NASCE IL GOVERNO (E LA MAGGIORANZA) 5 STELLE-PD. L’AUTOGOL DI SALVINI APRE LA STRADA AD UNA STAGIONE NUOVA

mercoledì 04th, settembre 2019 / 20:10
NASCE IL GOVERNO (E LA MAGGIORANZA) 5 STELLE-PD.  L’AUTOGOL DI SALVINI APRE LA STRADA AD UNA STAGIONE NUOVA
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Ieri la piattaforma Rousseau ha dato il via libera con una larga affermazione dei Sì, al governo M5S-Pd. Si è detto e scritto molto sull’attendibilità e sul fatto che il maggior partito italiano abbia tenuto l’Italia appesa al responso di una consultazione on line su un blog privato, gestito da una Srl, ma, al di là di tutto, diciamolo, se non altro peril nome, sempre meglio affidare le sorti del paese al sì o no di Rousseau, che affidarle al… cuore immacolato della Vergine  Maria. Come pure un ex ministro ha dichiarato non più di qualche settimana fa, agitando il rosario…

Oggi il presidente incaricato Giuseppe Conte è salito al Colle con la lista dei ministri. E quindi il governo M5S-Pd-Leu può (forse) decollare.

Non è come dice Berlusconi un governo di sinistra estrema. Nemmeno il governo più a sinistra che ci sia mai stato. Perché i 5 Stelle non sono di sinistra. O quantomeno non sono solo di sinistra.  E pure il Pd cete cose se le è dimenticate… Non è però un inciucio che tradisce il voto del 4 marzo 2018, come dice Salvini, che ora si starà di certo dicendo “mi sa che ho fatto una cazzata!”. Sì perché il governo precedente lo ha sfiduciato e fatto cadere lui, e solo lui, non l’Europa, non il Pd. Non lo spirito santo. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso…

Non è un inciucio, perché in Italia i governi non si eleggono, ma si formano in Parlamento, secondo le maggioranze possibili. E questo che sta nascendo è meno “improprio” di quello giallo-verde. Primo perché il Pd nel 2018 prese più voti della Lega. Secondo perché la Lega si era presentata in coalizione con il centro destra di Berlusconi e Meloni e utilizzò i voti ottenuti nei collegi uninominali in forza di quell’alleanza, per poi dirottarli verso l’alleanza con i 5 Stelle, tradendo lui sì, gli elettori del centro destra.

Detto questo, il governo Conte Bis che sta nascendo non ci scalda il cuore. Se un governo 5 Stelle-Pd fosse nato all’indomani delle elezioni del 2018, non ci avrebbe scaldato il cuore lo stesso, ma sarebbe stato, dal nostro punto di vista, preferibile al governo con gente come Salvini, Pillon, Fontana…

Adesso il nuovo esecutivo e la nuova maggioranza nascono per un autogol clamoroso, peggio di quello di Koulibaly nella partita Juve-Napoli, fatto dal ministro Salvini che pensava di sfiduciare Conte e andare subito al voto con i 5 Stelle e il Pd pronti a farsi da parte, a rinunciare ai seggi in parlamento, per far vincere lui, che voleva passare all’incasso dopo il successo alle Europee e alle amministrative di maggio.  Solo che evidentemente il Capitano è meno furbo di quanto si pensi, poco attento e poco informato su cosa dice la Costituzione. La frittata l’ha fatta lui e alla fine è risultato il primo ministro in carica che si è mandato a casa da solo (qualcuno sui social ha usato espressioni anche più colorite).

Salvini, la Meloni e qualche altro non possono far finta di non sapere che i governi e le maggioranze si formano in parlamento sulla base delle elezioni politiche (in questo caso quelle del 4 marzo 2018) non delle Europee o delle amministrative; non è che appena cambia il vento, si debba tornare al voto, per uniformare il parlamento all’esito di elezioni diverse…

Certo adesso viene il bello: 5 stelle e Pd si sono mandati affanculo per anni, reciprocamente, si sono accusati delle peggio nefandezze (“il partito di Bibbiano” per dirne una); si sono presentati come forze alternative e antitetiche nella concezione della politica, della democrazia, della partecipazione. I 5 Stelle hanno definito il Pd il partito dei ladri e del sistema da abbattere, il Pd ha dipinto i 5 Stele come un partito di coglioni, di scappati di casa, di arruffapopli senza arte né parte, in balìa per un anno e mezzo di Salvini e del fascioleghismo dilagante.

