TACCUINO UFFICIO STAMPA. STORIA DI UNA MORTE ANNUNCIATA
Era il 4 luglio di questo anno nefasto quando la bookblogger Daisy , lettriceperpassione, riceve su twitter un volgarissimo commento alla recensione sfavorevole di un libro.
” Ridicola, fascista e permalosa. Tipica sindrome da troppe ragnatele nella fica accumulate”
L’autore della oscenità è il Taccuino, un presunto ufficio stampa per scrittori ed editori che nel sito elenca collaborazioni con svariate testate giornalistiche e case editrici. Daisy non ha solo avuto il torto di esprimere un parere sfavorevole al libro promosso dal Taccuino, ma anche (per sua stessa ammissione), e soprattutto, di non averlo letto fino alla fine.
Da Facebook a Twitter e Instagram il commento scatena l’ira delle folle contro il Taccuino e a sostegno di Daisy. E il Taccuino risponde: “Lo staff del Taccuino ufficio stampa ringrazia sentitamente tutti i giornalisti seri, scrittori ed amici che stanno mandando numersoi messaggi di amicizia da ogni zona d’Italia. Facciamo parlare i fatti non un momento di rabbia (probabilmente sbagliato) in risposta ad un post fascista di una blogger hobbista di poco conto che non è nemmeno una giornalista professionista e che distrugge autori di cui non ha nemmeno ultimato la lettura per sua ammissione”
Ma l’ira delle folle non si placa, anzi, qualcuno pubblica un‘inquietante interazione firmata Francesco. Al messaggio di un autore che fa notare come per 1000/1500 euro si aspetti pubblicità per almeno un anno e non 4/5 mesi, così risponde “Certo magari anche un pompino. Ridicolo”
Tale Francesco potrebbe essere il Francesco Lavorino, ideatore ed executive director che appare nel sito insieme ad altri 36 collaboratori. Finalmente arriva il comunicato stampa in cui l’agenzia si scusa ( ma neanche tanto) per il commento incriminato adducendo come motivazione il decesso del figlio dell’autore che sarebbe, scrivono, sotto forte stress. Tuttavia, ribadiscono che Daisy non ha letto il libro per intero sottintendendo che la sua recensione è poco professionale.
Nel frattempo, molte case editrici elencate nel sito dell’agenzia si dissociano pubblicamente. Noi abbiamo contattato personalmente la casa editrice Voland che, avendo un proprio ufficio stampa, ci ha confermato di non aver mai avuto alcuna relazione con il Taccuino, e di non aver mai inviato libri per recensioni.
Velocissimamente, qualcuno su twitter scopre poi che alcune delle foto dei 37 collaboratori sono false. Le foto cioè appartengono a tutt’altri personaggi. Infatti, altrettanto velocissimamente, spariscono dal sito.
Sullo strano caso delle false identità indaga il giornalista David Puente, rilevando che anche altri presunti collaboratori, in realtà, non hanno mai avuto rapporti con l’agenzia.
Nel giro di due giorni il Taccuino chiude gli account twitter e instagram, cancella una serie di post su facebook, e infine chiude il sito.
Alla fine della fiera, sempre David Puente, in un articolo che elenca i passaggi della vicenda, pubblica il video apologetico in cui il tale Francesco, o Frank, Lavorino afferma che il commento era sì una “schifezza” ma,ribadisce, il collaboratore in questione ha perso un figlio; si sofferma lungamente sul fatto che il libro non è stato letto integralmente; nota che chi non conosceva il Taccuino ha fatto benissimo a mandarli “a fanculo”; produce un paio di similitudini per dimostrare che l’errore di uno non può ripercuotersi sugli altri 36 collaboratori (ammesso che esistano).
Sue proprie parole: se il portiere della Juve sbaglia non è la Juve che ” ha fatto cagare” ma è il portiere che ha fatto una papera; se Renzi dice “una megacazzata” non è che si colpevolizza tutto il partito. Svela poi che il collaboratore è in realtà una collaboratrice di cui si rifiuta di fare il nome per evitare che sia riempita di “merda”.
L’accaduto ha avuto una risonanza mediatica fulminea (due giorni), come sempre accade nella vita virtuale. Il terzo giorno (7 luglio, lunedì), quando già la vicenda aveva perso forza ( e contenuti) la blogger Daisy ha pubblicato un post di ringraziamento su facebook a tutti i sostenitori. Noi di primapagina l’abbiamo contattata per una dichiarazione ma finora non abbiamo ricevuto risposta.
La notizia, dicevamo, è ovunque. Commenti, botte e risposte, video, sono di dominio pubblico. L’unico tassello che manca è la motivazione. Le ipotesi sono diverse. Potrebbe essere stata un’attività dagli obiettivi oscuri. Oppure, una mossa strategica per farsi pubblicità. Ma in entrambi i casi l’ostracismo che ne è derivato era prevedibile. È vero che nel bene e nel male purchè se ne parli ma, a questi livelli di male, sembra più la cronaca di una morte annunciata che il frutto di un estro creativo. Perchè rischiare tanto?
Elda Cannarsa
il taccuino ufficio stampa, libri, sessismo