COVID, IL TRASIMENO SEMPRE PIU’ IN PRIMA LINEA: DUE MORTI A PANICALE IN UNA SETTIMANA
TAVERNELLE – Il Covid continua a galoppare e non fa sconti. Qualche giorno fa scrivevamo su queste colonne cone la linea del fronte, in quest territorio, si stesse spostando sulla zona del Trasimeno con i 180 casi di Corciano, i 116 casi di Magione, i 62 di Castiglione del Lago, i 75 di Passignano, i 32 di Tuoro, i 22 di Panicale e 15 di Piegaro i 7 di Città della Pieve. Numeri mai visti durante la prima ondata. Le sponde del lago sono molto colpite, come di vede.
Ed è di ieri la notizia che non ce l’ha fatta il paziente di Tavernelle che era ricoverato in terapia intensiva per conseguenze legate al Covid. L’uomo era poco più che settantenne. E’ la seconda vittima in una settimana proprio nel comune di Panicale. L’altra aveva 75 anni ed è deceduta il 16 ottobre a Terni, nell’ospedale Covid.
Insomma la seconda ondata si sta rivelando in Umbria peggiore della prima.
Osservatori ed esperti sottolineano comunque che per quanto riguarda i decessi bisogna tenere conto sia dell’età (nei due casi non elevatissima) e soprattutto delle patologie pregresse e collaterali sulle quali il Covid può avert rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma due morti, entrambi under 80, sono un campanello d’allarme fortissimo. Non sono chiari i motivi per i quali l’Umbria che durante l’emergenza della primavera scorsa era stata tra le regioni meno colpite, adesso registri una escalation di casi di positività e anche di ricoveri. L’apertura delle scuole e la ripresa delle attività produttive non non spiegano tutto. Tra l’altro i dati segnalano una diffusione del virus a macchia d’olio e non a macchia di leopardo su tutto il territorio, nelle città più grandi e medio-grandi come nei paesi e nei borghi più periferici. Solo 11 su 92 i comuni covid free in Umbria, tra questi Monteleone d’Orvieto e Parrano. Paciano ha un solo caso.
Durante la prima fase, a marzo-aprile-maggio, stava peggio la Valdichiana, adesso sta peggio il Trasimeno. Anche l’ultimo caso positivo registrato a Chiusi, ieri (il quarto), è un uomo che lavora in Umbria. Segno che il ‘confine’ che all’epoca del lockdown fece molto discutere, per il virus non è una barriera invalicabile e segno anche che la battaglia è comune e non ha bandiere.