NESSUN CASO COVID NELLA RSA CHIUSI-CETONA. CRESCE LA SOLIDARIETA’. MA I MEDICI DI BASE NON FANNO VISITE: “NON ABBIAMO MASCHERINE!”
CHIUSI – L’emergenza coronavirus ci sta cambiando la vita e sta cambiando anche l’informazione. Nel senso che da settimane non si riesce a parlare d’altro. Perché l’emergenza è reale. I rischi sono alti e la guardia va tenuta alta. Non si può abbassare pena ricadute che potrebbero essere rovinose, devastanti. Lo ripetono ogni giorno e in ogni occasione ministri, esponenti della Protezione Civile, medici, epidemiologi, virologi, governatori di regione e sindaci. Il sindaco di Chiusi Bettollini nelle sue dirette quotidiane via Fb alza anche la voce, da giorni. “Troppa gente in giro”, troppi furbetti del cagnolino che usano la pisciatina dell’amico a quattro zampe per farsi non solo una passeggiata (consentita) per sgranchire le gambe, ma qualche giratella eccessiva, anche oltre i confini delle “immediate vicinanze” dell’abitazione. Al di là di quelli riferibili alla casa di riposo di Sarteano, Chiusi da giorni non registra nuovi casi di positività. E questa in termini di “trend” è una buona notizia. Ma è una buonissima notizia anche quella che dopo i test effettuati su tutti gli ospiti e gli addetti della Rsa Walter Trippi presso l’ex ospedale di Chiusi e la Casa Famiglia di Cetona che sono “accorpate in unica gestione” nessuno è risultato positivo.
Segno che le misure di contenimento adottate fin dal 4 marzo, in questo caso hanno funzionato. Tra addetti anziani ospiti si tratta di 50 persone. Quella che poteva essere una “bomba pronta a esplodere”, come è successo a Sarteano, è stata disinnescata.
Il numero dei “contagi” nella cittadina etrusca resta fermo a 35 (5 sono i casi della Rsa di Sarteano), con un decesso e una persona ufficialmente guarita; 307 le misure di quarantena emesse, 235 le persone che l’hanno terminata, 72 quelle attualmente in corso. Tra le buone notizie anche la corsa alla solidarietà. Ieri una azienda che commercia prodotti ortofrutticoli ha messo a disposizione del Comune una quantità rilevante di frutta e verdura, tale da poter distribuire almeno 200 “confezioni famiglia”, a chi è in difficoltà.
Molte aziende si stanno riconvertendo alla produzione di mascherine. Una ditta di Chiusi, che opera nel settore abbigliamento, dovrebbe produrre mascherine riutilizzabili da fornire a tutti gli 8.500 abitanti della città, almeno a partire dal 13 aprile. Tutto ciò in concorso con il Comune. Probabile che oggi, nella prossima diretta quotidiana Bettollini annunci il progetto nei dettagli.
Le associazioni di volontariato (Caritas, Pubblica Assistenza, Misericordia..) si stanno adoperando per fornire supporto logistico e operativo. E questo sta succedendo in tutti i comuni. In questo senso l’Italia nei momenti di difficoltà e di emergenza riesce sempre a trovare risorse insperate e nascoste. Numerose sono anche le iniziative locali per raccolte di fondi a favore degli ospedali Covid 19 (Siena, Arezzo, Poggibonsi) e anche per quelli che non accolgono malati da coronavirus, tipo Nottola, ma che hanno comunque bisogno di attrezzature e presidi di sicurezza tipo mascherine, camici, protezioni varie per gli operatori..
Ma mentre il sito INPS va il tilt il primo giorno per l’accesso al sussidio di 600 euro per autonomi e partite Iva, mentre il Governo annuncia altre misure a sostegno dell’economia e delle famiglie, si fanno strada anche scenari inquietanti, come quello di cui si parla in altro articolo su questo stesso sito, circa il post-emergenza nei settori del Made in Italy…
Ci stiamo tutti riscoprendo pasticceri, fornai, cuochi e maestri di bricolage, sui social rimbalzano selfie e foto di gente che fa i pici e tagliatelle a mano, torte di mele, crostate, pane fatto in casa e manicaretti vari che neanche Antonino Cannavacciuolo, qualcuno ha riscoperto anche il piacere della lettura, altri rispolverano vecchi vinili…
Impazza il gioco della sfida di postare foto d’antan… Va tutto bene, nel senso che le serate sono lunghe da passare e qualcosa bisogna inventarsi per resistere e continuare la terapia del divano. Ma sarà bene mantenere viva anche a capacità di analisi e di riflessione su ciò che adesso è oscurato dalla pandemia e dalla paura.
A proposito di paura, segnaliamo che alcuni medici di famiglia, preoccupati per se stessi e per gli altri, non se la sentono di fare visite a domicilio perché sprovvisti di adeguate protezioni, promesse e non consegnate. “Così è come andare al macello” dicono, sollecitando la fornitura di mascherine, guanti e altri apparati protettivi. Comprensibile lo stato d’animo dei medici, ma è altrettanto comprensibile la preoccupazione dei cittadini che hanno bisogno del dottore si sentono rispondere che non è possibile… Purtroppo non c’è solo il coronavirus. Le persone possono star male e morire anche di ipertensione, scompensi cardiaci, acciacchi dovuti all’età .