LA FASE 1 E MEZZO: SI ALLARGA IL FRONTE DI CHI VUOLE RIAPRIRE TUTTO ALLA SVELTA. SCARAMELLI FA IL MASANIELLO

LA FASE 1 E MEZZO: SI ALLARGA IL FRONTE DI CHI VUOLE RIAPRIRE TUTTO ALLA SVELTA. SCARAMELLI FA IL MASANIELLO
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IL CONSIGLIERE REGIONALE TOSCANO ATTACCA CONTE E ROSSI… MESSAGGI CIFRATI A BETTOLLINI?

CHIUSI –  Anche a noi che abbiamo condiviso poche cose di quelle dette e fatte da Stefano Scaramelli in questi anni  fa piacere rivederlo di nuovo pimpante e al pezzo. Vuol dire che i 49  giorni di “quarantena” per la positività al coronavirus, sono davvero alle spalle. Per lui e per i suoi familiari. Però… una cosa è stare al pezzo e tornare a dire la propria, altra cosa è spararla subito ad alzo zero sul governo (che il suo partito appoggia), sul premier Conte (che il suo partito sostiene) e sulle indicazioni date ieri sera nell’ultima conferenza stampa, fatta per annunciare la fase 2, anzi la fase 1 e mezzo, da parte di un esponente delle istituzioni. Perché Scara è consigliere regionale, non uno qualsiasi. Ecco cosa scrive:

Va bene aspettare maggio. Mancano 4 giorni. Poi basta. Serve #ripartire senza timore. Serve non aver paura di vivere. Serve mettere la prima e sgassare, non la retromarcia e tenere il freno a mano tirato“. Scrive così Scaramelli in un post pubblicato oggi sul proprio profilo facebook. Post nel quale il consiglio reregionale chiusino parla anche della Toscana: “Serve coraggio, audacia, visione del futuro. Serve capacità di assumersi le responsabilità. Serve essere pragmatici, non fomentare paure, guardare al resto d’Europa. Serve che la Toscana possa fare la Toscana, così come in termini sanitari abbiamo fatto gestendo bene l’emergenza sanitaria. Adesso serve che l’impresa possa tornare a fare impresa. Serve equilibrio, serve sicurezza, serve che domanda e offerta si incontrino. Serve però prima di tutto anima e coscienza. Si riaprono le sale da gioco e si tengono chiuse le Chiese e le Scuole. Si tengono aperte le fabbriche di armi e si tiene chiuso un ristorante o un bar con tavoli all’aperto. E mentre si chiede agli italiani per bene che sanno rispettare le leggi, che lavorano, che producono, e che hanno capito cosa possa essere una distanza sociale e che sono pronti a ripartire, nel più totale silenzio si scarcerano boss della mafia e della camorra sempre per la stessa storia, quella dell’emergenza Coronavirus”.

Per Scaramelli “questa è follia allo stato puro. A Roma non c’ è capacità di governo. Questa non è la ripartenza che sognavamo noi. Non si parla di bambini, di disabili, di famiglie, non si vuole condividere nulla, si vuole speculare sulla paura, si vuole personalizzare il più grande processo collettivo che l’Italia abbia mai vissuto. #Iononcisto. E nel ruolo che ricopro mi batterò nelle prossime ore per stare al fianco degli ultimi come ho sempre fatto, diventati questa volta donne e uomini comuni, imprese, commercianti, lavoratori, artigiani, liberi professionisti, persone comuni che hanno diritto, in sicurezza, a vivere la loro libertà come persone”.

In conclusione Scaramelli parla di Conte come di un presidente del Consiglio che fa “conferenze stampa improvvisate” e come “un Presidente del Consiglio mai eletto, che annuncia decreti che esautorano la democrazia dall’assunzione di decisioni che oggi più che mai andrebbero condivise perché limitano libertà costituzionali“. Un vero j’accuse, che nemmeno le opposizioni… E poi quali sarebbero i presidenti del consiglio eletti? Stefano Scaramelli parla di Costitituzione, ma forse non ne ha chiari alcuni passaggi. La Repubblica Italiana fondata sul lavoro non è una repubblica presidenziale e in Italia i presidenti del consiglio non si eleggono… Li elegge il Parlamento (a maggioranza) su proposta del Capo dello Stato.Ma questo è un discorso che ci porterebbe lontano,. Rimaniamo all’attualità. 

