POST ELEZIONI: IL GOVERNO NON SI VEDE. E RENZI PENSA AD UN SUO PARTITO PERSONALE, ALLA MACRON. ECCO CON CHI… (MA TRA I SUOI CHI LO SEGUIRA’?)
- di Marco Lorenzoni –
A 8 giorni dal voto del 4 marzo, lo scenario politico, riguardo alla possibilità di formare un governo che abbia una maggioranza in Parlamento, è ancora nebuloso e bloccato. E le varie ipotesi possibili, al momento sembrano trovare più ostacoli che tratti di discesa, con le varie forze in campo che alzano muri, lasciando pochi spazi alla fantasia: i vincitori, ovvero la coalizione di centro destra a trazione leghista e il Movimento 5 Stelle, da soli non hanno i numeri e insieme non si vogliono mettere. Il Pd è fuori gioco, ma potrebbe fare l’ago della bilancia, come il Psi di Craxi negli anni ’80, e decidere di appoggiare in qualche modo o l’una o l’altro, per garantire la governabilità, ma anche questa possibilità appare remota e finora “smentita” da tutti i leader (e anche dalla base) del partito, che alla direzione di ieri ha affidato al vicesegretario Martina in ruolo di traghettatore fino all’elezione di un nuovo segretario. Qualcuno che spinge per l’appoggio ad un governo dei 5 Stele per la verità c’è, ma è in minoranza. Vedi il governatore della Puglia Emiliano. Anche la minoranza politica interna, quella che fa capo ad Andrea Orlando, dice che “non c’è la percorribilità di un governo politico con i Cinque Stelle. Dobbiamo nettamente distinguere i nostri profili, il Movimento si è candidato alle urne con un programma incompatibile con il nostro. Bisogna però evitare di dire: ‘abbiamo perso, arrangiatevi’, non tocca a noi fare un governo né con la Lega né con M5S ma dobbiamo concorrere alla definizione degli assetti istituzionali, dobbiamo partecipare per la definizione di presidenti dei Camere e Senato”. Quindi lascia uno spiraglio legato appunto all’elezione in parlamento della seconda e terza carica dello Stato. La situazione è di stallo. Ingessata, come era prevedibile e previsto, data la legge elettorale.
E se per i 5 Stelle non sarebbe facile spiegare al proprio elettorato un accordo, anche solo di desistenza, con il Pd, per il Pd sarebbe ancora più difficile far digerire a sé stesso l’appoggio ad un governo guidato da una forza politica che ha vituperato il Pd, che ha definito il Pd un “partito di malfattori”, pieno di indagati e condannati, che lo ha indicato come il perno del sistema politico-affaristico e come nemico numero uno. Evitando addirittura di dichiararsi antifascista, per non apparire allineato con il partito di Renzi (anche se in realtà il problema era un altro, quello di avere tra le proprie fila gente che antifascista e antirazzista non è, vedi la neosenatrice di Cisterna di Latina che difende “Littoria”, si dichiara no vax e antisionista).
Resta il fatto che il voto di massa ai 5 Stelle è un segnale inequivocabile di rottura rispetto alla classe politica precedente. Più protesta e rivolta che rivoluzione, però. Anche perché i 5 Stelle hanno vinto largamente con percentuali bulgare nelle regioni del Sud, quelle stesse regioni che in passato hanno votato in massa per per Lauro a Napoli, per il Msi dei boia chi molla calabresi, per la Dc, poi per Forza Italia… Prima di loro il 61 a zero nella conta dei seggi in Sicilia, per esempio, lo aveva fatto Berlusconi. Non molto tempo fa… E già dopo le ultime recenti elezioni siciliane, su queste colonne scrivemmo che nei panni dei 5 Stelle noi saremmo preoccupati, perché in certe zone del sud hanno sempre vinto i partiti o i movimenti che la mafia ha appoggiato o ha lasciato vincere perché li riteneva meno pericolosi per i propri traffici… E non è che ora che al sud hanno vinto i 5 Stelle la mafia sia definitivamente estinta. Nè quella in doppiopetto, dedita agli appalti e alla finanza, né quelle delle faide tra clan e famiglie dalla pistola facile. Questo non vuol dire che i 5 Stelle siano contigui o collusi con le mafie, assolutamente. Ma il dubbio che le mafie li considerino innocui o in qualche modo funzionali viene.
