CHIUSI, SCOCCA L’ORA DEL LARS ROCK FEST, L’EVENTO PIU’ RILEVANTE DELL’ANNO
CHIUSI – Ci siamo, la kermesse sta per cominciare. Chiusi si appresta a vivere quello che attualmente è a tutti gli effetti l’evento più importante, più rilevante dell’anno. Più importante e più rilevante per l’impatto mediatico, per la partecipazione di pubblico non solo dei dintorni, per il numero di volontari coinvolti e soprattutto per la qualità e l’originalità del programma, in questo caso della proposta artistica. Parliamo del Lars Rock Fest che si apre domani, venerdì 6 luglio ai giardini pubblici dello Scalo. Un evento di massa, con band di caratura internazionale che non è facile ascoltare in Italia, a ingresso gratuito. Anche questa una particolarità non da poco. Un “quid” di rock democratico (nel senso di accessibile a tutti) che l’anno scorso fu sottolineato dai britannici Public Service Broadcasting, come una cosa che in Gran Bretagna, che è la patria del rock, è e sarebbe impensabile.
Saranno tre serate di musica a palla. Ma non sarà solo rumore, né solo vecchio e sano rock & roll… Il Lars Rock Fest ci ha abituati ormai, almeno nelle ultime tre edizioni, a presenze che hanno segnato la storia di un certo genere musicale e in un preciso periodo ha rappresentato la colonna sonora della protesta contro la lady di ferro Margareth Thatcher… Nel 2016 a Chiusi sbarcarono i mitici Wire, nel 2017 The Gang of Four, due band storiche di quel periodo, due “icone” del punk e post punk inglese, roba che in Italia si è vista e sentita di rado. Quest’anno toccherà a The Pop Group, che nel biennio 1978-’79 infiammò la Gran Bretagna con due album memorabili: suoni contorti, testi surreali, ma anche critica sociale e politica mixata alla poesia… E Mark Stewart e Gareth Sager sono ancora quelli di 40 anni fa: “scomposti, violenti, anarchici”… Alessandro Sambucari ha messo a segno un altro bel colpo. Tre Pop Group sarà sul palco venerdì 6, dopo Indianizer e Hailu Mergia, il numero uno di un genere musicale specifico e originalissimo, l’Ethio-jazz, ovvero un jazz con forti influenze africane, più precisamente etiopi. Piuttosto noto negli anni ’70, Hailu Mergia, che ha l’età dei grandi del rock, per quasi 30 anni era è finito a fare il tassista negli Usa, dove si rifugiò, in esilio, per sfuggire al regime del suo paese ostile alle arti anche vagamente occidentalizzanti… Proprio quest’anno è tornato sulla scena con un nuovo album intitolato Lala Belu. La musica di Hailu Mergia è, come dicevamo, un mix di jazz, funk e sonorità e ritmi africani interpretati e proposti con uno strumento singolare per questo tipo di musica: la fisarmonica.
Una prima serata d’antan e d’autore dunque al Lars Rock Fest. Serata che si concluderà con il campfire stage (chiusura con chitarra intorno al fuoco) in compagnia di James Ritchie, musicista scozzese che spazia tra folk, blues e rock. Roba non solo per giovanissimi.
Sabato 7 sul palco dei Giardini pubblici, due band italiane di nuovissima generazione His Electro Blue Voice e Confrontional faranno da apripista ai Protomartyr, band americana di Detroit, considerata dalla stampa specializzata tra i migliori gruppi post punk sulla piazza. Sono tipi strani, il lancio di un loro disco lo hanno fatto facendolo circolare nei Juke Box che in America ancora si trovano nei locali… Nei juke box “antichi” non in quelli di adesso, collegati ad internet… Nelle loro canzoni parlano di posti immaginari (che poi immaginari non sono) “che sembrano belli, dove si mangia bene, ma che, come succede in America, da fuori sembrano accoglienti ma hanno forze di polizia violente, sono molto costosi, sono fuori dalla portata della gente povera e in cui i ricchi avranno sempre la meglio.” Parola di Joe Casey il leader della band.
La serata di sabato sarà conclusa con il campfire stage di Stefano De Stefano, alias “An early bird“, un uccello mattiniero e soprattutto un cantautore.
