FASE 2. TURISMO: SI SALVI CHI PUÒ

lunedì 27th, aprile 2020 / 12:05
FASE 2. TURISMO: SI SALVI CHI PUÒ
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“Lo Stato c’è” ripete Giuseppi ad ogni diretta, ma è in evidente affanno. Nonostante i Notturni sulle misure di tutela per aziende e lavoratori, incluse le integrazioni salariali ( ce n’è una varietà indecente) o le indennità, si va troppo di Adagio. Molti italiani, come Conte stesso ha ricordato nella diretta di ieri 26 aprile, sono ancora in attesa di vedere un euro.

A conti fatti, sono 300mila le aziende che hanno chiesto la cassa integrazione per 4,5 milioni di lavoratori; 40mila le domande per il Bonus baby sitter; 4 milioni le richieste di indennità di 600 euro. Senza contare le domande per i prestiti a favore delle imprese. Un favore con garanzia dello Stato (Sace per le imprese più grandi, e il Fondo di garanzia per le Pmi) con scadenza 31 dicembre 2020 quando la piccola e media impresa starà ancora leccandosi le ferite e calcolando i danni.

Ieri sera il Premier ha annunciato il piano di riapertura a partire dal 4 maggio. Abbiamo appreso dell’uso continuato di dispositivi di protezione e misure anti-contagio, della ripresa delle aziende manifatturiere e edili, della riapertura di musei e biblioteche prevista per il 18 maggio. Abbiamo realizzato che bar, ristoranti, parrucchieri ed estetisti riapriranno il 1 giugno. Infine ci siamo resi conto che un progetto concreto di sostegno all’economia non c’è.

Avvinghiati al mantra dell‘andrà tutto bene, alcuni italiani si interrogano in questi giorni antecedenti la fase 2 su dove e come andare in vacanza. Molti altri invece si interrogano su come riusciranno a sopravvivere senza passare per i buoni spesa. O la Caritas.Tra questi, moltissimi lavoratori del settore turistico, uno dei comparti più colpiti dalla furia del Covid.

I dati del  WWTC (World Trade and Tourism Centre) del 2017 -ultima data finora disponibile- stimano che il 5,5% del PIL e circa 1,5 milioni di posti di lavoro sono riconducibili al turismo. In entrambi i casi, a confronto con altre grandi destinazioni turistiche, il peso del turismo in Italia risulta maggiore, collocandosi al di sopra della media OCSE. L’Italia, si legge nel rapporto Banca Italia di Luglio 2019,  è un paese a forte attrattività turistica e la spesa dei viaggiatori stranieri effettuata sul territorio nazionale rappresenta una voce rilevante per la sua bilancia dei pagamenti. Un’attrattiva che annovera 54 su 1.092 siti Unesco, la prima posizione assoluta per luoghi riconosciuti come patrimonio dell’umanità, e la seconda (dopo gli Stati Uniti) per incidenza sulla spesa turistica globale nei primi anni 80, quando viaggiare oltre confine non era ancora à la page.

Ma quando si parla di turismo non si parla solo di strutture ricettive, agenzie di viaggio o attività strettamente connesse. Il turismo va a braccetto con altri comparti come Trasporti, Ambiente, Infrastrutture, Artigianato, Industria e Commercio. L’impatto complessivo deve incorporare tutte le attività indirette – determinate dalle forniture di beni e servizi attivate dalle imprese dei comparti turistici- e quelle indotte – generate dai consumi dei lavoratori del turismo-. Esaminando tutte le componenti, il WWTC stima che nel 2017 l’impatto complessivo del PIL in Italia era pari al 13 per cento, con un’occupazione di 3,4 milioni di lavoratori, ovvero il 15 per cento del totale su una media del 10 per cento nel mondo. Data la crescita turistica tra il 2017 e il 2019 si può agilmente presumere che i risultati non siano cambiati di molto.

I dati elaborati da Unioncamere e InfoCamere aggiungono che 148mila delle imprese turistiche italiane sono gestite da donne, registrando un incremento negli ultimi quattro anni dell’ 8,7 per cento e quasi 12mila imprese in più.

Un indotto a catena che il 4 maggio non riaprirà. Il distanziamento sociale, la precauzione di guanti, mascherine e disinfettanti, l’impossibilità di spostarsi o assembrarsi, le restrizioni e l’incertezza cui si andrà incontro non favoriranno l’affluenza turistica.

E infatti “il turismo internazionale quest’anno non ci sarà“, ha dichiarato Dario Franceschini. “Sarà un’estate tutta italiana”. Per chi potrà permetterselo, aggiungiamo noi.

L’assenza del turismo oltre frontiera sarà un duro colpo. Secondo il rapporto di Banca Italia, “l’espansione degli ultimi anni è stata sostenuta soprattutto dai flussi provenienti da paesi al di fuori dell’Unione europea, la cui quota di mercato è salita dal 37 per cento del 2010 al 41,5 per cento nel 2017. Quote crescenti hanno registrato in particolare gli USA (in crescita nel 2018 del 14,9% rispetto al 2017. n.d.r), il Canada, l’Australia, il Giappone, e la Cina, peraltro caratterizzata da un peso ancora contenuto (di poco superiore all’1 per cento del totale) a fronte del suo enorme potenziale”. Già, la Cina.

Attualmente è difficile calcolare i danni ma le stime sono desolanti. Le prime previsioni del Centro Studi Turistici di Firenze, effettuato per Assoturismo e Confesercenti, valutano una calo di presenza in Italia pari a 260milioni, il 60 per cento in meno rispetto al 2019. In termini di fatturato, la perdita di spesa potrebbe essere di circa 30 miliardi di euro per il settore ricettivo. Ristorazione, Commercio e Trasporti potrebbero subire un colpo di oltre 14 miliardi.

I tour operator, agenzie di viaggi e organizzatori di eventi che hanno lanciato il Manifesto per il Turismo Italiano e una petizione diretta a Conte ed altri 7 ministri stimano un valore complessivo di oltre 230 miliardi.

La situazione è complessa. Già circolano notizie di bar, pizzerie e altre attività di ristorazione che il 1 giugno non riapriranno. I prestiti attraverso le banche con garanzia a scadenza ( e non a fondo perduto), il dibattito Mes sì/no, la posticipazione del pagamento di mutui, bollette e tasse non saranno sufficienti a recuperare tre mesi di inattività e quattro di operatività ristretta. Tanto più che a settembre bisognerà pagare tutto il posticipato. E non saranno bruscolini.

Diciamocelo, a condurre la ripresa ci vorrebbe una task force di santi e madonne. Ma di quelli bravi proprio

Elda Cannarsa

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