CASO ACEA, QUEL “BUCO” NELLA RELAZIONE FINALE DELL’INCHIESTA PUBBLICA… ORA IL COMUNE METTA TUTTI INTORNO AD UN TAVOLO

CHIUSI – Sabato scorso in un Teatro Mascagni meno gremito del solito è andato in scena l’ultimo atto ufficiale dell’Inchiesta Pubblica regionale sul progetto Acea. Ovvero la lettura della relazione finale da parte del presidente Alessandro Franchi.
Si è trattato di un atto dovuto, anche se ormai del tutto ininfluente ai fini dell’esito della vicenda. L’Inchiesta infatti doveva aiutare la Regione nella decisione circa la Valutazione di Impatto Ambientale dell’impianto proposto, ma come è noto il progetto è stato ritirato dalla ditta proponente e la Regione ha già bloccato e archiviato il procedimento autorizzativo.
Quindi la relazione Franchi, prevista per l’11 gennaio già dalla fine di novembre, arriva, come si suol dire “dopo i fuochi”. In ogni caso la relazione, così come tutti i verbali e le registrazioni delle varie sedute dell’Inchiesta pubblica, come tutte le osservazioni, i pareri di merito, le prescrizioni ecc. rimarrà agli atti e a futura memoria.
Il presidente Franchi ha tenuto a precisare che la relazione è stata redatta (con i due commissari a latere) come se il procedimento non fosse stato sospeso e archiviato, ma fosse ancora in piedi, “perché non si poteva fare diversamente”. Il testo che sarà inviato alla Regione entro il 14 gennaio, ripercorre tutta la discussione che è avvenuta nelle 14 ore di “dibattimento”, con la sintesi non troppo sintetica dei 31 interventi registrati e anche delle 23 “memorie scritte” lasciate agli atti, oltre naturalmente alla documentazione, alle risposte e alle relazioni dell’impresa proponente.
Dalla relazione Franchi, suddivisa per capitoli (aspetti economico sociali, aspetti tecnico-progettuali, aspetti ambientali e procedurali), emerge chiaramente che il progetto presentato da Acea Ambiente ha trovato precise, puntuali e puntigliose contestazioni su tutti i versanti, da parte dei comitati contrari all’impianto e di molti intervenuti. Ed emerge anche che le risposte o rassicurazioni del proponente sono risultate in più frangenti lacunose, insufficienti o poco chiare. Così come allo stesso tempo emerge che molti dei rilievi critici avanzati dai Comitati erano già presenti in alcuni pareri o osservazioni dei vari enti preposti alle valutazioni di merito (Arpat, Asl ecc..).
In sostanza la relazione spiega abbastanza chiaramente che il progetto Acea, non ha convinto nessuno. Per molti aspetti: dal carattere sperimentale della tecnologia prevista, ai dubbi sul brevetto e sulle possibili emissioni, fino alle caratteristiche specifiche sia dei fanghi in entrata, che del prodotto finito che avrebbe dovuto uscire dal processo di trattamento e trasformazione.
Non si sa se in Regione qualcuno leggerà mai la relazione Franchi, dato che la questione è chiusa e non servono ulteriori passaggi formali.
Però,come dicevamo,la relazione e tutti gli altri materiali dell’Inchiesta Pubblica rimarranno agli atti e potrebbero tornare utili qualora in un qualsiasi altro comune della Toscana si presentasse una situazione simile.
Così come a Chiusi, durante l’Inchiesta si è fatto più volte riferimento alla vicenda di Piombino, così, prossimamente, altri potranno far riferimento a quanto è avvenuto a a Chiusi.
Ma proprio per questo aspetto, anche la relazione una lacuna (non irrilevante) ce l’ha. E’ vero che evidenzia i tanti rilievi critici mossi dai Comitati, ma non sottolinea in modo chiaro l’aspetto che a nostro avviso è stato decisivo ed ha influito più di ogni altro sulla decisione di Acea Ambiente di ritirare il progetto: la grande partecipazione popolare e il clima di contestazione generale, di ostilità della popolazione. Clima che si è palesato molto chiaramente durante tutte le sedute dell’Inchiesta al Mascagni, con i fischi, i mormorii, gli applausi scroscianti ai tecnici dei comitato e quelli scarcastici all’indirizzo dei tecnici di Acea o degli amministratori locali… Cosa che è successa anche sabato scorso quando il sindaco e l’assessore Marchini, ad un certo punto, hanno lasciato la sala per andare a presenziare ad una inaugurazione.
