QUEI 34 GUERRIERI CINESI PRESI IN OSTAGGIO E SEQUESTRATI DAL COVID 19 IN VALDICHIANA

Il 4 maggio è iniziata l’attesissima fase due, che non apre di certo le porte del paradiso ma consente a tutti di mettere il naso fuori di casa senza quel senso di colpa che ci ha attanagliato fino a qualche giorno fa .
Nei mesi di marzo ed aprile la decisione di uscire non è mai stata presa a cuor leggero da nessuno ed ogni cittadino responsabile si sarà chiesto almeno 1000 volte prima di oltrepassare la soglia di casa se fosse strettamente necessario o meno.
A partire da adesso invece uscire è tornato ad essere un diritto, una libertà ritrovata, sognata, sudata e concessa a patto che si rispettino le condizioni per la sicurezza propria e altrui: mascherina, distanza e guanti quando è necessario.
Le famiglie tornano a godere degli spazi all’aria aperta, si riappropriamo di una porzione di bello che di certo non guasta per allietare la vita.
Maggio è sicuramente un mese generoso in questo: colori, profumi, calore e una buona dose di sole e di luce, per cui gli ingredienti migliori per una durevole ripartenza sembrano esserci tutti, speriamo di meritarcela poiché a questa fase, se tutto andrà per il verso giusto, ne dovrebbe seguire un’altra con qualche concessione in più.
In futuro forse, sfruttando la possibilità di poterci muovere all’interno della regione oltre ai congiunti magari potremmo provare a visitare qualche gioiellino nascosto a pochi km da casa come ad esempio un’abbazia, una cattedrale, una mostra e fare quindi una bella gita fuori porta esclusivamente con i più stretti familiari o, perché no, anche da soli.
Una meta interessante da raggiungere sarebbe potuta essere la mostra allestita presso un noto centro commerciale nel cuore della “Valdichiana profonda” che vedeva come protagoniste 34 statue appartenenti alla collezione “The China Legends, l’esercito di Terracotta”, in concomitanza con lo stesso evento allestito a Milano presso lo spazio La fabbrica del vapore.
L’esercito di terracotta è stato uno dei più straordinari ritrovamenti archeologici del secolo scorso.
Nel 1974 alcuni contadini cinesi che vivevano non lontano dalla città di Xian, durante lo scavo di un pozzo trovarono delle fosse sepolcrali contenenti statue di guerrieri in terracotta a grandezza naturale, dotati di armi in bronzo e corazzati di carri e cavalli. Il capolavoro risale circa al 220 a. C. epoca in cui la Cina era governata dalla dinastia Qin, il cui primo imperatore Shi Huangdi durante la fase dei regni combattenti riuscì a sconfiggere tutti i suoi avversari e a unire i regni in un unico impero.
Gli scavi portarono alla luce circa 8000 guerrieri in terracotta, uno diverso dall’altro, collocati in tre grandi aree sotterranee; la principale era adibita a raccogliere gran parte dei soldati in undici corridoi, incolonnati come se dovessero intraprendere una parata militare, corazzati di armi in bronzo molte delle quali mai rinvenute.
La seconda fossa era destinata alla cavalleria (600 cavalli di terracotta e oltre 100 carri) mentre la terza ospitava gli ufficiali e i generali.
L’imperatore Shi Huangdi, fu il committente di questa opera grandiosa ma alla sua morte, viste le dimensioni del progetto, era ancora in fase di realizzazione.
L’esercito fu deposto ad onorare la memoria dell’imperatore accanto al suo mausoleo soltanto successivamente. Oggi è possibile ammirarlo recandosi a Xi’an, nell’area originaria del sito, a est della città, inviolato sotto una coltre di terra svettando in alto, con i suoi cinquanta metri, in attesa che qualcuno possa accedervi senza deturparne i reperti.
Le statue riesumate dallo scavo e ristrutturate sono circa 2000, da queste sono stati tratti dei calchi per la loro riproduzione autorizzata dal Governo Cinese che in collaborazione con la sovraintendenza del sito archeologico di Xian, ne predispose la realizzazione consentendo la loro visione anche fuori dal territorio nazionale.
