PO’ BANDINO, DEMOLITO L’EX CONSORZIO AGRARIO: UN NUOVO SUPERMERCATO ALLE PORTE DI CHIUSI?

CITTA’ DELLA PIEVE – Nei giorni scorsi sono stati demoliti i capannoni dell’ex Consorzio Agrario di Po’ Bandino. Proprio di fronte alla rotonda che segna il “confine” con Chiusi. La ditta incaricata della demolizione sta ancora rimuovendo le macerie. Si trattava di un complesso risalente al dopoguerra, ma da decenni utilizzato per altri scopi dall’azienda che lo rilevò e ne è proprietaria. L’area è a destinazione commerciale. E infatti pare che al posto dei vecchi capannoni, sorgerà presto un nuovo centro commerciale. Per la precisione un supermercato Eurospin. Che sarebbe il quarto a Po’ Bandino. Proprio lì vicino a meno di 100 metri si trovano infatti i supermercati Conad e Lidl e a 500 metri in direzione Moiano c’è anche il Famila.
Qualche anno fa un’altra impresa aveva messo in progetto la costruzione di un centro commerciale-direzionale a pochi metri dall’ex consorzio agrario, nell’area dell’edificio razionalista rosso costruito dalla Valdarno, prima della guerra, testimonianza ancora visibile, anche se in disuso, di archeologia industriale. Per un certo periodo un grande cartellone pubblicitario ne annunciava la costruzione “Centro commerciale Le Fontane”, la ditta fece anche livellare il terreno. Poi non se ne è fatto niente, almeno fino ad ora. E adesso con questa nuova iniziativa, sarà difficile che ci sia spazio per tutte e due. Spazio c commerciale intendiamo. Di spazio fisico, inteso come terreno, quello ce n’è quanto si vuole.
Ovvio che l’ennesimo supermercato andrà ad incidere sul mercato di quelli esistenti. La torta è sempre la stessa, solo che ci dovrà scappare una fetta in più. Quindi tutte le fette saranno più piccole. Tradotto significa che Lidl, Conad e Famila non saranno tanto contenti. E non saranno tanto contenti nemmeno i supermercati di Chiusi Scalo (Conad e Coop), perché è vero che l’area dell’ex consorzio agrario di Po’ Bandino è fisicamente e amministrativamente in territorio del comune di Città della Pieve, ma è anche sul “confine” con Chiusi a meno di 1 km dall’abitato dello Scalo. I chiusini possono tranquillamente andare a a fare la spesa a piedi.
Quindi, come già Conad, Lidl e Famila già oggi “incidono” più su Chiusi Scalo che non su Città della Pieve, sarà così anche per il supermercato che verrà, che sia Eurospin o altro marchio.
Non ci risulta che il Comune di Chiusi sia stato contattato e consultato dai colleghi pievesi. Ovviamente la normativa vigente non obbliga a farlo, ma un minimo di “concertazione” nella gestione delle aree produttive e commerciali di confine non guasterebbe. Tanto più che le amministrazioni di Chiusi e Città della Pieve sono anche dello stesso colore. Non solo, ma a ben guardare, il sindaco pievese Fausto Scricciolo che talvolta si è trovato isolato o in rotta di collisione con altri amministratori del Trasimeno e di Perugia, con Bettolini & C. non ha mai avuto motivi di frizione, anzi, a Chiusi ha spesso trovato una sponda.
Questa storia di costruire centri commerciali (ma non solo centri commerciali, anche aziende che possano adombrare qualche possibile problema) al confine o a ridosso di altri comuni è una moda piuttosto diffusa. Per gli amministratori è una “manna”, perché incamerano imposte da aziende che di fatto gravitano e “gravano” su altri comuni ed evitano contraccolpi negativi dentro casa, qualora emergano contestazioni, come talvolta succede.
