Secondo gli autori dello studio, il fossile di squalo Lamna ritrovato nel senese e risalente al tardo Pliocene (da circa 5,3 a circa 2,6 milioni di anni fa) potrebbe testimoniare una delle prime fasi di raffreddamento del Mediterraneo, che solo poche centinaia di migliaia di anni prima era popolato da molte specie tropicali simili a quelle che oggi abitano le acque Indo-Pacifiche.
Come spiega Alberto Collareta dell’Università di Pisa, “lo smeriglio, un predatore veloce e vorace strettamente imparentato con il più famoso squalo bianco, è oggi molto raro nelle acque del Mar Mediterraneo, e come fossile è principalmente noto da pochi reperti rinvenuti in Belgio e nei Paesi Bassi”. Insomma, molto lontano dalla provincia senese. Ma i resti fossili dello smeriglio non sono i primi a tornare a galla nella zona di Castelnuovo Berardenga: in precedenza sono stati rivenuti centinaia di denti fossili di squalo, che stanno a indicare come l’attuale campagna senese era nel pliocene un mare profondo come sono adesso gli oceani.
La glaciazione artica avvenuta circa tre milioni di anni fa avrebbe mutato sensibilmente le acque toscane inducendo sia la scomparsa di specie tropicali sia l’arrivo di altre tipiche di ambienti temperati e freddi, come lo smeriglio, attraverso lo stretto di Gibilterra. In effetti fossili di origine marina o oceanica sono frequenti anche nella zona di Chiusi (soprattutto fossili di conchiglie) e fossili di balena sono stati rinvenuti a Montalcino, Sinalunga e Cetona. L’orca pliocenica cetonese fu scoperta nel 1871 e da allora è stata studiata ed è esposta a Bologna, ma una copia praticamente perfetta è visibile anche nel Museo Civico di Cetona. Lo squalo smeriglio di Castelnuovo era insomma in buona compagnia qualche milione di anni fa…
Forse magari proprio attraverso lo stretto di Gibilterra all’epoca l’oceano era oltre l’altezza del livello marino di oggi e quindi esisteva-come suol dirsi- libera circolazione in quanto il livello delle acque probabilmente superava l’altezza della montagna di Gibilterra….in quanto all’odiermo Mediterraneo credo che le ricerche attuali sulla popolazione degli squali bianchi registrino una presenza crescente,questa sì adesso avvalorata dalla tropicalizzazione delle acque del Mediterraneo stesso , e quindi permessa proprio dal passaggio nello stretto di Gibilterra.
Durante il Pliocene, ma anche durante il Miocene, il rapporto fra mare e terre emerse ha subito notevoli variazioni… gli squali erano presenti nel nostro mare proprio come ci sono adesso. La presenza di questo tipo di squalo, mai trovato in precedenza allo stato fossile, testimonia il fatto che il Mediterraneo non è cambiato solo geograficamente, ma anche a livello climatico. Il Lamna nasus di Castelnuovo Berardenga suggerisce condizioni di mare freddo, quindi un cambiamento radicale se si pensa al fatto che poche centinaia di migliaia di anni prima, invece, le acque toscane erano caratterizzate da un’abbondanza di elementi tropicali ad affinità Indo-Pacifica.