Comportamenti che incitano odio e cattiveria verso di me e verso le persone che mi vogliono bene. La situazione è degenerata da alcuni giorni e non penso che si fermerà qui. Un onda di odio aizzata da dirigenti politici e facilitata da profili falsi che non risparmiano nessuno. Anche oggi, alcuni di loro, hanno dato il peggio di se: Frasi, post e documenti politici irriguardosi che esaltano solamente il concetto della propria, presunta, superiorità intellettuale. Uno scandalo vero e proprio.
Sono il Sindaco in carica e non posso far finta di non vedere ciò che sta accadendo da mesi nella nostra comunità ma devo impegnarmi per risolvere questa brutta ed assurda questione. È necessario che mi assuma la mia responsabilità per riportare la quiete, la serenità politica e cittadina nella nostra
Comunità. È me che vogliono. Bene, Eccomi sono qui: annuncio pubblicamente e ufficialmente che, per scelta personale, non mi ricandiderò ecc. ecc.. “.
Le decisioni personali non sono sindacabili. Non si discutono. Vanno rispettate sempre e comunque. Anche quando non piacciono o si ritengono sbagliate e addirittura pericolose. Ognuno ha il diritto di gettare la spugna quando il match si fa troppo duro o se ha il dubbio che sia avvelenato.
E’ evidente che la mossa di Bettollini scompagina tutti i giochi e cambia lo scenario, sia in casa Pd che fuori di essa. Intanto perché arriva – a sorpresa – al termine di una giornata che si era aperta con altri auspici, con la caduta di alcuni “muri” e con una vittoria ai punti della sua parte all’interno dell’assemblea dell’Unione comunale del partito. Deve essere però successo qualcosa che ha fatto traboccare il vaso. Non può essere solo la sensazione di trovarsi di fronte a degli avversari (interni ed esterni) coriacei e agguerriti. Dice Bettolini di aver preso la decisione seduto sul divano con la moglie e le figlie. La moglie Francesca è anche lei una militante, fa parte dell’Unione Comunale Pd e ha partecipato alla riunione on line di giovedì sera. Può aver visto sentito o percepito atteggiamenti ostili tali da indurre al getto della spugna. Parla di “comportamento gravemente irresponsabile di alcuni dirigenti politici rispetto al momento che stiamo vivendo” e di attacchi verso di lui e verso le persone che gli vogliono bene… di “un’onda di odio aizzata da dirigenti politici e facilitata da profili falsi che non risparmia nessuno“. Anche questo giornale che ha sostenuto in varie occasioni il sindaco Bettollini e la sua ricandidatura da pate del Pd, è stato ed è oggetto di attacchi denigratori tesi a delegittimarne la posizione, portati per lo più attraverso commenti e provenienti fa profili fake, un vero e proprio “troll” che si mette in moto ad ogni articolo, una sorta di macchina del fango in servizio permanente effettivo. Noi ci siamo abituati, succede da 30 anni. Bettollini no, è più giovane, ha conosciuto e si è formato in una politica che prevedeva solo applausi e bene, bravo bis! In una politica in cui il confronto dialettico diventa tifo da stadio fuori e, spesso, congiura di palazzo dentro le stanze di partito.
Certamente la mossa improvvisa e – a quanto pare non concordata – di Bettolini mette in seria difficoltà i suoi sostenitori all’interno del Pd, persone che si sono spese e d esposte per chiederne la ricandidatura. Come un capitano che si arrende mentre i suoi ancora combattono. Apparentemente il lancio della spugna di Bettollini libera il Pd dall’impaccio. Toglie di mezzo il convitato di pietra, il macigno che il Pd non riusciva a spostare. Apparentemente toglie le castagne dal fioco al partito di maggioranza che ora può scegliere il candidato a sindaco senza dover per forza sottoporlo al confronto con Bettollini, con le primarie o negli organismi. Solo apparentemente però. Perché in realtà la mossa del cavallo di Bettollini non toglie le castagne dal fuoco al Pd ma mette il Pd nella condizione delle castagne. Sulla brace. Perché toglie al Pd la carta di riserva, quella che forse si stava apprestando a giocare. Ovvero la ricandidatura di Bettollini, mal digerita, ma unica in grado di non far perdere le elezioni. Adesso Bettollini ha messo a nudo il Pd. La sua decisione non è quella del “Muoia Sansone con tutti i Filistei!” è più un… “qui si parrà la vostra nobilitate!” Adesso il Pd non ha più l’alibi Bettollini come scoglio insormontabile, non ha più il nemico Bettollni da battere, è solo e nudo di fronte alle sue macerie e alle sue miserie. Vedremo come ne uscirà.