Per i cittadini, alla fine, un supermercato in più potrebbe anche voler dire maggiore concorrenza e quindi – in teoria – prezzi più bassi e maggiore scelta. Ma sia Chiusi che Città della Pieve non sono due realtà in crescita demografica, sono ferme entrambe, la “domanda” dunque non sembra che possa registrare impennate. Si dovrà – come dicevamo – solo ridisegnare e redistribuire la torta. Il che fa pensare che l’operazione in atto laddove c’era il vecchio Consorzio Agrario risponda più ad una logica edilizia, che non ad una logica commerciale. La “speculazione” (che non è una parolaccia) ovvero il tentativo di guadagnare valore e soldi dalla demolizione e ricostruzione di volumi dismessi è sempre stato uno dei motori dello sviluppo. In qualche caso ha consentito anche il recupero e la riqualificazione di spazi e contenitori importanti (si pensi alle ex aree industriali di Milano e Torino, per esempio). Però… tali operazioni non debbono essere solo mera speculazione. Ci vorrebbe un progetto di respiro dietro, ci vorrebbe un ragionamento e una concertazione tra i comuni interessati, perché anche le opportunità e le strategie commerciali non si improvvisano e anche le spinte private vanno in qualche modo guidate, orientate.
Vedremo come evolverà la situazione a Po’ Bandino. Certo, se si trattasse solo dell’ennesimo supermercato in più l’operazione di respiro ne avrebbe poco, rischierebbe di nascere già col fiato corto. Se fosse solo una “mera speculazione edilizia” dettata magari dalla necessità di chiudere una lottizzazione, ne avrebbe ancora meno, risolverebbe forse un problema, aprendone però altri. Certo, le battaglie politiche e di stampa della sinistra contro le grandi speculazioni edilizie degli anni ’60 e ’70, quando l’Italia cresceva e il cemento colava a fiumi, non se le ricorda più nessuno. E quasi nessuno ricorda una sinistra di governo schierata strenuamente su posizioni del genere. Negli ultimi 30 anni la mutazione genetica ha cambiato anche la percezione e l’atteggiamento verso la dittatura del mattone.
M.L.
Nella foto: l’inizio della demolizione dell’ex consorzio agrario a Po’ Bandino.
Se si guarda Chiusi da fuori viene da pensare che forse negli anni 60 e 70 le battaglie contro la speculazione edilizia della sinistra qui non erano avvertite, fuori dalle mura e allo scalo, a mio avviso, sono stati compiuti scempi edilizi che hanno deturpato l’immagine del paese per sempre. Senza considerare che ancora oggi all’interno del centro storico mentre si vietano pannelli fotovoltaici che tra l’altro vengono ora costruiti anche in modo che praticamente li mimetizza con i tetti, si vedono controfinestre in metallo, avvolgibili e amenità simili.
Sulla concertazione tra comuni sono d’accordo e credo anch’io che un altro supermercato non sia proprio il massimo, ma la concertazione mi sembra attività poco praticata da tutti, vedi vicenda acea a Chiusi.
Certo, però sulla vicenda Acea il Consiglio comunale di Città della Pieve ha chiesto formalmente di essere consultato. Chiusi lo chiese per il progetto biomasse a Villastrada e Le Coste… Evidentemente mai nessuno ama “concertare” sulle proprie scelte. Quanto agli scempi del passato è vero che ce ne sono stati a iosa, ma è anche vero che negli anni ’60-70 e anche negli anni’80 se ne discusse parecchio e pure ferocemente. Furono proprio le discussioni e gli scontri su certe scelte urbanistiche a provocare la famosa ‘fronda’ all’interno del Pci alle elezioni del ’72, o a causare le dimissioni della giunta Laurini nell’84. E se ricordi bene, anche la Primavera, nel 2011, nacque sull’onda delle polemiche sul Piano Strutturale e sulla potenziale “colata” (titolo di primapagina) che esso prospettava… Nel tempo delle questioni e speculazioni edilizie si è discusso molto a sinistra, sia a livello nazionale che a livello locale. Solo che il partito del mattone talvolta si è rivelato più forte e strutturato dei partiti politici e delle loro “fronde”…
peccato per l’ennesimo supermercato e per la demolizione, sull’edificio sarebbe stato bello vedere un primo progetto nella zona di recupero e riqualificazione industriale, peccato questa mentalità provinciale…
Condivido il commento di Fralatiri (mi piacerebbe sempre leggere i nomi delle persone, non vedo quale sia il problema di mostrare la propria identità), piuttosto che sempre operazioni commerciali pensare a recuperi di altro genere, qualche tempo fa a Ferrara ho visto per esempio la vecchia fornace recuperata per un dipartimento dell’Università, una cosa utile e fatta bene.
