DA CHIUSI VICINANZA ALLA COMUNITA’ PIEVESE. E BETTOLLINI CHIUDE ANCHE IL SENTIERO DELLA BONIFICA. BISOGNA STARE IN CASA!

giovedì 19th, marzo 2020 / 18:11
DA CHIUSI VICINANZA ALLA COMUNITA’ PIEVESE. E BETTOLLINI CHIUDE ANCHE IL SENTIERO DELLA BONIFICA. BISOGNA STARE IN CASA!
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CHIUSI – Certo, la morte di Francesco Pasqui, l’imprenditore pievese di 60 anni, primo contagiato dal coronavirus in questo territorio, sposta ogni prospettiva e ogni ragionamento sul tema. Era ricoverato dal 2 di marzo a Perugia, amici e conoscenti dicono che avesse qualche problema pregresso, ma è chiaro che il Covid 19 è risultato fatale. E poi 60 anni sono pochi. Il caso in questione sposta anche la percezione collettiva, ci dice che non è vero che il virus uccide solo gli anziani e che in Italia si muore più che altrove perché siamo un paese di vecchi, come ha detto il fascista Bolsonaro presidente del Brasile…  Che poi è di origini venete .

Nella sua consueta diretta facebook quotidiana, il sindaco di Chiusi Bettolini ha espresso cordoglio, vicinanza e solidarietà sua e della città di Chiusi alla famiglia Pasqui e a tutta la comunità pievese. Ha detto “Oggi siamo tutti pievesi”. Vero. Sì, in questo momento, siamo tutti pievesi.

Anche perché Chiusi è piena di pievesi. Da sempre. I due paesi non sono solo confinanti e vicini, ma sono anche fortemente connessi e intrecciati, per motivi scolastici, culturali, lavorativi, parentali. Il decesso dell’imprenditore pievese suona come una sveglia assordante. Come la sirena della fornace che segnalava a tutti, ad una certa ora, che lì c’era gente che si spezzava la schiena per produrre i mattoni per fare le case e i capannoni, e i ponti e e i muri di contenimento… Ecco il primo  morto nella zona ci ricorda che questa storia del coronavirus è una storia maledettamente seria. E che è da irresposabili (oltre che da coglioni) cercare scappatoie alle norme e alle limitazioni imposte dai decreti del Governo e dalle ordinanze dei sindaci.

Oggi, a Chiusi, per esempio Bettolini ha deciso la chiusura del Sentiero della Bonifica. Che è la “pista ciclabile e pedonale” che da Chiusi Scalo porta al Lago di Chiusi e poi da lì al lago di Montepulciano fino ad Arezzo. Ovviamente Bettolini ha chiuso il tratto di competenza del comune di Chiusi.

Una nuova stretta dunque, che non significa solo “non andate a correre o a passeggiare  nel sentiero della Bonifica”, significa limitate anche le corsette e le passeggiate. Siamo nei giorni probabilmente peggiori dell’emergenza, gli effetti delle misure restrittive adottate si vedranno se va bene dal 25 marzo in poi… In quest giorni occorre limitare al massimo i contati sociali, anzi i contatti umani, fisicamente parlando. Occorre isolarsi il più possibile. E come si fa? stando in casa. Non c’è altra strada. La passeggiatina per sgranchire le gambe, per mantenere viva la circolazione e la funzionalità cardiaca, la “boccata d’aria”, la pisciatina del cane sono consentite. Si possono fare, magari però senza allontanarsi dal quartiere, facendo il giro dell’isolato, da soli. E se si vede qualcuno nei pressi, meglio cambiare direzione. Per sé stessi, per l’altra persona e per tutti gli altri.

Il sindaco di Chiusi ha anche spiegato, nella solita diretta, che per ora a Chiusi non si farà la sanificazione delle strade con ipoclorito di sodio (varichina), perché in una nota ufficiale Arpat ha scritto che tale pratica presenta più aspetti negativi che positivi. Alcuni comuni l’hanno fatta o la stanno facendo. Tra questi Chianciano e Città della Pieve, che sono a guida civico destrorsa (diciamo leghista, per fare prima).

Quanto alla contabilità dei contagi, a Chiusi i casi di positività al coronavirus sono saliti a 24, gli ultimi due sono un uomo di 58 anni (riconducibile al caso emerso ieri) e una donna di 69 anni che era già in quarantena. Dei 24 “contagiati” solo due sono in ospedale. Le quarantene disposte dalla Asl sono in totale 279, ma di queste 210 si sono concluse mentre 69 sono ancora in corso…

Insomma la guerra continua come disse Badoglio l’8 settembre del ’43. E adesso come allora c’è molto sbandamento. C’è il fronte sanitario, la prima linea, che comincia ad andare in forte sofferenza (alle Scotte un medico e due infermiere sono risultati positivi, altri casi simili si registrano al santa Maria della Misericordia di Perugia e anche in ospedali minori, vedi Castel del Piano, sull’Amiata versante grossetano). Il problema dei medici e sanitari che si ammalano stando in trincea, è uno degli aspetti più drammatici, per loro ovviamente, ma anche perché è come se ad un esercito che sta combattendo venisse a mancare la prima linea…

E’ per questo che servono comportamenti responsabili da parte di tutti i cittadini. La sanità pubblica italiana, spesso vituperata e messa alla berlina per la malasanità, ma anche vessata e falcidiata da tagli e razionalizzazioni continue (che poi sono altri tagli) oggi è portata ad esempio di abnegazione, di professionalità ed anche di eroismo… Il coronavirus ci ha fatto scoprire che ci sono medici, infermieri, operatori vari, volontari e anche funzionari e dirigenti della sanità pubblica che sanno lavorare, che non si risparmiano, che non dormono per salvare delle vite e curare le persone. Figure finora invisibili e anche bistrattate, che guadagnano molto meno di un qualsiasi commentatore tv  hanno riconquistato la scena, trovando visibilità e apprezzamento.

Ma vedere la colonna di camion dell’Esercito che porta via le bare dei morti a Bergamo, veder montare gli ospedali da campo, vedere che si attrezzano sale di terapia intensiva negli ospedali dismessi o recuperando spazi dalle sale operatorie momentaneamente sospese, ci fa capire che è una guerra vera, che parole come coprifuoco o pandemia non erano e non sono fuori luogo…

E siccome la situazione è questa e non si sa quando e se finirà o si attenuerà, la corsetta può anche attendere. La spesa pure.

Soprattutto in queste zone, dove siamo abituati a mangiare e bere bene, nessuno morirà di fame perché si è dimenticato di comprare il prosciutto o la mozzarella…

C’è anche chi sta riscoprendo il piacere di fare i pici a mano o il pane in casa… Il che, alla fine fa passare il tempo e allevia l’angoscia…

m.l.

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