CONGRESSO, PRIMARIE APERTE , MARTINA, ZINGARETTI, RICHETTI… MA PERCHE’ IL PD NON FA SEGRETARIO PIF?

Domenica scorsa alla marcia della pace e della fraternità Perugia-Assisi (100 mila persone sotto la pioggia a dire “restiamo umani!” non è una cosa da poco) Maurizio Martina, Matteo Richetti e Nicola Zingaretti, ovvero l’attuale segretario del Pd e i due possibili competitors per la segreteria del partito al congresso che verrà hanno sfilato insieme, uno a fianco all’altro. E dietro (o avanti) a loro anche tanti sindaci, assessori, consiglieri regionali del Pd. Buon segno, chissà che l’ambiente e il clima “francescano” della marcia che fu ideata da Aldo Capitini nel 1961, non abbia portato consiglio in casa Pd. Meno liti e distinguo e una chiara scelta di campo. E non pochi, commentando la foto dei tre esponenti citati, hanno chiesto al Pd di evitare nuove primarie fratricide e trovare una soluzione unitaria e condivisa.
E’ vero che negli ultimi anni Renzi ha dato il colpo di grazia ad un partito già di per sé smarrito e geneticamente modificato, un partito che ad un certo punto ha pensato che bastasse rottamare il pensiero di sinistra e allinearsi al pensiero unico, al libero mercato, piegarsi alla dittatura dell’alta finanza dicendo che la ‘globalizzazione e il mercato vanno guidati, non osteggiati”, per vincere le elezioni e diventare forza egemone. Errore clamoroso, tattico e strategico. La “rottamazione” renziana ha distrutto il fortino e ha consegnato la leadership del più grande partito di centro sinistra all’ala neodemocristiana e regalato milioni di voti ai 5 Stelle e alla Lega, spianando la strada ad un governo populista, con tratti sovranisti e fascistoidi. E adesso il Pd arranca in un mare di… nulla. Cerca disperatamente di affrancarsi dal renzismo, con Renzi che invece rimane lì abbarbicato alle ultime macerie, a tentare la difesa disperata, se non altro della propria immagine. E’ una questione di “ego” più che politica. Più di visibilità e protagonismo che di potere vero…
Il Pd si avvia ad un congresso senza sapere se ci arriverà, al congresso. Domenica prossima per esempio, in Toscana si terranno le primarie aperte, per confermare o meno il voto dei circoli per l’elezione del segretario regionale. Il “popolo di sinistra” (anche quello non iscritto al Pd e nemmeno elettore del Pd, ma attento e interessato al futuro della sinistra) potrebbe anche partecipare, e magari influenzare e indirizzare il voto verso il candidato non renziano Fabiani… Ma la logica sarebbe alla fine sempre la stessa. La guerra per bande. Senza una vera e propria sterzata culturale. E come sta avvenendo in Toscana con la sfida Fabiani-Bonafè, avviene anche a livello nazionale con la possibile sfida Zingaretti-Richetti (ammesso che sia quella la contesa decisiva).
Io non sono un iscritto al Pd, non ho mai votato per il Pd. Neanche per sbaglio. Però ritengo che un partito di sinistra sia indispensabile in questo paese. Il Pd si è via via allontanato dal pensiero e dalla tradizione della sinistra italiana, ma è pensabile un “soggetto politico” di sinistra, minimamente competitivo con la destra, la Lega e i 5 Stelle che possa prescindere dal Pd? In tutta franchezza penso di no.
E la fine ingloriosa di Liberi e Uguali o la “guerra” tra le fazioni di Potere al Popolo sullo statuto del movimento (peggio di quelle che si verificavano tra marxisti-leninisti e trozkisti eo filocinesi nei gruppetti degli anni ’60-70) sono lì a dimostrarlo.
Allora, mi chiedo come mai nel Pd non ci sia nessuno che provi al alzare l’asticella, che provi a ricominciare a proporre una sorta di “rivoluzione culturale” già dentro il partito. Gramsci negli anni ’20 e poi Togliatti e Berlinguer avevano chiaro e ci hanno spiegato il ruolo e il peso della cultura e degli “intellettuali” nella costruzione del partito e nella conquista dell’egemonia… Negli ultimi tempi, a dire il vero, non è che ci sia un gran fermento tra gli intellettuali di sinistra, ma… sfogliando i giornali e spiluccando qua e là sui social, si trovano per esempio posizioni interessanti che non sembrano lontanissime da quelle dei dirigenti Pd.. Per esempio è successo sulla vicenda del sindaco di Riace… Mi è capitato per esempio di vedere un video in cui Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, autore, regista e attore, parla di Salvini e lo fa con leggerezza, ma in modo molto più chiaro di tanti politici che magari alzano la voce, ma dicono poco…
E allora, perché il Pd invece di incartarsi nella disfida Zingaretti-Richetti (o Fabiani-Bonafè in Toscana) e invece di lanciare appelli del tipo “Venite e cambiateci!” (invito letto in un post a favore del candidato Fabiani in Toscana, che sembra fotografare il nulla cosmico e la speranza che sia il popolo a cambiare ciò che loro, i dirigenti non son o in grado di cambiare) non fa un passettino avanti, non va oltre e prova a saltare l’ostacolo chiamando a raccolta personaggi come appunto Piefrancesco Diliberto, in arte Pif, come Roberto Saviano, come Maurizio De Giovanni, come Gianrico Carofiglio che è stato pure deputato del Pd?
