A PIEDI DA BOLZANO A ROMA SULLA ANTICA VIA ROMEA GERMANICA: TRE MODERNI PELLEGRINI OGGI A CITTA’ DELLA PIEVE
CITTA’ DELLA PIEVE – Si chiamano Walter Mayr, Thomas Burger e Thomas Mohr, i primi due sono altoatesini, il terzo è tedesco. Sono partiti martedì 20 febbraio a piedi, accompagnati da tre lama argentini da Bolzano alla volta di Roma. Poteranno al Papa un piccolo dono: una papalina e n paio di calzini fatti a mano con lana di alpaca. Percorreranno l’antica via Romea Germanica. Si ratta infatti di un pellegrinaggio che si inquadra nel progetto interculturale e inteerreligioso europeo per la riscoperta e la valorizzazione della strada medievale che dalla città anseatica Stade, nel nord della Germania portava fino a Roma. Era una delle strade dei pellegrini, come la Francigena. Ma anche dei mercanti. E in Italia, prima di arrivare alla città eterna passava da Bolzano, Trento, Rovigo, Ferrara, Ravenna, Forlì, Bagni di Romagna, L’alpe di Serra, Bibbiena, Subbiano fino alla zona del Trasimeno, Pozzuolo, Paciano, Città della Pieve, Monteleone, Ficulle, Orvieto, Montefiascone, Viterbo, Vetralla, Sutri, La Storta. Nel tratto Montefiascone-Ravenna era di fatto l’antico percorso della attuale SR 71.
Percorrendo 15-20 km al giorno i tre novelli pellegrini con i loro lama (animali che allevano in un maso nelle campagne di Soprabolzano) hanno già oltrepassato l’appenino tosco-emiliano e sono arrivati ieri a Paciano, per raggiungere oggi Città della Pieve. Il viaggio è seguito dai media e prevede incontri dei tre camminatori con i ragazzi delle scuole e le istituzioni locali. Durante il percorso hanno dovuto fare i conti con Burian, con la neve e, con la pioggia battente e adesso con la nuova ondata di freddo pungente. Ma Walter Mayr e i due Thomas (Burger e Mohr) non si sono certi persi d’animo e come i loro antenati medievali continuano a marciare a passo lento, come si viaggiava all’epoca con l’obiettivo di arrivare da Papa Francesco.
Sono tanti i camminatori, soprattutto di lingua tedesca che ogni anno ripercorrono l’antica Romea Germanica, che un frate percorse per la prima volta nel 1200 per tornare a Stade dopo che all’andata aveva percorso la Francigena. Fece il confronto e definì migliore la Romea… che da allora diventò una delle arterie che hanno permesso di costruire l’Europa.
E fino all’entrata in funzione dell’autostrada del sole, nel 1964, la Statale 71 (come dicevano il moderno tracciato della Romea nel tratto che attraversa Lazio, Umbria, Toscana e Romagna) è stata una delle principali vie di comunicazione di questo territorio da una parte per andare a Roma, dall’altra per arrivare a Forli, Ravenna e alla costa adriatica settentrionale e magari proseguire verso Venezia-Trieste o verso Trento, Bolzano e l’Austria.
BOLZANO, CITTA' DELLA PIEVE, LAMA, VIA ROMEA GERMANICA
Mi è venuta spontanea una riflessione dopo aver letto il post di questi 3 viaggiatori che hanno voluto riprodurre le condizioni( forse secondo loro) di come si muoveva e viaggiava la gente all’epoca della quale fanno riferimento, verosimilmente nel medio evo sia alto che basso.
Oggi evidentemente le condizioni sono cambiate ed possiamo dire che tutta la civiltà occidentale ruoti attorno ai contatti ed ai movimenti delle persone e delle popolazioni con l’uso dei mezzi della civiltà tecnologica e ” quell’esperimento” dei 3 è anche quantomeno interessante per far riflettere.La riflessione-a parte le banalità onnicomprensive dello sviluppo tecnologico che consentono gli spostamenti-è da portarsi secondo me sull’uso di queste notizie che il complesso mediatico ne fà.
