STASERA IL “SUPERCLASICO”: QUANDO RIVER-BOCA SI GIOCAVA ANCHE A CHIUSI NEL CORTILE DELLE CASE POPOLARI

sabato 24th, novembre 2018 / 17:15
STASERA IL “SUPERCLASICO”: QUANDO RIVER-BOCA SI GIOCAVA ANCHE A CHIUSI NEL CORTILE DELLE CASE POPOLARI
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Questa sera, ore 21,0 ora italiana, si gioca la finale di ritorno della Copa Libertadores, la Champions del continente americano. E’ vero che i migliori giocatori argentini, brasiliani o uruguaiani giocano in Europa (come sempre), ma è sempre un appuntamento sportivo di quelli a 5 stelle. E qui Grillo e Di Maio non c’entrano niente. Non è solo una finale. E’ la finale. E’ il “Superclasico”: River Plate-Boca Juniors. La sfida delle sfide del calcio argentino. L’equivalente di Barcellona -Real Madrid o Inter-Milan.  e come nei derby o nelle “classiche” spagnole la partita River-Boca è anche qualcosa di più. Giocano “el pueblo” e “los milionarios”. I poveri contro i ricchi. El pueblo è quello del Boca, la squadra del quartiere genovese di Buenos Aires, gli “xeneises”, ovvero i genovesi di Xena, o Zena… come gli immigrati italiani chiamavano la loro città in dialetto. Ma anche il River ha origini nello stesso quartiere e ugualmente genovesi. E’ nella Boca che nacque nel 1901 proprio per iniziativa di marinai e portuali italiani, poi però si trasferì, prima nel quartiere Palermo (altra zona italiana), poi nel più ricco e residenziale quartiere Nunez. Era il 1923. Da lì l’appellativo di milionarios. Insomma per farla breve River-Boca più che Milan Inter o Barca-Real è un po’ come Genoa-Sampdoria, che è il derby più argentino e più inglese che si giochi in Italia. E che guarda caso si gioca proprio domani.

Ricordo che quando ero ragazzino, a Chiusi, fine anni ’60, a pallone si giocava per strada e nei cortili delle case popolari. Poi ad un certo punto, nel periodo delle scuole medie, quando per la prima volta riuscimmo ad organizzare una squadra per giocare nel campo sportivo vero una partita vera, quella squadra la chiamammo River Plate. Forse perché era la marca di certi palloni di plastica, ma belli robusti; forse perché negli album delle figurine Panini c’era, in fondo, una sezione dedicata alle squadre estere e il River aveva una maglia bellissima… Non so perché, non ricordo… ma la chiamammo così. A proporre il nome River Plate fu Giorgio Ferretti, che se ne è andato l’estate scorsa e che intorno ai 20-25 anni fu un buon giocatore del Chiusi…

Naturalmente nessuno conosceva i nomi dei giocatori del River di allora, l’epoca degli “oriundi” era già finita e dopo la disfatta della nazionale azzurra ai mondiali del ’66 con la Corea l’Italia chiuse la porta agli stranieri… Sivori, Maschio, Angelillo, Altafini, Lojacono, Clerici erano figurine che cominciavano a sbiadire…

Giocavamo contro squadre che avevano nomi da boy scouts, tipo “i Cobra” dove tra l’altro giocavamo elementi di tutto rispetto come Enrico Goretti, uno dei migliori numeri 10 che il calcio locale abbia visto dal 1970 al 2000. Le partite Cobra- River Plate erano partite che non finivano mai, come quelle dei romanzi di Soriano.

Partite di pallone più che di calcio. Ma c’era gente che ci sapeva fare, come i citati Goretti e Ferretti o Maurizio Mazzieri, un’altro che se ne è andato troppo presto. Poi c’era gente che ha fatto tutt’altro nella vita: chi il chirurgo come Stefano Rettori, chi il ristoratore come Roberto Pacchieri, chi il bancario come Gusmano Bacchetta o Lele Battilana che si è laureato a 61 anni un mese fa dopo essere andato in pensione (complimenti!), o Roberto Ferretti che vende caldaie e materiale termoidraulico… Poi Massimo Occhino, Fangio Picchiotti, Massimo Boschi, Maurizio Romani…

Era un calcio primordiale. Più di strada che di campo. E anche il campo all’epoca non era un granché. Al posto dell’erba c’era una specie di fuliggine nerastra, materiale di risulta della fornace… drenava la pioggia, dicevano. Ma a fine partita eravamo tutti Balotelli.  Era un andata e ritorno continuo… Non si vinceva niente, ma le partite si ripetevano quasi all’infinito, per settimane…

Le maglie erano un po’ improvvisate, i Cobra le avevano acquistate con l’album delle figurine Panini, noi del River Plate (de noantri) più alla buona avevamo fatto cucire una striscia rossa su magliette bianche di quelle da 2 lire… L’effetto River c’era, la qualità meno. La mia aveva il numero 8, mi pare, ma ero una pippa…  E fisico meno di niente. Ero sempre per terra. Son passati quasi 50 anni (forse senza quasi) ma ci son cose che non si dimenticano.

Stasera River-Boca non me la perdo. Cascasse il mondo…

Marco Lorenzoni

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