Gli artigiani incaricati per la loro realizzazione crearono copie perfettamente corrispondenti alle originali, utilizzando gli stessi materiali e le stesse tecniche di lavorazione (argilla, strumenti, cottura in forno a legna a 800 gradi).
L’Esercito di Terracotta del primo imperatore Cinese Shi Huangdi (iniziatore anche della Grande Muraglia ) è considerato l’ottava meraviglia del mondo, 34 di questi preziosissimi esemplari perfettamente riprodotti da abilissimi artigiani scelti dal museo nazionale di Pechino, stanno facendo il giro del mondo per consentire di ammirare l’arte e la cultura orientale anche fuori dalla Cina.
Purtroppo la mostra delle 34 statue presso il centro commerciale in Valdichiana si è chiusa come da contratto il 3 maggio. Non si sa se verrà prorogata. Certo è che quei 34 guerrieri cinesi sono stati sfortunati anche loro, tenuti in ostaggio per quasi tre mesi, da metà febbraio, in una stanza chiusa senza alcuna possibilità di essere ammirati, a causa dell’emergenza Covid che guarda caso è partita proprio dalla Cina. Loro, abituati a combattere e a difendere l’imperatore, lasciati lì, al buio in un supermercato vuoto e chiuso al pubblico. Forse mai avrebbero immaginato una sorte tanto ingloriosa, in terra straniera e a pochi chilometri da un paesotto famoso in tutto il mondo per la terracotta, con la quale però ci ha sempre fatto orci e ziri e non guerrieri.
Chissà che, data l’emergenza Covid 19 e il lungo lockdown, quei 34 “alfieri” di Shi Huangdi non restino ancora un po’ in Valdichiana, lì dove sono stati tenuti sequestrati, e mantenendo la mostra, venga data la possibilità agli amatori che non l’hanno visitata tra novembre e febbraio, di poter godere della bellezza di questo capolavoro eterno.
Tempi migliori sembrano essere arrivati, noi aspettiamo notizie sulla sorte di questi incorruttibili guerrieri tenendo ben salda in cuore la convinzione che nonostante i tanti divieti e le rigide restrizioni di questo periodo l’arte è libera e accessibile; magari ad oggi con mascherine e a distanza ma comunque salvifica e sublime. E in questo caso è arte, storia, geografia, mito, fierezza e anche inventiva. Ma a chi poteva venire in mente di costruire un esercito di 8000 soldati a grandezza naturale in terracotta? Solo l’idea varrebbe una gita (se si potesse fare).
Paola Margheriti
Ho avuto modo di osservare a fine Dicembre 2017 le copie dei guerrieri di terracotta di Xian in una Chiesa sconsacrata in Via Roma a Napoli e l’emozione è stata veramente grande, quasi a grande a quella ricevuta per la prima volta nel 1983 in un viaggio solitario in Cina ripetuto poi in parte nel 2005 passando sempre per Xian in piena epoca di globalizzazione quando le strutture che ruotavano nel mondo cinese intono a quei guerrieri come si può ben capire erano molto diverse da quelle del 1983, quando non si sarebbe mai potuta immaginare la globalizzazione.Le copie sono perfette, talmente perfette che-se ben ricordo- diversi anni più tardi dal ritrovamento di Xian furono esposte a Venezia ingannando molti visitatori e la stessa stampa che a posteriori scoprì che erano copie.Mi sembra che la stessa Cina fosse intervenuta in un secondo tempo col riferire che fossero copie e che gli originali non avrebbero senz’altro varcato l’immenso hangar costruito addosso agli scavi.Nel 2005 a distanza di 22 anni ho personalmente conosciuto il contadino che per caso ha scoperto la testa del primo guerriero e che adesso è divenuto una celebrità in tutta la Cina e firma le copie dei libri e depliant ufficiali del sito vendute ai turisti. Fra l’altro nel 1983 proprio al cospetto dell’esercito di terracotta ebbi sequestrata dalla polizia la macchina fotografica perchè non ressi all’emozione di fronte agli avvisi di non fotografare e scattai tre o quattro foto(gli italiani si devono sempre distinguere per contravvenire alle disposizioni ed anch’io non mi smentii….) ma lì ero in Cina ed a quel tempo non ci sarei senz’altro ritornato un altra volta a vedere i guerrieri di terracotta e quel momento meritava di essere ”fermato” dalla fotocamera.Ma non avevo tenuto in debito conto che le cose a Xian non funzionavano come in italia per chi trasgrediva e la mia azione