Comunque i 5 Stelle indubbiamente hanno vinto. Con il 33% sono il partito di maggioranza relativa a livello nazionale e forza predominante in più di metà della penisola, diciamo da Ancona in giù, isole comprese.
Ma In Italia non basta ottenere un successo elettorale per poter governare. Serve una maggioranza parlamentare. Anche il Pd di Veltroni nel 2008 prese il 33% abbondante, ma finì comunque dietro al centro destra. E il governo lo fece Berlusconi. Nel ’76 il Pci, dopo aver conquistato l’anno prima molte città, province e regioni, arrivò anch’esso al 33% alle Politiche, ma il governo restò nella mani della Dc e dei suoi alleati. Anzi quando a partire dal ’77 – ’78 si avvicinò al governo con la “non sfiducia” e l’unità nazionale cominciò a scendere nei consensi.
Era esattamente 40 anni fa: il 16 marzo del ’78 il giorno della strage di via Fani, con il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione degli uomini della sua scorta, il Parlamento avrebbe dovuto votare il primo governo con l’appoggio dei comunisti… E lo votò, con il peso di quel rapimento e di fronte all’attacco al cuore dello Stato da parte del terrorismo brigatista. Poi abbiamo saputo che oltre ai brigatisti rossi c’erano anche altri soggetti quella mattina in via Fani e che tutti i 55 giorni della prigionia di Moro furono gestiti in maniera oscura e probabilmente “deviata”, proprio per impedire che l’Italia trovasse e sperimentasse equilibri politici nuovi e diversi da quelli del passato.
Oggi non c’è una minaccia terroristica in atto, non c’è una emergenza assoluta come quella che si verificò nel marzo del ’78. Ma c’è un Parlamento senza una maggioranza politica. E c’è un Paese che sembra essere tornato a prima dell’Unità d’Italia con il Regno delle Due Sicilie e buona parte dello stato Pontificio in mano ai 5 Stelle; il Lombardo Veneto e pure il Regno di Sardegna (Piemonte) in mano a Salvini e al centro destra e il Granducato di Toscana, unica sacca di resistenza di quelle che erano le regioni rosse. Ma nel granducato di Toscana, il Granduca sconfitto è in fuga e non si sa nemmeno verso dove.
Radio Popolare di Milano (emittente storica della sinistra, assolutamente attendibile e d solito anche bene informata) parla di incontri, proprio nel capoluogo lombardo, di alcuni esponenti del Pd vicinissimi a Renzi con ambienti milanesi. L’obiettivo sarebbe quello di abbandonare il Pd e dar vita al partito personale di Renzi… Magari non subito, ma non troppo alla lunga. Non a caso gli esponenti al lavoro sarebbero due fedelissimi come Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, e Maria Elena Boschi.
Ma… Chi si staccherebbe dal Pd per seguire Renzi nel nuovo partito?
Secondo l’emittente milanese, “lo farebbero molti nativi democratici, che si sono avvicinati alla politica con il Pd e con Renzi a partire dal 2012; sarebbe con lui la rete di potere e relazioni personali che si è costruito in questi anni. Pezzi del mondo cattolico. L’area ex socialista e ciellina, che hanno in Milano il luogo della tradizione. E Milano è un perno del progetto. Lo è dal punto di vista organizzativo e dal punto di vista ideologico”.
