MONTEPULCIANO-TORRITA DI SIENA, IL REFERENDUM SULLA FUSIONE SI AVVICINA. E IL CLIMA SI SCALDA. PER IL PD IL RISCHIO DI PERDERE IL COMUNE E’ ALTO
UN E-BOOK DI FABIO DI MEO E IL NOSTRO SONDAGGIO SU QUESTO SITO: I LETTORI POSSONO VOTARE
MONTEPULCIANO – Il referendum per decidere sulla fusione dei comuni di Montepulciano e Torrita di Siena si avvicina. L’appuntamento è per l’11 e 12 novembre. La campagna elettorale è in pieno svolgimento e i due schieramenti, quello per il sì alla fusione e quello per il no si fronteggiano a colpi di manifesti e sui social, ma anche con iniziative pubbliche, gazebo, e volantinaggi.
Del Comitato per il Sì fanno parte il PD di Montepulciano e il PD di Torrita, il PSI, le liste civiche di opposizione “Insieme per cambiare” di Giorgio masina e Valerio Coltellini e “Daniele Chiezzi per Montepulciano” guidata appunto da Daniele Chiezzi, oltre al “Gruppo di opinione per il SÌ alla fusione” capeggiato dal giornalista Fabrizio Camastra, già portavoce di Forza Italia negli anni d’oro del berlusconismo. Per il Pd, a corodinare le operazioni è Giancarlo Pagliai, già segretario della frazione di Acquaviva.
Il Comitato del NO che parla apertamente di “annessione di Torrita a Montepulciano”, più che di fusione, ha presentato un “piano di NON FATTIBILITA’, ovvero uno studio vero e proprio sulle controindicazioni e lo sta consegnando casa per casa. Il Comitato pr il NO è capeggiato da Carlo Stefanucci, Antonio Canzano , Stefania Franci, Michela Contemori a Torrita, mentre a Montepulciano tra i più attivi troviamo Mauro Paolucci ex sindacalista Cobas, l’ex assessore Alessandro Angiolini, Piero Cappelli, storico esponente della sinistra poliziana. Contrari alla fusione anche Si Sinistra Italiana, l’associazione di estrema destra Casaggì, Lega e Fratelli d’Italia. I 5 Stelle inizialmente per il No, sembrano un po’ più defilati. L’ultima loro presa di posizione è del 5 aprile.
I toni della campagna referendaria sono piuttosto accesi. Dopo lo slogan “Torrita non si vende”, una iniziativa del Comitato per il No, dello scorso 19 ottobre, si intitolava “Il troiaio delle fusioni”. Termine che lascia pochi equivoci su come la pensino quelli del NO.
Il Comitato per il Sì, parla invece di “lungimiranza” e ricorda a tal proposito la scelta non facile di fare l’ospedale unico a Nottola, chiudend i 6 ospedali preesistenti: “Pensate sia stato facile venti anni fa, scegliere di chiudere tutti i piccoli Ospedali della Valdichiana, per dare vita al Presidio Ospedaliero di Nottola? No, non fu una scelta facile, ma nel tempo si è rivelata una scelta strategica e lungimirante! La lungimiranza è una di quelle virtù i cui benefici si giudicano nel futuro. Noi siamo certi che se vinceremo al Referendum dell’11/12 di Novembre, saremo giudicati lungimiranti dai nostri figli e dai nostri nipoti, in un futuro non troppo lontano!”
Va detto che all’interno del Pd, che ufficialmente è compatto sulla fusione, ci sono anche posizioni scettiche e contrarie. Sia a Montepulciano che, soprattutto a Torrita. Ma non solo nei due comuni interessati. E’ noto per esempio che il leader dei renziani senesi Scaramelli, così come il sindaco di Chiusi Bettollini non sono convinti della fusione e hanno più volte chiesto un ripensamento.
