PASOLINI, PROIETTI E UNA SINISTRA CHE NON C’E’ PIU’

Il 2 novembre del ’75 fu ammazzato Pier Paolo Pasolini, il poeta-scrittore-cineasta più lucido del secondo 900. Figura controversa sul piano umano, per quella sua passione sfrenata per i giovinetti delle borgate romane, Pasolini è stato un “profeta” delle sventure di questo Paese: dalla cementificazione selvaggia,ai tentati colpi di stato, alla contaminazione tra politica e affari… Pasolini era comunista. Un comunista atipico, poco amato dal Pci, ma molto vicino al Pci. Guttuso lo ritrasse insieme a tanti altri dirigenti e intellettuali nei “Funerali di Togliatti”. Una delle sue opere più note si intitola “Le ceneri di Gramsci”, che del Pci è stato il fondatore…
Ieri, 2 novembre 2020, è morto Gigi Proietti, tra l’altro nel giorno del suo 80esimo compleanno. A suo modo un colpo di teatro anche questo.
Anche Proietti è stato un grande della cultura italiana: un grande attore, un affabulatore, l’ultimo dei “mattatori” da palcoscenico. Comico, spesso, ma non solo comico. E anche lui, come Pasolini, un comunista. Atipico. Ma comunque comunista, benché “senza tessera” come ci teneva a precisare.
Non si è mai esposto più di tanto politicamente, non ha usato mai il teatro per fare propaganda, ma non ha mai nascosto le sue idee: “Mio padre era iscritto, io non ho mai preso la tessera. Però, sì, ero comunista e nonostante tutte le critiche che si potevano fare, per esempio sul centralismo democratico, c’era del buono. Poi ho sperato nell’Ulivo che doveva mettere insieme le parti più virtuose dell’area socialista e di quella cattolica. Invece si sono contaminate a vicenda. Ora non c’è niente. Spero in un’illuminazione”, disse qualche tempo fa, in una intervista, nella quale traspare (anzi emerge chiaramente) l’amarezza per la fine che ha fatto la sinistra…
Nel ’74 Proietti prestò il suo volto e la sua voce alla campagna referendaria per il NO al Referendum sull’abrogazione della legge sul divorzio, e quella è stata forse la volta in cui si è esposto di più. Lo fece peraltro insieme a Ettore Scola, regista di quello “spot” elettorale… Due anni fa, in occasione del 25 aprile, in una trasmissione della Rai recitò il monologo “Mi’ padre è morto partigiano”, di Roberto Lerici, scrittore ed editore con cui aveva collaborato altre volte:
Mi’ padre è morto partigiano a diciott’anni fucilato ner nord, manco so dove; perciò nun l’ho mai visto, so com’era da quello che mi’ madre me diceva: giocava nella Roma primavera… giocavo, giocavo, giocavo. (…) giocavo a calcio e mica me stancavo, giocavo co’ tu madre e l’abbracciavo, giocavo co’ la vita e nun volevo, coi fascisti però nun ce giocavo, io sparavo, sparavo, sparavo…
Beh, possiamo dirlo veramente che se ne sia andato un grande attore ed un grande conoscente dell’animo umano e delle storie delle persone.Un grande intellettuale quindi.Le righe di conclusione del tuo Post sono anche una riflessione che dovrebbe servire anch’essa,non da sola ma accanto ad altre a superare i momenti di buio che viviamo,ma per affrontare tutto questo occorre quella cultura,non solo politica ma anche umana e di conoscenza ,di spirito fine e leggero che possa rasserenare gli animi e possa far inquadrare le situazioni e non viverle come macigni. Di questo mi sembra che abbia bisogno la gente insieme al sentire la necessità di calcare terreni nuovi, mettendosi dietro quanto è stato e soprattutto pensare che il passato sia stata una buca dove non sia possibile più cadere perchè di ciò che ha spinto il paese di Chiusi dentro la voragine ne abbiamo compreso tutti le ragioni ed il funzionamento.C’è bisogno quindi di aria nuova e capire che NON BISOGNA AVERE PAURA DELLA PAURA.E questo lo dico a tutti, a 360 gradi guardandomi intorno.Solo in tal modo abbiamo le possibilità di risollevarci.
Se né andato un attore straordinario una figura popolare ma al tempo stesso di grande sensibilità scenica, quella del palcoscenico, dove ha dato il meglio di se. Profondo conoscitore della cultura popolare Romana, è riuscito a trasformarla in un linguaggio universale, diretto e comprensibile ad ogni latitudine. Ho avuto la fortuna di vedere il suo spettacolo che definirei “costitutivo” della sua carriera; era il 1977, non avevo ancora 20 anni, il teatro era “Teatro Tenda di Piazza Mancini” a Roma, quasi 2 ore di “svisceramento” totale. Fu una illuminazione che mi portò ad una serie di scelte e di esperienze che mai avrei immaginato. Questo è il mio ringraziamento,, in ritardo perché profondamente sentite a chi oggi ci ha lasciato.
La vicinanza delle due date che segnano la scomparsa di due grandi figure intellettuali, è davvero commovente. Due intellettuali che hanno saputo arricchire lo spirito critico di quel pensiero politico, culturale, che per decenni aveva rappresentato una ipotesi di cambiamento. Si certo, errori e ritardi, ci sono stati. Penso all’Euro comunismo di Berlinguer, davvero un non senso. Consumata la rottura definitiva con l’URSS, che oramai da decenni rappresentava solamente repressione e negazione di qualsiasi diritto libertario, bisognava aggiungere che quella strada era impraticabile e riconoscere, che il pensiero socialdemocratico, il riformismo, era l’unico al momento ad aver realizzato concretamente i più alti traguardi di liberazione e di benessere sociale. Io credo, lo vado affermando da tempo, che ci sia l’esigenza che le forze progressiste si incontrino in una specie di Yalta, per uscire definitivamente dalla sbornia di liberismo che le ha rese sterili. Un ripensare a questa forma di globalizazione, che altro non è che una riedizione di colonialismo. Rapina delle materie prime nei continenti come l’Africa e l’America Latina, e andare a produrre dove non esistono diritti come la Cina, nonostante quella ridicola bandiera rossa che sventola sui pennoni. Un rilanciare tutto un grappolo di valori da cui far discendere, programmi in netta discontinuità con il liberismo imperante, che sta mostrando tutta la sua devastante portata. Ecco di intellettuali come Proietti e Pasolini ci sarebbe oggi un gran bisogno a sinistra.