Nelle Marche a Moie di Maiolati Spontini la vecchia fornace, identica a quella di Chiusi Scalo, è diventata una grande biblioteca regionale (in una frazione cone Motallese in mezzo alla campagna). A Chiusi sono anni che si parla – almeno su queste colonne – della necessità di un luogo, allo Scalo, in cui fare musica, teatro off (prove e concerti) spettacoli incontri pubblici, conferenze, mostre… insomma una sorta di “centro sociale”. Cosa ci sarebbe di meglio che recuperare allo scopo un capannone o un “contenitore” dismesso? Solo che ancora c’è chi pensa che con la cultura non si mangia e con i supermercati sì…E questo è un problema che non riguarda solo le amministrazioni, ma anche le imprese, le banche, la classe tecnica… E riguarda anche la politica.
Scusa Luca, non è per nascondermi, mi parte automatico ormai 😉
Direi soprattutto la politica, da troppo tempo ormai, a mio avviso, non solo a Chiusi, chi amministra naviga a vista, senza un’idea precisa del presente e del futuro da dare ai nostri paesi e troppo spesso si pensa di risolvere le cose dando peso a iniziative estemporanee o addirittura a feste popolari o a manifestazioni sia pur belle e organizzate bene, magari inondando i social di foto e di evviva.
Da anni ormai molti affermano che le ideologie non hanno più senso, ma credo che insieme alle ideologie siano tramontate anche le idee, quelle supportate da un retroterra culturale fatto di studio, ricerca e sostenuto spesso da grandi partiti che erano i centri di elaborazione a cui le amministrazioni attingevano, l’involuzione della politica ha accentrato le decisioni nelle mani di pochissimi che spesso decidono senza doversi confrontare con nessuno.
Spero che almeno la palazzina rossa Enel verrà risparmiata, mi pare di aver capito che la fornace farà la stessa fine del vecchio consorzio. Dopo decenni di abbandono ormai è da demolire, anche questa sarebbe stata una bella sfida, un edificio completamete recuperato e sostenibile con nuovi grandi spazi da dedicare alla cultura, all’arte, all’incontro, alle persone (che sono tali anche se non hanno un carrello in mano) idem all’esterno. Sarebbe stato un bel regalo allo scalo dove c’è il vuoto in questo senso, ma come nelle (mie) peggior previsioni al suo posto nascerà l’ennesimo centro commerciale/supermercato, magari al suo centro svetterà sibolica la ciminiera e tutto andrà bene…
Scusate ma cosa vi aspettate soprattutto da questa politica che è proceduta nel tempo di pari passo allo sviluppo del mattone? Pensate che qualche decennio fa la cosa fosse diversa? Se a dirigere la politica nel sistema dei soldi,la classe politica egemone è sempre la stessa, pensate che tale classe politica si adegui alle esigenze di oggi ? E’ questa quella politica che determina quali debbano essere le esigenze di oggi è che per concepirle e portarle avanti si serve più che altro dell’uso mediatico strizzando l’occhio alle strutture ed ai possibili consenzienti a votarla per un uso di cui non fa’mistero.