Per il momento Bettollini resta in sella, in Comune. “Continuerò a svolgere il mio mandato fin quando non terminerà naturalmente ed accompagnerò la macchina amministrativa al voto della prossima primavera. Continuerò con il solito impegno a gestire questa fase delicata della pandemia che ha colpito la nostra comunità. Avremo modo di fare la relazione (quella vera) di fine mandato e il punto oggettivo di tutte le cose fatte e di quelle che lascerò in dote al prossimo Sindaco. Mi auguro che questa mia assunzione di responsabilità, che compete sempre e soltanto ad un Sindaco attento che vuole bene alla sua comunità, possa servire per rasserenare gli animi di tutti; chiedo però lo stop immediato degli attacchi alle persone che mi vogliono bene” scrive il sindaco in conclusione del suo messaggio. Che, messo così, sembra un vero e proprio “addio alle armi” per quanto lo riguarda e un appello a deporre l’ascia di guerra a tutti gli altri.
Certo, dato il tono perentorio usato da Bettollini, un ripensamento e una marcia indietro non sembrano al momento plausibili. Neanche di fronte ad una richiesta a furor di popolo. Ma anche su questo staremo a vedere. In politica le decisioni irrevocabili spesso durano poco, e altrettanto spesso sono presagio di sventura. In politica il motto “mai dire mai” è stampato sui muri (basta vedere le evoluzioni di 5 Stelle e di Salvini in relazione al governo Draghi). Anche le mosse del cavallo, con gli spostamenti di lato, il più delle volte non risultano decisive, anzi servono a preparare altre mosse.
Sulle decisioni che il Sindaco definisce personali non entro perché è giusto avere il rispetto della persona, anche se politicamente ho il ruolo di consigliere di opposizione. Una cosa però devo sottolineare, non è accettabile essere messi nel calderone del tifo da internet che è divenuta la politica, personalmente non ho alcun tipo di profilo social, quello che avevo da dire io, ma anche il gruppo che rappresento, è stato detto sempre in maniera corretta e con la premessa che qualsiasi tipo di considerazione non riguardava la persona ma era una considerazione politica, per fortuna siamo ancora in democrazia e ognuno può esprimere le proprie idee. In particolare poi per quanto riguarda l’attività in consiglio comunale, fin dal primo giorno dell’emergenza legata al covid ci siamo resi disponibili a collaborare, di fatto da un anno a questa parte abbiamo rinunciato alla nostra attività di opposizione, dirò di più, quando nel marzo scorso il Sindaco ci convocò in una riunione dei capigruppo per chiederci di poter riunire nell’arco di un paio di giorni il consiglio comunale per approvare con urgenza il bilancio ed avere più libertà di manovra nell’attivare misure di emergenza, io dichiarai testualmente che non solo davamo la disponibilità per i giorni successivi ma che per quanto mi riguardava poteva convocare il Consiglio Comunale anche la sera stessa. Tutto questo per dire che nell’ambito della normale dialettica tra maggioranza e opposizioni, nella naturale differenza di idee che è alla base del vivere civile, né io né la lista Possiamo accettiamo di essere coinvolti in un polverone dove si sparano accuse a caso, rivendichiamo certo le idee che democraticamente e correttamente abbiamo portato avanti in questi anni e rivendichiamo di averlo fatto sempre senza ledere la dignità personale di qualcuno, fino a prova contraria è il sottoscritto che spesso ha dovuto subire attacchi anche personali, durante un consiglio comunale mi è stato addirittura consigliato di far pace con il cervello. Noi ci riteniamo fuori dal gioco dei teatrini social, abbiamo lavorato anche in questi mesi nell’interesse della comunità, infischiandocene di qualsiasi giochetto politico abbiamo lavorato duramente per giungere ad una nostra proposta programmatica che nei prossimi giorni metteremo a disposizione di chi la vuol leggere, credendo in questo modo di fare l’interesse dei cittadini che è l’unica cosa che conta.
