FERLINGHETTI, IL GURU: LA MORTE DEL PIU’ BEATNIK DEI POETI DELLA BEAT GENERATION
Il 22 febbraio all’età di 102 anni lascia le luci della ribalta l’artista libertario e anarchico Lawrence Ferlinghetti, un uomo che ha attraversato l’arte in tutte le sue forme e che ha sfidato la censura allargando il principio della libertà di espressione. Poeta guru della Beat Generation, pittore, autore radiofonico, libraio, editore di quella che fu la controcultura americana fondata sul rifiuto delle norme imposte, le innovazioni nello stile, la sperimentazione delle droghe, la sessualità alternativa, l’interesse per la religione orientale e il rifiuto del materialismo.
Nel 1953 si stabilisce a San Francisco dove fonda con P.D. Martin la City Lights Book Store che diventa sin da subito un centro propulsore di fermenti culturali ed artistici pubblicando le opere dei più noti poeti beatnik e degli outsiders europei. Nel 1956, in seguito alla pubblicazione de L’Urlo di Allen Ginsberg, Ferlinghetti viene processato per vendita e diffusione di materiale osceno, ma la sua vittoria legale diventa simbolo di vittoria per la libertà di stampa e di pensiero E’ stato un poeta non facile da etichettare, anarchico e ateo ma con uno sguardo sempre rivolto al messaggio di Gesù Cristo e alle religioni orientali che si intersecano a vicenda sfociando in un misticismo cosmico rivelatore di verità assolute. Un’ironia frizzante e pungente permea i suoi testi conferendogli musicalità e ritmo, sobrio e accattivante lascia che il lettore si interroghi sulle dinamiche del mondo facilitando il suo percorso verso la presa di coscienza della realtà circostante.
“Il mondo è un bel posto dove nascere se non vi importa che la felicità non sia sempre così divertente, se non vi importa un po’ di inferno ogni tanto, (…) perché anche in paradiso non cantano tutto il tempo (…). Il mondo è un bel posto dove nascere se non vi importa molto delle menti spente.“
Accettazione del lato oscuro delle cose, la sua complementarità con il bello, la filosofia dello Yin e Yang, l’apertura verso l’altro portano a trasformare il suo messaggio poetico in messaggio politico, convinto fino alla fine che la parola e l’arte siano le principali fautrici del cambiamento poiché attraverso di loro è possibile modificare le coscienze.
Un’aria primaverile ed un solicello irriverente hanno accompagnato il passaggio di Lawrence Ferlinghetti, il più beatnik di tutti i Beat, colui che è riuscito a planare sulle cose dall’alto lasciando ad ognuno la possibilità di interpretare l’arte, la scrittura, gli eventi, con leggerezza, semplicità e sempre con un alto spirito di libertà. “Il poeta come un acrobata s’ arrampica sul bordo della corda che s’è costruita ed equilibrandosi sulle travi degli occhi sopra un mare di volti marcia per la sua strada verso l’altra sponda del giorno”. Già. Proprio così.
Paola Margheriti
Neruda scrisse “Confesso che ho vissuto”. Anche Ferlinghetti, credo potrebbe confessare a stessa cosa. La sua è stata una vita lunga e intensa. Nella cultura del ‘900 un gigante. Anche perché come hai scritto è stato un poeta e molto altro, e sempre un “non allineato”.
Evviva !
