PO’ BANDINO, DEMOLITO L’EX CONSORZIO AGRARIO: UN NUOVO SUPERMERCATO ALLE PORTE DI CHIUSI?

martedì 02nd, ottobre 2018 / 11:28
PO’ BANDINO, DEMOLITO L’EX CONSORZIO AGRARIO: UN NUOVO SUPERMERCATO ALLE PORTE DI CHIUSI?
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CITTA’ DELLA PIEVE – Nei giorni scorsi sono stati demoliti i capannoni dell’ex Consorzio Agrario di Po’ Bandino. Proprio di fronte alla rotonda che segna il “confine” con Chiusi. La ditta incaricata della demolizione sta ancora rimuovendo le macerie. Si trattava di un complesso risalente al dopoguerra, ma da decenni utilizzato per altri scopi dall’azienda che lo rilevò e ne è proprietaria.  L’area è a destinazione commerciale. E infatti pare che al posto dei vecchi capannoni, sorgerà presto un nuovo centro commerciale. Per la precisione un supermercato Eurospin. Che sarebbe il quarto a Po’ Bandino. Proprio lì vicino a meno di 100 metri si trovano infatti i supermercati Conad e Lidl e a 500 metri in direzione Moiano c’è anche il Famila.

Qualche anno fa un’altra impresa aveva messo in progetto la costruzione di un centro commerciale-direzionale a pochi metri dall’ex consorzio agrario, nell’area dell’edificio razionalista rosso costruito dalla Valdarno, prima della guerra, testimonianza ancora visibile, anche se in disuso, di archeologia industriale.  Per un certo periodo un grande cartellone pubblicitario ne annunciava la costruzione “Centro commerciale Le Fontane”, la ditta fece anche livellare il terreno. Poi non se ne è fatto niente, almeno fino ad ora. E  adesso con questa nuova iniziativa, sarà difficile che ci sia spazio per tutte e due. Spazio c commerciale intendiamo. Di spazio fisico, inteso come terreno, quello ce n’è quanto si vuole.

Ovvio che l’ennesimo supermercato andrà ad incidere sul mercato di quelli esistenti. La torta è sempre la stessa, solo che ci dovrà scappare una fetta in più. Quindi tutte le fette saranno più piccole. Tradotto significa che Lidl, Conad e Famila non saranno tanto contenti. E non saranno tanto contenti nemmeno i supermercati di Chiusi Scalo (Conad e Coop), perché è vero che l’area dell’ex consorzio agrario di Po’ Bandino è fisicamente e amministrativamente in territorio del comune di Città della Pieve, ma è anche sul “confine” con Chiusi a meno di 1 km dall’abitato dello Scalo. I chiusini possono tranquillamente andare a a fare la spesa a piedi.

Quindi, come già Conad, Lidl e Famila già oggi “incidono” più su Chiusi Scalo che non su Città della Pieve, sarà così anche per il supermercato che verrà, che sia Eurospin o altro marchio.

Non ci risulta che il Comune di Chiusi sia stato contattato e consultato dai colleghi pievesi. Ovviamente la normativa vigente non obbliga a farlo, ma un minimo di “concertazione” nella gestione delle aree produttive e commerciali di confine non guasterebbe. Tanto più che le amministrazioni di Chiusi e Città della Pieve sono anche dello stesso colore. Non solo, ma a ben guardare, il sindaco pievese Fausto Scricciolo che talvolta si è trovato isolato o in rotta di collisione con altri amministratori del Trasimeno e di Perugia, con Bettolini & C. non ha mai avuto motivi di frizione, anzi, a Chiusi ha spesso trovato una sponda.

Questa storia di costruire centri commerciali (ma non solo centri commerciali, anche aziende che possano adombrare qualche possibile problema) al confine o a ridosso di altri comuni è una moda piuttosto diffusa. Per gli amministratori è una “manna”, perché incamerano imposte da aziende che di fatto gravitano e “gravano” su altri comuni ed evitano contraccolpi negativi dentro casa, qualora emergano contestazioni, come talvolta succede.

Per i cittadini, alla fine, un supermercato in più potrebbe anche voler dire maggiore concorrenza e quindi – in teoria – prezzi più bassi e maggiore scelta.  Ma sia Chiusi che Città della Pieve non sono due realtà in crescita demografica, sono ferme entrambe, la “domanda” dunque non sembra che possa registrare impennate. Si dovrà – come dicevamo – solo ridisegnare e redistribuire la torta. Il che fa pensare che l’operazione in atto laddove c’era il vecchio Consorzio Agrario risponda più ad una logica edilizia, che non ad una logica commerciale. La “speculazione” (che non è una parolaccia) ovvero il tentativo di guadagnare valore e soldi dalla demolizione e ricostruzione di volumi dismessi è sempre stato uno dei motori dello sviluppo. In qualche caso ha consentito anche il recupero e la riqualificazione di spazi e contenitori importanti (si pensi alle ex aree industriali di Milano e Torino, per esempio). Però… tali operazioni non debbono essere solo mera speculazione. Ci vorrebbe un progetto di respiro dietro, ci vorrebbe un ragionamento e una concertazione tra i comuni interessati, perché anche le opportunità e le strategie commerciali non si improvvisano e anche le spinte private vanno in qualche modo guidate, orientate.

Vedremo come evolverà la situazione a Po’ Bandino. Certo, se si trattasse solo dell’ennesimo supermercato in più l’operazione di respiro ne avrebbe poco, rischierebbe di nascere già col fiato corto. Se fosse solo una “mera speculazione edilizia” dettata magari dalla necessità di chiudere una lottizzazione, ne avrebbe ancora meno, risolverebbe forse un problema, aprendone però altri. Certo, le battaglie politiche e di stampa della sinistra contro le grandi speculazioni edilizie degli anni ’60 e ’70, quando l’Italia cresceva e il cemento colava a fiumi, non se le ricorda più nessuno. E quasi nessuno ricorda una sinistra di governo schierata strenuamente su posizioni del genere. Negli ultimi 30 anni la mutazione genetica ha cambiato anche la percezione e l’atteggiamento verso la dittatura del mattone.

M.L.

 

Nella foto: l’inizio della demolizione dell’ex consorzio agrario a Po’ Bandino.

 

 

 

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