GIANFRANCO GOBBINI, IL PITTORE PIEVESE CHE DIPINGE CON L’ORO DI CITTA’ DELLA PIEVE

sabato 24th, novembre 2018 / 15:15
GIANFRANCO GOBBINI, IL PITTORE PIEVESE CHE DIPINGE CON L’ORO DI CITTA’ DELLA PIEVE
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CITTA’ DELLA PIEVE – C’era un po’ del colore e dell’anima di Città della Pieve alla grande rassegna ARTEPADOVA che si è chiusa il 19 novembre scorso nella città veneta. Tra i mostri sacri dell’arte moderna e contemporanea, le nuove stelle del firmamento artistico, gli emergenti che si devono ancora affermare di cui erano espostec omplessivamente  circa 10.000 opere c’era infatti anche  il pobandinese Gianfranco Gobbini. Che qualcuno in zona conoscerà solo come ex presidente del comitato Gemellaggio di Città della Pieve con Denzlingen e Saint Cyr sur mer o come ex funzionario dell’ufficio tecnico del Comune di Chiusi.  Invece Gobbini è ormai un artista vero, uno di quelli che cominciano tardi, che non sono “enfant prodige”, uno di quelli che ci hanno provato e hanno trovato la loro strada nella maturità. Tenendo i piedi ben piantati nella propria terra. Come gli alberi con le radici.

ArtePadova è una grande “fiera dell’arte” e esserci significa che non si è un signor nessuno. Ovviamente, per Gianfranco Gobbini la trasferta in terra veneta non è la prima uscita in pubblico. Ha già fatto mostre nel comprensorio e in varie città d’Italia, ma ad ArtePadova ha proposto una serie di opere con una caratteristica particolare. Proprio a sottolineare il legame ancestrale, indissolubile con Città della Pieve e i suoi “ori”… Opere in cui spicca un colore particolare: il giallo. E non è un caso. Il giallo è infatti il colore dello zafferano che è uno dei prodotti tipici di eccellenza del territorio pievese. E Gianfranco Gobbini i suoi “gialli” li ricava proprio dallo zafferano.

Da sempre, infatti, i colori si sono ottenuti attraverso elementi naturali di origine vegetale, animale o minerale. Non è dunque inusuale sfruttare uno di essi per ricavare una specifica pigmentazione. Da ricordare, a proposito, l’uso che nell’antica Persia si faceva dello zafferano, derivando il suo nome proprio dal persiano “safra”, cioè “il giallo”, rimandando al tema dell’oro, della luce e quindi della saggezza, e per questo utilizzato in alcune funzioni sacre. Anche gli abiti dei monaci buddisti, non a caso, erano anticamente tinti con lo zafferano ed anche lo storico Plinio ricorda come i Fenici si servissero dello zafferano per dipingere le loro stoffe. Una tradizione che affonda le proprie radici nel tempo e che Gobbini recupera realizzando una serie di opere dove il colore giallo è esclusivamente ricavato attraverso lo zafferano” scrive il critico d’arte Andrea Baffoni. Che così continua: “Da qui emergono le variegate cangianze cromatiche dall’arancio al giallo oro, a seconda della diluizione, ma sempre alternate alla consueta pittura informale che contraddistingue il pittore. Emerge la forma ancestrale e reinterpretata del fiore, talvolta assumendo conformazioni estranee alla sua stessa natura. È piuttosto l’energia che ne deriva, il potere evocativo cui vuol giungere Gobbini, in parte omaggiando qualcosa che appartiene alla propria tradizione territoriale, ma soprattutto esaltando il valore cromatico di questa sostanza rara e pregiata, considerata alla stregua dell’oro nell’ambito culinario per la difficoltà di reperimento ed il conseguente alto costo. Dunque una preziosità materiale e immateriale, perfetta per esprimere ancora una volta ai massimi livelli il mistero di una pittura che affida al colore il compito di raccontare la nostra storia e le nostre tradizioni”.

Insomma l’oro pievese per eccellenza che diventa “pigmento” per opere di pittura. Per lo più di carattere astratto. E’ la saldatura tra terra, tradizione, storia, arte e contemporaneità.

Per la cronaca, le opere di Gianfranco Gobbini saranno a breve in mostra anche a Pavia (1 e 2 dicembre) e da oggi al 2 gennaio a Berlino alla rasssegna “Italians in Berlin”.

Nelle stanze del Comune di Chiusi c’è un sacco di gente che sta rovistando nei cassetti e negli scaffali alla ricerca di appunti, schizzi, scarabocchi dell’impiegato Gobbini ormai in pensione, diventato pittore affermato senza dirlo a nessuno…

m.l.

 

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