Nell’era della comunicazione e dei social è importante saper comunicare e chi fa lo scrittore, il regista o l’autore televisivo lo sa fare meglio di altri, Ma è ancora più importante ciò che si dice o si trasmette. E questi “personaggi” al di là del fatto di essere nomi e volti noti dicono cose importanti e spesso in modo più chiaro, diretto, comprensibile e più profondo, di quanto non facciano i politici professionali.
Ne ho citati alcuni, ma ce ne sono senz’altro anche altri, giovani e meno giovani. E non solo nell’area della cultura umanistica e dello spettacolo. C’è anche l’area tecnico-scientifica con tanti scienziati e studiosi o divulgatori, penso a Odifreddi, per dirne uno. E penso anche ad altre figure, persone che sono esempi viventi, icone di un certo pensiero e di una certa cultura: Gino Strada, Padre Zanotelli, Don Ciotti, Guccini… Oppure il magistrato Gratteri o Cottarelli.
Un partito che voglia riprendere in mano la bandiera e i valori della sinistra, che voglia fare argine alla deriva populista-sovranista-fascistoide, può fare a meno o tenere a distanza figure come Gino Strada o Zanotelli? Io penso di no. Come non può fare a meno di un rapporto serio, ma non conflittuale con il sindacato.
Lo stesso ragionamento vale – a mio avviso – anche a livello locale. Nei singoli comuni, circolo per circolo…
Attenzione, però: io non penso a fiori all’occhiello, a medagliette da esibire in appoggio a questo e o quel candidato o al partito in generale. Penso ad un coinvolgimento pieno. Ad un partito che torni ad avere e ad elaborare un pensiero di fondo. E siccome si è persa l’abitudine a tutto ciò, penso ad una chiamata alle armi dell’intelligenza. Per dare all’intelligenza le chiavi del partito della sinistra. E sarebbe bene averne uno solo, largo e plurale, aperto e radicato nei territori. Un po’ come sta tornando ad essere il Labour di Corbyn in Gran Bretagna.
Il Pd così com’è serve ormai a poco o niente, col rischio (per il Pd) che diventi pure un partito sempre più marginale e ininfluente e con le altre formazioni a sinistra del Pd ancora più marginali e ininfluenti. Con il rischio, abbastanza concreto di perdere gran parte se non tutti i comuni che governa, alle amministrative della primavera 2019…
Qualcuno potrebbe sorridere – e lo farà – all’idea di Pif segretario del Pd (che a lui magari neanche gli passa per la capa). Ma a questo proposito mi torna in mente il fatto che Pietro Ingrao e Mario Alicata, prima di diventare figure di primissimo piano nel Pci facevano gli aiuto registi e gli sceneggiatori con Visconti. E – per rimanere ancorato al territorio – mi viene in mente che la sezione del Pci a Chiusi Scalo era intitolata proprio a Mario Alicata, non a Pietro Secchia, per dire…
Marco Lorenzoni
Codesta mi sembrerebbe una corsa alla riparazione dei guasti, dove le pezze sarebbero peggiori del buco.Qui dal momento che il problema è in primo luogo CULTURALE, come disse qualcuno ”i c….ci sarebbero sono i soldi che mancano”, intendendo come ”soldi” la cultura necessaria atta a concepire un modo di uscire dall’impasse rifondando dalle basi il partito.Ma sono tutti, nessuno escluso dei suoi dirigenti che hanno abbracciato la linea del riformismo più o meno spinto, a partire dal gruppo della Margherita per arrivare a quello della strabica e sedicente sinistra che ancora magari s’intigna a pensare di esserci dentro un partito siffatto, ma che in effetti si è disamorata proprio per l’impresentabilità del concetto di sinistra ivi contenuto e che hanno votato sempre PD per affezione.Questi secondo me erano tanti e parecchi di questi sono trasmigrati nei 5 stelle.Detto questo credo che il partito del PD sia ad un bivio cruciale ma ancora vedo e leggo la sua tendenza a rappresentare una italia che è stata sbeffeggiata, fatta di classi subalterne, ma con la presenta marcata di una tendenza di base a rifiutare il confronto dentro di esso.E questo non porta altro che alla teoria del rimando e all’avvitamento intorno alla proclama di regole che non esistono più e che più di ogni altro loro stessi hanno fatto si che tali regole della politica non esistano più.Un partito solo in pratica, preda delle sue correnti nate da una concezione errata e dalla sopportazione di ciò che gli si è voluto imporre.Se guardiamo al mondo delle classi subalterne che gli ha nel tempo bdato il consenso vedremo che l’azione principale è venuta da una attivissiama ”think thank”(Veltroni, Gentiloni, ed altri che alla politica erano ormai rodati) i quali hanno via via nel tempo lanciato un grande messaggio che doveva essere inteso da tutta quella galassia che comprendeva il partito della DC sia come struttura sia