IMPENNATA DI DECESSI RISPETTO ALLA MEDIA: LA DECIMAZIONE DEGLI ANZIANI. MA NON SI MUORE DI SOLO COVID…

IMPENNATA DI DECESSI RISPETTO ALLA MEDIA: LA DECIMAZIONE DEGLI ANZIANI. MA NON SI MUORE DI SOLO COVID…
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PERUGIA – La testata on line Umbria 24 riposta una notizia che ci sembra degna di riflessione: “Nel mese di ottobre nel Comune di Perugia sono avvenute il 19 per cento di morti in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni con una marcata accelerazione a partire da metà mese e un’impennata alla fine. Decessi “anomali” per lo più di anziani ultra 85enni, che nelle ultime settimane hanno una mortalità doppia”. “Lo si apprende – scrive Umbria 24 – dall’ultimo report del ministero della Salute, che monitora l’andamento giornaliero della mortalità in 32 capoluoghi di provincia italiani in relazione alla pandemia da Coronavirus”.

Un dato allarmante dunque. Solo che i morti ufficiali causa covid  sarebbero solo la metà. E questo secondo dato non è certo meno allarmante del primo.

Il report del Governo sottolinea come «per la settimana dal 28 ottobre al 3 novembre si conferma il trend in crescita della mortalità osservato a partire da metà ottobre in diverse città del nord (Torino, Genova, Milano) e del centro sud (Roma, Bari, Palermo). A partire da fine ottobre si inizia ad osservare un aumento della mortalità anche a Bologna, Firenze, Perugia, Cagliari e Catania».
È tutto il paese, quindi, a essere investito dal fenomeno, contrariamente a quanto era avvenuto durante la prima ondata che fu molto più devastante al nord. A ottobre, la media dell’aumento al Nord è del 22 per cento, mentre al Centro-Sud è del 23. La tendenza si è invertita.
Umbria 24 si sofferma sul dato relativo a Perugia:  “Dal 1 al 30 settembre nel capoluogo umbro sono avvenuti 108 decessi a fronte dei 126 attesi considerando l’andamento della mortalità giornaliera negli ultimi 5 anni, ovvero il 14 per cento in meno. Dal 1 al 31 ottobre, invece, le morti schizzano a 160 contro le 135 attese, dunque 25 in più, con un aumento del 19 per cento. Ma il mese si presenta a due facce. Scendendo più a fondo, infatti, nelle settimane 30 settembre-6 ottobre e 7-13 ottobre il dato resta sotto la media (53 morti contro le 61 attese). Dal 14 c’è il cambio di passo: nella settimana 14-20 ottobre avvengono 37 decessi contro i 31 soliti, in quella 21-27 si hanno 41 morti contro i 30 previsti, tra 28 e 3 novembre il dato sale fino a 46 contro i 29 attesi. In tre settimane, dunque, si hanno 34 morti in più di quelli previsti in media.

Guardando alle fasce di età, non si notano particolari anomalie tra 0 e 64 anni e tra 74 e 84. L’ultima settimana fa registrare 8 morti tra 65 e 74, molto più delle precedenti. Ma il vero salto avviene in quella da 85 anni in su, peraltro quella maggiormente colpita dalla mortalità per Covid: 20 decessi tra 14 e 20 ottobre, 27 la settimana dopo e 22 la successiva. Circa il doppio rispetto a quelle precedenti”. Insomma come, come molti osservatori hanno rilevato, sta avvenendo una vera e e propria decimazione della popolazione più anziana. In tutto il Paese. Il covid si sta portando via una generazione, ma non solo il covid.

E Umbria 24 spiega: “L’aumento dei decessi è un dato oggettivo, provenendo dalle anagrafi. Ma a cosa sono dovute le morti in eccesso? Dai dati ufficiali, a Perugia, i decessi di infetti da Covid, nel mese di ottobre, sono stati appena 12 (di cui 4 l’ultimo giorno del mese). Meno della metà, perciò, rispetto ai 25 e, dato l’andamento del 2020, la differenza potrebbe essere anche maggiore. Visto quanto è avvenuto in alcune zone della Lombardia a marzo-aprile si potrebbe pensare a persone decedute in casa a cui non era stato fatto il tampone. Ma anche a cittadini affetti da altre patologie rimaste lontane dagli ospedali per paura o per i rallentamenti del sistema sanitario causa pandemia”.

Ecco, questo è il punto. Il covid è terrible e  sugli anziani colpisce duro, perché sono più deboli, spesso affetti da altre malattie, hanno difese immunitarie più basse… Ma non si può escludere che molte morti siano dovute all’assenza o rarefazione delle cure per le patologie normali e preesistenti, sia a domicilio che nelle strutture ospedaliere o della sanità territoriale, “sequestrate” o ridotte ai minimi termini per rispondere all’emergenza covid. I dati ci dicono che all’emergenza covid se ne sta aggiungendo un’altra, che è quella di assicurare comunque assistenza e cure anche a chi il covid non ce l’ha, ma magari ha problemi oncologici o cardiaci, o il diabete, l’ipertensione, la depressione…

E naturalmente non può essere rassicurante il fatto che a morire di più siano i più anziani, perché gli anziani non sono una zavorra improduttiva, sono la memoria, il sapere, l’esperienza di una nazione. E una nazione civile e democratica non può ragionare con il cinismo dei tagliatori di teste scegliendo chi curare e chi può essere invece sacrificato. Gli anziani, il lockdown lo hanno fatto da soli, spesso anticipando le misure restrittive, si sono autoisolati  per autosalvarsi.

L’allarme che più volte su queste colonne abbiamo sollevato, per la carenza o dilatazione delle visite domiciliari, della risposta sanitaria alle patologie exta covid che c’erano prima e ci saranno anche dopo il covid, per la difficoltà riscontrata da tanti cittadini ad accedere in questi mesi alle normali prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, perché molte attività sono sospese o ridotte, ecco, quell’allarme trova conferma nei dati del Ministero, ripresi, con focus su Perugia da Umbria 24. Prestiamoci attenzione…

m.l.

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