Penso che la lettura che questo articolo dà della realtà sia imbevuta di quel tifo da stadio che nello stesso viene descritto. Si accusano le opposizioni di non aver sostenuto il sindaco in questo ultimo periodo, che ha visto un aggravarsi della situazione sanitaria, quando siamo stati i primi a chiedere al sindaco di aderire all’iniziativa della Regione per lo screening con i tamponi, l’abbiamo fatto privatamente convinti che l’emergenza sanitaria richieda serietà. Abbiamo fatto un comunicato dove si invitavano i cittadini a partecipare allo screening, contestualmente sono state evidenziate anche alcune criticità nella gestione portata avanti dal sindaco. Oppure si vuole negare anche il diritto di esprimere punti di vista diversi perché c’è la pandemia? La nostra azione è sempre stata improntata a cercare la la soluzione migliore per il bene del paese, non scendendo in attacchi personali, ma le critiche sulle questioni politiche non le abbiamo risparmiate. Riguardo ad un uso dei social per fomentare la divisione, i toni minacciosi verso chi espone un pensiero differente, in questi ultimi anni non sono partite dalle opposizioni, ma forse più da chi ricopre un ruolo che richiede responsabilità.
Questo fatto mi fa sovvenire alla mente un film di circa 50 anni dal titolo.”Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?”.Un bel film dove i protagonisti erano Alberto Sordi e Nino Manfredi,dove quest’ultimo era fuggito dal mondo occidentale sostanzialmente per non vivere la sottocultura dell’ipocrisia dove era immerso il ceto sociale medio-alto delle città,nel qual caso quello romano.Gli amici erano andati alla sua ricerca e dopo tanto peregrinare l’avevano trovato che viveva in un villaggio nel quale era diventato ”il pezzo più importante” assumendo la funzione anche dello ” stregone” e comunque il riferimento del villaggio per qualsiasi problema, una specie di santone quindi.Dopo tante vicissitudini e contraddizioni viene convinto dagli amici a ritornare in italia e lascia il villaggio sotto lo stupore della popolazione che lo considerava come il membro più importante di quella comunità.Il film termina con la ripresa di Manfredi che una volta salito sulla nave che lo riporta in italia,udendo il coro delle centinaia di donne schierate sulla spiaggia a vederlo andar via che intonano esse stesse un coro: ” Titì nun ce lascià, Titì nun ce lascià”….” Titì (Manfredi) con le lacrime agli occhi si tuffa dalla nave nell’oceano e nuota verso il villaggio schierato sulla riva.Fine del film che logicamente ha un alto contenuto emozionale ed umano,anche se gli attori proprio per loro professionalità evidenziavano continuamente sketch di natura divertente e sarcastica,che però proprio per l’obbedienza a quel richiamo popolare fatto dalla riva che non si poteva cancellare nell’animo di un Titì che aveva deciso di rifuggire tutte le angherie del mondo e starsene lontano da queste,diventa il popolo un richiamo del quale non se ne possa fare a meno.Ecco, ho ripensato a tale film per un motivo abbastanza preciso che è quello che una volta sparsa la notizia della rinuncia del sindaco, già dopo un ora siano nate tante voci che rassomiglino -in circostanze diverse beninteso-a quelle della popolazione schierata sulla spiaggia che urla ”titì nun ce lascià” perfino all’essere giunti fino alla creazione di un una specie di luogo o blog che raccoglie tutte le voci di coloro che tifano(perchè questo sarebbe ed è il verbo giusto ”tifare” per cercare di convincere il Sindaco a ripresentarsi per la candidatura: ”Chiusi per Juri”. Tutto lecito per carità,ma comunque indicativo di un pensiero che non mi abbandona e come a me non abbandona tanti altri che tutto questo non possa essere che un mezzo messo in scena affinchè ”Titì” possa rituffarsi nell’oceano ed a furor di popolo nuotare verso chi lo invochi.E chi lo invoca, sono donne ed uomini che ritengono che questi siano i mezzi idonei a far prevalere le istanze politiche dei singoli e non siano invece le ragioni politiche che ne stanno dietro che comunque la stessa politica- non esente da contraddizioni di certo-ma che porta come regole generali e salde ragioni di osservazione dell’affidabilità, di percorso di relazioni politiche