ZONE GIALLE E VACCINAZIONE… MA LA CURVA DEI CONTAGI SCENDE PIANO. INTANTO PERO’ E’ SCOMPARSA L’INFLUENZA

CHIUSI – Due giorni fa, una splendida riflessione, pensiero acchiappato al volo, della nostra Elda Cannarsa ci spiegava come questo cazzo di virus ci abbia portato in un altro mondo, al quale in un modo o nell’altro dovremo fare l’abitudine. Ma ci diceva anche che bisogna vivere e uscire dal loop, consapevoli però che questa emergenza da pandemia non può essere considerata e non sarà solo una “parentesi”. Intanto da ieri Umbria e Toscana sono di nuovo zona gialla, una morsa leggermente meno stretta. Già riassaporare il gusto del caffè preso al bancone del bar e non per strada su un bicchierino di carta, è tutta un’altra storia. Sono riprese anche le lezioni in presenza nelle scuole superiori, con misure di “distanziamento” e controllo anche sui mezzi pubblici e alle fermate dei pullman che portano gli studenti.
Va avanti anche la campagna vaccinale: in Italia sono state superate le 700 mila dosi già somministrate, primo Paese in Europa. Meglio della Germania. Stavolta i tedeschi sono stati gli italiani. Nel mondo l’Italia è settima per somministrazioni dietro a Cina, Usa, Israele, Regno Unito, Emirati arabi e Russia. Oltre alla terza tranche delle fiale Pfizer, si attende anche la prima fornitura di circa 47 mila dosi da parte di Moderna. Una delle ipotesi è di inviarle alle Regioni più virtuose, cioè a quelle che hanno mostrato un ritmo più elevato nella somministrazione in base al numero di iniezioni praticate nei giorni scorsi. Le categorie destinatarie restano per ora quelle degli operatori socio-sanitari, ma le autorità stanno valutando se avviare subito la campagna di vaccinazione degli over 80, in modo da limitare il numero dei decessi e dei ricoveri. Subito dopo toccherebbe agli insegnanti di ogni ordine e grado. La Toscana è una delle regioni più avanti come percentuale di vaccinazioni sul totale delle dosi ricevute: 43.148 iniezioni, pari all’82,5% delle dosi disponibili. Anche l’Umbria tra le regioni che corrono di più. Insieme a Veneto e Campania.
Però, nonostante tutto, la curva dei contagi fatica a scendere in tutta Italia il numero dei contagi continua ad essere alto e quello dei decessi sempre intorno ai 500 al giorno. Nel nostro territorio, che è quello di confine tra Umbria e Toscana la situazione tende al miglioramento quasi ovunque, ma con un andamento altalenante, sia sul versante toscano che su quello umbro. Non mancano casi particolari più preoccupanti, come quello di Sarteano dove si sono sviluppati alcuni focolai, con 51 positivi al momento e un decesso. Ne dà conferma questa mattina il sindaco Francesco Landi: “I cluster sarteanesi sembrano essere circoscritti con 30 persone positive al momento in paese e, purtroppo, i ricoveri che salgono a 4.
Sulla Residenza per Anziani delle Suore del Santo Volto devo purtroppo dare comunicazione del decesso della ospite ricoverata da prima della nascita del focolaio. Ci stringiamo tutti intorno ai familiari. Sono invece 15 gli ospiti positivi (uno dei quali ricoverato ma per cause diverse dal covid), 3 le suore e 3 i dipendenti contagiati. Oggi sono stati eseguiti nuovamente i tamponi e, quotidianamente, sono in contatto con la Superiora e con le Unità Usca della Usl che mi relazionano sulle condizioni stabili di tutti gli ospiti”.
A Sarteano nel prossimo weekend, tra venerdì e domenica verrà effettuato uno screening di massa con tamponi antigenici rapidi gratuiti a tutta la popolazione. L’iniziativa, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo, è della Regione Toscana, che nell’occasione si avvarrà dell’apporto di associazioni volontaristiche e medici in pensione, oltre al personale Asl.
Il passaggio a zona gialla con la riapertura dei bar ha riacceso la voglia di aperitivo e di… movida, anche se solo fino alle 18. Ma tutti i sindaci impegnati a garantire servizi sicuri per le scuole e le procedure di vaccinazione presso le Rsa cui è stata data giustamente la priorità, insistono altrettanto giustamente sulle misure precauzionali (distanziamento, mascherina, lavaggio frequente delle mani) per non disperdere il buon lavoro fatto fin qui.

E a questo proposito vale la pena fare un’altra riflessione. La prendiamo a prestito dall’amico Davide Astolfi, che su Facebook ha scritto:
“L’alto numero di contagi (e purtroppo di decessi) osservati in Italia ci fa spesso incappare in una fallacia logica bifronte: pensare che i sacrifici che abbiamo fatto siano totalmente inutili, o pensare che ci siano orde di barbari che fanno i festini alle spalle dei diligenti cittadini rinchiusi in casa.
