SOCIAL POLITIK. QUANTO COSTA AI POLITICI STARE SU FACEBOOK

lunedì 20th, aprile 2020 / 12:10
SOCIAL POLITIK. QUANTO COSTA AI POLITICI STARE SU FACEBOOK
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Nel 2016 Mark Zuckerberg, fondatore e amministratore delegato di Facebook, si trova al centro di feroci polemiche. La sua creatura è accusata di aver soffiato il vento elettorale a favore di Trump. Niente di più assurdo, dichiarerà il fondatore del Social Network, ma non potrà sottrarsi all’evidenza. Volenti o nolenti, i Social rappresentano oggi uno strumento essenziale di campagna elettorale grazie al potenziale delle inserzioni -che moltiplicano la capillarità della diffusione-, e alla capacità di rilevare e sfruttare a proprio uso e consumo le reazioni degli utenti.

In quella stessa campagna per dire, l’avversaria Hillary Clinton si affidò molto più ai media tradizionali come la televisione, che ai canali web. Come è andata a finire, si sa.

Comunque. Preso atto dell’incisività del potere dei social,  Zuckerberg realizza la necessità di una maggiore trasparenza e, successivamente, la concretizza con Libreria Inserzioni, una nuova funzionalità Facebook. Operativa dal 2019, la Libreria è un archivio contenente i dati relativi ad ogni inserzione attiva o meno di pagine o singoli profili su tematiche sociali, politiche, elettorali o di interesse generale, incluso il dettaglio delle spese sostenute. I dati partono dal 2019 e ogni annuncio resta consultabile per sette anni. Condizione necessaria per la pubblicazione di un’inserzione di carattere sociale o politico l’obbligo da parte dell’inserzionista di specificare chi ha pagato, pena la rimozione.

Lo strumento è utile per chi lavora nel campo del marketing in quanto permette di monitorare i movimenti pubblicitari dei competitors, ma anche per chi vuole farsi un’idea di quanto spendono i politici per la divulgazione quotidiana del loro diciamo pensiero. Libreria Inserzioni, infatti, è consultabile da tutti, anche dai non iscritti.

Le cifre sono già di dominio pubblico, ma anche noi di primapagina siamo andati a spulciare l’archivio proprio per verificare quanto costa ai politici stare su facebook. Da marzo 2019 ad aprile 2020  il primo della lista dei grandi investimenti è Matteo Salvini. L’importo speso per le inserzioni è di 253.466 euro. In seconda posizione l’altro Matteo con 166.783 euro. Seguono il Commenda di Mediaset con 93.858 euro; Carlo Calenda – 50.448 euro; Giorgia Meloni- 42.085 euro; Nicola Zingaretti – 1.499 euro; Luigi di Maio, Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani – zero.

Chi sono i finanziatori e quante persone gestiscono le pagine dei Social lovers?

Alla pagina ufficiale di Matteo Salvini lavorano 41 persone in Italia più una in Svizzera, i fondi provengono da Lega-Salvini Premier. Come rimbalzato dai Media a più riprese, il capo-squadra delle social-comunicazioni è Luca Morisi, web-manager d’assalto che si avvale dell’uso di un software di monitoraggio della rete da lui stesso definito la “Bestia”. Una chicca da ricordare è che durante il periodo di governo del Matteo della Lega, Morisi è stato assunto come consigliere strategico per la comunicazione del ministro dell’Interno, stipendiato dal Viminale con un compenso di 65mila euro l’anno. Come a dire che in quel periodo ogni italiano ha contribuito suo malgrado (o con suo gaudio, dipende dalle prospettive) a foraggiare i deliri anti-migrante, anti-meridionale, anti-ong, anti-casta, anti-anti dell’allora ministro dell’Interno.

A titolo informativo, la strategia della Bestia consiste in un processo molto semplice: il link di ogni post viene inviato a circa un migliaio di fedeli del “Capitano” (nomignolo inventato sempre da Morisi) attraverso una chat di Whattsapp. A loro volta, i fedelissimi lo condividono sulla propria pagina o profilo Facebook e lo rilanciano in altri canali.

E passiamo all’altro Matteo. Lavorano per lui 17 persone, tutte in Italia, i fondi arrivano da Italia Viva, Matteo Renzi di persona personalmente con 1.707 euro, Comitati Ritorno al futuro- Azione Civile. Su questi ultimi, promossi da Renzi e Scalfarotto nel 2018 all’epoca della Leopolda 9, nel 2019 sono fioccate generose donazioni tra cui 100mila euro di Daniele Ferrero, amministratore delegato della megacioccolateria Venchi.

L’attività social del Commenda si avvale di 7 gestori, tutti in Italia. I 93.858 euro investiti in inserzioni  provengono dalle tasche di Silvio Berlusconi in persona. In pratica, se la suona, se la canta e se la finanzia.

Per Calenda l’irrequieto, invece, lavorano 10 persone in Italia e una in Belgio. I finanziamenti provengono dal movimento politico Siamo Europei fino a novembre per poi slittare su Azione, il partito fondato a seguito della fuoriuscita da eallorailPD.

Iosonogiorgia si avvale della collaborazione di 8 gestori made in Italy. Le inserzioni sono sponsorizzate da Fratelli d’Italia a beneficio dei suoi 1.722.627 fan. A gennaio 2019, nonostante gli investimenti irrisori (a paragone dei colleghi in pole position), la Meloni ha registrato grande popolarità sui social, tanto da surclassare perfino il Matteo della Lega. Poca spesa, massima resa. In particolar modo, pare, su twitter.

Per inciso, le cifre dei nostri rappresentanti politici, pure nelle espressioni più consistenti come il segretario della Lega, sono parecchio (ma assai proprio) contenute rispetto a quelle di Uozzamerica President che, da gennaio 2019 ad aprile 2020 (periodo di campagna elettorale) ha speso circa 25 milioni di  euro. La maggior parte dei finanziamenti proviene dal Comitato “Trump Make America Great Again”, dove confluiscono le donazioni.

Tornando in Italia, se alcuni partiti preferiscono investire sui loro uomini o donne di spicco, altri puntano al partito in quanto tale.  La Lega Salvini Premier, per esempio, ha speso solo 800 euro contro i 253.466 euro a favore del segretario, mentre Fratelli d’Italia bilancia la Giorgia con 40.790 euro. EallorailPd ha al suo attivo 153.209; il Movimento 5 stelle-49.999 euro; Italia Viva- 23.425 euro; Forza Italia – 44.045 euro.

Elda Cannarsa

 

 

 

 

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