a dover fare la differenza,bensì il populismo che si nutre del tifo e del senso di appartenenza, e non solo, ma anche come in politica succede in italia anche della speranza del” dò ut des”.Secondo i lettori, tutto questo non è stato scientemente preparato in modo da suscitare le iniziative di chi si tuffi nel mare e goda dal’abbraccio del suo popolo ? Nota che fra il suo popolo, oltre a coloro che condividono le iniziative ci sono anche coloro che non le condividono e che le hanno criticate.Ripeto, tutto lecito per carità vorrei vedere, ma secondo me non è tutto questo sinonimo di chi abbia perso la speranza di indirizzare le cose che ci stanno di fronte e come a noi tutti come cittadini stiano anche di fronte alla persona che spera di fruirne di tali abbracci ? Se la cosa -come sembra- abbia preso indicazioni non di ragione politica ma solo ed esclusivamente di carattere di ”tifo” io dico che non è con il tifo che si risolvono i problemi di una comunità e soprattutto quello della credibilità, per il semplice motivo che se si arriva ad avere tali sostenitori che ritengono di spianare la strada al loro”beniamino” si dovrebbe pensare che per altri beniamino non sia, anche e soprattutto all’interno del proprio partito.Sono queste le patologie endemiche di un paese come Chiusi ma non solo di Chiusi, ma in questo caso di tutta l’italia che soggiace ad una politica che chi ha una certa età come la mia e che ha visto passare tanta acqua sotto i ponti, non riesce più a far pace con il riconoscere l’involuzione che ha preso il fiume e che nello stesso tempo lo alimenta. Vorrei fare una scommessa con coloro che urlano esterrefatti quasi disperati in mezzo al coro dalla spiaggia e ricordare loro che soprattutto in politica ”il fine giustifica i mezzi” e chiedere loro come si mettono davanti a tale principio su questa vicenda. Ci avevano pensato o non ci avevano pensato che le ragioni di tutta una comunità non si possano portare avanti con iniziative di tale tipo, becere e che fra l’altro non mostrano nemmeno di fare il beneficio dell’interessato che credono di sostenere? Questa è solo povertà politica quindi tifo e non trovo altre parole per definirla, mentre troverei motivo di confronto con le ragioni, se ce ne sono di sostegno,ma quando si ricorre al chiasso si vede che tali ragioni-semprechè ci possano essere-vengono scavalcate e si scade in una sottocultura di cui si serve spesso chi è interessato ad arrivare agli scopi che si prefigge. E’ una mia banale curiosità nell’osservare come andrà a finire questa storia, ma sono anche certo che se fosse che” il fine giustificasse i mezzi” mi si ribadirebbe l’idea che Chiusi abbia bisogno di altro, proprio di altro, ancor più in questi momenti che stiamo attraversando.Io credo che siano questi i tempi per i quali ci debba essere spazio necessario affinchè maturino comportamenti nuovi perchè le esigenze che si profilano all’orizzonte impongono comportamenti nuovi, parecchi anche mai espletati, dove possa pesare non la politica partitica ormai indecente ed impresentabile nel modo di come è stata condotta,ma sempre la concezione di una politica che abbracci e comprenda l’esigenza di tutta una comunità che finalmente ritrova un mezzo per riscatttarsi dalle brutture e dai limiti dell’ultimo ventennio,ma anche da prima di questo.Se si avrà l’intenzione e la forza di approdare a questa nuova concezione di ciò che serve, saremo avanti e segneremo indistintamente dall’idea e dall’ideologia che personalmente possediamo lecitamente tutti ,un nuovo passo e saliremo un nuovo gradino.Diversamente resteremo legati ad una visione ed agli interessi di ciò che è passato fin’ora e resteremo- anche se pur critici- subordinati ad una politica tutta paesana fatta di interessi, di protezione degli amici degli amici, di un deja vu che ci ha portato ad essere tutto quanto siamo e di cui ci si lamenta.Gli errori hanno disseminato sia economicamente sia culturalmente il cammino di queste amministrazioni da lustri e lustri ed i risultati li vedono tutti, e si vedono anche nei confronti di altri paesi e comuni circonvicini.Chi non lo vorrebbe tale cambiamento radicale di cui si ha bisogno sono coloro che ne hanno ricevuto in qualche modo