L’ultima puntata del Lars, domenica 8 si aprirà con una performance diversa: il collettivo di disegnatori Becoming X proietterà dal vivo sul grande schermo un film animato in presa diretta, con musica di sottofondo… Dopo la musica disegnata i Delta Sleep, un quartetto di Brighton piuttosto psichedelico e a chiudere i Japandroids, un duo di Vancouver, Canada, fondato nel 2006. La loro musica è un vero e proprio inno al rock, quello di sana a e robusta costituzione che ha appassionato intere generazioni… Una chiusura in bellezza e, diciamolo, in linea con la denominazione del festival chiusino. Per inciso Lars è un richiamo agli Etruschi (non agli svedesi) e, a proposito di etruschi, domenica 8, dalle ore 18,00 30 disegnatori popoleranno i Giardini pubblici di Chiusi scalo di chimere, sfingi, diavoli e diavolesse che per una sera lasceranno Porsenna a dormire da solo e loro invece saranno lì a cantare e ballare e a bere vino e birra…
Sì, perché al Lars Rock Fest ci sarà anche da mangiare e bere a volontà, ci sarà il primo mercatino del vinile, oltre a laboratori per bambini, mostre e set fotografici… Chiamiamoli “effetti collaterali“, come l’associazione che organizza il tutto, in collaborazione con la Fondazione Orizzonti e il Comune. Il festival cresce. E se si pensa che il costo complessivo dell’evento non supera i 60 mila euro, di cui la metà saranno recuperati tra sponsorizzazioni, ristorante, birreria, bar ecc. si può anche dire che è un evento rilevante, gratuito per il pubblico e a basso costo per gli organizzatori. E il Lars adesso è l’unico evento che proietta Chiusi in un panorama che va oltre i confini dell’ambito locale… Fino a due anni fa c’era anche il festival Orizzonti, adesso il festival Orizzonti è stato ridimensionato e riportato ad una dimensione meno pretenziosa, perché il respiro ampio della gestione Cigni rischiava di diventare affannoso, sotto l’aspetto economico.
Ci auguriamo che il festival rock resista. Lunga vita al Lars Rock Fest. E in bocca al lupo per questa settima edizione. Per la cronaca, nelle stesse ore in cui i Giardini Pubblici pulseranno sotto le note di chitarre, tastiere e batterie, nel centro di Chiusi Scalo venerdì e sabato andrà in scena “Bambinopoli”, con giochi, intrattenimenti e negozi aperti per l’avvio dei saldi… Per un week end Chiusi Scalo sembrerà… Brighton. O anche solo Milano Marittima.
ALESSANDRO SAMBUCARI, chiusi, l'ars rock fest, The pop Group
Ancora credo nella bontà e nell’obiettività dell’informazione locale quindi non demordo….arriverà il giorno in cui PrimaPagina, in quanto giornale di Chiusi, scriverà con altrettanta enfasi e fanatismo degli altri eventi oggettivamente rilevanti, riusciti e importanti (per coinvolgimento del paese, partecipazione del pubblico, storicità e numero di partecipanti da tutta italia, impatto sul paese, sul centro storico e sull’associazionismo) del nostro piccolo paese. Quel giorno Marco ti vengo a cercare e brinderemo insieme all’insegna dei gusti personali, ma anche di un’informazione obiettiva, equa e giusta; dei volontari delle associazioni chiusine (che fanno i salti mortali per il proprio paese); delle stesse associazioni, che si autofinanziano al 99% assumendosi ogni anno un rischio enorme, e anche, perchè no, del rock.
Se ti riferisci al “Tria Turris” chiaro che è anche quella una bella manifestazione (e l’ho scritto), che negli ultimi anni è cresciuta come qualità (e l’ho scritto), ma come impatto generale sia mediatico che di pubblico mi pare che il paragone sia improponibile. Certo per gli appassionati di rievocazioni medievali/rinascimentali una festa come il Tria Turris può avere il suo fascino. Ma ce ne sono decine, centinaia, di feste simili, della stessa caratura. Non è una occasione irripetibile, per intenderci. Certe serate del Lars Rok Fest, invece, da 3 anni a questa parte si configurano come occasioni se non irripetibili, comunque piuttosto rare in Italia. Quindi un boccone ghiotto per chi ama un certo genere di musica e per chiunque ne mastichi un po’ di storia… Roba come i Wire, The Gang of Four o The Pop Group, come i Public Service Broadcasting, i Suuns o Hailu Mergia, non si ascolta tutti i giorni a queste latitudini… E’ roba seria, di caratura internazionale, che è difficile ascoltare anche a Firenze o a Verona o a Palermo. Rimanendo a Chiusi, è un po’ come paragonare il festival Orizzonti con le opere liriche, Tiziana Fabbricini che canta “la voix humaine” di Poulenc o le performance dissacranti della compagnia Ricci-Forte e il festival attuale con Rocco Papaleo. Bravo e simpatico anche Rocco Papaleo, per carità… Ma la Fabbricini o Ricci-Forte è meno usuale vederli, l’occasione è più ghiotta, diciamo… La differenza a mio avviso sta tutta qui. E un giornale che faccia seriamente informazione e non solo promozione paesana questa differenza la deve sottolineare. Il Palio dei Terzieri di Città della Pieve è un gran bel palio, con un corteo storico straordinario, una sfida vera, migliaia di figuranti… ma il Palio di Siena è un’altra storia. E anche i Ruzzi della Conca sono un… palio. Si possono paragonare? Poi, Matteo, se ci metti pure che al sottoscritto e a chi scrive su primapagina piace più il rock della musica medievale o delle corali (tutte cose belle e rispettabilissime, ci mancherebbe) ecco che si spiegano anche meglio certe “scelte editoriali”. Del resto scriviamo spesso di calcio e di volley, mai del Jorky ball.
