SALVINI NON SFONDA, L’EMILIA ROMAGNA RESTA DI SINISTRA. LA CALABRIA NO. IL PD RECUPERA, I 5 STELLE CROLLANO

lunedì 27th, gennaio 2020 / 11:49
SALVINI NON SFONDA, L’EMILIA ROMAGNA RESTA DI SINISTRA. LA CALABRIA NO. IL PD RECUPERA, I 5 STELLE CROLLANO
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“No pasaran” scrivevano sui muri i repubblicani spagnoli durante la guerra civile del ’36, riferendosi ai fascisti del caudillo Francisco Franco appoggiati da fascisti italiani e dai nazisti tedeschi. Non passeranno. In Spagna passarono. Come ce lo ricorda il quadro di Picasso “Guernica”. E la divisione, la guerra intestina tra comunisti e anarchici nel fronte repubblicano contribuì alla vitoria del nemico…

In Emilia Romagna, sembrava che il vento di destra fascio-leghista dovesse travolgere tutto e spazzar via il mito un po’ acciaccato dell’Emilia Rossa. Come è successo ad ottobre in Umbria. E invece l’Emilia Romagna, terra di comunisti e anarchici, ha detto: No pasaran!

Lo ha detto con il voto, in una domenica di gennaio. Il caudillo Salvini che si è speso anima e corpo nella campagna elettorale è rimasto al palo, fuori della porta, con le classiche pive nel sacco.

Alle prime proiezioni che davano una “forbice” inferiore ai 3 punti a vantaggio di Bonaccini, si è presentato in Tv a dire che per la prima volta in 70 anni in Emilia c’era stata partita e questo per lui era già un bel successo. Non è andata esattamente così. Bonaccini, candidato del centro sinistra ha vinto con il 51,6% contro il 43,7% della candidata leghista e del centro destra Lucia Borgonzoni.

La partita, di fatto non c’è stata. Si è giocato ad una porta, come nelle partitelle che si facevano una volta nei cortili o all’oratorio: 8 punti di distacco non sono una vittoria sul filo di lana, all’ultimo voto.

Bonaccini ha preso qualche voto in più della somma dei voti della coalizione che lo sosteneva, segno che è stato apprezzato anche come governatore uscente e come persona, ma anche dal punto di vista strettamente politico, Salvini ha preso una bella “dentata”. Perchè in Emilia Romagna il primo partito  tornato ad esserlo il Pd, con il 34,7. La Lega che aveva vinto alle Europee e i 5 Stelle alle politiche del 2018 sono rimasti dietro. Il partito di Salvini e Borgonzoni al 31,9, i 5 Stelle al 4,7. Nella terra che li vide nascere a ottenere i primi successi alle amministrative (Parma) il Movimento di Grillo & C. s’è “liqueso” come diceva Proietti in un noto spot pubblicitario, scendendo da quota 30 sotto a quota 5… Una debacle senza attenuanti e senza appello.

“L’emilia romagna non si lega” si leggeva in molti cartelli nelle manifestazioni di piazza delle sardine, e infatti l’Emilia Romagna, non si è… Legata. Al contrario, ha respinto l’assalto al palazzo d’inverno. A Bibbiano, paese additato come un luogo infernale, dove l’amministrazione a guida Pd avrebbe avallato e sostenuto un sistema malavitoso e odioso che portava via i bambini alle famiglie, con una campagna mediatica in cui Salvini e la Borgonzoni hanno inzuppate pane e biscotti pr mesi, la gente ha risposto con il 60% di voti al Pd. Punto.Anche nel quartiere Pilastro di Bologna, quello del bliz al citofono di Salvini, è andata allo stesso modo. Stavolta il citofono ha risposto al Capitano “si levi dai c…  e se vuole, ripassi tra 5 anni!”

In Emilia Romagna ha votato il 67% degli aventi diritto, la volta precedente, nel 2014 meno del 40. Sulla grande affluenza ha influito, evidentemente, il movimento delle Sardine, che ha riportato la gente in piazza, ma anche alle urne. Ha pesato più la voglia di riprendere la parola, di non farsi “colonizzare” da una politica urlata e oscurantista, della voglia di cambiare, che Lega e destra sbandieravano ai 4 venti. A proposito di destra: Forza Italia si è fermata al 2,9%. Peggio dei 5 Stelle. Anche questa è la fine di una storia.

In Calabria le urne hanno premiato invece proprio la candidata del centro destra Iole Santelli che ha ottenuto il 56% contro il 30 del candidato del centro sinistra Filippo Callipo. I 5 Stelle si sono fermati al 7,5. Ma anche in Calabria, nonostante a sconfitta pesante, il Pd è il primo partito con il 16,3%. Segue la Lega al 12,1. Forza Italia è all’12,8 per cento, con un testa a testa interno alla coalizione. Fratelli d’Italia all’11,2. I 5Stelle, che erano alleati con una lista civica, sono al 6,2 per cento.

La partita insomma finisce in parità, una regione a testa sulle due chiamate al voto. Ma è indubbio, che dal punto di vista politico, il peso della vittoria di Bonaccini in Emilia pesi di più di quello di Iole Santelli i Calabria, perché Salvini aveva fatto del’Emilia Romagna una sorta di linea del Piave da sfondare, per poi dare l’assalto alla Toscana nella prossima primavera. Anche per il centro sinistra l’Emilia, più che la Calabria, era la linea del Piave da difendere, per tenere le posizioni e magari rilanciare l’offensiva… La linea ha tenuto, e come l’Armata Rossa a Stalingrado ha ritrovato forze che forse neanche pensava di avere…  Dall’Emilia Romagna arriva anche un segnale al Pd e al resto della sinistra. Il segnale è la partecipazione, il riannodare un filo che si era spezzato e nessuno ne trovava più il capo… Il voto emiliano, con il peso determinante delle sardine, dice che con il pragmatismo e basta (nel quale gli emiliani sono maestri) non si va lontano, che in politica serve anche un po’ di cuore e di passione. Serve un’idea del mondo e della vita, che non sia solo egoismo e paura degli altri. Le piazze delle sardine non hanno detto granché finora sul piano dei contenuti, questo è vero, ma hanno ridato voce e speranza ad un popolo smarrito e orfano. Il voto in Emilia ci dice che le piazze vere sono meglio della piazza virtuale. Che la gente ha bisogno di sentirsi comunità e che se si vota per una Regione, si deve votare valutando le cose di quella regione e non le sparate di un capopopolo che ha pensato di trasformare l’Italia in una vandea rancorosa e incattivita.

La Calabria è un’altra storia. E se in una regione che non è per storia e tessuto economico l’Emilia Romagna, la sinistra decide di affidare le proprie sorti ad un imprenditore, già presidente di Confindustria, come Pippo Callipo, qualcosa non torna. Lo aveva già fatto anche in Umbria con Vincenzo Bianconi, regalando la vittoria alle Lega. A volte basterebbe non ripetere gli errori…

Prossima tornata a primavera. Si vota in Toscana. La partita è aperta, come si suol dire, ma il voto emiliano è, per il centro sinistra, una discrta iniezione di fiducia. La Toscana, non solo è vicina e confinante, ma somiglia più all’Emilia Romagna che alla Calabria.

 

 

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