C’è chi dice che un progetto del genere segnerebbe la fine della diaspora socialista iniziata con Tangentopoli, riaggregando quindi anche buona parte di Forza Italia, che con Berlusconi ultra ottantenne e sconfitto pure da Salvini, potrebbe trovare in Renzi e nel renzismo un nuovo approdo. Lo stesso Berlusconi ha sempre mostrato un certo apprezzamento per Renzi e per la sua spregiudicatezza.
Sempre secondo Radio Popolare si sta già discutendo il logo e il nome. Uno è ‘Avanti’. Oltre a essere il titolo del libro scritto da Renzi, e lo storico giornale socialista, è anche uno slogan che evoca o vorrebbe evocare il movimento del presidente francese Macron con il suo ‘En Marche’.
Anche Comunione e Liberazione si ricompatterebbe nel movimento di Renzi, dopo essersi divisa tra Pd, centristi e Forza Italia. E CL è un altro esercito attualmente in libera uscita.
Ma se per dirigenti, parlamentari, elettori di Forza Italia, per quelli di CL e parte del mondo ex socialista craxiano, un partito a immagine e somiglianza di Renzi potrebbe essere domani un attrattore formidabile, lo sarebbe altrettanto per i quadri intermedi del partito? Cioè per i sindaci, gli assessori, i dirigenti locali che si sono appunto affacciati alla politica sull’onda della rottamazione renziana o sono diventati renziani dopo essere stati nel Pds, dei Ds, nella Margherita e, qualcuno, anche nel Pci, soprattutto in quella specie di enclave rossastra che è il “Granducato di Toscana”?
Alcuni tra i più spinti e fedeli alla linea del capo sì, potrebbero seguirlo: il sindaco di Firenze Nardella, per esempio o Stefano Scaramelli, la giovane ed emergente deputata umbra Anna Ascani, forse Eugenio Giani. Forse Riccardo Nencini. Forse l’assessore alla cultura di Chiusi Chiara Lanari… Più difficilmente il neo deputato senese Piercarlo Padoan o il segretario dimissionario del Pd umbro Leonelli, l’assessore regionale toscano Ceccarelli o il segretario senese Valenti. O figure storiche come Palmiro Giovagnola, presidente di Bcc Umbria, o Lino Pompili, Sirio Bussolotti, Fabio Di Meo, Alessandro Torrini, per citare alcuni nomi…
In Valdichiana e nel Trasimeno i sindaci Pd sono quasi tutti renziani, ad eccezione di Eva Barbanera (Cetona), Paolo Morelli (S. Casciano B.) e Sergio Batino (Castiglione del Lago). Il sindaco di Chiusi Bettollini che è uno di quelli entrati in politica con Renzi, è anche amico personale di Renzi, ma si è speso molto sui temi dell’antifascismo e dell’identità di centro sinistra del Pd. Una sua adesione ad un partito renzista alla Macron, con i reduci di Forza Italia e con CL non è così scontata. E forse Bettollini sta già riflettendo sul da farsi. Stesso discorso per gli assessori chiusini Micheletti e Marchini. Come i vari Andrea Rossi, Fausto Scricciolo, Francesco Landi, Riccardo Agnoletti, Giacomo Grazi… Il più renziano tra i sindaci renziani locali sembra essere al momento il primo cittadino di Fabro Maurizio Terzino, che era anche candidato alle elezioni. Lui potrebbe andare con Renzi. Gli altri è tutto da vedere…
Certo, la fuoriuscita di Renzi dal Pd lascerebbe il Pd il braghe di tela, ma paradossalmente potrebbe riaprire la possibilità di costruire un soggetto unico a sinistra (e di sinistra), di chiaro stampo socialdemocratico. Tipo Labour party. E con Renzi nei panni di Macron, magari un Corbyn spunta pure fuori…
Elezioni, Juri Bettollini, Matteo Renzi, Movimento 5 Stelle, pd
Con un pd “derenzizzato” potrei tornare a confrontarmi. Ma dovrebbe essere anche “derenzianizzato”. Renzi che guida il centrodestra sarebbe nella sua naturale collocazione. È più credibile come delfino di berlusconi che come erede di Berlinguer.