L’Italia è un paese bizantino per i quali da una parte si inneggia alle trasformazioni che sarebbero lodevoli e che porterebbero cultura e sviluppo, ma dall’altra si riconosce nel silenzio e nel sottofondo di casa propria che l’adeguamento al sistema dei soldi rende molto di più per certi e colpisce molto di più le esigenze della collettività.Come ci si arriva a determinare tutto questo che detto a freddo sembrerebbe stravolgente? Immettendo culturalmente dei principi dai quali si dice che non si possa prescindere pena l’arretramento e quindi la maggioranza segue tali principi,un po’perche’ li apprezza e li condivide ed una parte perché non ha alternative e comunque spera sempre di poter volgere le cose a proprio vantaggio.Un paese complessivamente di individualisti ai qual8 non è bastata l’esperienza storica del fascismo che ha fatto ritornare indietro la propria nazione per decenni a seguire e che è costata anche la guerra al suo popolo.Questo per quanto riguarda gli aspetti generali ma per quelli del territorio guarda caso che ad invocare l’ingiustizia e ad incazzarsi contro questa sia sempre quella sinistra che ha dato il proprio consenso al meccanismo che porta l’acqua a destra e che ingrassa spessissimo quegli operatori economici che non si sono mai fatti scrupolo a contribuire alla distruzione del territorio, come è stata la cementificazione e l’avvelenamento dei terreni.Allora se non si ha davanti la chiarezza di chi sia il proprio nemico, si insisterà sempre ad usare lo stesso metodo che si usava prima, con la differenza che oggi la saturazione è colma e che abbiamo già passato il punto di non ritorno.Col fatto dei posti di lavoro,l’ambiente e la collettività subiscono un vero e proprio ricatto da parte della politica,che mette al primo posto lo sviluppo ma le direttive per questo è lei che le stabilisce.Ecco che coloro che da sinistra sono anni che parlano di una politica a misura di uomo ed ambiente mettono in atto invece le regole di questo sistema poiché ne sono diventati i più zelanti controllori ed esecutori,annullando le differenze con i partiti che tempo fa rappresentavano la gestione del modello della destra, sia nazionale che internazionale.Non si dimentichi che sotto il governo d’Alema si è scatenata l’offensiva NATO contro la ex Jugoslvavis e la Serbia, tanto per dire una cosa che mi ricordo al volo e che nulla c’entra direttamente col fatto del mattone….ma la politica internazionale si richiama a quella locale e quindi il senso di marcia è uno e non diversi e differenziati.Quindi a cosa siamo di fronte? Siamo di fronte ad una classe politica che ha fatto incancrenire tutte quelle possibilità che esistevano e che avrebbero contribuito ad elevare il bene pubblico e fare della cultura il volano per lo sviluppo.Allora cosa vengono a fare la morale i partiti che rappresentano l’establishment e che travestiti da sinistra hanno permesso la devastazione dei suoli e dell’ambiente e che oggi sono fiondati ad applicare lo stesso modello di sviluppo -perché è lo stesso anche sotto mentite spoglie di novità tecnologicamente che loro chiamano avanzate, ricattando a destra ed a manca sui posti di lavoro dei quali hanno il pieno controllo di chi preferire, scegliere,mostrarsi accattivanti verso la popolazione che ancora gli crede o che anche se non gli crede è costretta ad abbassare la testa per cercare di sbarcare il lunario? Signori, in tali condizioni che il vecchio è fatiscente non solo dal punto di vista e contenuto di natura fisica ma anche da quello morale ed il nuovo non è ancora nato, il panorama che avete intorno è quantomeno deprimente, poiché chi ha ancora lo scettro del comando non è davvero il nuovo, un nuovo che si barcamena anche nell’incertezza delle proprie deboli ed insicure decisioni, ma che è circondato da forze che hanno annusato quale vento tira e che mettono in moto i loro meccanismi anche a livello europeo per far si che dietro alle grida allo sfascio si percepisca bene il terrore che hanno che un mondo intero gli si rivolti contro come già sta succedendo in Europa e credo- non certo col sentimento dell’aleluja allo sfascio- ma come dimostrazione con quello che le stesse classi dirigenti in Europa hanno prodotto,che possano essere reali le parole di Di Maio quando dice che fra sei mesi questa Europa che c’è oggi non ci sarà più. E’ bene gridarlo che non sono per l’uscita dall ‘euro come hanno anche detto sia Di Maio sia Salvini, ma che questa Europa debba essere profondamente riformata e che debba essere l’Europa dei Popoli invece che quella dei mercanti è una improrogabile necessità se non la vogliamo distruggere.La resistenza
di chi ha lo scettro adesso e che va avanti solo a forza di dichiarazioni ma nella realtà non applica ciò che dice( gli immigrati che sbarcano in Italia sbarcano in Europa) è solo una piccola punta di iceberg di quel mondo politico che produce la sottocultura che si riflette anche nelle piccole cose del localismo nostrano.Qualche giorno fa hanno fatto le primarie riservate agli iscritti,due giorni or sono quelle riservate a chi passava per la strada.Poi sono “io che la metto in caciara…” ma va bene così e se non l’hanno capito adesso credo che le situazioni che incontreranno in futuro glielo faranno capire ancora di più.Ma come sempre il problema è quello della mancanza di cultura politica e della non volontà dell’autocritica.Credono che la loro salvezza sia quella di avere un fronte allargato come dicono e prospettano Calenda e Zingaretti. Indovinate il fronte allargato chi possa comprendere e vediamo quali saranno i nomi che salteranno fuori.Ed allora sono questi che vorrebbero il cambiamento? Forse si, ma per loro.