Non si sta in paradiso a dispetto dei santi, Acea ha capito, dopo le tre sedute dell’Inchiesta, che forse dal punto di vista tecnico con nuove e più precise integrazioni progettuali avrebbe anche potuto spuntarla, (non senza fatica e spese aggiuntive), ma non avrebbe mai convinto la popolazione che il progetto era cosa buona e giusta. Ha capito che insistere sarebbe stato come assumere il ruolo di un esercito di occupazione, malvisto e osteggiato. E, si sa, le occupazioni militari generano sempre prima sacche di resistenza, poi di guerriglia, infine vere e proprie insurrezioni o rivoluzioni. Da qui la decisione saggia di soprassedere.
Ecco, questo aspetto nella relazione noi non l’abbiamo colto. E ci sembra una lacuna pesante. Perché chiunque leggerà quel documento potrebbe avere una percezione parziale e non del tutto chiara di quanto è avvenuto a Chiusi. Ci stupisce che i due commissari di parte (Vitolo per Acea e Casucci per i Comitati) non abbiano sentito – per ragioni diverse e opposte – l’esigenza di sottolineare al di là di tutto il resto il clima che si è respirato durante tutta la partita.
Una partita, quella del carbonizzatore, che dunque è chiusa.
Restano aperte quella relativa all’ammodernamento del depuratore ex Bioecologia e quella della destinazione degli 8 ettari dell’area ex Centro Carni su cui Acea avrebbe voluto costruire il suo impianto.
Il Comune con due lettere – una del 27 novembre e una del 2 dicembre – nelle quali evidenzia il clima di ostilità e di forte contrapposizione che si era creato (altro motivo per cui sarebbe stato importante notarlo anche nella relazione finale) ha proposto ad Acea di destinare l’area a grande parco energetico Fotovoltaico. Il Partito Comunista della Valdichiana ha invece proposto un “Digestore anaerobico” sempre per il trattamento dei fanghi di depurazione. Altre proposte arriveranno. Ovvio che trattasi di zona industriale (con obbligo di Piano di realizzare anche commerciale e direzionale) e quindi non si potranno proporre campi di margherite o piste di pattinaggio…
Approvando la Variante al Piano Operativo che fissa criteri ancora più stringenti e più chiari rispetto all’atto di Governo del 2018,rispetto all’insediamento di attività insalubri, il sindaco ha definito il provvedimento approvato dal Consiglio Comunale una “provocazione” per invitare la Regione a predisporre una sorta di Piano regolatore degli impianti per il trattamento dei rifiuti, in modo che le amministrazioni locali non siano lasciate sole e non debbano trovarsi di fronte a situazioni come quella che si è registrata a Chiusi con il progetto Acea., individuando le aree in cui certi impianti si possono fare.
Sabato scorso, dopo la relazione Franchi, il referente dei Comitati Romano Romanini ha ripreso la “provocazione” del sindaco Bettollini facendo notare che la Regione sulla questione rifiuti ha poteri straordinari che possono travalicare anche i divieti o le norme comunali e che nel Piano Rifiuti, la Regione una indicazione già la fornisce quando dice che “riguardo al trattamento dei rifiuti si deve evitare il più possibile che i rifiuti debbano essere trasportati lontano dal luogo di produzione”. Siccome la maggior parte dei fanghi di depurazione (70%) viene prodotta nell’area metropolitana (Firenze-Prato-Pistoia) e nella costa (Livorno, Pisa, Lucca, Massa e Carrara) e solo il 30% nell’Ato Toscana Sud (Siena Arezzo, Grosseto), secondo Romanini questo vuol dire, per esempio, che non era certo Chiusi il luogo adatto per il progetto Acea.
Bene, ma a Romanini che durante una seduta dell’Inchiesta Pubblica, tuonò “deve essere chiaro che noi questo impianto non lo vogliamo, né così come è stato proposto e neanche se fosse più piccolo o medio”, viene spontaneo chiedere, ma se Acea o qualcun altro proponesse adesso un impianto solo per i fanghi provenienti dalle province di Siena, Arezzo e Grosseto andrebbe bene? Oppure: se questi impianti cozzano con le vocazioni del territorio, i fanghi dell’Ato Toscana Sud dove li mandiamo?
Così come il problema del che fare nell’area ex centro carni, resta aperto e sul tappeto anche quello del che fare dei fanghi di depurazione, compresi i fanghi prodotti dai depuratori di Chiusi, quello delle Torri e quello ex Bioecologia naturalmente.
