PROGETTO ACEA: CITTA’ DELLA PIEVE CHIEDE DI ESSERE COINVOLTA DA CHIUSI NELLA DISCUSSIONE
CHIUSI – Nelle scorse settimane il Consiglio Comunale di Città della Pieve ha votato all’unanimità una mozione con la quale si chiede che il Comune umbro sia informato e coinvolto dal Comune di Chiusi nella discussione sul famoso “Progetto Acea” per un impianto di trattamento dei fanghi di depurazione nell’area dell’ex centro carni, che è contigua all’area produttiva e commerciale delle Cardete, in territorio pievese. Analoga posizione è stata espressa dall’associazione ecologista “Il Riccio”, sempre di Città della Pieve. Anzi la mozione approvata in consiglio è stata sollecitata proprio dal “Riccio”.
Del resto anche in occasione di alcune iniziative pubbliche sul Progetto Acea, a Chiusi, la presenza di comitati e associazioni pievesi si era fatta notare. E c’è chi ricorda a tal proposito la forte opposizione dell’allora sindaco Scaramelli al preventivato impianto a biomasse in località Le Coste, proprio al confine tra i comuni di Chiusi, Città della Pieve e Castiglione del Lago e anche, successivamente, all’analogo impianto che avrebbe dovuto sorgere nei pressi di Villastrada nei terreni della Comunanza Agraria.
Scaramelli all’epoca minacciò di andare ad occupare il municipio castiglionese. Adesso sono gli umbri e in particolare i pievesi che chiedono di essere coinvolti in una decisione che alla fine inciderà anche sul loro territorio. Anche da Cetona, altro comune contiguo alla zona industriale delle Biffe, qualche voce di dissenso rispetto al progetto Acea si è levata. Quantomeno come richiesta di cautela. Ma in questo caso solo qualche post sui social, nulla di ufficiale o istituzionale.
C’è da prevedere quindi che, finiti i palii e le feste estive, già da metà settembre la questione torni alla ribalta. Tra l’altro a Città della Pieve, Cetona e Castiglione del Lago nella primavera prossima si voterà per il sindaco e per il rinnovo dei consigli comunali. Facile ipotizzare che la questione della tutela ambientale e questa questione i particolare possa diventare uno dei temi più caldi.
Va detto, ad onor del vero, che non tutte le questioni ambientali sembrano avere lo stesso impatto mediatico. Della mega stalla da 2.000 capi bovini costruita dal sindaco di Venezia Brugnaro in territorio castiglionese, ma al confine con Chiusi e Montepulciano, tra due laghi e a poche decine di metri dal canale che li collega e dal Sentiero della Bonifica che lo costeggia, nessuno ha mai parlato, tranne questo giornale. Il complesso è molto grande, all’avanguardia come architettura e come tecnologia impiegata, ma è e resta pur sempre una stalla che produce tonnellate di liquami che poi vengono trattati e smaltiti in loco con appositi impianti che a loro volta producono emissioni. Tutto a norma, naturalmente…
Come probabilmente sarebbe a norma l’impianto Acea. Gli impianti non a norma non si possono fare.
Ma sul progetto Acea sui social si continua a parlare in modo improprio, come se si trattasse di un fulmine a ciel sereno, di una “ennesima industria insalubre” che verrebbe a deturpare un territorio vocato al turismo e a mettere a rischio la salute dei cittadini. Che si tratti d un impianto da valutare sotto ogni aspetto è fuor di dubbio ed è giusto chiedere tutte le cautele del caso. Ma – come abbiamo scritto più volte – l’impianto Acea (ammesso che proceda nel progetto) non sarebbe un’industria che viene ad insediarsi ex novo, nel nulla. Verrebbe a sostituire e integrare un depuratore già esistente che oggi già tratta 80 mila tonnellate/anno di fanghi di depurazione e industriali e percolato di discarica e a riattivare un’area industriale dismessa, parzialmente demolita e da bonificare, accollandosi anche la bonifica. Non solo: darebbe anche una risposta al problema dello smaltimento dei fanghi che non possono più essere sparsi in agricoltura. Cosa non secondaria.
Si può discutere quindi se il progetto Acea sia opportuno o meno, se serva a Chiusi e su quali siano le garanzie circa la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, ma le cose vanno raccontate per intero e tenendo conto di tutti gli aspetti. Non è che in quel luogo oggi non c’è niente, oggi (e da anni) in quel luogo c’è un problema che produce criticità e il problema è il depuratore esistente che insiste su un’area fortemente inquinata e da bonificare. Quello andrebbe risolto comunque, indipendentemente da Acea. E non si risolve dicendo “chiudiamolo”, perché quell’impianto serve anche a smaltire parte dei reflui fognari di Chiusi Scalo, che da qualche parte vanno trattati e non possono finire a dispersione negli orti e nei campi.
Ma anche su questo problema di voci critiche fin qui se ne sono levate poche. Come Primapagina nel 2015 facemmo pure una conferenza pubblica sull’argomento e sul fatto che a Chiusi e nella zona delle Biffe in particolare si sia registrata nel tempo una percentuale di casi di tumore e malattie rare più alta che altrove. Si ebbe l’impressione che la gente non volesse sentir parlare di certe cose. La gente sembra aver paura solo di Acea…