Da tempo vo riflettendo e scrivendo, che c’è bisogno di aprire una meditazione profonda, un dibattito senza steccati come da tanto tempo non si fa nel PD. E la volontà di puntare di nuovo alle primarie, a me sembra una chiara risolutezza da parte di questo gruppo dirigente, di non dare avvio a questa discussione di popolo. Un confronto si spera, di alto profilo politico e culturale, che veda anche tanti intellettuali partecipare (al momento questi sono scomparsi), che approdi alla definizione di un profilo assai più marcato e quindi percettibile da parte di tutti, del partito. Un pensiero critico, che parli apertamente di socialdemocrazia, che metta in discussione questo liberismo, questo modello di globalizzazione, che ponga il problema della redistribuzione della ricchezza (i dati forniti da Bankitalia poche ore fa, danno un quadro drammatico, con un 5% di paperoni che controllano oltre il 30% della ricchezza), che provi a rianimare una discussione un interesse di popolo, intorno a temi come la cooperazione, di un Europa assai diversa dall’attuale. Se invece si andasse di nuovo alle primarie, assisteremmo ancora una volta ad una conta tra tifosi, niente dibattito, niente confronti, solo un po’ di slogan.
Spero che Bettollnii si smarchi al più presto è un bravo sindaco che potrebbe assolvere a incarichi più impronti non dentro al PD.
Io rimango quasi basito da queste risposte.Tutti sperano che….scusate ognuno ha il diritto di pensarla come crede e come soprattutto sente,ma ho sognato oppure ero desto che si parla di un partito conquistato dal renzismo e che il renzismo sia servito a dare l’ultima spinta alla sinistra per collocarla in fondo al burrone oppure mi sbaglio io?Ed allora cosa c’è da sperare da questi bravi o non bravi individui ? ” I discorsi stanno da poche parti” dicono a Firenze….questi sono così, e sperate che si ringambino?Se si ringambassero si ringamabano solo per tornare sui loro passi sperando che la gente che li ha votati si dimentichi, ma voi un po’ di memoria ce l’avete oppure no? Scusate del discorso che vi sembrerà brusco ma affidereste la conduzione del vostro conto corrente ad uno che precedentemente l’ha ridotto a zero? Eppure un po’ di anni ce l’avete tutti o no ? Questi hanno fallito e nel loro fallimento hanno tirato a fondo anche l’Italia che anche per loro(ma non solo per loro aveva cominciato ad andare a fondo) ed adesso si viene fuori col dire quello è bravo, quell’altro ce la potrebbe fare e fra l’altro si fanno anche i nomi. Poi magari in un prossimo futuro ci soi scaglia contro questa classe politica che si dice non meriti nulla. Ecco, vedete? Quando si dice che la colpa-se colpa si vuol chiamare- è della gente che elegge questi politici, e che non si rende conto di come siano,- sì proprio la colpa è della gente-si dice la verità.Voi forse-se posso interpretare bene il vostro pensiero-pensate ad una ricostituzione di una sinistra ritenendo che ci voglia un partito corposo, unito, con degli ideali e che sappia portare avanti le lotte che c’erano una volta, ma questo futuro forse lo dovreste dimenticare proprio perchè chi è giovane oggi e che ha una età da immissione nel mondo del lavoro non ragiona come voi.Il problema è che voi state facendo un discorso che è esente da quelli che sono e che saranno i nuovi sviluppi dell’economia globalizzata che è stata ormai evocata da un sistema che per sopravvivere ha dovuto produrla.E l’economia globalizzata tende a dividere il mondo facendo formare essenzialmente due schiere di produttori: il terzo mondo come forza lavorativa di trasformazione delle risorse e l’altro mondo dentro la nostra società globalizzata intesa come classe di produttori di idee,proprietario del know how e della finanza per continuare il progetto egemonico e che stà dirigendo e dirigerà tutto il processo.Altro non ci sarà, se non in maniera trascurabile.Quindi sarà un ritorno all’impero romano degli schiavi e di chi regnava sugli schiavi.E voi mi parlate di questo o di