Il sindaco di Torrita di Siena, Giacomo Grazi, che è tra i più accesi sostenitori del Sì, scrive: “Tra le tante, ci sarebbe da scrivere un libro, cose “incredibili” che i fenomeni del Comitato “No Fusione” o se preferite “No Amministrazione (Grazi)”, si sono inventati… “. Grazi si riferisce in particolare ad alcune critiche (e accuse) rivolte specificamente a lui. Ma sull’idea del libro qualcuno lo ha preso in parola e il libro lo ha scritto davvero.
Si tratta di Fabio Di Meo, ex sindaco di Cetona, esponente Pd, ma contrario alle fusioni. Il libro edito da Primamedia Editore è un e-book e si intitola “Vademecum dell’antifusionista – Appunti per resistere alla cancellazione dei piccoli comuni“.
Di Meo parte dalla constatazione che quello delle fusioni dei comuni è ormai un fenomeno che interessa tutto il territorio nazionale. “In ogni parte d’Italia i fautori delle fusioni propongono di cancellare le piccole municipalità per formarne di più grandi, in nome delle risorse economiche promesse da Stato e Regioni” scrive e il suo vademecum vuole aiutare il lettore-cittadino a compiere una scelta consapevole, anzi, come dice il sottotitolo “a resistere, confutando una per una le solite tesi di ogni fusionista. Più o meno le stesse ovunque”.
«Questo breve testo – scrive l’autore – vuole essere una sorta di manuale di difesa comunale, un libretto delle istruzioni per districarsi nella materia, un supporto di semplice lettura, rapido e maneggevole, pronto all’uso di tutti coloro che hanno il proprio Comune “sotto attacco” da parte dei fusionisti di turno, e che necessitano di raccogliere qualche spunto e qualche idea, insomma qualche strumento da utilizzare nel dibattito che conduce ai referendum. Non è stato scritto con la pretesa di essere un trattato, né conseguentemente con l’idea di inoltrarsi in numeri, dati e tabelle, bensì con la passione di un libretto militante. La militanza non in un partito o in un movimento politico, bensì in una precisa idea di Paese: quella fatta di tante piccole Italie che danno forza ad una nazione unita».
Diciamo, che a 15 giorni dal voto, comunque la si pensi sul tema. può essere uno strumento utile, anche se dichiaratamente “partigiano”. Utile anche a chi sostiene la tesi contraria.
Sulla home page di questo sito (Primapaginachiusi.it) da ieri compare un sondaggio, proprio sulla fusione Montepulciano-Torrita di Siena. I lettori possono votare, cliccando su una delle opzioni proposte. Anche questo un tentativo di tenere alta l’attenzione sulla questione e di aiutare la campagna referendaria, cercando di capire, dalle risposte alle domande proposte, qual è il vento che tira…
Come abbiamo scritto in altro articolo, il sindaco di Montepulciano Andrea Rossi, che ha già fatto due andati, non sarebbe ricandidabile come sindaco della città del Poliziano. Ma lo sarebbe in caso di comune nuovo nato dalla fusione. Anche Grazi lo sarebbe, ma è chiaro che – per dimensioni, importanza e blasone – lo scettro toccherebbe a Montepulciano e non a Torrita.
In caso di fusione però il nuovo comune unico voterebbe, nella primavera prossima con il sistema a doppio turno essendo superiore ai 15 mila abitanti (si avvicinerebbe ai 22 mila). Se prendiamo come base il risultato elettorale delle ultime politiche, del marzo 2018, si vede che il Pd non ha più la certezza matematica della vittoria al primo turno (serve il 50% + 1 voto) e in un eventuale ballottaggio sarebbero più le possibilità di sconfitta che quelle di vittoria. Insieme alla saldatura Lega-5 Stelle, anche la destra e tutti gli scontenti della fusione potrebbero coagularsi in un voto “tutti contro il Pd”.
Da questo punto di vista, dunque, la fusione appare tutt’altro che un affare per il Pd. Anzi prefigura, politicamente, uno scenario denso di pericoli.
Ma il Pd, da qualche anno a questa parte, sembra si diverta a perdere e a farsi del male da solo.
M.L.
Il Pd si fa male non perché è d’accordo con la fusione (che se uno applica la logica non può non volerla) ma perché è diviso ed è divisa di nuovo tutta la sinistra. Si vedrà.