UMBRIA, L’OSPEDALE DA CAMPO DI BASTIA NEL MIRINO DELLA CORTE DEI CONTI. LA GESTIONE TARGATA LEGA E’ GIA’ IN TRINCEA

UMBRIA, L’OSPEDALE DA CAMPO DI BASTIA NEL MIRINO DELLA CORTE DEI CONTI. LA GESTIONE TARGATA LEGA E’ GIA’ IN TRINCEA
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PERUGIA –   Prima il caso dei 300 mila euro spesi per test rapidi di dubbia efficacia e “lasciati nel cassetto” come dichiarato dagli stessi operatori sanitari (ne ha parlato Repubblica qualche giorno fa), adesso esplode in Umbria un altro caso di possibile spreco di denaro pubblico legato all’emergenza covid. Stavolta a parlarne è Il Fatto Quotidiano che punta i riflettori sui 3 milioni di euro spesi per un ospedale da campo da 30 posti letto che dovrebbe essere inaugurato il 30 giugno nell’area di Umbria Fiere a Bastia Umbra. Un’operazione tipo quella di dell’Ospedale in Fiera a Milano, finita nel nel mirino della Corte dei Conti.

“Una brutta copia dell’Ospedale in Fiera di Milano, emblema della fallimentare e disastrosa gestione lombarda dell’emergenza Coronavirus e del cosidetto “Modello Lombardia”, a cui l’attuale Giunta mirava. Lo abbiamo detto fin dal primo giorno: un tanto costoso quanto inutile progetto, non era e non è la soluzione adatta per l’Umbria. E fin da subito avevamo proposto soluzioni alternative e più funzionali, ovvero il ripristino dei servizi sanitari al polo ospedaliero di Pantalla e la riconversione del Centro di ricerca sulle cellule staminali, struttura già allestita e predisposta all’uso biomedico nell’ex-milizia di Terni. Proposte reiterate più volte e mai prese in considerazione da questa Giunta: anche di fronte all’evidenza dei fatti e al fallimento del tanto decantato modello Lombardia, la presidente Tesei e l’assessore Coletto hanno continuato diritti per la loro strada. Che si è rivelata essere, però, un burrone”. Così Tommaso Bori, capogruppo Pd in Consiglio regionale.

La struttura in questione sarebbe un Ospedale da campo, montabile in 48 ore,  con 30 posti letto per la terapia intensiva o subintensiva. Cioè per dare una risposta immediata se l’emergenza covid dovesse ripresentarsi.  L’acquisto costerà 3 milioni di euro, sarà finanziato dalla Banca d’Italia con i fondi destinati alle regioni per contrastare e affrontare appunto l’emergenza Covid-19. “A differenza di altre regioni che hanno scelto di impegnare le donazioni per migliorare e ampliare servizi negli ospedali esistenti, l’Umbria ha scelto di investire su un ospedale da campo. Scelta molto discutibile per tanti , ma così è andata. Il direttore generale della sanità Dario Nodessi , ad inizio aprile, spiegava che questa struttura era necessaria in quanto ” il contagio può riprendere in qualsiasi momento e dunque la stabilità dei dati non deve confortarci. Dobbiamo essere pronti e le terapie intensive sono la linea di difesa“.

Ma la domanda che molti si fanno adesso è: anziché investire una somma così rilevante per un ospedale da campo non sarebbe stato più opportuno utilizzare quei 3 milioni di euro della Banca d’Italia per aumentare i posti letto delle terapie intensive di Perugia e Terni ?  Ora la Corte dei Conti dell’Umbria chiede alla Regione i dettagli dell’operazione. Vuole sapere se esiste o meno un vincolo di destinazione delle somme erogate e chiede di sapere anche i nomi dei soggetti “affidatari della realizzazione e della messa in opera della struttura”, i nomi dei fornitori, i costi da sostenere.e anche come è avvenuta la selezione degli stessi soggetti. Qualche dubbio su come sono stati scelti probabilmente  a magistratura contabile ce l’ha.

Il tempo dirà come stanno effettivamente le cose. Ma la nuova gestione della sanità umbra targata Lega, a sei mesi dalle elezioni vittoriose, è già in trincea.

E se il modello di riferimento è quello della Lombardia, come sembra,  gli umbri che hanno dato la spallata al potere rosso (rosso si fa per dire) avranno di che riflettere. Soprattutto gli umbri che chiedono da anni risposte sanitarie efficaci nei territori e speravano che il cambio di manico portasse anche ad un cambio di strategia. Parliamo per esempio dei cittadini e dei sindaci dell’area Trasimeno-Pievese- alto Orvietano che vorrebbero un pronto soccorso e almeno un ospedale di area disagiata a Città della Pieve. Per poi tornare a parlare anche dell’ospedale unico del Trasimeno.

 

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