HO VISTO UN FILM: “COSE DELL’ALTRO MONDO”, OVVERO SE GLI IMMIGRATI SPARISSERO TUTTI DI COLPO…
Ieri sera non c’erano partite dei mondiali e facendo zapping davanti al televisore. mi sono imbattuto in un film di qualche annetto fa, su Iris, canale 22. Un film del 2011, non vecchissimo. Ma che sembrava fatto apposta per inquadrare un po’ meglio la discussione in atto in queste settimane sui migranti, la chiusura dei porti, i rifugiati, Salvini salvatore della patria. Probabilmente la messa in in onda da parte del canale di proprietà Mediaset non è stata del tutto casuale. Tempestiva direi.
Il film in questione era “Cose dell’altro mondo” di Francesco Patierno, con Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini. Una commedia all’italiana, anzi una “favola” dei giorni nostri, ma raccontata in modo non proprio politicamente corretto. E a tratti oltre a far ridere, fa anche pensare, riflettere e pure un po’ incazzare. E infatti quando uscì, 7 anni fa, il film fece incazzare parecchi, divise la critica. Ci fu chi lo esaltò come “uno dei migliori film italiani degli ultimi anni” e chi invece lo bocciò senza appello perché dava un’immagine negativa di una parte del Paese, certe regioni del nord Italia e di certe forze politiche (la Lega), o perché non riusciva ad essere né comico, né politico. Di sicuro non è un “filmone” di quelli che restano scolpiti nella stria del Cinema. Ma è un film che si fa guardare. E che di questi tempi può risultare addirittura illuminante.
I personaggi sono stereotipi. Forse un po’ “caricati”. Ma non lontanissimi dalla realtà. Abatantuono è Mariso Golfetto, un ricco imprenditore del nord est, per la precisione di Treviso, che non sopporta i neger extracomunitari, compresi gli operai extracomunitari del suo complesso industriale… Da una tv locale lancia messaggi bellicosi, che quelli di Salvini, ora che è ministro dell’Interno, sembrano acqua di rose… Come molti imprenditori ha il portafogli gonfio e ha pure un’amante: di colore. La figlia, Valentina Lodovini, aspetta un bambino da un operaio della fabbrica di famiglia, immigrato e di colore pure lui… Mastandrea è un poliziotto, con una madre anziana e sciroccata che ha bisogno della bandante 24 ore su 24 e ha come capo un commissario indolente, e irritante… Nel mezzo tanti tipi del nord est fascio-leghista e razzista come il tassista che di notte va a fare le ronde con la mazza…
Il film è una “if comedy”, cioè una di quelle commedie basate sul “se succedesse che…” E infatti, mentre il bellicoso e razzista Mariso Golfetto in un’intervista televisiva propone un’ epurazione di massa degli immigrati, una violenta tempesta si scatena sulla città. E l’indomani mattina degli immigrati non vi è più traccia. Spariti nel nulla tutti. Uomini, donne, bambini. Spariti gli alunni delle scuole, gli operai delle fabbriche di Golfetto di e di tutte le altre fabbriche del nord est, sparite le badanti, i dipendenti del comune addetti alla raccolta dell’immondizia, i lavoratori delle stalle e aziende agricole, perfino il 70% dei carcerati di origine non italiana autoctona. E così ognuno deve fare i conti con la nuova realtà: la produzione impossibile da portare avanti, le stalle senza chi governa il bestiame, gli anziani senza più l’aiuto del collaboratore domestico; la spazzatura che rimane per le strade… E il feroce Golfetto anche senza l’amante nigeriana, sparita pure lei come tutti gli altri…
Il film alla fine rimane sospeso, non offre soluzione al dilemma “e adesso chi li fa i lavori che facevano loro?”, ma scorre veloce, tra sarcasmo, ironia e “tirate” istrioniche politicamente scorrette, a tal punto da suscitare ilarità, ma anche ribrezzo. Non è un film ideologico o partigiano, usa più l’imbarazzo che l’ideologia per descrivere un paese alla deriva, anche nella parte più ricca e laboriosa… E il film contiene anche un altro messaggio: quello che certe figure restano invisibili fin quando non scompaiono e vengono a mancare. Lì, in quel momento ci si accorge del loro valore, del loro peso sociale…
Ha 7 anni “Cose del’altro mondo”, ma sembra girato nei dintorni di Pontida domenica scorsa… Spero che ieri sera, data l’assenza di partite di calcio dei mondiali, l’abbiano visto anche i sostenitori dell’attuale governo, quelli di storica fede leghista, i pentastellati, e coloro che dopo aver votato per decenni a sinistra sono rimasti folgorati da Di Maio e Salvini e ora inneggiano al ragazzo della ruspa che si fa rispettare in Europa (sempre che sia vero). L’ho già detto: non è un film “militante”, è una commedia, leggera, una favola senza lieto fine, ma anche senza una fine macabra. Oggi, con il senno di poi, verrebbe da dire però che il film di Patierno ha messo i pedi nel piatto con largo anticipo. Una risposta data in anticipo a chi dice rimandiamoli tutti a casa loro. Già. Fosse facile. E poi chi li fa i lavori che fanno gli immigrati?
m.l.