Scusate, non per apparire ed essere il solito bastian contrario come forse da molti sarò inteso,ma siccome viviamo in un piccolo paese e conosciamo ogni ”andazzo” ed ogni motivo di partecipazione sia politica sia emotiva e posto come veritiero e da me apprezzato il Post che condivido abbastanza totalmente,mi sembrerebbe anche però che vi siano nel nostro paese anche uno stuolo di persone che tenuta presente l’etica che proviene da quanto il post esprime, siano molti di questi afficionados delle parti politiche che si identificano e si collocano nell’accettazione politica ed etica del principale partito che ha da tanto tempo regnato ed il chè non è vero che non c’entri per nulla col significato che dal post scaturisce ma perchè questo-almeno in Toscana è stato il rappresentante e continua ad esserlo il facente funzioni del sistema economico, sociale e politico. In pratica l’esatto contrario di quanto il post rileva che sia stata l’etica e la cultura di Ferlinghetti. Ed allora cosi ” en passant” mi spiegherei molto di meno la simpatia di molti suoi amici. Forse sono io che ho dei limiti ad individuare i cosiddetti massimi sistemi e sbaglio a considerarli tali ? Scusate se vi sembrerò eccessivo ma lo ritenevo doveroso, giusto proprio per averne una riflessione.La riflessione, dal momento che l’allineamento al sistema qualcosa di profondo dovrà pur dire…o no ? Oppure nelle ”giravolte” che vede la politica diventano ” sistema” anche le giravolte che lo vorrebbero cambiare ? Non discuto dei mezzi della lotta politica nei quali ognuno pone se stesso lecitamente ma discuto sulla aderenza o meno di questa ”ingrassatura” che poi nei momenti di quotidiana normalità si riversa per molti ad essere totalmenti aderenti al sistema,anzi si cerca di trarne da questo elementi di sua difesa, politica ed etica e quindi anche materiale. Vi ho confuso? Spero di no.Sono tempi nei quali ci si appella alla coerenza, ma non può essere questa solo ciò che ci piaccia e che si dica di condividere se poi ci si schieri col sistema ma nello stesso tempo si tessano le laudi a chi nella sua vita ne sia stato sempre contrario.Nulla di personale chiaramente che riguardi gli scriventi,ma molto oggi funziona così ed è la cosa più evidente a chi possa avere un barlume di spirito critico.Era ed è solo una riflessione. Ma c’è da dire che tutto questo oggi succeda normalmente e non ci si fà più caso, e forse, anzi sicuramente è questo che convive e che produce oggi quella scissione fra ”personale e politico” che era propria di un tempo passato quando le aderenze ai princìpi ed agli aspetti valoriali rendevano tutto molto più trasparente e più riconoscibile.Oggi eticamente che il personale possa rappresentare e contenere qualcosa di politico diventa quasi una una bestemmia,quasi una aberrazione….. Oggi si può dire tutto ed il contrario di tutto con la massima indifferenza ma se i tempi sono questi allora non critichiamo tanto quelle che ci appaiono come ” giravolte” quando di sicuro non sono finalizzate a rimanere col sedere appiccicato alle poltrone, perchè di queste le lezioni ce le dovrebbero dare in maniera più cospiqua coloro che hanno sempre pesato col loro assenso nella bilancia del sistema.Ed a Chiusi di questi si sprecano….soprattutto entro la cosiddetta sinistra, che evidentemente di sinistra ha proprio poco,anzi nulla,difatti se uno li osserva da vicino sono tutti ”casi personali”, di politico non hanno nulla,la politica è solo un mezzo,che spesso per arrivare ”dove”, non lo sanno nemmeno loro.
Gentilissimo Sig. Sacco la ringrazio x aver letto e commentato il mio scritto su Ferlinghetti, poeta, sognatore, artista anarchico ed eclettico che si è interessato soprattutto di letteratura e scrittura il cui aspetto politico rappresenta soltanto UNA delle molteplici chiavi di lettura. Soltanto una appunto e non è detto che sia la piu importante o la piu bella.
Carlo Carlo mi scuso, ma non ho capito niente di quello che hai scritto. Che c’entra la Toscana e la politica toscana con Ferlinghetti e con ciò che ha scritto la ns Paola Margheriti in questo articolo? Comunque: io sono toscano, anche piuttosto orgogliosamente toscano. E a me Ferlinghetti piaceva molto. Ma questo credo sia del tutto ininfluente.
Sig.ra Paola, la ringrazio della sua precisazione.Certamente una persona come Ferlinghetti non si può leggere solo in CHIAVE politica, ma forse a veder bene,la natura di quella CHIAVE è -volendo o nolendo- quella che ha plasmato il mondo che vediamo intorno a noi e che tendenzialmente credo che dovremmo considerare tutti nella vita sociale che viviamo.Lungi da me dare lezioni di vita perchè sò bene che le mie parole potrebbero sembrare che tendano a quello poichè comprendono concetti ”forti”molto sensibili ad essere interpretati come i ”veicolatori della verità” ma spesso nelle letture ed anche nelle critiche c’è la convivenza di ambedue le tendenze: quella sociale e quella personale che sono due entità concrete e non astratte, nè io sono per la prevalenza dell’una sull’altra,ma credo una cosa e mi sento di affermare estremizzando il concetto che per vivere ci sia bisogno di tutte e due.Spero sia d’accordo con questa asserzione.Dico questo perchè mi sembra che oggigiorno la tendenza alla critica ed all’interpretazione si rifugi spesso nel personale che è un mondo dove tutto sia consentito, scevro anche da