CITTA’ DELLA PIEVE, OGGI ASSEMBLEA DEL COMUNE SULLE BIOMASSE A SAN DONNINO. MA IL NODO E’: LA DITTA PROPONENTE E’ AFFIDABILE?
CITTA’ DELLA PIEVE – Dopo l’assemblea pubblica di domenica scorsa, peraltro molto partecipata, organizzata dal Comitato No Biomasse di Fabro e dall’associazione ecologista “Il Riccio” di Città della Pieve, il Comune replica con una assemblea propria, questo pomeriggio (Giovedì 16) alle ore 18,00, nella sala grande di Palazzo della Corgna. Non è la prima presa di posizione dell’amministrazione comunale sulla questione dell’impianto a biomasse in costruzione in località San Donnino. Ci sono stati dei comunicati e un incontro pubblico a Ponticelli, la frazione più vicina. Insieme al sindaco Fausto Scricciolo interverranno Irene Costarelli dirigente di ARPA Umbria, Daniela Riganelli, presidente di Legambiente e il prof. Franco Cotana, ordinario di Fisica e Tecnica Industriale all’Università di Perugia.
La presenza di tre esperti (tutti di “taglio” ambientale) pare voler dire che l’Amministrazione Comunale intende confermare la scelta di autorizzare il progetto, sostenendola magari con argomentazioni tecniche. In questo senso l’iniziativa sembra presentarsi proprio come una “replica” all’assemblea dei comitati e non solo come un momento di confronto, utile “a spiegare le cose, dare informazioni e rispondere alle domande”, come si legge nel comunicato stampa diffuso dal Comune. Non una “apertura al dialogo”, ma un confronto a distanza. Con il Comune che dà l’impressione di voler spiegare la propria posizione, ma avendo la certezza di tenere in mano il microfono. E di non volersi esporre al rischio di contestazioni plateali. Cosa legittima, per carità. Ma politicamente discutibile.
Vale la pena infatti ricordare alcune cose:
1) l’impianto a biomasse in costruzione a San Donnino non è un impianto pubblico. Ma del tutto privato.
2) E’ stato autorizzato, con procedura semplificata, solo amministrativa senza una determinazione politica del Consiglio Comunale, perché per le dimensioni e la tipologia dell’impianto, ciò rientra nelle possibilità di legge. Diciamo che è stata utilizzata la procedura che di solito viene seguita per impianti di piccole dimensioni a servizio di aziende agricole che hanno la necessità di smaltire potature e sfalci prodotti dalla propria attività. Ce ne sono parecchi del genere nel territorio.
3) l’impianto di San Donnino non ha nulla a che vedere con l’agricoltura, non è a servizio di alcuna azienda agricola e servirà solo a produrre energia elettrica che il gestore privato rivenderà, ricavando così un proprio business, senza alcuna ricaduta sul territorio.
4) Non essendo a servizio di azienda agricola l’impianto sottrae di fatto una porzione di suolo agricolo all’attività agricola e la destina ad altri scopi, sfruttando il diritto di superficie su quel terreno.
5) Il proponente e futuro gestore è un’azienda privata che opera nel campo dei rifiuti e della produzione energetica e risulta sotto inchiesta per il reato di truffa ai danni di un ente pubblico, la qual cosa – pur non essendo condanna definitiva – evidenzia un profilo aziendale oggettivamente dubbio e non del tutto affidabile.
Ciò detto, crediamo che solo il sospetto o il dubbio che il gestore possa essere truffaldino o poco affidabile dovrebbe consigliare all’Amministrazione Comunale di riconsiderare, alla luce dell’inchiesta, l’autorizzazione concessa in via semplificata ed esclusivamente amministrativa all’azienda in questione, magari passando attraverso un passaggio politico in Consiglio Comunale. E questo indipendentemente dalle caratteristiche dell’impianto (dimensioni, potenza, tecnologia, sicurezza ecc.) e dalle valutazioni tecnico-scientifico-sanitarie sulla combustione delle biomasse, che sono aspetti importanti, ma “successivi” al nodo dell’autorizzazione e dell’affidabilità del soggetto proponente. Il sindaco potrebbe sospendere l’autorizzazione, per “autotutela” in seguito alla vicenda giudiziaria che vede coinvolta l’azienda.
Spostare adesso la discussione – come hanno fatto in parte anche i comitati del No e come sembra voler fare il Comune – sulla validità o meno della tecnologia utilizzata, ci sembra fuorviante. Secondo noi, in questo momento il problema non è tecnico-scientifico e sanitario, ma solo ed esclusivamente politico ed attiene alla scelta di autorizzare un’azienda sotto inchiesta per presunti reati connessi allo stesso tipo di attività… Prima si sciolga questo nodo con una valutazione politica chiara e trasparente, poi si discuta, se mai, del resto…
“Non una “apertura al dialogo”…Il dialogo, da sempre, non esiste con questa amministrazione e non per volere dei cittadini o di altri interlocutori.