azione non passò inosservata:fui notato da una guardia che mi strattonò da dietro e fui portato nell’ufficio interno del corpo di guardia ed un funzionario di polizia mi domandò in perfetto inglese se avessi letto le disposizioni che vietavano le foto ed io dissi la verità.Di tutta risposta mi chiesero il motivo per il quale avessi fotografato una volta conosciuta la proibizione e la figura non fu delle più piacevoli….Dovetti aprire la macchina e consegnare il rullino all’ufficiale militare che con un fare molto inglese e senza scomporsi educatamente mi chiese. Ma a loro della mia emozione nel vedere quei guerrieri semisepolti che affioravano dal loss non importava nulla.Quando ebbi consegnato il rullino fotografico,quasi con le lacrime agli occhi per quella perdita, mi ripassarono davanti le immagini di Sven Hedin, di Von Le Coq e soprattutto i racconti di Aurel Stein sulla scoperta delle città semisepolte nel Turkestan Cinese e della Via della Seta che appunto passava anche per Xian e vidi in quelle facce ed in quei musi di centinaia di uomini e cavalli a grandezza naturale che spuntavano dalla terra gialla, gli sforzi e la perseveranza che portarono quegli esploratori a percorrere per mesi e mesi ed anche per anni le polverose piste del Singkiang alla ricerca di siti di città scomparse come quello di Loulan ed altre che oggi costituiscono le basi di indagini storiche e di conoscenza di quelle civiltà, e quel sequestro del rotolino non fu senz’altro ripagato dall’acquisto in loco di libri che raffiguravano i guerrieri ! Dopo anni avrei anch’io avuto l’occasione di fruire della loro letteratura originale di viaggio ed anche delle cartine originali e della corrispondenza che scambiavano con l’Europa, i centri di ricerca dell’epoca e le Università: oggetti questi reperiti in altre parti all’infuori della Cina e nel mercato internazionale.Per tornare all’imperatore Shi Huangdi ed alla sua tomba ancora sepolta sotto una collina che si intravede nel sito archeologico, si sono fatte in questo tempo le più disparate teorie che si basano su notizie che sfumano nella pura fantasia fino a quelle che raccontano che nella grande tomba si celino ricchezze inestimabili insieme alle rappresentazioni dei fiumi più grandi dell’impero materializzati con canalizzazioni di mercurio puro per rappresentarne il corso.La cosa certa è quella che il Governo Cinese si dedicherà nei prossimi anni allo studio ed all’impiego di una tecnologia atta a portare alla luce tali reperti che oggi sembra non possedere( su tale motivazione stento a crederci ma c’è chi asserisce che su tale volontà si rifletta veramente quasi una prerogativa dell’anima culturale cinese che non tenga conto del tempo e delle motivazioni ”del tutto e subito” ma che costruisca col passare del tempo l’avvicinamento al ”momento della verità” in forza del quale l’impiego di energie autoctone diventi essenziale per la riuscita delle operazioni alle quali si voglia dare corso.Non credo che tutto questo possa essere un concetto tanto lontano dalla realtà e dalla peculiarità culturale cinese, per le quali la progettazione a lungo termine è cio che più conta in ogni operazione ed in ogni relazione umana.A differenza nostra credo che loro possono risultare vincenti se messi a confronto col nostro sistema che anela a fruire del principio del ” tutto e subito” e che a differenza loro non si interessa delle conseguenze.Del resto anche la stessa politica di relazione accompagnata dalla conquista di nuovi mercati la si riscontra anche oggi come realtà ( la conquista e la colonizzazione dell’Africa per parlare solo di un esempio…).Daltronde non fu forse lo stesso Mao che disse di sedersi sulla riva del fiume aspettando che passasse il corpo del suo nemico? Si pensa che uno stratega politico od anche qualsivoglia militare occidentale si fosse fatto caratterizzare il proprio modus operandi da una simile etica ? Tiziano Terzani osservava sempre che ” il concetto del tempo” in Asia era ben diverso da quello dell’Occidente e non aveva tutti i torti….-anche perchè insieme al 900 ed a quanto sarebbe dovuto venir dopo- sarebbero stati questi nella storia del mondo,senza ombra di dubbio ”i secoli dell’Asia”.
