CITTA’ DELLA PIEVE, IL PAPA E IL PERUGINO…

martedì 24th, marzo 2020 / 11:09
CITTA’ DELLA PIEVE, IL PAPA E IL PERUGINO…
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CITTA’ DELLA PIEVE –  I pievesi hanno l’occhio lungo. Abituati a vivere in una città d’arte, l’arte la riconoscono, anche da lontano. E riconoscono in particolare la… loro. Quella che ha a che fare con la loro città. Che poi è la città di un grande artista del passato: il divin pittore Pietro Vannucci detto il Perugino (cioè “detto il Perugino”, ma pievese).

In questi giorni, guardando in streaming Papa Francesco che parla ai fedeli a porte chiuse, dall’interno delle sue stanze, più d’uno (Lucia Annunziata per esempio) ha notato che il santo padre lo fa con un grande dipinto che giganteggia alle sue spalle.

Il dipinto in questione è la Resurrezione di San Francesco al Prato di Pietro Perugino. Che per la verità l’aveva realizzato per la Chiesa di San Francesco al Prato, appunto, di Perugia. L’opera fu poi trafugata dai soldati napoleonici scesi in Italia alla fine del ‘700 e restituita all’Italia dopo la caduta di Napoleone nel 1815. Ma da allora è sempre rimasta in Vaticano. Pare che al dipinto contribuì anche un giovanissimo artista di Urbino, tale Raffaello Sanzio, allievo del Perugino, ma su questa circostanza la critica non è univoca e molti storici dell’arte la ritengono una fake new…

Trovandosi attualmente nello studio personale del Papa, il dipinto non è di norma visibile al pubblico. Per cui le omelie di Papa Francesco dalle sue stanze, finiscono per rappresentare un’occasione forse irripetibile per vederlo. I pievesi, dicevamo, se ne sono accorti, apprezzando il fatto che in quelle “dirette” del Pontefice, oltre ai messaggi di speranza nella battaglia al coronavirus, ci sia anche un po’ di Città della Pieve e di Perugia. Che hanno in comune anche la Diocesi e l’arcivescovo che è  il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei… Non proprio l’ultimo della gerarchia e pure uno dei cardinali più vicini, come idee, a papa Bergoglio. Il vescovo ausiliario è invece mons. Marco Salvi.

La “Resurrezione di San Francesco al Prato”  è datata dagli storici tra il 1499 e il 1501, all’epoca Città della Pieve era sotto la Diocesi di Chiusi e non ancora “accorpata” a Perugia, cosa che è avvenuta nel 1600. 

L’opera riprende uno schema ampiamente usato nell’arte di Perugino, con il Cristo risorto, entro una mandorla che occupa il registro superiore tra angeli, e una parte inferiore, con il sarcofago aperto e i soldati romani. Sullo sfondo un paesaggio digradante e ampio in profondità,

La figura di Cristo, con la bandiera crociata, è presentata a petto nudo, anatomicamente dettagliato e un panneggio sgargiante, con forte chiaroscuro e svolazzante sulla destra.

Gli angeli oranti ai lati del Cristo sono simmetrici e derivano da un medesimo cartone che venne utilizzato più volte dall’artista e dalla bottega. Si ritrovano pressoché identici ad esempio nella Madonna della Consolazione, nella Madonna in gloria e santi di Bologna, Gonfalone della Giustizia, ecc. Sono in sostanza una sorta di firma aggiuntiva… Sembra che stiano pattinando su ghiaccio…  E la ripetitività di tali figure nelle opere del Perugino ci racconta che il divin pittore pievese era un artista che produceva in serie… come in una fabbrica. Era un pittore molto apprezzato e ricercato dai committenti e lui faceva il possibile per accontentare tutti a costo di apparire un po’ ripetitivo. Il lavoro è lavoro, guai a perdere un contratto. Pare fosse anche piuttosto venale

Forse confidava nel fatto che ognuno non vedesse poi le opere degli altri…  Non c’era Google nel 1400, quasi millecinque…

 

 

 

 

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