CASTIGLIONE DEL LAGO, RIAPRE IL REPARTO DI CHIRURGIA CHIUSO PER L’EMERGENZA COVID. E LA LEGA PROVA A FARCI SOPRA UN PO’ DI PROPAGANDA
CASTIGLIONE DEL LAGO – Riapre il reparto di chirurgia dell’ospedale di Castiglione del Lago che era stato momentaneamente chiuso per l’emergenza covid. La notizia l’hanno data ieri il senatore della Lega Luca Biziarelli in coro con il consigliere regionale, sempre della Lega, Eugenio Rondini. I due esponenti leghisti hanno anche “ringraziato per questo importante risultatola Presidente della Regione Umbria Donatella Tesei e l’assessore alla sanità Luca Coletto”. “Ora che la fase 1 è terminata, la riapertura del reparto che consentirà di smaltire il gran numero di interventi in lista di attesa che si sono accumulati da ottobre ad oggi, rappresenta una ripartenza di estrema utilità per i cittadini del Trasimeno”, dicono Briziarelli e Rondini, annunciando che da oggi (26 maggio) “l’ospedale potrà effettuare interventi programmati di chirurgia breve per quattro giorni a settimana, ovviamente tutto ciò si svolgerà in tutta sicurezza sia per i pazienti sia per il personale sanitario. Questa scelta testimonia la ritrovata attenzione della Regione per i servizi sanitari nel comprensorio del Trasimeno che per troppo tempo sono stati penalizzati rispetto ad altre aree del territorio umbro. Ora che si sta tornando alla normalità – concludono – continueremo a seguire con attenzione tutte le questioni sanitarie sia per quanto riguarda l’emergenza urgenza che la medicina del territorio che i servizi ospedalieri e per l’attivazione di un presidio di territorio a Città della Pieve così come previsto dal Dpcm n.70“.
La nota (riportata anche da alcuni siti web locali) si conclude con un plauso all’azione della Lega sul territorio da parte del responsabile castiglionese del partito Paolo Terrosi, il quale non si fa mancare una frecciatina “all’immobilismo dell’Amministrazione comunale che non si è attivata“.
E’ del tutto evidente che la nota dei tre esponenti leghisti Briziarelli, Rondini e Terrosi sia un tentativo piuttosto plateale, ma anche piuttosto maldestro di attribuirsi meriti che non hanno:
1) perché la riapertura, finita la fase di emergenza acuta che ne aveva consigliato la chiusura, era ed è un atto dovuto. Lo volevano tener chiuso a vita il reparti di chirurgia dell’ospedale castiglionese?
2) Maldestro e strumentale anche l’attacco all’Amministrazione comunale del paese lacustre. I comuni hanno il potere di aprire, chiudere o riaprire reparti ospedalieri? e da quando? La sanità e la gestione degli ospedali non è materia comunale, ma in capo ad Asl e Regione. Quindi chi doveva attivarsi per riaprire la chirurgia? Non bisogna essere virologi di fama per capirlo.
3) Sbandierare la riapertura (dovuta e scontata) di un reparto ospedaliero come “conferma della ritrovata attenzione della Regione verso i servizi sanitari del comprensorio del Trasimeno” è solo un tentativo quasi patetico di farsi propaganda. Se trattasi di atto dovuto, quale attenzione in più si sarebbe verificata?
Misteri gloriosi come l’ascensione della vergine Maria tanto cara al Capitano della Lega.
Unica nota positiva nel comunicato degli esponenti leghisti, che sono anche rappresentanti del partito di maggioranza in Regione, l’accenno all’impegno “per l’attivazione di un presidio di territorio a Città della Pieve così come previsto dal DPCM 70“. A parte il fatto che trattasi di un D.M. e non di un Dpcm, anche in questo caso – lo dicono gli stessi Briziarelli, Rondini e Terrosi (senza accorgersene) – sarebbe solo un atto dovuto, perché previsto da un Decreto Ministeriale del 2015. Se si attiveranno faranno solo ciò che dovrebbero fare. Ora governano loro.
M.L.
Per capire quanto i leghisti capiscono di sanità, bastava guardare Report ieri sera. L’inchiesta giornalistica è stata l’ennesimo pugno sullo stomaco alla loro favola che insieme al tappetto pelato, raccontano da decenni sulla buona sanità lombarda. Un fallimento su tutto il fronte sanitario, altro che eccellenze. Come è stato detto ieri sera, la sanità privata di quella Regione, abbondantemente finanziata dai denari pubblici, è stata lasciata libera di scegliersi le ciliegine più buone, più remunerative. E poi via la corsa verso i paradisi fiscali. Vedere il viso privo di espressione del Presidente lombardo Fontana, dinnanzi al giornalista che gli faceva notare lo sfacelo di quel modello di sanità e la speculazione che da decenni si sta consumando, credo abbia fatto indignare molti. Abili venditori di fumo questi leghisti, su questo non c’è alcun dubbio, approfittando nonostante tutto, della buona sanità umbra, proveranno a vendere successi che non gli appartengono. Sperando che non la rovinino e su questo le prime mosse fanno già sorgere molte preoccupazioni. Certo lo sfacelo della sanità italiana, soprattutto quella parte più odiosa dei soldi dati alla cliniche private, è stato reso possibile, perché intorno a quel tavolo con sopra un grandissimo prosciutto chiamato salute, tutti di qualsiasi colore, hanno potuto affettarlo in abbondanza. Dall’inchiesta di ieri sera, la cosa che si è appresa bene, è che l’unico a rispettare il dettato Costituzionale, che stabilisce che la salute è un diritto e non una merce, è stato Zaia. Impietoso il confronto con la sanità tedesca. Anche lì, opera una sanità privata attraverso le convenzioni. Ma le regole da rispettare, gli obbiettivi da raggiungere, sono le Istituzioni a stabilirlo e soprattutto le decisioni si prendono a Berlino.