i benefici,legati alle vecchie amministrazioni ed alla gestione che l’assenza dei partiti ha prodotto nella politica non più demandata dai partiti ed amministrata da un senso ed una osservanza di princìpi come bene o male avveniva in passato perchè all’interno c’erano dei ”guardiani” che erano i partiti tenuti a rispettare dei principi, ma con la dissoluzione dei partiti si è dissolta anche la prevalenza dei princìpi di civismo ed anche diciamolo pure dell’idealismo politico, la gestione delle macchine amministrative ha conferito poteri di discrezionalità che hanno imbarbarito la vita sociale così come era intesa e che doveva essere osservata.E questa è stata una involuzione, non solo cultuirale, ma prodotta in un recente passato dai tagli all’economia, quei tagli che oggi tutti dimenticano chi sia stato che li abbia prodotti e di fronte a questo si scavalcano le responsabilità dovute al consociativismo.Perchè questo sia chiaro che alla decisione politica dei ”tagli” sociali hanno detto il loro SI la maggior parte dei partiti, anche quelli di sinistra! Ed oggi si vede cosa abbiano prodotto tali tagli.Ecco un limite micidiale a cui è stata soggetta la sinistra, attratta nella mangiatoia da chi prima e da sempre nella mangiatoia ha messo le mano, ed i nomi dei partiti e dei loro uomini ci sono ed esistono.Guardiamolo qual’è stato il risultato di tutto questo: la sinistra non è più sinistra, i suoi uomini sono obbedienti alle regole imposte da altri e plasmano le loro idee con quella pasta sociale e con quel modo di pensare, e le loro di idee si sono snaturate.Snaturate al punto che per un piatto di lenticchie hanno venduto la loro anima.Questo vuole chi stà loro sopra e chi li amministra,mentre ancheb una folta serie-per fortuna non tutti- di amministratori locali scalpitano e condividono l’appartenenza alla scalata sociale che la politica consente loro. Non c’è speranza per i non abbienti se non trovano il coraggio di scrollarsi di dosso i saprofiti che li hanno conquistati e che non sono liberi mentalmente di pensare con strumenti diversi da quelli che hanno sempre usato.Rivoluzione vuol dire non solo piazza- quella è l’ultima chanche e quando avviene alla fine chi ne sopporta il costo sono soprattutto i ceti meno abbienti,ormai è storia- ma soprattutto rivoluzione è avere dentro se stessi la spinta a rendersi conto di poter pensare anche in una maniera diversa non perdendo la vista dell’obiettivo che è di natura socio-economico-culturale.Chi resiste a tutto questo e che resiste deviando culturalmente ed anche con gli atti materiali è perchè ne ha interesse.Sempre ! Questo è il messaggio che la gente ha bisogno di sentirsi dire e che viene negato e coperto da chi ha interesse a rintuzzare indietro le necessità delle persone.Ma questo non solo avviene perchè ci sono degli interessi da difendere ma avviene proprio per la visione che fino a quando ci sarà tale natura di sviluppo gli interessi tendono pesantemente ad essere confusi, annullati, parcellizzati fino a che scompaiono dalla vista e dall’essere riconosciuti, ed il giuoco è fatto! Non a caso ho citato in qualche intervento passato il manifesto di Dario Fo e Franca Rame il cui disegno faceva vedere stilizzati un gruppo di operai indistinto che marciava con uno striscione in mano ed in mezzo a loro la figura stilizzata di un uomo col cilindro in testa che personificava il padrone,cioè il capitalismo.Il titolo del manifesto era:”Tutti insiene, tutti uniti ”,mentre la nuvoletta che usciva dalla bocca di un operaio rivolto al compagno che gli era a fianco che additava l’uomo col cilindro era: ”scusa, ma quello non è il padrone ?” Pensate che sia cambiato molto oggi da tale situazione ? Sono cambiati i mezzi espressivi e sono cambiati in modo da far sempre di meno riconoscere gli scopi e le finalità, fino ad annullarli.Eppure la solita solfa è quella ancor oggi che esce dall’apparato mediatico:” tutti insieme,tutti uniti !”.Se pensiamo che l’uomo col cilindro sia uguale per interessi, comportamenti ed obiettivi e che ripartisca la ricchezza prodotta fra tutti, probabilmente abbiamo vissuto invano, credendo anche di fare buona e positiva propaganda a chi racconta di essere dalla parte di quel corteo.