Senza scomodare Calenda, Zingaretti o Di Maio, vorrei sottolineare un piccolo particolare: l’ex consorzio agrario di Po’ Bandino, la ex Fornace di Chiusi e anche l’edificio rosso ex Valdarno, ancora a Po’ Bandino (testimonianza di archeologia industriale in stile razionalista) sono tutti di PROPRIETA’ PRIVATA. Per il Consorzio ormai si deve dire “era”, perché non c’è più. Il fatto che siano comparti privati non è ininfluente. Un recupero a fini culturali (biblioteche,sale multifunzione, teatro off ecc…) sarebbe certamente auspicabile, ma non rientra nelle logiche di mercato. Soprattutto un recupero del genere sarebbe possibile solo su strutture pubbliche. Purtroppo nei tre casi citati la situazione è diversa.Magari si potrebbe discutere sul perché i privati ritengano che un recupero ad uso culturale di edifici dismessi non rientri nelle logiche di mercato. Ma questo è un altro discorso. E l’ente pubblico al di là di fornire delle indicazioni di Piano Regolatore, non può farci molto, in concreto.
Mi sbaglio se dico che dal momento che detti immobili esistono e che hanno assolto nel tempo ad una funzione e che dal momento il piano regolatore non ne preveda altri- se non vado errato è così mentre spesso si verifica che i piani regolatori possano prevedere l’edificazione del nuovo in cubature,cosa questa da tener bene presente- vorrei porti la seguente domanda posto che il Comune come ente pubblico persegua finalità pubbliche e quindi sociali,sulle ragioni per le quali non prenda al volo le occasioni dell’acquisizione e della successiva ristrutturazione, visto che probabilmente non tratterebbesi di aumenti di volume ma di criteri che vadano verso la soddisfazione di interessi pubblici quali per esempio la bistrattata cultura? Con quella non si mangia dicono mentre si mangerebbe se l’immobile è e rimanesse privato per la sua redditualità erariale come sembra da quanto tu dici ?Allora non ti parrebbe che il mio astruso ragionamento non sarebbe proprio inutile visto anche i vari comportamenti per i quali il rattoppare pezze da qualche milione di euro(Pania per esempio) se ne spendano ancora diversi di soldi per portare tale complesso a farlo funzionare ?( parlo del palatenda ) Perchè se si individua una necessità non si potrebbe invece portare l’intervento a cambiare la destinazione del bene?Se varia il contesto economico poichè lo capiamo tutti che l’economia non è statica e produca risultati adeguandosi e tenendo presente i tempi ed essendo quindi dinamica, si potrebbe variare anche la destinazione anche se prima il piano strutturale avesse previsto insediamenti di un certo tipo.Lo dico di Chiusi ma sarebbe lo stesso anche per Città della Pieve.Le legislazioni se si partoriscono si possono anche cambiare, o no? In certe parti-forse fuori dall’Italia- parecchi enti pubblici non si farebbero scappare l’occasione,ma qui siamo in un sonno perenne, assuefatti da un principo che sembra valere e che è quello che se un immobile è dismesso e vetusto non lo si possa rivitalizzare mantenendo forse le stesse cubature?C’è bisogno del nuovo e dell’aumento della cementificazione perchè tutto questo corrisponda a degli interessi che sono invece ben precisi? Questo sarebbe lo sviluppo ? Spererei di no ! Ed allora perchè non si ingrana la marcia visto che i soldi per lo sport ci sono o comunque ci si arrabatti a trovarli perchè lo sport stesso venga soddisfatto? Ma è mai possibile che prima debba venire lo sport poi se ci fosse qualche rimasuglio in coda a tutto c’è la cultura e che questa non sia possibile programmarla,ricercarla,attuarla,poichè prima di tutto come si vede c’è la destinazione commerciale prevista dai piani strutturali ? Chi privilegia veramente il settore pubblico, il pubblico od il