MONTEPULCIANO NON E’ SOLO VINO, MA IL “NOBILE” CONTA E FA BENE IL COMUNE A VALORIZZARLO

giovedì 15th, ottobre 2020 / 16:49
MONTEPULCIANO NON E’ SOLO VINO, MA IL “NOBILE” CONTA E FA BENE IL COMUNE A VALORIZZARLO
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MONTEPULCIANO – C’è chi dice no… cantava Vasco Rossi. E c’è chi non ha apprezzato la scelta del comune di Montepulciano di cambiare i cartelli indicatori della città, mettendone di nuovi con la dicitura “Montepulciano – Città del vino Nobile”. Come se indicare la territorialità della prima Docg d’Italia significasse piegarsi ad una “logica dei mercato” e di un prodotto, rispetto alle peculiarità vere  di quella che è considerata e definita la  “perla del ‘500”. Ovvero la straordinaria e irripetibile qualità architettonica, la storia e il fatto di essere la città natale di Agnolo Poliziano, ma anche di altri personaggi che hanno fatto la storia, come il cardinale Bellarmino…

Ovvio che Montepulciano valga bene una gita perché ha piazza Grande (dove hanno lavorato in contemporanea o quasi alcune delle archistar del Rinascimento, come Baldassarre Peruzzi, Antonio da Sangallo, Ippolito Scalza e il Vignola), perché ha il tempio di San Biagio, una fortezza Medicea  e palazzi rilevantissimi dal punto di vista storico-architettonico, una importante pinacoteca e perché è una città costruita più a misura di artista che della popolazione, ma è indubbio che Montepulciano sia conosciuta in Italia e nel mondo anche per il suo prodotto principale, il Vino Nobile, citato già da Francesco Redi nel ‘700…

D’altra parte è noto che il “turismo eno-gastronomico” rappresenta una fetta importante del turismo in generale e se a Montepulciano ci sono oltre 70 locali tra ristoranti, ristorantini, enoteche e bistrot, qualcosa vorrà dire.

E allora noi siamo dell’idea che abbia fatto benissimo il Comune poliziano a segnalare che Montepulciano è “la città del Vino Nobile”. In Francia, che sulla promozione di sé stessa è più avanti dell’Italia, è assolutamente usuale che le città a vocazione vinicola si autopromuovano, segnalando con cartelli indicatori e altro che lì si produce questo o quel vino. Basta andare nella zona di Bordeaux o in Alsazia per rendersene conto.

E’ giusto, a nostro avviso che i comuni italiani puntino anche sula valorizzazione del proprio prodotto principale,  anche come “indicatore identitario”. Ciò non significa – a nostro avviso – sminuire il resto, ovvero la storia, l’arte, le figure rilevanti..

Anzi, diciamo di più: diciamo che l’esempio di Montepulciano dovrebbe essere seguito e applicato da tutti i comuni. Ognuno, anche tra i comuni della zona, ha un suo prodotto distintivo. Non tutti questi prodotti possono essere indicati sui cartelli stradali, ma potrebbero ad esempio essere proposti in tutti i ristoranti del luogo, proprio come “elemento identitario” del territorio.

Non tutti possono vantare un prodotto d’elite e di prima fascia come il Vino Nobile che forse è l’unico che può stare a buon diritto sui cartelli stradali, ma la promozione del territorio, la sua valorizzazione, non può prescindere dalla cultura materiale che ha accompagnato per secoli, l’altra cultura: quella fatta da scrittori e poeti, pittori e scultori, palazzi e chiese, torri e fortezze…

A Po’ Bandino, al confine tra Chiusi e il territorio pievese, una bella installazione illuminata segnala che Città della Pieve, ad esempio, è “la città del Perugino”. Chiusi potrebbe segnalare in tutte le rotatorie di accesso che trattasi della “Città di Porsenna”, Castiglione del Lago, che è il paese di Ascanio della Corgna. Ma, come abbiamo scritto in altri articoli precedenti, anche offrire prodotti e piatti tipici come pici, brustico e tegamaccio, l’olio e il vino locale, dovrebbe essere un must per tutti i ristoranti, proprio come segno distintivo e caratterizzante, al pari di ciò che il Vino Nobile è per Montepulciano.

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