BANCA CENTRO: IL COMMIATO DI “RE PALMIRO”, IL POLITICO DIVENTATO BANCHIERE

BANCA CENTRO: IL COMMIATO DI “RE PALMIRO”, IL POLITICO DIVENTATO BANCHIERE
0 Flares 0 Flares ×

MOIANO –  L’aveva annunciato una ventina di giorni fa e anche noi l’avevamo anticipato. Stamattina a Moiano, nella sala grande di Banca Centro, Palmiro Giovagnola ha ufficializzato, in una conferenza stampa, la sue dimissioni da presidente e la sua uscita di scena da un mondo che lo ha visto protagonista negli ultimi 20 anni almeno. Quello del Credito Cooperativo. E uno che veniva chiamato Re Palmiro non poteva che uscire “abdicando” a favore del delfino designato. Come fanno i sovrani illuminati.

Come avevamo già scritto il 25 novembre, nessuna frizione, nessun motivo politico, nessuna rottura o crisi di leadership alla base della decisione, ma solo un patto sfatto due anni fa in sede di rinnovo del Cda di Bcc Umbra e ribadito nei patti di fusione dell’anno scorso tra Bcc Umbria e Banca Cras. Un cambio della guardia al vertice che lo stesso Giovagnola, citando Togliatti (non  a caso si chiama Palmiro), ha definito un passaggio di “rinnovamento nella continuità”.

Al posto di Giovagnola sulla poltrona di presidente di Banca Centro, dal 1 gennaio si siederà Carmelo Campagna, 58 anni, commercialista ternano che è anche lui da 20 anni nel mondo del Credito cooperativo, prima nella Bcc di Terni poi in Crediumbria come vice di Giovagnola per 13 anni.

Nessuno scossone dunque. Chiaro che con l’uscita di scena di Palmiro Giovagnola viene meno una figura di riferimento, non solo della “moianesità” della banca che in trent’anni  è cresciuta e ha cambiato i propri connotati fino a divenire un istituto di credito con operatività coast to coast, da Tirreno all’Adriatico, da Livorno a Terni, da Gubbio al grossetano, ma ha mantenuto la sede centrale nella frazione pievese famosa per essere stata una sorta di Stalingrado,  con una casa del popolo tra le più important dell’Umbria, oggetto di un attentato con due kg e mezzo di tritolo nel 1974, ma anche del territorio nel suo complesso. Giovagnola è diventato un banchiere dopo aver fatto il sindaco, il presidente della Asl e il vicepresidente della Provincia di Perugia. Insomma un politico di lungo corso, che per un po’ si è dedicato alla gestione di una banca che da piccola banca locale è diventata via via sempre più grande.

Ma una banca – lo ha detto Giovagnola e lo hanno detto pure il suo successore Campagna, il vicepresidente Florio Faccendi e a margine della conferenza stampa anche il direttore generale Giubboni – che non vuole perdere il contatto con il territorio, il proprio radicamento, sia sul versante umbro che su quello toscano, non solo perché ciò costituisce uno dei principi fondanti del Credito Cooperativo, ma perché il radicamento e il legame forte con le realtà locali sono un “vantaggio competitivo” irrinunciabile per le Bcc. Altrimenti diventerebbero come Banca Intesa, senza però avere la forza economica, le strutture, le risorse professionali di Banca Intesa…

Possibile che appena l’emergenza covid si allenterà nascano dei “comitati soci” nei vari territori proprio come punti di ascolto, come “antenne” dii monitoraggio. Vedremo. Intanto Giovagnola, nella conferenza di commiato di questa mattina, ha sottolineato che lascia una banca in salute, che si attesta intorno al decimo posto sulle 130 Bcc del Gruppo Iccrea, che a sua volta è al 3°posto nel ranking delle banche Italiane.

Banca Centro ha 16.901 soci (10.276 provenienti da Banca Cras e 6.625 da Bcc Umbria); 62 filiali, 421 dipendenti, registra 2,07 miliardi di euro di raccolta diretta, 360 milioni di raccolta indiretta e 1, 24 miliardi di euro di impieghi… L’emergenza covid ha pesato parecchio sulla operatività dell’ultimo anno, ma Banca Centro ha erogato 35 milioni di euro di finanziamenti sulla base del Decreto Liquidità (1.900 operazioni) 8 milioni di euro per il consolidamento di mutui sempre sulla base del decreto liquidità (145 operazioni) e ha sospeso 4.525 finanziamenti rateali, ha predisposto soluzioni per la gestione del superbonus 110% su ristrutturazioni e adeguamenti energetici casa e impresa…

“Nonostante la complessità della situazione e la crisi indotta dal Covid per molte attività,  Banca Centro chiuderà il bilancio 2020 con segno positivo e non era scontato” ha detto Giovagnola, sottolineando però che il quadro economico ha fatto e farà crescere ulteriormente la quota di credito deteriorato, che non sarà possibile smaltire come chiede la Bce in 2-3 anni… e quindi servirà (servirebbe) un investimento nel tempo di restituzione, altrimenti il sistema bancario può addirittura collassare.

Quanto alle fusioni (come quella avvenuta tra Bcc Umbria e Banca Cras di Sovicille), Giovagnola ha fatto la cronistoria dei passaggi che hanno portato al quadro attuale, e che sono cominciati nel 2009 per Banca Cras con la fusione con la Bcc di Chianciano Terme; nel 2012 per la Bcc di Mantignana con la fusione con Perugia e nel 2000 per la Bcc di Moiano che diventa prima Bcc Trasimeno Orvietano per la fusione con Ficulle, poi Crediumbria nel 2007, per la fusione con Terni e infine Bcc Umbria per la fusione con Mantignana nel 2016…

Un processo lungo e parallelo, indotto anche da nuove normative nazionali ed europee e da direttive di Abi e Bce, che praticamente ha portato ad una sola Bcc, partendo da 9 piccole banche locali. E ad un solo Cda al posto di 9 cda, con una riduzione, in soldoni da 99 a 13 consiglieri che tra un po’ diventeranno solo 9.

E se prima ogni singolo comune aspirava ad una rappresentanza nel Cda della banca, d’ora in avanti la rappresentanza sarà su base… regionale. In Banca Centro, 5 toscani e 4 umbri per dire… Un cambio di paradigma epocale.

Ma nella conferenza stampa odierna, Giovagnola e i vertici dei Banca Centro hanno non hanno voluto toccare troppo i temi roventi. Oggi era un appuntamento per ufficializzare un passaggio di consegne. E per salutare il presidente uscente a casa propria. Una sorta di onore delle armi.

Che cosa farà dal 1 gennaio in poi “Re Palmiro” non lo sappiamo. Ci viene da pensare che quando da ragazzo faceva anche lui la guardia armata davanti alla casa del popolo presa di mira dai fascisti o quando faceva il sindaco di Città della Pieve negli anni ’90, ed era già nel Cda della Cassa Rurale e Artigiana di Moiano non avrebbe mai pensato di fare il presidente di una banca 30 volte più grande, cioè di fare il banchiere. Però l’ha fatto e a giudicare dai risultati l’ha fatto anche bene. Giovagnola non è tipo da starsene con le mai in mano. Finita una storia ne comincerà un’altra.

m.l.

 

 

 

 

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Mail YouTube