IL PD UMBRO A TRAZIONE DEMOCRISTIANA: BOCCI NUOVO SEGRETARIO REGIONALE

lunedì 17th, dicembre 2018 / 15:11
IL PD UMBRO A TRAZIONE DEMOCRISTIANA: BOCCI NUOVO SEGRETARIO REGIONALE
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PERUGIA – Il dato non è ancora ufficiale, ma  ormai è “consolidato”. Le “primarie” di ieri in Umbria hanno incoronato Giampiero Bocci segretario regionale del Pd. L’ex sottosegretario ha ottenuto il 63% delle preferenze, il competitor Walter Verini si è fermato al 37%. In tutto hanno votato circa 20 mila persone. Quindi con la “conta”  di ieri il Pd umbro è ufficialmente democristiano. Più di quanto non lo fosse stato fino ad ora, perché Bocci, oltre che parlamentare, e uomo di governo è senza dubbio un politico che da lì viene. Dalla ex Dc. Ed incarna quell’anima del partito. Ma BOcci aveva anche l’appoggio della governatrice Catuscia Marini, che evidentemente ha avuto il suo peso. E ha così lasciato intendere che il Pd deve rimanere più partito di governo che di lotta, più partito di potere che di movimento. Più Dc, che Pci. Walter Verini, lo sconfitto, è stato braccio destro di Veltroni. Negli anni ’90 a Città di Castello ebbe il coraggio di sfidare alle comunali il suo stesso partito, i Ds, con una lista autonoma. Non è un “barricadero” nemmeno lui, ma l’estrazione è diversa…

Non a caso Verini ha vinto nella zona del Trasimeno con il 53% contro il 47 ottenuto da Bocci. A Città della Pieve: Verini 165, Bocci 32; a Magione Verini 127, Bocci 117; a Paciano Verini 25, Bocci 14; a Panicale Verini 118, Bocci 28; a Piegaro Verini 66, Bocci 31. Ha prevalso il senatore della Valnerina invece a Castiglione del Lago, dove aveva l’appoggio del sindaco Batino, (298 contro 195), a Passignano (Bocci  81, Verini 11) e a Tuoro (49 a 34).

L’area del Lago vede dunque ancora un Pd a trazione sinistrorsa, un Pd che non si rassegna a morire democristiano. Tranne alcune realtà dove il dato è nettamente ribaltato (Passignano e Castiglione del Lago), ma non tanto per una questione “idelogica”, quanto per problemi di compatibilità “ambientale” e personale di alcune figure con una parte del partito e soprattutto per una antica e mai sopita tendenza di certi “apparati” a stare sempre col più forte o con chi rappresenta, in qualche modo, la continuità, la conservazione. In una parola il potere.

Il Pd umbro, ma anche i Ds e il Pds prima del Pd, in questo senso sono stati esempio tra i più lampanti della “sinistra conservatrice”. Logica questa a cui non si sono sottratte spesso nemmeno le forze a sinistra del Pd. In qualche misura lo era anche il Pci, che però aveva al suo interno anche figure di altro genere, che ne bilanciavano l’orientamento e la percezione tra gli iscritti, i militanti gli elettori: vedi la forte componente ingraiana e quella minoritaria, ma presente, che ha sempre guardato con ammirazione al radicalismo laico alla Capitini

Bocci, nella sua campagna elettorale per le primarie ha anche detto che il suo sarà un mandato breve, che vuole fare il traghettatore, non il “lider maximo” e ha fatto appello soprattutto ai giovani amministratori del Pd che sono al pezzo nei comuni. Cosa che però ha fatto anche Verini, dato,che non c’è molto peraltro a cui attingere, oltre agli amministratori, in questo Pd. 

Infatti lo stesso dato complessivo delle primarie ci dice che il Pd è ormai un partito da numeri piccoli. A Città della Pieve ad esempio hanno votato meno di 200 persone, a Castiglione del lago meno di 500. Certo le primarie per eleggere il segretario regionale di un partito sono un fatto interno a quel partito, anche se  potevano votare pure gli elettori e simpatizzanti e non solo gli iscritti, cosa questa abbastanza singolare…

In vista della imminente tornata elettorale amministrativa (e quella europea), questo risultato lascia forti interrogativi sulla capacità/possibilità del Pd di presentarsi unito e compatto all’appuntamento, anche se i due competitors si sono subito abbracciati e hanno stappato insieme lo spumante, dopo la sfida di ieri (vedi foto).

Sono due “moderati” Bocci e Verini, hanno anche lavorato insieme in parlamento e nella segreteria del partito ai tempi di Veltroni.  Ad entrambi non fa difetto la diplomazia, sapranno trovare, se vorranno, una linea di intesa. Ma che adesso il Pd sia una cosa molto diversa da quella ipotizzata da Veltroni nel 2007 e abbia davvero poco a che vedere con la tradizione del Pci, anche in Umbria, antica roccaforte rossa, come la Toscana e l’Emilia, è un fatto inequivocabile. Sancito dal voto di 20 mila militanti. Che non sono tantissimi, nemmeno per una regione piccola come l’Umbria, ma non sono, alla fine nemmeno pochi.

Se nelle ex regioni rosse come la Toscana e l’Umbria, il Pd si affida a Simona Bonafè e a Giampiero Bocci, il segnale è chiaro. La mutazione genetica è arrivata all’ultimo stadio.

m.l.

 

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