CHIUSI, L’EMERGENZA COVID RISCHIA DI CANCELLARE LA FERMATA DEL FRECCIAROSSA. IL TERRITORIO SI FACCIA SENTIRE

CHIUSI, L’EMERGENZA COVID RISCHIA DI CANCELLARE LA FERMATA DEL FRECCIAROSSA. IL TERRITORIO SI FACCIA SENTIRE
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CHIUSI –  Dal  prossimo 9 giugno, dopo la riapertura degli aeroporti e dei confini regionali (al di là delle visite ai congiunti), dovrebbe tornare a fermarsi a Chiusi il Frecciarossa conquistato un anno fa. 

Ma il condizionale è d’obbligo. Dovrebbe, perché non è certo che la fermata venga mantenuta. L’emergenza Covid, così come ha falcidiato e sta falcidiando festival estivi, eventi e prenotazioni di vacanze, potrebbe cancellare anche la fermata dell’Alta Velocità nella stazione di Chiusi.  Il motivo è semplice: Trenitalia ha sempre presentato la fermata a Chiusi come una fermata  a valenza essenzialmente turistica. Per le Terre di Siena e la vicina Umbria, per le terme e il lago Trasimeno, per l’Amiata e la Valdorcia, per le città d’arte di Pienza, Montepulciano, Chiusi, Città della Pieve, ma anche per Siena e Perugia, per i palii, le sagre, i festival rock, jazz o blues, per il vino, l’olio, il paesaggio.

Ed è ovvio che in una stagione in cui il turismo estero e quello nazionale saranno pressoché azzerati o ridotti ai minimi termini, a Trenitalia verrà  a mancare il “core business” della fermata chiusina. Se poi al calo di domanda, si aggiungono i protocolli e le restrizioni per l’accesso al servizio (posti contingentati, procedure di sanificazione ecc…) che restringono ulteriormente il campo, ecco che sarà veramente difficile veder confermato l’aggancio all’Alta Velocità presso la stazione di Chiusi  che ha fatto numeri importanti (16 mila biglietti nel primo anno, da giugno al 6 gennaio), ma non è e non può essere considerata una fermata top, e nemmeno da capoluogo di provincia. Era l’unica fermata in Italia non in un capoluogo provinciale, insieme alla Media Padana, vicina a Reggio Emilia, che però è stata pensata come fermata di più capoluoghi (Reggio, Modena, Parma, Mantova…).

Il sindaco di Chiusi Bettollini, in un paio delle sue dirette fb, ha accennato alla possibilità che per quest’anno la fermata possa saltare. Trenitalia sta valutando, sta facendo i suoi conti. Certo, il grande lavoro fatto nel 2019 sul piano della promozione e dell’offerta turistica legata specificatamente al Frecciarossa, Chiusi e il territorio circostante hanno giocato una buona partita. E hanno postato a casa un risultato positivo, addirittura superiore alle attese e insperato alla vigilia.

Ma la situazione, adesso è quella che è. Il turismo è in ambasce. Prima di rivedere degli stranieri in Italia passeranno dei mesi e magari quei  pochi che decideranno di venire andranno al mare o nelle grandi città. Ma il clima di paura degli assembramenti e la voglia di relax dopo mesi di clausura, potrebbe anche favorire, al contrario la scelta di luoghi meno noti, meno celebrati,meno affollati, come lo sono appunto la Valdichiana, la Valdorcia, l’Amiata, il Trasimeno… E alla fine anche Siena e Perugia, che sono città d’arte di primissimo livello, ma non sono considerate come Roma o Firenze o Venezia e garantiscono di per sé un “distanziamento” sociale più praticabile…

Staremo a vedere. Sarebbe importate che in queste ore, mentre Trenitalia sta ragionando sul da farsi, dal territorio s levasse una voce univoca di sindaci, consigli comunali, associazioni di categoria, partiti politici, istituzioni culturali.

Se il Frecciarossa dovesse non fermarsi per quest’anno a Chiusi, non morirà nessuno. Ma sarebbe certamente  meglio se la fermata fosse confermata, anche per dare respiro e qualche opportunità in più ad un tessuto economico duramente provato dalla crisi e dall’emergenza. Se dovesse fermare invece a Terontola sarebbe uno smacco difficilmente digeribile. 

Bettollini proverà a tenere il punto, ma da solo potrebbe anche non farcela. I suoi colleghi Risini, Burico, Angiolini, Cottini, Landi, Carletti, Marchetti gli daranno una mano? Il 9 giugno è tra poco più di due settimane. Di tempo da perdere per farsi sentire ce n’è veramente poco.

m.l. 

 

 

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