SE MASANIELLO DIVENTA PULCINELLA: LE CRAVATTE E LE CAPRIOLE DI DI MAIO

mercoledì 30th, maggio 2018 / 17:40
SE MASANIELLO DIVENTA PULCINELLA: LE CRAVATTE E LE CAPRIOLE DI DI MAIO
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Personalmente non ho per nulla apprezzato il niet di Mattarella al professor Savona, perché non possono bastare ragioni politiche. E mi son piaciute ancora meno – l’ho già scritto in altro articolo – le ragioni addotte dal Presidente della Repubblica per giustificare lo stop al Governo lega-5 Stelle. Quel richiamo forzato ai mercati, agli investitori internazionali, ai risparmi messi a rischio, mi è sembrato una ammissione palese e certificata del fatto che l’Italia è una nazione a sovranità limitata. Sottomessa appunto ai mercati, non al popolo sovrano.

Detto questo sono abbastanza sconcertato dall’atteggiamento del capo politico dei 5 Stelle, Luigi Di Maio. Di Salvini ho detto quello che penso in altre occasioni, per me era ed è lui e la cultura che si porta dietro, il vero problema, altro che Savona o reddito di cittadinanza. Ma da Di Maio, pur non avendone grande stima, mi aspettavo almeno un po’ più di destrezza, nel tenere il timone della barca più grossa. E invece Giggino, che si veste come un democristiano, sempre con il vestitito scuro d’ordinanza, peggio di Renzi, che almeno ogni tanto si presentava in maniche di camicia e pure arrotolate. E sempre con la cravattina, d’ordinanza anche quella, mai allentata. Un vero gagà napoletano. Di quelli d’altri tempi. Chissà se le cravatte di Di Maio sono griffate Marinella, che a Napoli è un must dell’eleganza. Solo che, povero Di Maio, nel giro di poco più di 24 ore si è messo a fare le capriole, e vestito in quel modo, le capriole mica vengono bene. Dopo le dichiarazioni di Mattarella ha chiesto immediatamente a messa in stato d’accusa per alto tradimento della Costituzione e ha lanciato la manifestazione a Roma per il 2 giugno, mettete il tricolore alle finestre, per protestare contro lo scippo di democrazia! ha tuonato… Salvini, più scaltro, non si è accodato. Ha criticato anch’egli il presidente, ma non ha chiesto l’impeachment. Poi è intervenuto Grillo, il capo numero uno. dei 5 Stelle (il numero due è Casaleggio. Di Maio, nella migliore delle ipotesi, è il numero 3) invitando tutti alla calma. E così Giggino da Masaniello è diventato Pulcinella e con una capriola che neanche al circo o Juri Chechi nei suoi cenci, ha riposto l’ascia di guerra, ha dichiarato superata la richiesta di impeachment e  si è messo di nuovo a disposizione del Capo dello Stato, evidentemente non più traditore.

Un salto mortale carpiato con avvitamento e supercazzola degno del più grande interprete del gioco delle tre carte…

Probabilmente il 2 giugno i 5 Stelle a Roma andranno ad applaudire la parata militare per la festa della Repubblica. Perché la protesta contro Mattarella è archiviata, derubricata. Dopo l “niente veti”, il ” Savona o niente” e la richiesta di Impeachment per tradimento e le grida “voto subito!”adesso anche Di Maio si iscrive al partito di quelli che #iostoconMattarella, pronto a ripresentarsi di nuovo insieme a Salvini e anche alla Meloni con una nuova lista di ministri. Senza Paolo Savona, naturalmente.

Finora i due giovanotti hanno scherzato, per più di 80 giorni hanno giocato a nascondino. Come i bambini.Vogliono andare a comandare a tutti i costi. E ci sta che adesso Giggino, il capo politico dei 5 Stelle, cioè del partito di maggioranza relativa accetti anche Salvini come premier, pur di non dover rinunciare. Ho scritto che Mattarella ha fatto un autogol che quelli di Niccolai a confronto erano piccoli errori di traiettoria. Ma anche Di Maio con tutte ‘ste capriole e salti carpiati, si è fatto infilare ben bene. Come un tordo. Ha dimostrato tra l’altro di non comandare un bel niente neanche dentro il Movimento, perché la linea dei 5 Stelle la detta Grillo e se mai Casaleggio, Non lui. Lui la deve cambiare se ai due non va bene…  E questo è successo.

Al gagà napoletano piacciono evidentemente le sceneggiate, che fanno parte della cultura materiale partenopea, ma sono un po’ fuori moda. E per uno che si autoproclama come il nuovo che avanza inarrestabile, non è il massimo, diciamolo. Chissà se gli piace anche Gigi D’Alessio…

Pare che i due, Salvini-Di Maio, vogliano riprovarci puntando sul fatto che in Parlamento il loro governo una maggioranza ce l’avrebbe, Cottarelli invece no…

Ma dopo la sceneggiata, le giravolte, le fughe in avanti e le marce indietro precipitose, non è che partirebbe bene. Neanche come immagine, senza entrare nel merito dei contenuti del “contratto” e della linea sui vincoli europei… Sui social imperversano le foto di Grillo, Di Battista e altri esponenti 5 Stelle e pure di Salvini con in mano cartelli “No euro”, o “Italia fuori dall’euro”… Dire oggi, che l’uscita dall’Euro e dall’Europa non è in agenda, appare quantomeno in contraddizione con affermazioni precedenti. Indipendentemente da Savona. Vedremo. L’impressione è che il voto di marzo non solo non abbia decretato un vincitore, ma abbia fatto salire le quotazioni di figure politicamente pericolose (per le cose che dicono non da oggi) come Salvini e di dilettanti allo sbaraglio, con la cravatta a posto, ma senza arte né parte, con molta prosopopea e pochi contenuti in tasca. Solo che l’Italia non è la Corrida…

Mi viene il dubbio che Mattarella abbia messo nel conto il rischio di esporsi in prima persona alle critiche, debordando se non altro nelle argomentazioni dalle sue prerogative, pur di evitare di mettere il Paese in mano ad uno che è arrivato terzo (presentandosi alleato con altri) e ha velleità sovraniste, xenofobe e da sceriffo (vedi la questione della legittima difesa) e ad un ragazzo che parla come un disco rotto e pensa che basti la cravatta per conquistare la stanza dei bottoni.

Come ho già scritto in altri articoli, ho molti amici con un passato a sinistra che si sono buttati anima e corpo verso i 5 Stelle. Già giustificare un’alleanza con Salvini mi pareva impresa faticosa e complicata. Se si dovesse imbarcare anche la Meloni ci sarà da ridere…  Ma è giustificare le capriole di Di Maio l’esercizio più difficile. Il nuovo che rilancia ed elegge la sceneggiata napoletana a cultura di governo è veramente un boccone indigesto.

Amici e compagni, attenti, abbiamo tutti, ormai, una certa età, le capriole e i salti carpiati non fanno per noi. C’è il rischio di farsi male.

E finisco con una nota: il mantra “ma allora il Pd?” stavolta non vale. Io del Pd – con Renzi o Martina fa poca differenza – non ho alcuna stima, ma stavolta il Pd c’entra davvero poco o nulla. Giggino Di Maio ha fatto quasi tutto da solo. E non ne ha azzeccata una.  Si può dire oppure è vilipendio alla cravatta?

Marco Lorenzoni

 

 

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