Riflettiamo però su un argomento che dovrebbe renderci visibile l’effetto sulla propagazione dei virus delle misure di distanziamento: quest’anno non si vede alcuna traccia dell’influenza.
Questo vuole dire che davvero siamo stati distanziati, che lo abbiamo fatto in media molto bene e che questi comportamenti mitigano la diffusione dei virus. Purtroppo il Covid è una pessima bestia: è molto più contagiosa dell’influenza ed è sconosciuta al nostro sistema immunitario e quindi abbiamo meno strumenti per respingerlo. Quindi credo sia sbagliato pensare che i sacrifici che abbiamo fatto non siano serviti a niente: verosimilmente, a parità di organizzazione sociale, sanitaria e politica della pandemia (checché se ne pensi), la situazione senza i sacrifici di tutti noi sarebbe potuta essere molto peggiore”.
Ha perfettamente ragione il nostro Astolfi. La scomparsa dalla scena dell’influenza stagionale è il prodotto delle misure di contenimento adottate e rispettate dalla popolazione. Tra il 2007 e il 2017 (ultimo anno su cui abbiamo i dati), l’influenza è stata la causa iniziale e diretta di morte per un totale di 5.060 persone, una media di 460 l’anno. A seconda delle stime dei diversi studi, vanno poi aggiunte tra le 4 mila e le 10 mila morti “indirette”, dovute a complicanze polmonari o cardiovascolari, legate all’influenza. Dati dell’Istituto Superiore di Sanità. Ricapitolando: se contiamo i morti “diretti” per influenza, tra il 2007 e il 2017 sono stati in totale poco più di 5 mila; se si considerano anche i decessi “indiretti” il numero sale di molto e potrebbe potenzialmente a superare le 10 mila l’anno e le 100 mila morti in totale nel decennio. Questo dato è bene tenerlo presente.
Così come quando si dice (e si sente dire) che il caffè al bar, l’aperitivo, la cena al ristorante, la serata al teatro o al cinema, i concerti, la partita allo stadio, la gita fuori porta, sono tutte cose superflue delle quali si può fare a meno, è bene tenere presente che anche senza Beethoven, Pavarotti o i Led Zeppelin, senza Crujiff e Maradona, senza Shakeaspeare e Calvino, senza i giornali e il cellulare l’umanità sarebbe sopravvissuta lo stesso, ma la vita sarebbe stata certamente peggiore. Ed è bene tenere presente che con quelle cose che sono superflue c’è gente che ci deve campare e sbarcare il lunario. Che c’è gente che non ha lo stipendio sicuro o la pensione, né la Cassa integrazione… Ecco, tra le varie riflessioni, anche questa facciamola ogni tanto, soprattutto quando vediamo un bar che alle 18 deve chiudere la saracinesca.
m.l.
Direttore, ringrazio in ritardo per la splendida citazione 🙂
Ma la riflessione, non solo in fase di pandemia, che ne comporterebbe una più alta sulla qualità dello sviluppo e dei ”cespiti” sui quali agisce tale sviluppo, sull’utilità sociale di quelli presentati come servizi sui quali campa molta gente, servizi quali bar, ristoranti e utilita’ degli aperitivi, quella perchè non viene fatta mai ? Perchè forse ormai si è accettata inevitabilmente quella idea che ci troviamo addosso dove si arriva a proporre l’inutile come utile perchè ci debba essere spazio per anche quello in base alla libertà individuale fornita come fatto democratico ? A questo ci si pensa? A questo ci si pensa che la gente che non riesce a mangiare per le restrizioni da covid perchè deve rimanere chiusa subisca questo proprio per una importanza che viene data dallo stesso sviluppo che non fa distinzione fra utile e non utile e riassomma in sè che tutte le attività produttive siano lecite se producono reddito indipendentemente dalla destinazione sociale di ciò che producano? E’ questo un discorso economico talmente difficile a concepirlo ? Forse se si andasse a vederne e ad esaminarne una per una tali funzioni sociali credo che sia possibile che la maggior parte possano essere classificate nella sfera dell’inutile, eppure la produzione di massa di tali attività continua nel mondo occidentale, dà lavoro, con il lavoro la gente ci campa, ma crede e pensa che la sua attività possa essere utile e non si cura e spesso nemmeno lo sà che possa esistere la connessione della produzione di un bene con quella della destinazione sociale di tale bene. E’ una cazzata questa? E se questo è uno sviluppo impostato su tali canoni-e lo è di sicuro- mi sembrerebbe idoneo che la stessa riflessione venisse fatta per prendere in considerazione la giustezza o meno di tale sviluppo che ne possa conseguire,immaginandone e proponendone e programmando da parte della politica un altro diverso.E tale funzione che spingesse a questo dovrebbe essere facilitata proprio dal complresso mediatico che si inspira a concetti di sinistra, soprattutto nell’etica e nell’analisi di cosa produca l’economia nel modo di pensare delle persone.Forse se tanta critica è arrivata a definire anche le aree più soggette alla pandemia siano aree