quello che potrebbe essere buono se si ravvedesse? Per fare cosa ? Ma che siete stati contagiati da ” Stoppino” che tutti a Chiusi sanno chi era ? Scusate se mi altero ma eppure una volta bene o male ci si ragionava.Ma cosa è successo? Perdonatemi la brutalità ma non vi rendete conto che nonostante le sconfitte questi l’osso non lo mollano ed arrivano perfino a cercare di realizzare ”il partito del Presidente”cercando alleanze che permettano loro di continuare a regnare? E voi pensate che possano essere questi che governeranno l’Italia dopo quasi 70 anni dei loro continui governi interrotti solo da rimaneggiamenti di persone all’interno ma mai da cambiamenti di linea sostanziali ? Allora avrei ragione se dicessi che ”Stoppino è vivo e lotta insieme a noi”….e ve li meritate !
Carlo, l’articolo è di pura “cronaca politica” e adombra degli scenari possibili, sui quali ognuno può fare le considerazioni che crede. Tu poni una domanda a chi vede in tutto ciò una possibile ripresa, quantomeno di un ragionamento a sinistra. Ed è una domanda piuttosto banale, perché è speculare a quella che si potrebbe porre a te e a tutti coloro che per decenni hanno votato e militato a sinistra e ora sono passati armi e bagagli ai 5 Stelle: “Ma che ci avete visto?”. Ovviamente tale domanda non sminuisce né la vittoria di 5 Stelle, né i guasti, gli errori, i danni prodotti da chi ha diretto e “governato” la sinistra negli ultimi 25 anni…
La politica e le sue considerazioni me lo insegni tu che non debbono essere immobiliste perchè il mondo e gli uomini cambiano e con essi le generazioni.Sò bene che si trattasi di ”fondamentali” ma le idee ed i valori credo che quando vi sia stato un naturale confronto democratico su di essi, il cambiamento si possa fare e debba progressivamente essere accettato e normalmente si dovrebbe imporre nel tempo. Nel caso della sinistra invece è stata istituzionalizzata una scorciatoia creata a tavolino con la nascita di quel partito al quale ha fatto riferimento tutta una quantità di idee e valori che sembravano portatori del nuovo e che invece hanno scalato dal di fuori uomini e strutture per imporre dall’esterno una tendenza a considerare superati tali valori.Ma tale affermazione è stata fatta ed attuata con procedure di natura ”proditoria” con l’intento essenziale che la lotta al sistema dove siamo immersi era perduta e tanto valeva adeguarsi ad esso scegliendo le strade che più si confacevano a tale sistema.Non hanno individuato infine una nuova visione del mondo ma sono stati volutamente i cavalli di troia di quella del sistema vigente dove si sono immersi.In pratica cambiare ma cambiare a seconda di come dettava il sistema con la ricerca illusionista del minimo degli scossoni possibili e col massimo dell’accettazione dei suoi valori.Diciamo fra l’altro anche con tutto tale movimento accompagnato da spinte personali degli addetti ai lavori per una auto affermazione sia economica che politica senza avere i requisiti culturali necessari a dirigere tale movimento.Alla fine tale spinta al cambiamento fatta escludento gli apetti valoriali propri della sinistra quali in fondo la visione socialista della società, hanno mostrato i limiti ed i limiti sono stati soprattutto quelli attuati dai suoi dirigenti che pensavano che il capitalismo nella sua applicazione del ”riformismo” non avesse prodotto scossoni pericolosi come invece sono stati prodotti.Tali scossoni alla fine hanno pesato sulle classi subalterne ed escluse e su quelle più marginali( sud italia) ed alla fine hanno portato alla negazione di tale conduzione politica e di tale visione politica vecchia, obsoleta e che aveva prodotto i danni che sappiamo e che possiamo vedere intorno a noi semprechè si vogliano vedere. Un mio amico storico che ha sempre militato a destra in gioventù ed adesso da 50 anni nella DC ed attualmente chiaramente nel PD apprezzando la sua politica, un po’ di tempo fà ebbe a dirmi ”….poi ti renderai conto di come pensa la maggior parte degli