Gentilissimo Sacco il suo commento è un bellissimo contributo al mio articolo e ai GUERRIERI di TERRACOTTA, grazie davvero.
Carlo, ma di quelle statuette in terracotta che hai in casa nella tua collezione, con tanto di sacchetto della terra (cruda) in cui erano sepolte, non ci dici niente? Sono cinesi anche quelle?
Beh,si sono cinesi anche quelle, ma chiaramente non acquistate in Cina dove in quegli anni non usciva nulla se non con bollino di ceralacca apposto dallo stato come certificato di autenticità e del quale era consentita l’esportazione,ma sono state acquistate ad Hong Kong negli anni 80/90 prima che la colonia inglese ritornasse alla Cina(1997).Sono tre testine piccole di terracotta del periodo ” Han” presenti in molti luoghi di scavo in Cina soprattutto nelle vicinanze di sepolture.Difatti gli Inglesi delle colonie molto avidi di tale materiale per le loro esposizioni nella madrepatria e non solo,ne facevano motivo di vanto durante tutto l’800 ed il 900 mostrando tali reperti nei loro salotti durante gli incontri culturali che avvenivano soprattutto incentrati sulla cultura indiana e cinese e sui viaggi di esplorazione dei loro connazionali.Tale consetudine continua ancor oggi da parte delle ”borghesie illuminate e viaggiatrici in Asia”,ma guarda caso vuoi per la globalizzazione vuoi per la divulgazione corampopulo della materia dell’archeologia, oggi sono sempre dipiù le persone che si avvicinano a queste cose perchè serbano nella loro essenza,così si dice, ”L’anima di dove provengano” e quindi non sono più di esclusiva pertinenza di borghesi e ricchi collezionisti come era una volta ma anche di turisti e persone che ammirano e possono apprezzare la bellezza di certi manufatti…La manifattura ”Han” riguardava appunto-loro così la definivano come ” The ceramic for after life”, cioè la ceramica che guarniva i luoghi dell’oltre tomba e che quindi accompagnava le salme nel loro percorso del dopo vita. Nel tempo tali manufatti si sono prestati a mille falsificazioni e ricostruzioni con relativo invecchiamento e lo si sà bene che i cinesi sono maestri in questo ma a qualcuno dei nostri falsari d’arte non insegnano nulla.Tant’evvero che diverse riviste nel passato riportano ciò che il famoso ”Omero” di Tarquinia asseriva che esposti al Museo del Louvre a Parigi ci siano almeno qualche decina di pezzi usciti dalla sua manifattura dal dopoguerra agli anni ’80, esposti oggi nel reparto di etruscologia del museo parigino….I cinesi non sono da meno in questa arte falsificatoria e come in tutte le cose vi sono ceramiche e pezzi di qualità estrema ma rifatti con ” tutti i crismi e carismi” e pezzi rifatti nell’800 e nel 900 con le stesse tecniche che si usavano nei secoli precedenti. Diventa quindi difficile agli occhi di un occidentale distinguere perciò il vero dal falso e soprattutto nelle ceramiche cinesi ed orientali in genere occorre stare molto attenti a ciò che si acquista.L’indagine fatta tramite la termoluminescenza non è valida per certe composizioni di ceramica in quanto la materia posta in forno per la cottura spesso in presenza del calore fa si da produrre l’azzeramento di tutte le possibilità della datazione e modestamente ne sfido parecchi col dire che nelle falsificazioni fatte a regola d’arte ci possano essere molte persone che soprattutto per le ceramiche cinesi possano stabilire con tutta sicurezza se un pezzo sia autentico oppure rifatto successivamente.Parlo dei pezzi di alto valore, mentre per quelli di basso valore non conviene economicamente nemmeno affidarli alla cura ed all’expertise di ditte specializzate che chiaramente vogliono essere profumatamente pagate per le indagini che compiono…. Gli stessi cinesi appunto nell’800 e nel 900 hanno fabbricato le loro suppellettili in ceramica con gli stessi impasti e le stesse colorazioni che si usavano nel 1300,nel 1400 e 1500.In pratica se uno compera un pezzo deve