Chiaro che il post di Scaramelli non è destinato a Conte e nemmeno al presidente della Toscana Rossi, che con tutto il rispetto, dei post di Scaramelli se ne sbattono… Con più probabilità sembra un messaggio diretto all’ex amico Bettollini. Una sorta di chiamata alle armi, alla rivolta di di chi vorrebbe “riaprire tutto e subito” (almeno dal 4 maggio). E forse non è casuale che in contemporanea al post di Scaramelli sui social a livello locale ne siano usciti altri, più o meno dello stesso tenore…

Massimo Marchettini, imprenditore, noto per essere un uomo di sport, un allenatore vincente, uno che ha vinto decine di edizioni di tornei della Palla al Bracciale e anche vari campionati di volley, tecnicamente forse non il migliore in assoluto, ma come motivatore un top di gamma, scrive

“Ma questo piccolo dittatore è pazzo ??!! Sta marciando imperterrito verso la distruzione totale del tessuto sociale e soprattutto economico. Per non prendersi nessuna responsabilità da vigliacco e codardo qual’è sta facendo fallire una nazione, tutto questo solo per cercare il consenso personale e per il suo schieramento politico che altrimenti rischiava l’estinzione”. Marchettini difende ed esalta il sindaco di Venezia Brugnaro, un altro di quelli che dicono che bisogna ripartire immediatamente. Di Conte dice ancora: “Con quell’eloquio sofferto ed articolato che tanto piace a massaie, fancazzisti e pauperisti, ci ha preso ancora una volta per il c… Non riaprirà niente, vivremo così ancora per mesi, falliranno metà delle piccole medie imprese in Italia…“. Di seguito al suo post commenti di questo tipo: “il potere dittatoriale della scienza e l’incapacità di governare hanno decreto la fine di un popolo“…

Massimo Marchettini si autodefinisce un “liberal” in economia e nel pensiero. Ed evidentemente c’è un’area “liberal” che pure si è impegnata nella fase dell’emergenza (lo stesso Marchettini ha contribuito all’operazione mascherine comune di Chiusi-Pellicceria Toti) che adesso evidentemente morde il freno. E la cosa è pure comprensibile, data la situazione di difficoltà di tante aziende chiuse, ferme, senza prospettive certe. Anche in questo caso però, al di là della polemica con il premier, che nemmeno ne avrà sentore, il messaggio sembra rivolto più che altro a chi rappresenta il governo, lo Stato, a livello locale. Cioè ancora al povero Bettollini che si affanna nelle sue dirette a tenere a freno la popolazione. A chiedere di mantenere la calma e la pazienza. Contrariamente a chi scrive “Armiamoci, ma non di pazienza!” (che per una frase così in altri tempi sarebbero arrivati i carabinieri a casa). Il sindaco risponderà, se crede. Ma che sia anche la sua politica nel mirino, ci sembra abbastanza evidente.

Sempre di più i video e i commenti che parlano di disperazione e di incazzatura del popolo che produce, per questa clausura forzata… Anche la chiesa con la Cei comincia a protestare: “non basta la possibilità di fare i funerali, anche la messa deve essere di nuovo consentita, non si può sequestrare la libertà di culto!”. Insomma è un’escalation di malumore per una fase 2 che non è ancora 2 pieno, e che comincerà se va bene il 18 maggio… e per tappe: 1 giugno, 18 giugno… e via… E naturalmente ciò che si registra a Chiusi e dintorni, si verifica un po’ in tutta Italia…

Proprio oggi, e anche questo forse non a caso, il programma “Passato e Presente” condotto da Paolo Mieli, su Rai 3  ha riproposto una puntata sulla rivolta di Masaniello a Napoli nel 1600. Anche allora dovuta all’esasperazione di certi ceti, i più popolari, ma anche quelli “produttivi” prima per le gabelle imposte dal Viceré Spagnolo, poi dal malcontento per le misure imposte dai rivoltosi guidati appunto da Masaniello. Il quale dopo dieci giorni fu a sua volta ucciso e dacapitato, con conseguente “restaurazione” del regime precedente che per prima cosa riaumentò il prezzo del pane… Quella di Masaniello fu solo una rivolta, non una rivoluzione. Una rivolta dettata da disperazione e malcontento, ma senza un progetto politico vero e proprio. Oggi, in Italia il rischio è identico. Che la crisi innescata dall’emergenza covid sfoci in disperazione e malcontento, che può anche far cadere il governo Conte (la sparata di Scaramelli è lo specchio della linea Renzi?), ma in assenza di progetti politici seri, farà solo tornare una restaurazione ancora più drammatica e feroce di prima.

“No volveremos a la nomalidad, porque la normalidad era el problema”, questa scritta campeggiava qualche giorno fa sulla facciata di un palazzo di Madrid. E’ esattamente così. E sarebbe bene che tutti, soprattutto chi ha delle responsabilità, politiche e istituzionali, tenesse la barra ferma, proponesse misure e passaggi concreti, invece di fare il capopolo alla Masaniello, per lucrare qualche like da chi è oggettivamente stremato…

Marco Lorenzoni

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