dove è più frequente la presenza di tale tipo di sviluppo, che non ha davvero riguardato l’Aspromonte ma la Lombardia ed il nord Italia, qualcosa di perverso ci sarà nella logica che vuole che non ci si chieda il perchè sia giudicato tutto uguale sia l’apertura di una sala giuochi affollata che deve avere la stessa catalogazione di un negozio, o di un supermercato o di un luogo di cultura,di un cinema o di un teatro? E’ un ragionamento troppo astruso questo e non lo si capisce? Ma guarda caso che si vada a ricercare l’utilità di chi prima mangiava e che oggi non possa più mangiare prescindendo così dall’utilità sociale della sua funzione e spostandosi tutto nella sfera dell’individuale e della sua convenienza.Perchè questo? Perchè sennò si andrebbe contro le persone ed il loro sentimento di libertà ? Ma l’anarchia della produzione l’ho forse inventata io e non è in connessione anche con tutto questo ed anche con la stessa pandemia? Non è forse anche un modo di presentare le cose in maniera reale di certo ma non volendo risalire ai vizi d’origine perchè sarebbe questo un modo ” troppo farraginoso e che le persone non lo potrebbero capire?”. Continuiamo così a presentare gli aspetti che pur ci sono ed esistono ed a presentarli separatamente dai concetti di sviluppo,quei concetti mai messi in discussione poichè si parla e si accettano le condizioni che da questi derivino le crisi e le pandemie, eppure sarebbe questa la cosa che dovrebbe essere fatta e che non si fà mai invece.Io non ho mai sentito nella storia di un anno e mezzo di pandemia che qualcuno abbia fatto riferimento ad una concezione di sviluppo distorto che è imposta da questo sistema socio economico. Mai ! Tutte riflessioni o false riflessioni veramente superficiali e non comprendenti una idea un pochino più alta,un pochino che metta in discussione la tipologia di sviluppo, ciò che causa tale tipologia nella mente, nell’anima, nel fisico.Perchè ? Ci abbiamo mai pensato sul perchè di questo? Perchè sennò si arriva a confrontarci con la politica ed il sentimento politico e le sue ragioni ?Eppure da una parte che potrebbe essere individuata come quella più sensibile a tale materia si guarda ai processi urbabanistici distorti, a processi industriali inquinanti, al soggiacere della politica alle iniziative di pochi e grandi inquinatori e ci si incazza per questo,ma di politiche e di discorsi che portino a ragionare da parte della gente per poter costruire uno sviluppo più ordinato, più ecologico, più umano mai ? No,mai ! Si critica i comitati che spesso sorgono in difesa anche disordinata di ciò che si crede sia la propria salute ma una analisi sociale e politica non viene mai fatta se non da pochi, pochissimi, troppo pochi perchè la politica ne debba tener conto. Anzi spesso si arriva che proprio da sinsitra o sedicente tale si arrivi a dare il consenso ai vari dirigenti regionali che nei loro discorsi hanno messo nel conto di reprimere l’attività che li possa contestare.Ed allora continuiamo a presentarla così: ”che con le cose che sono superflue c’è gente che ci debba sbarcare il lunario” che vedrete che si farà un buon servizio alla verità, alle possibilità di incamminarci verso uno sviluppo diverso….Secondo me i messaggi che si danno si possono anche leggere dentro le righe e chi sia chi alla fine non si rende più conto che ci si metta dalla parte del sistema che ha prodotto tutto questo e che inviti ad insistere per non cambiarlo.Poi dopo si vedrà che la gente non ne potrà più, non troverà più letti in ospedale per curarsi perchè non si è informata chi sia che abbia voluto i tagli ala spesa pubblica presto dimenticati, esploderà ed invece che cambiare solfa come dovrebbe, se la rifarà come succede sempre verso le strutture create e democratiche che amministrate male da una politica farlocca che difende tale tipologia di sviluppo,porterà a non sapere più distinguere chi ne abbia colpa e chi non ce l’abbia, si farà di tutta un erba un fascio, ed appunto il ”fascio” -detto figurativamente ma anche materialmente- sarà dietro la porta ad attendere, applaudito e convogliato al potere creato appositamente dalle strutture dello stesso potere che non sono mai state estirpate proprio per la cultura e l’informazione convogliata verso la gente. Anzi, sarà la stessa gente che non ne può più ad applaudire che vada al potere. Io credo che siano questi i tempi che occorrerebbe fare dei grossi distinguo e saper discernere chi pedali per una cosa oppure per l’altra.Ma mi sono reso conto anche dalle risposte recentemente avute che si faccia finta di non capire mentre non ci vorrebbe una grossa osservazione e perspicacia a comprendere i ragionamenti anche se appaiano tortuosi quale possa essere il dirityo ed il rovescio.Le cose alla fine sono semplici per chi le voglia scorgere, dentro la politica, dentro le stesse cose, dentro le persone.