Ognuno in questi giorni ha dovuto riporre nel cassetto buona parte del proprio armamentario per provare a mettere insieme una compagine di governo che possa evitare l’aumento dell’Iva e una manovra lacrime e sangue, ma che possa anche disegnare una possibilità per il futuro, diversa dal sovranismo de noantri, che se la piglia con gli immigrati e con le Ong, che brandisce il crocifisso come una clava e vuole cancellare le conquiste sociali e civili della stagione post ’68 (come la legge 194 sull’aborto ad esempio)…

I 5 Stelle, in questo anno e mezzo di governo si sono dimezzati, o quasi… Gran parte del loro elettorato, di quel 33% delle Politiche, è già emigrato verso la Lega; nei comuni i grillini hanno abdicato e hanno abbandonato il campo per favorire la vittoria della Lega o di liste civiche da essa sostenute (vedi Città della Pieve, per rimanere vicino a noi).  Quello che rimane del movimento, forse, è la componente che non si è piegata al salvinismo e che ha vissuto la rottura operata dal leader leghista come una liberazione. Non è detto che sia una componente di sinistra, ma non è di estrema destra fascistoide e razzista. E questo forse ha influito sul voto della piattaforma Rousseau e sulla decisione del Movimento di fare l’accordo con il Pd e Leu.  E ha certamente pesato, e non poco, anche la chiamata alle armi di Beppe Grillo. Che ha cercato di far capire a Di Maio e Di Battista che non c’era alternativa. Come del resto ha fatto Renzi.

Adesso molti esponenti, elettori, simpatizzanti dei 5 Stelle dovranno rimangiarsi molte cose dette e scritte in questi mesi: quel mantra “e allora il Pd?”, letto tante volte anche nei commenti ai nostri articoli, non vale più… Va in soffitta, con buona pace di chi ne ha fatto una bandiera da sventolare ad ogni piè sospinto. Il partito di Bibbiano, il partito di quella stronzetta di Karola Rackete, il partito delle banche, con riferimento al Pd non è sono più espressioni pronunciabili. La frase “meglio del Pd, anche Salvini!”, passa in archivio.

E ci sarà da ridere, anche a livello locale. In Umbria per esempio, dove si voterà per le Regionali il 27 ottobre, già si parla di possibile alleanza tra Pd, liste civiche e 5 Stelle, quando solo due mesi fa sembrava più plausibile un accordo 5 Stelle-Lega, per mandare a casa definitivamente il Pd e il suo “sistema”.

Nei comuni, forse no… In questa fase non ci saranno scossoni o cambi di campo.

A Chiusi dove si voterà nel 2021, il sindaco Bettollini ha già esternato il suo pensiero: “qui accordi coi 5 Stelle non si fanno, se vogliono governare ci battano alle elezioni!”  ha scritto su facebook qualche giorno fa. Ma il tema delle alleanze è tema complesso e attiene alla politica, ai partiti.  Non può essere affrontato e deciso dagli amministratori, non spetta a loro. Quindi se il Pd e il Psi decideranno diversamente anche Bettollini dovrà mettersi l’anima in pace, oppure darà battaglia. Oppure ancora farà una lista per conto proprio. Il che, viste le condizioni pietose in cui versa il Pd, assente e silente su tutta la linea, non è neanche ipotesi troppo peregrina…

Ovviamente, il cambio di maggioranza e la formazione del nuovo governo, di segno diametralmente opposto a quello a guida salviniana, cambiano lo scenario e alcune coordinate che sembravano acquisite sono acqua passata. Il nuovo quadro imporrà  un cambio di passo, di lessico, di atteggiamento anche nei rapporti personali a Pd e 5 Stelle, ma anche un “aggiornamento” a chi aveva puntato molto, se non tutto sull’avanzata della Lega. Vedi certe liste civiche come quella che appoggia Fausto Risini a Città della Pieve.

Lo abbiamo scritto più volte: Risini non è un leghista, ma quella torta tagliata mano nella mano alla festa della Lega sancì inequivocabilmente il legame tra la sua lista e il partito di Salvini e Briziarelli. Adesso lo stesso Risini si trova a correre con un cavallo che si è azzoppato da solo e arranca fuori dalla pista…  Sicuramente, senza Salvini al governo la Lega è un cavallo più debole, non a caso sta “raccattando” figure del vecchio ceto politico (ex socialisti, ex Forza Italia, ex missini…) per cercare di salvare il salvabile…

Al contrario M5S e Pd (e anche la sinistra a sinistra del Pd) inusitatamente si trovano a vivere un’occasione storica cui non avevano nemmeno mai pensato, o l’avevano scartata a priori, per cercare di uscire da una stagione di contrapposizione becera, che ha favorito lo sdoganamento e il dilagare di una cultura fascistoide, basata sull’odio, sull’intolleranza, sull’individualismo, sul disprezzo per la politica e per le istituzioni…

Non sarà facile per il Conte Bis riuscire nel’impresa. La lista dei ministri non è la migliore possibile. Ci poteva scappare anche di meglio (figure  come la De Micheli, Boccia o lo stesso Di Maio francamente lasciano perplessi). Ma non è il momento di fare gli schizzinosi.

Lo abbiamo detto in apertura: non è il governo delle sinistre. Ma non è un governo fascioleghista. O a tinte sovraniste, anti europee. Non è un governo che se la prenderà coi rom e con gli immigrati, raccontando ed evocando invasioni che non ci sono, per non parlare d’altro. Almeno ce lo auguriamo.

Vediamo che succede.

m.l. 

 

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