LA APP “IMMUNI” PER TRACCIARE I CONTAGI. LO SPETTRO DEL GRANDE FRATELLO SI AGGIRA PER L’ITALIA (O E’ QUI DA UN PEZZO?)
Leggo incredula le esternazioni sospettose dei tanti che mettono in guardia di fronte alla trappola finale che Stato e Governo nemici starebbero tendendo a noi, ignari sudditi, per privarci dell’ultimo simulacro di libertà e autodeterminazione: la terribile app che traccia i nostri spostamenti. Quella denominata Immuni, che servirà a tracciare i contagi da Covid 19 segnalandoti se un “positivo” ti passa vicino.
Anzitutto è stato ripetuto allo sfinimento che nessuno sarà obbligato a servirsene, ma poi dopo che abbiamo già ceduto a chiunque i diritti a trattare i nostri dati personali, adesso ci scandalizziamo per questa proposta?
Ormai da anni elargiamo ad ogni piè sospinto e scevri da alcun sospetto, e soprattutto per nostra libera iniziativa, informazioni sui nostri gusti in ogni campo, lavoro, famiglia, animali domestici, cibo, vacanze, spostamenti, acquisti e tanti altri dettagli che ci riguardano per “socializzare” con perfetti sconosciuti o per partecipare a concorsi a premio, ottenere tessere punti, rilasciare interviste. Ma c’è di più, Invochiamo la presenza di telecamere tutte le volte che ci fanno comodo, per furti o smarrimenti, tutela della proprietà privata e delle aree pubbliche e tanto altro.
Ricordo le polemiche che montarono mesi fa quando uno sfortunato giovane escursionista francese si smarrì tra dirupi scoscesi in zone disabitate. Da molti fu ritenuto uno scandalo il fatto che in un paese civile non fosse possibile rintracciarlo rapidamente.
Bene, e adesso dove sarebbe la tremenda insidia alla nostra privacy? Se quando entriamo in qualsiasi negozio il nostro cellulare ci chiede di valutare la visita appena fatta, se qualsiasi ricerca facciamo (o anche semplicemente parliamo a telefono con qualcuno della nostra intenzione di acquisto) immediatamente dopo ci vengono spiattellati decine di prodotti del genere di quel che ci abbisogna, se, in definitiva, ci portiamo dietro, in tasca o in borsetta, la nostra spia numero 1, ci sentiamo adesso minacciati nella nostra privatezza dal Governo o dallo Stato?
Chiediamoci, piuttosto, se poi un qualche apparato sarà in grado di gestire in modo efficace le mole di dati e notizie che eventualmente dovessero pervenire ad un “cervellone” centrale.
Per quanto mi riguarda, la nostra preoccupazione dovrebbe essere che ci sia effettivamente un “grande fratello” in grado di inserire dati e incrociarli in tempo reale per offrire un servizio utile alla collettività.
A sostegno di questa mia riflessione mi permetto di riportare un post dell’illustre linguista Raffaele Simone, che scrive: “Dicono: la libertà è in pericolo! vogliono tenerci sotto vigilanza! La prima accusa è infondata e da somarelli, perché la Costituzione (art. 16) dice chiaramente che la libertà di movimento può essere limitata per ragioni di sanità e di sicurezza. La seconda è insensata e da scioccherelli, perché siamo controllati ormai da almeno vent’anni, anche se fingiamo di non saperlo. Io ricevo da tempo delle mail intitolate Your Monthly Analytics, che partono da un indirizzo Microsoft, in cui sono elencati con dati precisissimi (orari, distanze, strade, nomi di negozi, numero dei passi) tutti i movimenti che ho fatto nel mese. Non le ho richieste e non trovo come disattivarle. A lato, ho ricevuto per mesi da Google (fino a che, faticosamente, non sono riuscito a disattivarlo) un Riepilogo che riportava con mappe e altri dettagli incredibili (perfino i bar dove mi ero fermato a prendere un caffé) tutto quel che avevo fatto! Non è con il povero Conte (insufficiente al compito, d’accordo, ma provateci voi) che bisogna prendersela! Gli avversari sono Sundar Pichai e Satya Nadella, se riuscite a pescarli! La mediasfera ci avvolge, ci impacchetta e ci controlla, in tutto. Probabilmente sanno già, prima ancora dell’app ineffabilmente intitolata Immuni, se il covid ce l’abbiamo davvero o no, perché hanno registrato se e quante volte siamo andati in un laboratorio di analisi, in farmacia, dal medico e in ospedale, e a fare un’abduzione l’algoritmo ci mette poco”.