essere sicuro dell’autenticità soprattutto dal punto di vista della serietà di colui che lo possa vendere,che nel mondo cinese tale pratica ed etica di serietà viene molto considerata ed è attendibile e presente in ogni transazione di buon livello.Nei siti americani delle vendite all’asta di questo genere di reperti ci sono oggetti che anche un bambino potrebbe distinguerne l’autenticità o meno.Questo tanto per dire e svelare i confini ” larghi” di tutto questo mondo, popolato oggi anche da una miriade di improvvisatori. I tre pezzi a cui accenni sono stati acquistati da un negoziante di Holliwood Road ad Hong Kong,un luogo dove si concentra un mercato di arte cinese incredibile,con pezzi esposti nei negozi per milionari mentre nei marciapiedi di detta lunghissima strada si concentra anche una umanità colorita e diversificata che vende ogni cosa,come se fosse una nostra ”porta portese” romana intesa come mercato delle pulci, e spesso credo che occorra seguire l’istinto di comperare una cosa se questa possa piacere e che sia anche alla portata economica di chi l’acquisti ma che indipendentemente dall’essere autentica o meno soddisfi il piacere del compratore.però una cosa però la voglio dire riguardo alle ceramiche cinesi perchè personalmente sono stato spettatore della fine del recupero del carico di Hoi An in Vietnam agli inizi dell’anno 2000 quando sono stati recuperate ben 250.000 pezzi di ceramiche cinesi stipate in una giunca lunga 40 metri che stracarica è affondata appena il mare si è mosso inabissandosi con tutto il carico a circa 20 miglia dalla costa del Vietnam Centrale al largo di Hoi An.I pescatori vietnamiti da almeno decine di anni si erano accorti che nelle reti a strascico talvolta restavano impigliati pezzi di ceramica e ad una indagine fatta da strutture di ricerca canadesi, malaysiane, giapponesi e Vietnamite è risultato che a circa 40 metri sotto l’acqua del Mar Cinese Meridionale si trovava tale giunca carica di questi tesori.Il Vietnam non aveva la tecnologia suffiente per l’operazione di recupero del cargo e si rivolse ad un consorzio di ditte delle nazioni predette che alla fine con accordi si sono spartiti il carico.Io arrivai nel luogo a recupero quasi totalmente effettuato con una delegazione Unesco, quando i fotografi scattavano immagini a tutto questo ” ben di Dio” posto sopra centinaia di pancali dentro un hangar immenso guardato da decine di militari vietnamiti armati con tanto di mitra che permanentemente 24 ore su 24 sorvegliavano l’hangar.I pezzi più belli se li prese il Vietnam per accordi con gli altri dal momento che il recupero era avvenuto nelle proprie acque territoriali, ed agli altri toccò diciamo la seconda scelta.Ma parte di detta seconda scelta un anno dopo circa è andata in asta da Butterfield a San Francisco a prezzi da capogiro e io ho potuto recuperare solo i cataloghi di tale asta dove sono raffigurati i pezzi che mi sono visto passare davanti ancora con le concrezioni marine attaccate, lumache marine ed incrostazioni varie.Uno spettacolo insomma,che mostrava reperti rimasti sotto le acque del Mar Cinese Meridionale per sei secoli! I soli due cataloghi d’asta bellissimi ed oggi introvabili dal titolo ” Hoi An Hoard” sono venduti a diverse centinaia di dollari perchè divenuti introvabili ed a pochi dollari i relativi DVD.Ecco, anche se non sono stato breve come mio solito,ho voluto raccontare questa storia perchè credo che da questa si possa capire quali e quante cose viaggiando possono sfiorarti soprattutto a tua insaputa e manifestare la loro esistenza che prima dell’incontro con loro nemmeno poteva essere pensato che potesse esistere. E scoprirle è una delle cose più affascinanti ed avvincenti che possano stimolare e produrre la nostra emozione per fornirla anche ad altri facendoli partecipi.Quasi un Coronavirus-in senso buono-per restare al momento che siamo costretti a vivere.