GIANFRANCO GOBBINI, IL PITTORE PIEVESE CHE DIPINGE CON L’ORO DI CITTA’ DELLA PIEVE
CITTA’ DELLA PIEVE – C’era un po’ del colore e dell’anima di Città della Pieve alla grande rassegna ARTEPADOVA che si è chiusa il 19 novembre scorso nella città veneta. Tra i mostri sacri dell’arte moderna e contemporanea, le nuove stelle del firmamento artistico, gli emergenti che si devono ancora affermare di cui erano espostec omplessivamente circa 10.000 opere c’era infatti anche il pobandinese Gianfranco Gobbini. Che qualcuno in zona conoscerà solo come ex presidente del comitato Gemellaggio di Città della Pieve con Denzlingen e Saint Cyr sur mer o come ex funzionario dell’ufficio tecnico del Comune di Chiusi. Invece Gobbini è ormai un artista vero, uno di quelli che cominciano tardi, che non sono “enfant prodige”, uno di quelli che ci hanno provato e hanno trovato la loro strada nella maturità. Tenendo i piedi ben piantati nella propria terra. Come gli alberi con le radici.
ArtePadova è una grande “fiera dell’arte” e esserci significa che non si è un signor nessuno. Ovviamente, per Gianfranco Gobbini la trasferta in terra veneta non è la prima uscita in pubblico. Ha già fatto mostre nel comprensorio e in varie città d’Italia, ma ad ArtePadova ha proposto una serie di opere con una caratteristica particolare. Proprio a sottolineare il legame ancestrale, indissolubile con Città della Pieve e i suoi “ori”… Opere in cui spicca un colore particolare: il giallo. E non è un caso. Il giallo è infatti il colore dello zafferano che è uno dei prodotti tipici di eccellenza del territorio pievese. E Gianfranco Gobbini i suoi “gialli” li ricava proprio dallo zafferano.
“Da sempre, infatti, i colori si sono ottenuti attraverso elementi naturali di origine vegetale, animale o minerale. Non è dunque inusuale sfruttare uno di essi per ricavare una specifica pigmentazione. Da ricordare, a proposito, l’uso che nell’antica Persia si faceva dello zafferano, derivando il suo nome proprio dal persiano “safra”, cioè “il giallo”, rimandando al tema dell’oro, della luce e quindi della saggezza, e per questo utilizzato in alcune funzioni sacre. Anche gli abiti dei monaci buddisti, non a caso, erano anticamente tinti con lo zafferano ed anche lo storico Plinio ricorda come i Fenici si servissero dello zafferano per dipingere le loro stoffe. Una tradizione che affonda le proprie radici nel tempo e che Gobbini recupera realizzando una serie di opere dove il colore giallo è esclusivamente ricavato attraverso lo zafferano” scrive il critico d’arte Andrea Baffoni. Che così continua: “Da qui emergono le variegate cangianze cromatiche dall’arancio al giallo oro, a seconda della diluizione, ma sempre alternate alla consueta pittura informale che contraddistingue il pittore. Emerge la forma ancestrale e reinterpretata del fiore, talvolta assumendo conformazioni estranee alla sua stessa natura. È piuttosto l’energia che ne deriva, il potere evocativo cui vuol giungere Gobbini, in parte omaggiando qualcosa che appartiene alla propria tradizione territoriale, ma soprattutto esaltando il valore cromatico di questa sostanza rara e pregiata, considerata alla stregua dell’oro nell’ambito culinario per la difficoltà di reperimento ed il conseguente alto costo. Dunque una preziosità materiale e immateriale, perfetta per esprimere ancora una volta ai massimi livelli il mistero di una pittura che affida al colore il compito di raccontare la nostra storia e le nostre tradizioni”.
Insomma l’oro pievese per eccellenza che diventa “pigmento” per opere di pittura. Per lo più di carattere astratto. E’ la saldatura tra terra, tradizione, storia, arte e contemporaneità.
Per la cronaca, le opere di Gianfranco Gobbini saranno a breve in mostra anche a Pavia (1 e 2 dicembre) e da oggi al 2 gennaio a Berlino alla rasssegna “Italians in Berlin”.
Nelle stanze del Comune di Chiusi c’è un sacco di gente che sta rovistando nei cassetti e negli scaffali alla ricerca di appunti, schizzi, scarabocchi dell’impiegato Gobbini ormai in pensione, diventato pittore affermato senza dirlo a nessuno…
m.l.
Ed io sono uno di quelli che non era a conoscenza di questa arte che Gobbini si è sentito di esprimere. Senza dubbio un artista silenzioso, uno di quelli che dipinge per il solo piacere di farlo e queste sono le persone più autentiche.Ricordo qualche che anno fa incontrai Gobbini vicino al portone di casa mia e lo invitai a salire per vedere l’archivio fotografico dal momento che era diverso tempo che me lo chiedeva e ricordo che in quella occasione rimase colpito dalle potenzialità che conteneva il mondo dell’immagine sia attuale chè storica e fece delle riflessioni al riguardo del territorio e soprattutto della politica che non sà utilizzare le risorse culturali e le persone.Partì subito per un volo pindarico immaginando quello che si sarebbe potuto fare e lo vidi estremamente colpito da quell’entusiasmo tipico delle persone che l’arte e la cultura ce l’hanno nel sangue.Lo riportai sulla terra e poi si rese conto anche lui col passare del tempo che viviamo in un mondo dove in accoppiata alle idee ed alle pulsioni dell’animo occorrano anche le sostanze economiche per rendere la fruibilità pubblica delle cose e delle loro potenzialità.Storia dello zafferano a parte, faccio le mie congratulazioni a Gianfranco Gobbini per l’impegno autentico di dedicarsi a tale forma espressiva che esalta la bellezza e la natura delle persone e la loro sensibilità che si trasmette.Di questo avrebbe bisogno la gente dei nostri territori, di una attenzione da parte delle istituzioni della valorizzazione di quegli aspetti contenuti dentro l’animo di uomini e donne che renderebbero alla fine il mondo migliore di quello che è.La cultura non si fa con le piste di pattinaggio ma è un concetto che non entra nella testa di molti e che trova la maggior parte della gente a difesa silenziosa di tutto questo.La causa? C’è chi dice che sia la gente che voglia questo, io non c’ho mai creduto perchè la gente vuole quello che gli si fà vedere.Ed appunto si fa politica anche a non parlarne.Non è la sostituzione dell’una cosa con l’altra, occorre tutto, ma occorrono delle scelte e delle priorità se si vuole essere credibili nei confronti dell’opinione pubblica.Ma come si vede è la storia di sempre quando si dice che ” dai diamanti non nasca nulla”.Continua così Gianfranco, la tua credo che sia una ricerca ed un bisogno di dare ad altri quello che è contenuto dentro te stesso.Ed è quello che più di ogni altra cosa vale.
Errata Corrige: Leggi: Ricordo che qualche anno fa incontrai Gobbini vicino al portone di casa mia, anzichè: Ricordo qualche che anno fa incontrai Gobbini vicino al portone di casa mia…ed anche altro sulla punteggiatura non apparente dove dovrebbe servire. Chiedo scusa.