Sono d’accordo con te solo in parte. Il Lars Rock è un gran bell’evento musicale che in pochi anni è cresciuto molto e a Chiusi può solo che far bene, per gli amanti del genere e di un certo di tipo di musica più ricercato è chiaramente un evento irripetibile ed unico.
Non mi piace fare paragoni tra eventi dello stesso paese, per rispetto delle persone volontarie che ci lavorano dietro,sarebbe una battaglia tra poveri priva di significato, perciò non entrerò nel merito del Lars, ma parlerò esclusivamente di Festa del Vino e Tria Turris che sono i due eventi che organizza l’associazione che rappresento.
Per quanto riguarda l’impatto che questi eventi hanno sul nostro paese: Festa dell’Uva e Tria Turris sono studiate, adattate e plasmate sul Centro Storico di Chiusi; pensa che il Tria Turris è stato proprio spostato dai giardini (dove era nato dieci anni fa) proprio per diventare funzionale alle attività e alla vita del centro storico, a discapito di atmosfera, costi e organizzazione. Non stiamo parlando di due eventi fini a se stessi, ma di due manifestazioni che nutrono e si nutrono del paese stesso. È questa la filosofia principale che fa da motore a festa del Vino e Tria Turris. Prova a chiedere a una persona qualsiasi del centro storico quali sono i momenti in cui il nostro paese rivive maggiormente e quanto perderebbe senza queste due manifestazioni.
Per quanto riguarda l’impatto economico: Metti conto che in totale festa del Vino e Tria Turris costano sui 60 mila euro di cui meno del 7% finanziato da sponsor privati locali e amministrazione (soldi pubblici), mentre il restante è dato dagli incassi delle 6 serate nelle taverne. Se da questi 60 mila euro togliamo 10 mila euro circa di budget destinato ai gruppi musicali e alle compagnie di rievocazioni, il costo restante di circa 50 mila euro sono spesi totalmente nelle attività del nostro paese (spese per le taverne, per le cene, materiali ecc.). Proprio perché piú del 93 % della spesa per le due manifestazioni sono finanziate dalle cene nelle taverne, alla fine dell’anno l’associazione, se va bene (e non piove) ci va in pari, ma è il paese stesso a guadagnarci e in tutto questo la spesa pubblica quasi insignificante. Per non parlare poi dei gruppi di rievocazione che sono ospiti a Chiusi, a spese dei terzieri, nei tre giorni della Festa … Oltre 150 persone figuranti che si trasferiscono a Chiusi per lavorare al Tria Turris…vuoi che non prendano minimo un caffè per uno ogni giorno?
Per quanto riguarda “l’impatto di pubblico”: le taverne dei terzieri sono molto piccole e le cucine piccolissime non sono in grado di ospitare piu di 400 persone a sera (1200 coperti totali massimo a serata), ma questo favorisce i ristoratori di chiusi che possono solo beneficiare del fatto che le taverne possono ospitare un numero limitato di persone e il resto si riversa nei ristoranti. Per noi questo è importante, quasi quanto i 2500 coperti in tre sere della Festa del Vino e i 2000 del Tria Turris che ci consentono di andare avanti.
Se fai un indagine poi scoprirai che in italia non ci sono tante manifestazioni storiche che contano piu di 30 spettacoli in tre giorni e un mercatino medievale con 30 banchi. E l’enoteca della Festa dell’Uva e del Vino conta piu di 80 etichette di vini provenienti da tutta italia, un’occasione che rappresenta un eccellenza rara e non facilmente trovabile negli eventi simili. Per intenderci, non sono sagre. Arriverà il momento purtroppo in cui chiusi sarà al pari di tante frazioni della zona, in cui il massimo che si può avere è un piatto di gnocchi e l orchestra danzante, il tutto “abbaraccato” in un parcheggio sterrato. Ma per il momento non è così. C’è tutto un altro studio dietro. Un impegno che va oltre il “divertimoce, ballamo e magnamo”. Peccato solo che devo spiegarlo.
Bei tempi quelli del festival con Ricci Forte e delle provocazioni del teatro di Latini. Ma, a quanto pare non c’è li potevamo permettere. Le perdite erano troppo grosse. Speriamo che il Lars Rock vada in attivo perché se dovesse perdere 34-40 Milano euro a edizione verrebbe tagliato anche questo. 🙂
30/40 mila accidenti al correttore
30 mila euro è l’investimento messo a leva dalla Fondazione… Non è poco, credo però che ne valga la pena (come è scritto nell’articolo, il costo complessivo è intorno ai 60 mila euro, di cui però la metà vengono recuperati con ristorante, bar, birreria e sponsorizzazioni. L’altra metà va nel calderone…).