italiani” probabilmente confidando che culturalmente il modo di pensare non potesse variare da come si era sempre realizzato da 70 anni a questa parte ma soprattutto pensando che gli italiani tenessero lontane da loro stessi le istanze di cambiamento fidando sul conservatorismo tanto caro alle politiche prima della Dc poi del PD che alternativamente hanno prodotto il sistema del passo avanti e dei due indietro soprattutto nelle politiche sociali riguardanti il lavoro, per non parlare del fallimento dell’accettazione della riforma della Costituzione. La conservazione e la paura del cambiamento alla fine si rivelano in tal modo ma è proprio tale modo che mette in luce le concezioni proprie di una politica autocratica,vecchia e che sarà sempre più isolata di fronte alle novità del mondo proprio perchè ha paura delle sconfitte personali e di tipo di direzione politica.Quindi il verificare se i pensieri che si ha siano giusti e corretti col divenire della storia e che possano corrispondere alle necessità delle generazioni che verranno assume in tal quadro una luce fosca, portatrice di indietreggiamenti e crisi morali proprio nelle fasce subalterne.Alla luce odierna non sò che dire se si sbagliava oppure diceva il vero, poichè occorrerebbe attendere del tempo ma per adesso uno scrollone quegli italiani lo hanno dato ed hanno quantomeno reagito all’immobilismo mostrando di essere stufi da un sistema di potere che dura da 70 anni e che ha rintuzzato sempre le istanze di cambiamento.Gonfia gonfia poi il pallone esplode e mostra i risultati.Quindi vedi che col tuo metro di misura che porti ad esempio mi sembrerebbe che non si possa dire che sia l’una che l’altra opzione abbiano la stessa valenza politica che etica e che abbiano infine lo stesso valore poichè fondamentalmente sono antitetiche le une alle altre nel senso che l’una ha avuto la tendenza a conservare e l’altra a cambiare.Poi è chiaro che ci sia anche chi pensa che quella di cui si parla conservazione non sia ma che contenga creazione di basi di cambiamento,ma su tale tema mi sembra che una grossa percentuale di votanti non abbia supportato tale visione.Ma non è la mia la volontà di sommare la quantità di voti pro con i voti contro e di dire che abbia ragione chi ne ha presi di più, ma credo che sia corretto cercare di inserirli in una visione di cambiamento e comunque totalmente di ”dialettica” intesa in senso filosofico del termine.La fotografia di tale situazione ”dialettica” però è quella che oggi ci porta a dire che piano piano si possono realizzare condizioni diverse affinchè la gente nel suo complesso spinga per il cambiamento ed il superamento dello stato attuale impersonificato dai partiti che hanno governato dalla fine della prima repubblica in poi.E fino a prova contraria anche da 70 anni a questa parte poichè lo sò bene che una quantità di leggi esistenti sono state fatte anche con il supporto delle opposizioni nella diatriba PCI-DC ma a guidare il carro e ad indirizzare i buoi era al tempo la sola DC in testa con i suoi cespugli accanto.Ed è logico e naturale che per conservare gli equilibri di potere si siano prodotte le situazioni più incrediblmente ingiuste e vergognose di porre la realtà davanti agli occhi dell’Italiano medio falsificando i termini.oggi tutto questo ha portato ad uno scollamento ed anche ad una ingovernabilità dato che sono nati movimenti antisistema che chi ha il potere chiama col termine ”estremisti” senza pensare che quelli reali potrebbero anche essere considerati proprio loro che hanno governato da sempre.Quindi come vedi se da una parte c’è una spinta a non proseguire per la stessa strada ormai battuta da molti anni,dall’altra c’è chi sà molto bene che se cedessero per loro sarebbe la fine.E così vanno avanti fino a che le contraddizioni del volersi mantenere per forza di cose in sella identificandosi che in quel modo vogliano gli italiani, non raggiungeranno un limite insopportabile.Dopodichè è la storia che segna lo spartiacque.