Interessante questo quesito, attuale, e che mette alla prova molte realtà odierne e molte di tali realtà che potrebbero in poco tempo avversarsi.Quindi un sistema fatto di persone, politicamente coscenti dovrebbe e potrebbe prevederlo tale stato di cose. Ma lo stato di cose è quello che senza una regola da come è stato fato fin’ora-perchè le regole in effetti non ci sono state ed ancora credo che stentino ad affermarsi-si applicano ad un guaio prodotto in passato, al quale oggi, pur essendo io stesso e dichiarandomi di sinistra,ritenga che guardata la composizione della popolazione, non sia vero il fatto che possa confermare ”una invasione”. Ma proprio per questo le regole ci devono essere, perchè parlarne così come fai tu ed anche se parli di un film, affermi nel momento stesso che ne parli un problema vero. Non sono io che devo ricordarti come ” il Dio Mercato” e quindi anche quello del lavoro, si nutra di immigrazione fuori spesso da ogni diritto umano e sociale.Certo, sono i ”padroncini” che si avvalgono più che altro di tale mano d’opera non certo le medie e le grandi industrie. Ma proprio perchè caro Marco è proprio da sinistra che dovrebbe essere fatta una critica all’etica del padroncino reazionario, incazzato e contro coloro che gli permettono di lavorare facendosi sfruttare.Ed allora la sinistra cosa ha prodotto in questo versante di cose visto che fin’ora le regole gliel’ha imposte il mercato e visto che cercava consensi anche nelle popolazioni dell’Italia del Nord Est ? Certo che la Lega ha tutt’ora la preminenza dei consensi in tale regione, ma ti ricordi come votava il veneto bianco che ancora oggi si vanta di avere le migliori aziende sanitarie d’italia? Da quale partito-inteso come principi etici- viene fuori una come Debora Serracchiani e quale humus sociale ha prodotto tutto questo di cui
tu parli ? Il film non l’ho visto ma mi basta il tuo racconto per farmi fare delle domande e vedere che le reazioni a tutto questo anche se inconsulte e venate forse anche di un certo razzismo, vengono fuori da un ventre d’Italia che si è arricchito a barba del sociale ed a barba di chi le tasse le ha sempre pagate.E’ la storia eterna del Nord contro il Sud che sappiamo da quando avevamo i pantaloni corti. E se tale condizione forse oggi incomincia ad essere drenata applicando le regole, non è mica detto che dette regole che non ci sono state fin’ora debbano proseguire all’infinito ? Ti faccio notare che avere le regole vuol dire applicare gli stessi diritti a chi lavora indipendentemente dalla pelle bianca, nera, gialla. Chi ha un lavoro e per questo ha diritto di essere difeso deve poter fruire dei diritti democratici. Chi non ha lavoro e spesso per poter vivere è costretto a vendersi non solo al padroncino sottoculturale e razzista ma resta in un limbo dove per vivere spesso è anche soggetto ad essere captato dalla delinquenza,sia individuale che organizzata.Io non sono uno di quelli che dicono ad alta voce:”prima il lavoro agli italiani”. E’ documentato che ci sono lavori che gli italiani non fanno neppure più o perchè troppo pesanti o perchè non danno una sicurezza di continuità. Ecco perchè delle regole ci vogliono e chi le afferma per me è benvenuto e non è affatto un fascista razzista che trami contro la democrazia.Perchè poi lo diciamo noi che questa nostra sia democrazia, poi salvo andare a vedere che una azienda che da anni si è avvalsa del lavoro quì in Italia possa delocalizzare e portare i suoi impianti all’estero. E’ la democrazia del capitale non dell’imprenditoria,perchè quest’ultima si avvale delle leggi che trova, e se trova delle leggi che non colpiscono la delocalizzazione e l’impoverimento di certe aree chi permette questo e chi governa è il primo resonsabile. Perchè l’imprenditoria come accezione verbale ed economica non si cura se il lavoro viene portato fuori italia, ma deve trovare il modo per espandersi, fare i profitti in ogni modo. E’ il mercato degli schiavi, di pelle bianca e nera.E credo sia giustissimo che il governo metta paletti alla mobilità dei capitali come vi stia mettendo mano. Guarda chi è contro tale impostazione, poi ne riparliamo: tutti ad invocare che siano provvedimenti contro il lavoro. Chiaro o meno chiaro che quando la sinistra fa cose di destra oggi anche la classe operaia che viene danneggiata-che è il contrario di essere difesa- scelga di farsi difendere da altri ? Ti fa paura a te questo? L’hai anche scritto. A me non lo fa perchè sò che nei provvedimenti di quella sinistra si ricerca ed è contenuto anche la possibilità di più completo sfruttamento del pubblico e dei deboli. Dai una occhiata a come sono stati amministrate dalla sinistra anche nei nostri paesi risorse come è l’ acqua e chi sia stato che ha fatto i contratti con le multinazionali del settore e sotto quale egida si sono realizzati certi accordi.Interesse pubblico? No, interesse privato. Ed allora i distinguo vanno fatti, e se non si fanno, alla fine e giustamente la gente li fà.Ed a me non fa paura, fà paura il contrario,altro che se i migranti se ne andranno chi alleverà le mucche.