privato? Pensiamolo un momento. Farò ridere i polli ma pensate un po’ astraendosi dalla realtà e dal tempo ed andando addietro nel passato-lo dico come reminiscenza storica-, molti anni addietro, al tempo della rivoluzione sovietica,quando gli interessi privati della russia zarista impedivano che il patrimonio di una diversa concezione dello stato avesse potuto funzionare in maniera da redistribuire la ricchezza verso le classi subalterne, venne fuori uno slogan a grande richiesta: ”Tutto il potere ai soviet !” Oggi sarebbe quasi una bestemmia, eppure il capitale sottratto alla privata speculazione rese e costituì una spinta per sopravvivere per la totalità o quasi della popolazione in quegli anni di fame e di guerra civile.Oggi nessuno lo proporrebbe perchè si penserebbero essere queste cose da manicomio, adducendo le motivazioni della mancanza e della sottrazione degli incentivi quali motore della macchina che produce reddito, ma forse uno dei motivi di tale ragione per la quale sia invalidato tale principio è perchè ciò contrasta con l’interesse privato che ha fatto diventare privato anche il pubblico, perchè tale pubblico viene gestito con criteri privati, assorbito e succhiato dalla rapacità del sistema e da come questo lo abbia ridotto la classe politica in decenni di dominio.Un esempio spicciolo: pensate un momento alla quantità di capitale investito in un settore, magari un settore industriale, costruzioni, tecnologia o cibernetica, quanta possa essere la forza dirompente e producente di uno stato nei confronti delle decisioni di un privato o comunque anche di una corporation.Guardiamo per esempio un settore tipo l’aereonautica e consideriamo i capitali investiti in ricerca che non richiedano la remunerazione del capitale stesso.Pensate che quel settore non diventi in quattro e quattrotto competitivo? Sarebbe lo Stato a farsi imprenditore ma con criteri e per criteri di ripartizione sociale, oppure secondo voi varrebbe la solita storiella che quando una persona lavora per se stesso e per la propria individualità lavori con maggiore impegno e produca di più che se lavorasse per lo stato? Con detta storiella ci siamo puliti la bocca e si sono convinti a pensarla in tal modo centinaia di milioni di persone per decenni e decenni dal dopoguerra ad oggi, quelle stesse persone che oggi incominciano a pensare ed a vedere che il capitalismo non soddisfi più i loro bisogni.E questi milioni di persone stanno aumentando anche nel cuore dell’Europa e dell’Occidente mentre siamo spinti a misurare e considerare la riserva della forza lavoro che sembra interminabile concentrata nel terzo mondo e la relativa crescita della popolazione globale.C’è un fattore però con il quale molti governanti in occidente non hanno fatto i conti e si chiama inequivocabilmente lo ripeto da molto tempo: LIMITATEZZA DELLE RISORSE che quindi di conseguenza fa aprire un altro ragionamento che si chiama CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO. Nemmeno i moderni mandrake dell’economia se anche avessero la bacchetta magica potrebbero eliminare questi due costanti spauracchi per far si che la tendenza dello sviluppo sia costante oppure crescente.E’ chiaro che tale tendenza sia decrescente tendenzialmente e nemmeno la guerra in ogni senso la potrà far rialzare,anzi se una volta questa era la sola valvola di sfogo per il sistema, oggi rischia di essere il sigillo di ceralacca posto sulla bara, poichè il mondo si trova complessivamente ad essere più vicino al sovvertimento, dove i tradizionali sistemi di governo non sono più sufficienti ad assicurare nè lo sviluppo nè la continuità e nè forse nemmeno la cosiddetta decrescita felice.E nemmeno le nuove tecnologie applicate alla produzione che oggi operano in un senso