Lucia Annunziata
La sigla è IoT, acronimo di Internet of Things, ossia Internet delle Cose, fa riferimento all’estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi. Cos’è e dove si utilizza? Vi sono diversi esempi di applicazione dell’IoT: le tecnologie Internet of Things sono già usate nel settore utility come nella pubblica amministrazione, nelle linee di produzione così come nella sanità, ma sono tantissime le potenzialità d’uso. Queste soluzioni sono implementate per monitorare e controllare l’ambiente in cui sono inserite e sono in grado di trasferire informazioni utili. Stanno aumentando sempre più i dispositivi connessi che rappresentano fonti preziose di dati, che, una volta processati, permettono di offrire servizi nuovi, aprendo prospettive inimmaginabili.
intorno alla app c’è in Lombardia ancora vuoto e ritardo della logistica di supporto, test insufficienti, impossibilità a essere isolati dalla famiglia e tra un po’ si riparte con pendolari nei treni mense aziendali e lavoro …
Condivido pienamente quello che ha scritto Lucia Annunziata sulla nostra reattività a sentire che saremmo sensibili ai controlli, al controllo della nostra privacy e che tendenzialmente abbiamo cosi in grande considerazione tale privacy personale perchè non desideriamo che nessuno si introduca nelle nostre vite e nei nostri momenti,anche quelli di cui aneliamo la massima riservatezza.Credo di poter correggere quanto detto dal linguista Raffaele Simone non sul senso generale del suo discorso ed anche su quello del Post con il quale sono totalmente daccordo,ma sulla temporalità della quale mi sembra che abbia espresso una cifra approssimata per difetto: 20 anni.Quando mancava la tecnologia ce n’era un altra, molto più efficace e magari più indiretta che era l’informativa dei carabinieri e/o della polizia su tutti i cittadini, nessuno escluso.Per quello che riguarda invece il Grande Fratello io credo che le ipotesi della sua esistenza non siano fantasia,ma vorrei mettere il fuoco che il fatto più importante non sia questo se esista o non esista,ma quale possa essere la sua funzione all’interno di un sistema.Dico questo per il semplice fatto- e sò di non scoprire l’acqua calda-che la positività o la negatività di come possa esistere o non esistere il grande fratello è il fatto di come sia costituito nil sistema all’interno del quale esso operi. Mi spiego meglio: se è un sistema costruito dai cittadini per i cittadini non osserverei molta negatività nè sugli scopi,nè sui mezzi adoperati, se invece fosse un sistema utilizzabile da una minoranza di composizione sociale che storicamente ha sempre tenuto a far passare la notizia che agisca in nome del popolo e per il popolo ma nei fatti(come osserviamo nei paesi sedicenti democratici ed occidentali) è quasi tutto il contrario, allora qualche sospetto mi sorgerebbe in mente.Fatto stà che il progresso tecnologico è uno strumento che oserei dire diabolico, nel senso che una volta evocato non se ne può più fare a meno e che caratterizza il nostro modo di pensare.Dovrebbe essere lo stato con la ”S” maiuscola a disciplinare tale materia e non lasciarla alla mercè di gruppi e corporations economiche il cui fine è quello di influire pesantemente nella vita degli Stati e dei cittadini.Qui siamo al punto che spesso non è solo il singolo ad esserne preda ma interi stati.
Gent.ma Dr.ssa Annunziata, l’Art. 16 della Costituzione consente la limitazione di movimento in forza di Legge; mi risulta invece che sia stato emesso un Decreto Legge, n.19 del 25 marzo, cosa ben diversa essendo provvisorio, che dovrà essere convertito nei 60 giorni successivi; inoltre l’Art.13 della Costituzione stabilisce che la libertà personale è INVIOLABILE se non per atto dell’Autorità Giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla Legge.
Riguardo invece alla tracciabilita’, le suggerisco di verificare le sue impostazioni della privacy presso il motore di ricerca indicato ed eventualmente modificarle per non incorrere nei fatti da Lei esposti; potrà comunque, qualora lo riterrà opportuno, utilizzare altre fonti, tra le quali le segnalo questo motore di ricerca che a quanto mi risulta dovrebbe garantire “la NON tracciabilita’ dell’utilizzatore” : http://www.duckduckgo.com.
Mi permetto invece di sottolineare che l’adozione dell’App Immuni, proprio perché “volontaria”, non tutelerebbe i cittadini, in quanto la “responsabilità è personale” ed una volta concesso il consenso i dati sanitari potrebbero facilmente essere trasferiti a società del settore; (ha collaborato e/o collabora all’App ideata il Centro Medico SantAgostino” di proprietà internazionale) a mio parere l’App della quale la licenza e’ in dotazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dovrebbe essere obbligatoria per tutti coloro che risultassero positivi al virus, anche con tracciabilita’ gps, ma con la nomina di un “garante della Privacy dedicato per questa specifica situazione” che al termine dello stato d’infettivita’ comunicasse all’utente e ne desse prova certificata, che i dati utilizzati e registrati sono stati eliminati e/o distrutti.
Cordiali saluti.