi in cui si scoprì che le Br (quelle vere) riunivano a direzione strategica a Moiano, “in un podere che si vede dal treno”, come disse il pentito Patrizio Peci agli inquirenti…
Il conflitto a fuoco in cui persero la vita l’agente Petri e il brigatista Galesi fu un “incidente” fortuito, non un agguato premeditato, ma dimostra come il clima fosse ancora rovente e quanto fosse facile sparare, in certi frangenti. E dimostra anche che questo territorio, non fosse altro che per la sua centralità geografica, non è stato immune dalla sindrome della compagna p38 e tutto ciò che vi ruotava intorno, né tantomeno da quella malattia che molti chiamavano all’epoca strategia della tensione.
Nella foto: Emanuele Petri (Perugiatoday.it)