COVID: LA TOSCANA ARANCIONE IN MEZZO AD UN MARE DI GIALLO. MONTA LA PROTESTA. SCARAMELLI SPARA SU CONTE, BETTOLLINI SU GIANI

sabato 12th, dicembre 2020 / 11:22
COVID: LA TOSCANA ARANCIONE IN MEZZO AD UN MARE DI GIALLO. MONTA LA PROTESTA. SCARAMELLI SPARA SU CONTE, BETTOLLINI SU GIANI
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CHIUSI – L’attuale cartina dell’Italia segnala 4 regioni e una provincia autonoma di color arancione e tutte le altre di colore gialle. Le regioni arancioni  sono Valle d’Aosta, Provincia di Bolzano, Toscana, Abruzzo e Campania. Nelle regioni gialle si può prendere il caffè seduti al bar, si può andare al ristorante e si può circolare, anche tra regioni diverse e diversi comuni. Nelle “aree” arancioni no. Il caffè te lo devi far dare da un pertugio per poi berlo fuori, non nei pressi del bar… E niente ristorante. Solo asporto. Niente uscite dal comune di residenza se non per esigenze di lavoro, di necessità o di salute. Questo, salvo ripensamenti su cui il governo sta riflettendo, almeno fino al 21 dicembre.

Poi dal 21 al 6 gennaio si torna indietro. In tutto il territorio nazionale  varranno le restrizioni natalizie e nessuno potrà muoversi fuori dalla Regione, nei  giorni di festa (25 e 26 dicembre e 1 gennaio) neanche dal Comune.

Come abbiamo già scritto ieri, non è la stessa cosa stare “chiusi” nel confini comunali di Roma o di Paciano, di Milano o di Sarteano.

Già oggi, tra giallo e arancione c’è una bella differenza che nelle zone di confine si nota di più. Tra Città della Pieve e Chiusi per esempio.

C’è chi ci scherza su (per non piangere): “A quanto pare, tra alcune ore, dal cuore giallo d’Italia potrò agevolmente affacciarmi tra Scilla e Cariddi, andare a mangiare i cannoli a Palermo, fare una puntatina sulle Alpi, prendere un traghetto per andare ad Alghero in compagnia di uno straniero, mettermi all’ombra delle Tavole Palatine a Metaponto, violare il sacro temenos di Capo Colonna, andare a ballare in Puglia, Puglia, Puglia, fare shopping a via Montenapoleone, calcare la polvere della via Emilia, illuminarmi d’immenso alle Cinque terre, persino andare a sciare in Svizzera. Ma né più mai toccherò le tue sacre sponde, o Chiusi mia, che mi occhieggi di là dal cavalcavia” , scrive la nostra amica e collaboratrice Lucia Annunziata sul suo profilo facebook.

Ma c’è anche chi la questione a prende di petto e molto sul serio.

Il consigliere regionale Stefano Scaramelli per esempio, che lancia parole di fuoco e di disistima per il presidente del Consiglio Conte,  pur facendo parte di un partito di maggioranza: “Per carità – scrive Scaramelli – le regole si rispettano. Sempre. Ma così non va bene. Dietro una regola, dietro un DPCM, dietro una ordinanza, si deve avere il coraggio di spiegarne le motivazioni. La Toscana ancora per una settimana sarà in zona #Arancione. Perché? Qualcuno ha il coraggio di metterci la faccia e spiegare il Perché? A 24 ore dalla Domenica ancora nulla di ufficiale. Solo indicazioni. Nessun atto ufficiale, solo post Facebook e telefonate. Qui siamo al ridicolo. Questo comporterà per oltre 20 mila imprese della ristorazione e 40 mila lavoratori un danno economico senza precedenti e senza debiti ristori. Queste persone meritano rispetto. Il Presidente del Consiglio deve dire il #perché, non si può limitare ad una diretta Facebook. Il Ministro della Salute deve spiegare numeri e rilievi scientifici, non si può limitare a telefonare ai suoi compagni di partito. Cari governanti, la #Verità in questi casi è sempre maestra. È dovuta. E la dovete dire alle famiglie degli imprenditori e dei lavoratori che vedranno sfumare in questa settimana un introito vitale per la loro sopravvivenza. Per quello che potrò vi starò addosso. Non vi darò pace finché non spiegherete il perché. Lo dovete dire ai cittadini toscani, o voi, o chi per voi. Personalmente non ho stima nei confronti dell’attuale Presidente del Consiglio. Non è un segreto, non da ora. Non si tratta di risentimento personale, si tratta del suo stile e della sua totale assenza di rispetto verso le istituzioni, assenza di rispetto verso gli altri, in questo caso verso la Regione Toscana, la sua storia, la sua identità e libera impresa. Non sono abituato a nascondermi dietro giri di parole, metto sempre la mia faccia in ciò che dico e me ne assumo piena responsabilità”. 

Ancora una volta Scaramelli veste i panni dell’ariete. Resta da capire se lo fa in nome della sua toscanitudine o se invece lo fa per mandare messaggi cifrati al governo sulle reali posizioni dei renziani anche su altre questioni. Forse l’una e l’altra.Di sicuro il tentativo di accreditarsi come paladino degli operatori penalizzati e dunque come capopopolo c’è ed è del tutto evidente.

Poco convinto della situazione anche il sindaco di Chiusi Bettollini che se la prende invece con il presidente della Toscana Giani, per aver fatto errori di comunicazione e aver alimentato false aspettative (come quando tre settimane fa disse che le province di Siena e Grosseto sarebbero diventate presto zona gialla, ndr). Scrive Bettollini: “Saremo zona #arancione fino al 20 dicembre cioè non possiamo uscire dal nostro comune. Dal 21 iniziano le restrizioni natalizie e non possiamo ancora muoverci fuori dalla regione. Un pensiero a tutte le attività economiche che sono allo stremo. Rinnovo l’appello a tutta la cittadinanza : #Spendiamo a #Chiusi. Vi prego fidatevi delle mie parole : è necessario essere al fianco del nostro tessuto commerciale o non ci sarà futuro da costruire. Ps: caro Presidente Giani la comunicazione è una cosa seria … non creare mai false aspettative… questi sono momenti difficili e la gente non ce la fa più a sopportare. Hai illuso i toscani che saremmo stati zona gialla e che avevamo i paramenti a posto. Ma non era così. Fai il bravo!”.

Sui social, anche sotto i post di Scaramelli e Bettollini (che non si citano e non si spalleggiano, anzi si ignorano) una fila di commenti dello stesso tenore e se possibile anche più incazzati da parte di operatori della ristorazione, baristi e cittadini comuni stremati da una situazione veramente pesante.

Ma al di là della pesantezza della situazione e dell’amarezza di dover passare il Natale e il capodanno blindati in casa, e nel proprio comune senza nemmeno la possibilità di pranzare o cenare coi familiari, che alla fine per una volta , data l’emergenza, si può anche fare, la rabbia monta per la disparità di trattamento, per misure che non tengono conto della differenza tra un luogo e l’altro. Lo abbiamo sempre detto e scritto, fin dalla prima fase della pandemia, quello dei confini regionali e comunali non può essere l’unico criterio con cui tirare delle righe per fermare l’onda dei contagi.

 

 

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