La Regione ha archiviato la questione carbonizzatore idrotermale. Adesso va archiviata anche a Chiusi. E va trovato un modo, secondo noi, per smaltire oltre i fanghi, anche le “scorie” sociali, politiche e umane che questa vicenda ha lasciato sul terreno.
Una sorta di “Conferenza di pace” dove si parli anche del futuro e dei problemi rimasti aperti, ci sembra doverosa. Ma anche utile, necessaria. A nostro parere – come abbiamo già scritto in altri articoli – dovrebbe essere il Comune a convocarla. Perché dovrebbe essere una iniziativa istituzionale, per chiudere un capitolo e aprirne un altro. E il Comune è la casa di tutti, non uno degli attori in campo…
m.l.
“Amici, La verità e la sincerità, in politica come nell’Amministrazione, sono rivoluzionarie. Nessuno ci toglierà il sorriso. Cari bugiardi avete i giorni contati, il momento della verità è vicino e noi saremo in prima linea a guardarvi scomparire.”
(Sindaco di Chiusi post su Facebook pochi giorni prima dell’inizio dell’inchiesta pubblica della regione)
“Dalle opposizioni solo menzogne e strumentalizzazioni”
(Virgolettato su Centritalianews, Sindaco di Chiusi pochi giorni prima dell’inizio dell’inchiesta pubblica della regione)
“Ma lei lo sa che su questa tecnica ci stanno studiando tutti i più grandi esperti mondiali di problematiche ambientali e tutti sono concordi nel dire che questo processo è in assoluto il meno inquinante.”
(Simone Agostinelli consigliere comunale di maggioranza rivolgendosi ad una interlocutrice con un post su un social)
“Durante l’inchiesta pubblica, gli esperti di Acea e i professori universitari, distruggeranno il comitato. Ti dirò di più, lo ridicolizzeranno.”
(Simone Agostinelli consigliere comunale di maggioranza rivolgendosi ad un interlocutore con un post su un social)
“Dall’inchiesta pubblica usciranno dati incontrovertibili sulla bontà dell’impianto”
(Simone Agostinelli consigliere comunale di maggioranza rivolgendosi ad un interlocutore con un post su un social)
“Pronto a dimettermi se i cittadini crederanno ai gruppi di opposizione”
(Virgolettato sul Corriere di Siena, Sindaco di Chiusi pochi giorni prima dell’inizio dell’inchiesta pubblica della regione)
“La verità arriva sempre e sta per arrivare.”
(Dichiarazione durante una trasmissione televisiva in una TV locale, Sindaco di Chiusi pochi giorni prima dell’inizio dell’inchiesta pubblica della regione)
Ce ne sarebbero anche altre ma bastano queste dichiarazioni, legittime per carità, anche se secondo me politicamente arroganti, ma che in ogni caso dimostrano come i nostri amministratori non avessero la conoscenza minima di cosa si stesse parlando.
A mio avviso queste persone non hanno la minima autorevolezza per gestire una “conferenza di pace”.
Lo ribadisco e lo ripeterò fino alla nausea. Io non ho mai espresso un giudizio con atti ufficiali o dichiarazioni ufficiali(cioè in sede di consiglio comunale,come presidente della commissione ambiente, in interviste giornalistiche o televisive sul progetto Acea). Si continuano a estrapolare dichiarazioni fatte su un social,semplici commenti, scambi di idee, frammenti di infinite discussioni, che non hanno alcun rilievo sulla vicenda dell’impianto. Dirò di più, non ho mai espresso un mio parere neppure sulla mia pagina Facebook. Ho solo condiviso articoli di giornale. Se ci sarà l’occasione, dirò cosa penso della vicenda Acea e dell’inchiesta pubblica.Penso che sia necessaria una riflessione generale sulle politiche industriali del nostro comune e cercherò, nei limiti concessi dal mio ruolo, di farmi promotore di una discussione libera e serena su queste tematiche. Ognuno sarà libero di fare ciò che vuole, anche di non partecipare. La bellezza della democrazia è che si possono scegliere gli interlocutori.L’arroganza si misura in tanti modi.
Insomma quando si scrive su facebook si ruzza e si può dire ciò che si vuole.