Intendo dire con questo che normalmente ci presenta questi aspetti come figli e prodotti di una grande volontà umana di chi compia tali imprese nel rivivere il mondo dove una volta venivano compiute. Oggi la tendenza è quella dell’accettazione di tale visione ben sapendo che le difficoltà non esistono, almeno quelle che si vorrebbe mettere in evidenza nella ricostruzione del viaggio.Ed allora io mi chiedo: a che serve tutto questo? Mi faccio tale domanda non per essere bastian contrario alla riflessione che comunemente ne scaturisce da parte dei lettori di tali notizie,ma per quello che tale notizie producano nell’immaginario collettivo della gente che le legge.E sarebbe interessante riflettere su questo perchè evidenzia secondo me la costruzione artificiale di una storia che nulla ha a che vedere con il fatto di poter ricreare e rivivere le condizioni psicologiche e materiali del viaggiatore alle quali si fa riferimento indipendentemente che andassero a trovare il Papa recando con loro lama o guanachi, una volta inesistenti in europa.Cerco di spiegarmi meglio ma forse la differenza per far comprendere meglio la cosa si evidenzia col paragonare appunto senza andare tanto lontani nel tempo i viaggiatori-esploratori di 150 or sono con quelli di oggi che partono in aereo magari da una capitale europea, scendono in Oriente e s’imbarcano in viaggi in pulmann ed in barca od aereo e visitano luoghi lontani dalla civiltà tecnologica(oggi ve ne sono pochi veramente dove non è arrivato l’uomo ).Ecco misurando lo spirito di questi viaggiatori e raffrontandolo a quello di coloro che con massimo spirito di sacrificio percorrevano a piedi le piste di 150 anni or sono spinti dalla curiosità di esplorare divenuta per loro una esigenza di vita,la nostra riflessione si dipana e si avvolge sul mettere a fuoco come sia cambiata la qualità dello spirito umano prodotta dalla civiltà dei consumi e dal consumo di massa. Facoltà di reagire diverse di fronte alle eventualità comuni che si possono presentare oggi contrapposte a quelle di ieri.A tale proposito mi piace ricordare una storia di viaggio di uno dei più grandi esploratori del ‘900, lo svedese Sven Hedin che percorse più volte l’Asia, i suoi deserti,contribuendo a produrre buona parte della cartografia del Tibet, ma non solo questo.Forse ho voluto citarlo per aver letto i suoi libri, i suoi racconti di viaggio e perchè mi sono trovato ad essere con la mente vicino a lui avendo nel mio archivio dei reperti originali della sua vita di esploratore.Ci fù un momento durante l’esplorazione del Takla Makan( un deserto cinese) che rimasero soli lui e la guida e stavano per morire di sete, senza cammelli e privi di forze.La sua guida stava quasi agonizzando per la mancanza di acqua e la fatica.Comprendendo che fosse vitale per tutti e due che la guida sopravvivesse decise di muoversi lui stesso e cercare una sorgente che secondo la cartografia era a due giorni di cammino da dove si trovavano adesso stremati.La sopravvivenza della guida era vitale anche per lui poichè senza di essa anche lui non sarebbe scampato alla morte.Ebbene, s’incamminò, trovò la sorgente, mise l’acqua negli stivali che aveva con se e dopo quattro giorni di assenza ritornò dalla guida con quell’acqua.Si salvarono tutti due grazie a quel gesto estremo. Ecco, tutto questo per dire che oggi tutti potrebbero partire dal Tirolo con due animali al seguito ed a piedi bivaccando arrivare a Roma.Questo non lo dico per sminuire tale cosa che i 3 hanno deciso di fare, ma per la ragione che oggi un fatto del genere possa destare quasi un sentimento di ammirazione nella gente,ben diverso nella natura e nei fatti da quello raccontato e che dà anche una misura diversa dello spirito delle persone.E tutto questo dà la misura per la quale i nostri cervelli sono diventati sempre più plagiati dal mondo dove viviamo che ci fa ritenere come una cosa straordinaria e degna di interesse una cosa che potrebbero fare tutti se lo volessero. E se sono plagiati da questo, figuriamoci per tutte le altre questioni che riguardano la politica, l’economia, l’accettazione delle modalità di vita che la nostra epoca ci mette di fronte.Mi sembra alla fine che possa riguardare- quando siamo al fondo delle cose-,anche lo snaturamento delle facoltà umane del modo di pensare della gente comune. Un piccolo infinitesimo esempio questo di tale storia, che chi lo volesse osservare dall’esterno e rifletterci sopra potrebbe comprendere che a volte il nostro mondo è formato da banalità continue che ci vengono fatte ritenere come importanti e che influenzano profondamente il nostro modo di pensare. Altro esempio ancora più presente nei comportamenti umani è quello della costante ricerca del superfluo inteso come necessario.Ambedue le condizioni ”superfluo” e ”necessario” sono due parametri a misura ed intesa personale ma comprendono anche una oggettività generale senza tener presente la quale rischiamo di essere alienati.Spesso misuriamo solo quella personale,di quella generale anche se sappiamo che esista non ce ne curiamo.Forse quest’ultima potrebbe rappresentare un elemento di stabilità dentro di noi ma nutriamo il bisogno di dare sfogo alle nostre valvole che crediamo riequilibratorie senza sottoporle ad analisi critica. Probabilmente sbagliando.