contrario all’impiego della forza lavoro ci riusciranno. Fra quindici- venti anni i robot la faranno da padrone in tutto il mondo; questa è realtà e pensate un momento quale destino sarà riservato alla forza lavoro.Un destino di dignità umana? No davvero ! Ecco perchè oggi ci dovremmo predisporre tutti,se ci consideriamo nazioni civili, ad affrontare queste situazioni anteponendo gli interessi complessivi a quelli individuali o dei partiti che ci hanno guidato fino qui, fino a sopra il burrone proprio per le lotte intestine di prevalenza dell’uno sull’altro dimenticandosi che avrebbero dovuto operare proprio al contrario di come hanno operato.Ci salveremo solo se seguiremo quest’altra strada che è l’esatto contrario di quella rovinosa e più che altro ipocrita a cui il capitale internazionale e la sua etica del mercato sono riusciti a piegare la sinistra.La razionalità e la dignità innanzitutto, riconoscendo che tutto quanto è stato fatto fin’ora non è sufficiente, anzi ha fatto gli interessi di quelli di sempre.La sinistra è sinistra solo se riesce a cambiare i rapporti di produzione, cambiare le cose, e per farlo deve imboccare la via contraria a quella che l’ha vista essere vittima senza dignità delle sue idealità, ed il segno di questo inequivocabile è la situazione in cui si trovano non solo l’Italia,ma l’Europa ed il mondo.E’ quella sinistra che ha governato l’Italia fino a ieri che è servita per rompere le reni alla speranza di cambiamento e sono sicuro che in una sua gran parte-lo vediamo anche adesso dalle recenti primarie quali principi prevalgano- che non esiterebbe ad allearsi platealmente con la destra berlusconiana qui in Italia per invalidare il cambiamento che è in atto.E’ una questione di sua sopravvivenza e per sopravvivere si ricorre anche ad usare le maschere.E’ il centro travestito da sinistra e molti ci cadono in quella tagliola, perchè le generazioni cambiano e sono senza memoria mentre gli intenti politici rimangono sempre quelli.E da che mondo è mondo la storia funziona sempre così.
Ti sei risposto da solo. Il “palatenda” al posto dello stadio incompiuto è un’operazione fattta su un’area e un manufatto di proprietà pubblica. Del Comune, per l’esattezza. Gli edifici citati invece sono privati. E tutti e tre, sia la fornace di Chiusi, che i due ediffici di Po’Bandino, sono inseriti in comparti destinati prevalentemente a commerciale, dai rispettivi piani urbanistici. Nel caso della Fornace il piano prevede anche spazi e strutture ad uso pubblico e culturale, ma se il privato proprietario non costruisce o non vende ad altri che possano e vogliano costruire, non se ne fa niente.
La mia riflessione era-e l’ho anche scritto chiaramente-visto che l’economia non è statica e che quindi certe condizioni possono variare,che i piani regolatori possono essere oggetto anche di varianti per cui nulla toglie al fatto che anche l’ente pubblico se ne ravvisasse la possibilità potrebbe intervenire acquistando il manufatto se ci fosse convenienza ed adibirlo ad un altro uso futuro.Questo avevo sottolineato,sempreche’ chiaramente il privato volesse venderlo.La maggior parte delle volte però quando si addiviene a certe decisioni l’utilità di entrambi vuol dire che s’incontra ed ecco perché è possibile procedere.D’altra parte molte acquisizioni da parte dell ‘ente pubblico sono fatte in questo modo se non vado errato e la mia riflessione voleva far notare che quando il Comune vuole a certi traguardi ci arriva.Per Chiusi sarebbe troppo difficile avere un po’di lungimiranza in più che non guasterebbe invece che aspettare gli eventi?Se non fosse possibile per una somma di ragioni si potrebbe dare anche ad altri il fatto che ci possa essere una visione più larga per affrontare i problemi. O no?