Tu Marco sei sempre quello delle ” tavole della cultura”, adesso proponi le ”conferenze di pace” dicendo che sarebbero doverose per vivere meglio,superando le ” scorie sociali”.Le scorie sociali e la responsabilità della loro essenza le hanno prodotte l’amministrazione ed i discorsi fra virgolette di Luca Scaramelli sono indicativi senza sapore di smentita.Ma il suo discorso sulla credibilità politica di chi ci amministra mi sembra che sia un muro alto ad essere superato.Il problema per la conduzione civica di questo paese è la gente che tanti sperano che si dimentichi presto di ciò che è avvenuto e che invece io spero che un peso di natura politica ce l’abbia quando verrà consultata,ma conoscendo i miei prodi non è detto. A chi mi propone di erigere una casa guardando solo agli interessi di altri e non a quelli di chi la deve abitare, io i soldi per quella casa non ce li spendo.Altro che conferenze di pace….quelle hanno in questa fase un ” sapore” ben definito e lo capiscono tutti.
Quindi meglio non farla? Oppure chi dovrebbe convocarla la conferenza? Che definire “di pace” non significa per fare la pace, ma per discutere dei problemi rimasti sul tappeto con serenità e forti dell’esperienza vissuta in questi mesi. Queste cose non le può organizzare un partito o un comitato, devono per forza di cose essere gestite da un ente istituzionale e in questo caso l’istituzione competente è il Comune. E il Comune è la casa di tutti, non la casa di Bettollini o chi per lui. Se poi non si vuol riconoscere questo si gioca ad un altro gioco. Io ritengo che il Comune dovrebbe convocarla la Conferenza e anche alla svelta, invitando tutti coloro che in un modo o nell’altro sono titolati a intervenire. Ognuno sarà comunque libero di partecipare oppure no o di criticarla. Come sarà libero di votare per altri alle elezioni. Ma questo è del tutto secondario rispetto al ragionamento contenuto nell’articolo.
Per quanto mi riguarda possono fare tutte le conferenze che vogliono, personalmente non ce l’ho con nessuno ed ognuno era libero ed è libero, chiaramente, di esprimere i pareri che vuole, e dove vuole, siano social o conferenze pubbliche, però sono libero anche io di affermare che chi amministra il Comune, per le affermazioni fatte, non ha la credibilità politica di gestire questa fase perché ciò che è stato sostenuto prima dell’inchiesta pubblica dimostra che non c’era la necessaria competenza e non erano state raccolte sufficienti informazioni, se fosse stato fatto, il sindaco, non avrebbe dovuto fare i complimenti ai tecnici dei comitati, ai quali in più di un anno non si era degnato neppure di dare una risposta nonostante fossero state raccolte 2250 firme.
Per capirci, se un medico insiste a curarmi per una appendicite e invece ho la polmonite, quel medico per me è libero di fare quello che vuole ma non mi rivolgerò più a lui, solo la politica è una zona franca dove chi sbaglia clamorosamente ha poi l’opportunità di continuare a comportarsi come non fosse successo niente.
Il progetto ACEA è stato ritirato perché sotto elezioni è meglio non parlarne. Poi si vedrà. Il comitato l’ha detto e vedremo chi ha ragione. Direi che è il caso di leggere molto attentamente quello che effettivamente è stato scritto da ACEA alla Regione. Documentazione questa ruchiesta dal Comitato ARIA ha chiesto al Comune 40 giorni fa. Ma la legge non prevede una risposta entra 30 giorni. Aspettiamo a leggere sarà da divertirsi.
Il progetto è stato ritirato da Acea e la regione ha archiviato il procedimento autorizzativo. E la relazione finale dell’inchiesta pubblica, al di là del “buco” citato nell’articolo, evidenzia comunque le criticità emerse e non chiarite. Non credo che il progetto potrà essere ripresentato pari pari dopo le elezioni. Mi pare evidente che qui è stato alzato un disco rosso, come quando la polizia intima l’alt… Secondo me di deve cominciare a parlare d’altro: del depuratore, del che fare in quell’area e anche di come si risolve il problema dei fanghi. Come si fa, se non aprendo una discussione su questi temi?
Io invece credo che il progetto verrà ripresentato dopo le lezioni regionali con qualche piccolo esercizio di cosmesi. Per quanto riguarda il trattamento dei fanghi sarebbe bene che ACEA Progetti srl studiasse un po’ perché ormai c’è un brevetto CNR che permetterebbe un trattamento assai economico anche per impianti a piccola scala. Certo ormai siamo abituati a diffidare, ma un’occhiata gliela darei.