come etica politica e che non lasciava dubbi sul futuro su quale fosse la procedura da essere percorsa.tutto questo complesso si è organizzato per scalare dall’esterno il pre-esistente DS in modo che i nuovi ”paguri bernardi” fossero al sicuro nella nuova casa, organizzando da questa le sortite verso la società.Renzi è stato una di queste sortite al culmine di un processo di integrazione di una grande fetta di società, concettualmente partorito con la prosopopea che non gli è mancata della rappresentazione del nuovo in una lotta fra la resistenza del vecchio e la sua rottamazione.Tanto bene fin’ora non sembra essergli andata perchè nel loro schema è mancato qualcosa di fondamentale e cioè di quell’immagine che avrebbero voluto dare e che non hanno dato per tipologia della loro etica e della loro cultura politica.ma i danni li hanno prodotti, e sono stati danni di importanza tale che la frantumazione della sinistra ha prodotto ed è stata la principale causa scatenante della produzione del populismo, ma che hanno accusato gli. la crescita del populismo e che in tale fase hanno rovesciato le accuse verso altri che reagivano in maniera populistica, dimenticandosi di ciò che avevano prodotto ieri e dei guasti anche madornali sulle economie locali(MPS, Banca Etruria, 80 euro ecc ecc) Adesso sono ad un bivio e la rifondazione del partito stenta a produrre novità proprio per quella diversità di DNA politico che non ha tenuto conto della GENESI culturalmente diversa che avevano avuto i due partiti fondanti.L’operazione fatta a tavolino della fusione a freddo conteneva tutto quanto sarebbe uscito necessariamente dopo e che ha rappresentato un terreno di scontro nel quale una parte si è impossessata dell’altra anestetizzandone le peculiarità fino al punto di avere i consensi per operazioni del tipo delle primarie che sono state fatte fin’ora.Consensi per la verità per modo di dire poichè non si è visto nessuno che si sia ribellato dall’interno a tale fedifraga ed anche ipocrita soluzione.Ed allora se non esiste più una fascia generazionale che sappia leggere nel merito nle istanze politiche e criticarle, tutto questo si risolve con un addebito a quella che una volta era nominata e sentita come ”sinistra”, e quando manca tale forza e convinzione che è una forza primaria e che fa della critica al fine di migliorare le condizioni, non ci si può aspettare altro di quello che è successo.E’ una generazione di 40 enni che tranne pochi, per non dire pochissimi, si distinguono da istanze tutte tese ala conferma dei loro successi e scalate sociali, mentre la politica dovrebbe essere intesa in ben altro modo.E questo lo vediamo tutti i giorni. Fare il paragone fra Secchia ed Alicata oggi è una cosa che non ha più senso perchè i riferimenti valoriali di quell’epoca non esistono più e tantomeno nella nostra generazione sappiamo tutti che quei paragoni e quegli accostamenti oggi non sono più plausibili. I personaggi che tu nomini forse esclusi Alex Zanottelli e Gino Strada non mi sembrano da portare a paragone ed essere accostati per una possibile rifondazione della sinistra.Questo lo dico, ma è una mia idea, forse farlocca e che è quella che da chi ha scelto la militanza in un partito chiamato PD e che poi invece di fare gli interessi veri di chi è classe subalterna sia andato avanti a forza di vendita di fumo, di contrasti interni che hanno messo in evidenza una debolezza politica strutturale, io dico che tutto questo sia il contrario che una sinistra degna di questo nome si possa aspettare.Mi basta averli sentiti in TV nelle loro ripetute giaculatorie.Ma evidentemente e giustamente ognuno ha le proprie idee su questo, giuste o sbagliate che siano, ma spesso sarebbe bene porsi il problema se e che siano giuste o sbagliate rispetto a cosa.Questi che o detto e che mai voterei non parlano mai di capitalismo e di ciò che esso produca.Non lo possono nemmeno sentire nominare e storcono il naso.E da tale gente non ci si può aspettare che cambi la società perchè la fa funzionare con meno scossoni così com’è impostata e diventa vitale un concetto : l’essere riformista in luogo di essere riformatore. E’ lì che vincono perchè è lì che fottono i poveri nel grande abbraccio del grande fratello che invoca il benessere e la libertà per tutti.Ci si sono pasciuti un secolo e mezzo ed il conto è arrivato ai poveri ma era previsto che arrivasse a loro.Forse sarebbe ora di dire basta.E se la strada per dire basta è quello che loro dicono sovranismo e populismo c’è da percorrerla con attenzione certamente,ma senza prevenzione, anche perchè quell’altra di strada l’abbiamo già provata e sappiamo dove porta. Basta guardare il mondo.