Per acquistare ci voglio i soldi. I Piani ci sarebbero, i soldi invece mancano… Su queste colonne sono anni (era il 2011) che proponiamo la realizzazione di una sala polivalente per conferenze, mostre, teatro, concerti ecc. a Chiusi Scalo. Meglio se pubblica. E meglio se realizzabile recuperando un contenitore dismesso… Ma sono anche anni che nessuno risponde. E non solo dalle stanze del potere… Evidentemente questa è una esigenza che avvertiamo solo noi…
Ma se non frega nulla all’ente pubblico il privato tu mi insegni che si aspetti dei “ritorni”.Ed allora credo che non si debba anteporre il fatto dei soldi che non ci siano visto che per certe iniziative i soldi ci sono e se non ci fossero stati li avrebbero trovati come hanno fatto per altre iniziative.Quindi non meniamo il can per l’aia, è la volontà politica che manca e manca anche per un preciso motivo se vuoi che te lo dica papale papale ed è quello dove si ritorna a dire che con la cultura non si mangia e si preferisce perorare interessi degli amici degli amici perché i consensi arrivino da una ben definita parte sociale che guarda solo al calcio,al volley,alle contrade ed a molti sta’ a cuore tutto questo perché qualcuno lo sa bene che tutto questo non sua evoluzione ma un freno, perchsolo chi se lo possa permettere economicamente si evolve a questo mondo.Tutto il resto secondo loro è noia.Ed allora anche tale situazione non è sostenibile come non è sostenibile che si spendano cifre che il Comune non si possa permettere solo per certi indirizzi.Non lo dico questo per sciocca spocchia ma perché altri comuni,con molto minore impiego di risorse fanno molto di più e sono sempre presenti nel mercato-chiamiamolo così-della cultura, dell’arte e dello spettacolo.Chiusi segue,ma nemmeno a ruota….vedi Cortona, Città della Pieve, Montepulciano.A Chiusi manca qualcosa che già nel libro di Barni gli illustri visitatori alla fine dell’800 ai tempi del Gran Tour avevano tristemente notato: l’apertura della gente verso l’esterno.Forse sarà stata la secolare e venefica palude a fare da prigione ma certe cose c’è da pensare che a forza della loro continua presenza entrino nel DNA.Basta vedere gli striscioni apposti fuori della stazione per capire cosa passi dentro la testa dei giovani,mentre il mondo all’esterno cambia velocemente ed anche si evolve.Scusa se è poco.
Però Carlo bisogna mettersi d’accordo: il Comune di Chiusi è stato fortemente criticato per le spese folli relative al festival Orizzonti targato Cigni, qualcuno mugugna anche per il Lars Rock fest, che sono iniziative culturali. Che con la cultura non si mangia lo pensano soprattutto le imprese private. Non tanto le amministrazioni che a Chiusi, come altrove, provano a fare qualcosa, spendendo anche dei bei soldi. I privati,invece, quando sentono parlare di cultura o strutture ad uso culturale e sociale fanno finta di non sentire e preferiscono parlare di supermercati e villette a schiera. E non mi pare che su questo versante la politica – maggioranze e opposizioni – sia molto presente…
Ma il privato pensa ed agisce da privato ed anche quando investe in iniziative pubbliche si aspetta dei ritorni sennò snaturiamo le funzioni.Esistono anche privati che per convinzione e piacere personale dedicano alla cultura una piccola parte dei propri profitti ma sono una esigua minoranza ed in genere tali privati ai quali nessuno nega il piacere di rivestire certe posizioni di benefattori ,pensano sempre che la veicolazione del loro nome porti pubblicità e conoscenza della loro produzione industriale verso il pubblico che è il destinatario naturale della sua attività. Il settore pubblico- e lo ribadisco- non è vero che non abbia i soldi da investire nella cultura e ribadisco quanto già detto poc’anzi che i soldi se li vuole trovare li trova. Investire in cultura è anche un processo lungo e che non da’ ritorni economici immediati ma tale attività forma le menti, le aiuta a fare dei distinguo, innalza lo spirito critico e rende più padroni delle proprie idee.Se una persona non ha cultura ( ma non tanto quella appresa dai libri ma quella veicolata da una scuola all’altezza dei tempi e del mondo in cui viviamo) non ci vuole tanto sforzo a dominarla e ad indirizzarla per i sentieri che portano l’utilita’ ad altri ed a non farla rendere conto di tutto questo.Oggi esistono dei laureati che sono degli emeriti cfetini ai quali non affiderei nessun incarico che possa riguardare la mia vita mentre spesso fra la gente delle classi subalterne c’e gente con la quale ci puoi parlare di tutto.Voglio dire con questo che spesso ciò che più conta è l’esperienza di vita e quanto è stato appreso dalle esperienze.Ecco quindi che molti altri aspetti che oggi a livello sia locale che’ generale nazionale sono costruiti con la finalità di fare soldi ed anche con il coinvolgimento di forze che essendo giovani sarebbero di per se stesse sane ma che poi si debbono confrontare col sistema che hanno intorno e spesso anche con le stesse famiglie che anelano al successo dei figli: “meglio se desse bene o molto bene dei calci al pallone che se frequentasse bene la scuola”.Quante volte abbiamo sentito dei discorsi del genere e poi ci lamentiamo che la nostra società sia avvelenata dai soldi e dal successo facile.Ecco a cosa dovrebbe servire il settore pubblico in materia di cultura.