critiche di altri, quasi un mondo dove altri che sono i nostri simili non abbiano diritto ad entrare, se pur soprattutto le posizioni e le idee personali e la sensibilità personale plasmino direttamente od indirettamente il mondo,quindi ne sottintendono una azione materiale che si realizza sempre.Comunque sia-ma appunto questa mia è tutta una idea personale- credo che oggi proprio per sfuggire all’autoisolamento del proprio ”io” che si manifesta nell’insopportabilità della politica da parte di molti come reazione normalmente intesa e rivolta all’autodeterminazione individuale come primato che si erge su tutto e su tutti, sia questa una patologia epocale che alla fine rischia di produrre alienazione fino al rifiuto del vivere,al renderci spesso misogeni, cosa che mi sento di dire che Ferlinghetti abbia combattuto durante tutta la sua vita proprio perchè nel suo pensiero era compresa l’affermazione di poter incidere anche nella vita di altri.Un essere sociale quindi, estremamente sociale come il suo messaggio che ci lascia che è proprio POLITICO anche se non solo politico,ma io prevalentemente ci colgo tale prevalenza.Ecco perchè mi sono sentito di dire che lui l’abbia messo in evidenza sempre tutto questo, pur chiaramente non rifuggendo dall’impronta dell’individuale,anzi, corroborando sapientemente le due entità.Lo scopo del mio precedente intervento spero fosse chiaro, era quello- e qui mi ripeto- che spesso una patologia odierna è quella di osservare principi giusti e condivisibili che vanno contro l’assuefazione delle coscenze nella società dell’omologazione totale mentre nello stesso tempo dall’altra parte gli stessi soggetti pur pesando nella bilancia sociale e politica ed osservando gli stessi principi di Ferlinghetti, per tante ragioni possano produrre anche il contrario di ciò che hanno espresso su quegli stessi principi. Ecco perchè ho creduto di mettere l’accento sulla funzione politica che chiamerei quella rivolta all’osservanza ”dell’establishment” e delle conseguenze che provochi. Perchè credo che di questo ci si dimentichi molto spesso.A San Francisco credo che a Ferlinghetti dovrebbero fare un monumento a lui dedicato od intestargli una strada. Ma credo che non lo facciano perchè proprio in questi tempi di omologazione sarebbe pretendere troppo….
San Francisco è una delle città più libere del mondo, una delle più “liberal” anche e di sinistra… una delle più aperte sul terreno dei diritti civili. I monumenti si fanno ai morti e Ferlinghetti è morto da 10 giorni… Secondo me il monumento glielo faranno, ma forse c’è già, ed è quella libreria che si chiama City Lights Bookstore…
I monumenti piu belli sono le parole che lasciamo.
Parlo da profano perchè non l’ho mai visitata San Francisco, ma credo che l’aria in America sia cambiata e di quell’aria che vi era un tempo e che abbiamo conosciuto noi purtroppo ne spiri un po’ di meno oggi a San Francisco. Ciò non toglie di certo che sia fra le città di media grandezza statunitensi quella intesa la più progressista,sede di una grande storia culturale, anche se vogliamo molto diversa da quella europea ma purtuttavia che abbia indosso una marcata distinzione fra quella che spiri in tutti gli Stati Uniti d’America al giorno d’oggi.Credo però che anche in quell’aria oggi si respiri un vento più fosco, dovuto soprattutto al grande scontro che ha divisio gli Stati Uniti a metà fra democratici e repubblicani e che ha messo a nudo non tanto agli occhi della politica interna ma a tutto il mondo le contraddizioni interne del partito democratico americano ,soprattutto all’interno della popolazione di colore, degli hispanici e delle famiglie marginali che tale partito aveva l’onere di rappresentare almeno sulla carta.Dico questo con dati di fatto poichè la vita a San Francisco negli ultimi 15 anni è radicalmente cambiata. In una città dove esiste una concentrazione altissima di miliardari come nessuna altra città degli Stati Uniti le case costano affitti mediamente da 3500 dollari al mese per abitazioni bilocali.Una città che ha quindi una alta concentrazione di homeless ed appunto il concetto di cultura che aveva e che è rimasta addosso a noi europei è quella degli annni ’60-’70 ma che in verità è stata spazzata via dalla globalizzazione e dagli insediamenti industriali produttori di alta tecnologia evoluta.Una città piccola nei confronti delle altre degli Stati Uniti che non raggiunge il milione di abitanti che ha conservato quel fascino che aveva ma che a detta di tutta l’America, la sua classe politica democratica che ha sempre regnato alla sua all’amministrazione da tempi immemorabili è ritenuta resposabile del degrado che oggi è palpabile in qualunque posto di San Francisco. Credo che per noi europei di classe media non sia visitabile se non con un viaggio organizzato fatto senza ricerca individuale di alloggio in città, a meno che non si abbia un portafoglio come un organetto per viverci qualche giorno e liberamente potersi render conto e poter fruire di quell’aria che è rimasta solo addosso a noi che seguivamo la musica, la letteratura, gli eventi socio-culturali di un epoca che non ritorna più.Lo diceva anche una bella canzone negli anni ’60 dei Dik-Dik :”Ti sogno California”. Un sogno appunto, ma oggi la fotografia della situazione è molto diversa e forse con la morte di Ferlinghetti si è chiusa definitivamente un epoca.