Rileggendo dopo qualche giorno il tuo post al quale come al solito ho risposto con la mia solita lungaggine, devo osservare due cose che mi preme precisare:
Visto da sinistra l’ipotesi che fai tu di convogliamento dei nomi sul nuovo futuribile partito del Presidente direi: ma c’è bisogno di queste nuove aggregazioni dei nomi che tu fai insieme ai ciellini per far gettare la maschera ormai da quache anno messa sul viso per far capire agli elettori di cosa parliamo? parliamo evidentemente di un partito prettamente di centro e che con il concetto di sinistra non ha nulla a che fare. la loro locazione sarebbe quelle come ipotizzi anche tu di far suporto con berlusconi una volta emarginato uno scomodo Salvini.
E pare questo un partito che tutta Chiusi compresi i nomi dei chiusini in giunta abbiano votato pensando alla sinistra od al centro sinistra? E ‘ bene nche la gente pensi che i confini sono molto labli od addirittura evanescenti far centro destra e centro sinistra, l’importante è ripristinare la nuova democrazia cristiana sotto altro nome che fronteggerà i partiti da dove possa venire la ribelline.ed allora vorrei chiedere a chi è in giunta adesso . ma per chi ed in nome di chi avete preso parte’ dal momento che anche lì dentro esisteva originariamente la sinistra a sinistra del PD?
Altra considerazione è la seguente sempre tenendo presente il Post che hai scritto: l’elocubrazione che hai fatto riguardante l’assunzione di ruoli diversi che scaturiscono dallo stesso partito e nello stesso partito non è la riproposizione di quel diaframma che lo divideva già al momento della sua creazione quando sembravano tutti grondanti di fiducia in tale nuovo soggetto? Ed allora bisognerebbe ricordare a molti pasdaran che affermavano l’eliminazione e l’annullamento delle ideologie come una conquista chiamandoli alle loro responsabilità di aver contribuito alla spaccatura ed alla frammentazione della sinistra su di chi hanno fatto l’interesse. La risposta non dovrebbe essere demandata ai posteri ma agli attuali pasdaran di quel partito che la sera dello spoglio dei risultati elettorali si sono messi le mano sulla testa in segno di disfatta, ed a nulla valgono le espressioni di bettollini rilasciate alle tv locali che riguardano l’auspicato pensiero di faremo, ci ricostituiremo su basi più allargate, vedremo i nostri errori.ma quando erano in corso tali errori voi stessi cosa facevate? Eravate tutti protesi verso il renzismo come lo siete sempre stati. Ed allora come si mette la faccenda? E’ bene che se hanno un cervello pensante adesso lo usino.
Sul fallimento del’operazione PD, con me sfondi una porta aperto, l’ho scritto in tutte le salse, decine di volte. In questo articolo ho cercato di spiegare chi, secondo me, potrebbe seguire Renzi in un partito nuovo e chi no. E chi pur essendo nato e cresciuto con Renzi potrebbe avere delle remore (e sarebbe bene che ne avesse) a imbarcarsi nella nuova arca di Noè… Ovvio che con Renzi che fa il partitino suo, quelli di L&U che sono già fuori, il Pd rimarrebbe poca cosa, quasi niente. Ma lo scenario si potrebbe riaprire…