Una società di web design assume una donna al nono mese di gravidanza. Il giorno dopo l’indignazione di una ex dipendente
In seguito alla notizia riportata, un’altra Martina rivela con un post su Facebook come i titolari della Creative Way non siano poi così politically correct.
Bene assumere una donna incinta, racconta Martina Cognolato all’Huffingotn Post, ma potrebbe essere una manovra di marketing. E fin qui, chapeau due volte a Schiavon e Serena, creativi fino in fondo. Ma l’indignazione della Cognolato va oltre e denuncia come alcuni dettagli siano stati omessi. Tra il 2014 e il 2016 quasi tutti i dipendenti avrebbero lasciato la Creative Way perchè stanchi di essere pagati a “singhiozzo” nonostante le eccellenti performance. I titolari, secondo il pubblico sfogo dell’altra Martina, avrebbero anche rimandato con “scuse futili e addirittura menzogne” la liquidazione del TFR.
I titolari di una società di web design del Veneto assumono una donna al nono mese di gravidanza e si ritrovano su tutti i giornali
Chapeau a Samuele Schiavon e Stefano Serena, titolari di The Creative Way, un’azienda di web design e sviluppo web, che hanno assunto Martina Camuffo, 36 anni, “nonostante” fosse al nono mese di gravidanza. In un’Italia che è in lotta continua contro il merito quel “nonostante” diventa miracolo e catapulta i tre protagonisti su tutti i giornali e telegiornali.
Perché Lei è incinta di nove mesi e Loro, i futuri datori di lavoro, sono disposti ad aspettare i tempi della maternità pur di avere il suo talento e le sue provate capacità al servizio dell’azienda. Ma anche perché Loro, sono uomini.
Eppure non è un miracolo. Martina Camuffo non è stata assunta perché ha il pancione o per compassione verso quella pancia (la moglie di Samuele Schiavon ha perso il rinnovo del contratto a tempo determinato proprio perché incinta), e nemmeno perché è una donna, come suggerisce il titolo del Corriere Veneto. È stata assunta perché è brava. Una bravura che vale la pena aspettare qualche mese.
Samuele Schiavon e Stefano Serena sono semplicemente due managers in gamba. Individuare, riconoscere e sviluppare il talento di un dipendente (o futuro tale) è la qualità che distingue un datore di lavoro intelligente da uno mediocre. È evidente che i due titolari hanno puntato su una politica di investimenti, in questo caso di capitale umano, una delle componenti essenziali per una crescita a lungo termine.
Non si tratta di fantascienza ma di una logica molto semplice: chi taglia soccombe, chi investe va avanti. Gli effetti sono ancora più elementari. Chi adotta la politica del taglio assume in base al costo di lavoro più contenuto creando una forza lavoro incompetente, sminuita e rancorosa. Chi investe punta sulle capacità del personale creando una forza lavoro competente, forte del riconoscimento e spronata a dare il meglio. È chiaro (o almeno dovrebbe esserlo) che ad un miglior rendimento dei dipendenti corrispondono un miglior servizio e una maggiore credibilità dell’azienda. Ad una reputazione di serietà e professionalità segue una maggiore capacità competitiva e, di conseguenza, margini di successo più alti.
Ne è un chiaro esempio la premiata ditta Brunello Cucinelli, imprenditore umbro, che nonostante la crisi, nel 2015 ha aumentato il fatturato in tutte le aree geografiche in cui è presente e nel primo trimestre del 2016 ha dichiarato un aumento del 9,1% rispetto allo stesso periodo del 2015. Nel Big Black Book 2015 pubblicato dalla rivista Esquire ogni anno, in una lunga intervista, Cucinelli esprime così la sua filosofia imprenditoriale: “Sogno una forma di capitalismo moderno con radici antiche forti, dove il profitto viene realizzato senza recare danno o offendere nessuno, e dove parte degli utili viene destinata a iniziative che fanno veramente la differenza nella vita delle persone: servizi, scuole, luoghi di preghiera e tradizione culturale” . Nel 2008, allo scoppio della crisi finanziaria, Cucinelli prese un impegno e l’ha mantenuto: non licenziare nessuno.
Mentre molti de-localizzano forsennatamente nei luoghi più remoti e peggio pagati del mondo, si affannano a tagliare costi e dipendenti, bloccano come la peste qualunque forma di investimento, tappano buchi di bilancio alla meno peggio, Cucinelli fa l’esatto contrario. E vince. Come vincono molti altri imprenditori lungimiranti e come sicuramente accadrà a The Creative Way dove Martina Camuffo, una volta in azienda, si impegnerà al massimo per ripagare la fiducia riposta in lei.
La sua assunzione non è un piccolo miracolo, come ha titolato il Secolo XIX, quanto piuttosto un piccolo segnale di progresso in un paese che insieme alla meritocrazia ha fatto della parola investimento il suo peggior nemico, sbagliando clamorosamente strada. Come rileva Riparte il Futuro, la comunità digitale apartitica che combatte la corruzione (sì, qualcuno lo fa):
“Minori investimenti comportano minori opportunità di fare impresa e creare nuovi posti di lavoro, specialmente per i più giovani: non a caso l’Italia ha un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 39% contro il 22% dell’Eurozona (Eurostat, febbraio 2016).
La scarsità di FDI (Foreign Direct Investment) comporta una perdita anche in termini di trasferimento internazionale di tecnologie e know-how, misurata dalla nostra bassa prestazione nell’indice di progresso tecnico, come osserva L’OECD ((Organisation for Economic Co-operation and Development), che rappresenta un punto fondamentale della crescita a lungo termine. Inoltre la mancanza di competitività agisce negativamente sulla produttività, sull’innovazione, sulla capacità di fare impresa e sulla spesa pubblica.”
Elda Cannarsa
disoccupazione, donne, lavoro, mondo digitale
Condivido certi punti e la fotografia della situazione che Elda descrive, e guarda caso un fatto come quello che è successo è di eclatanza nazionale e sprona le considerazioni che Elda ha fatto, soprattutto nei riguardi della competenza.Il dato aggregato su quanto Elda dice contrapposto a tale caso singolo, quindi funziona al contrario se osserviamo sia le casistiche sia la consuetudine.Detto questo, però c’è da chiedersi come funzioni il dato aggregato su tale casistica e quali siano le ragioni per le quali l’imprenditoria al 95% funzioni che nell’amministrazione del valore umano del personale non sia spinta a metterlo in prima fila. E’ un caso questo, oppure dipende da una forma mentis per la quale si vede l’immediato e non si vedono le conseguenze che possano portare agli sviluppi futuri?. Non ragioniamo sul singolo caso- che può dire tutto oppure nulla- ma nei confronti della massa della casistica aggregata il sistema funziona all’contrario.E’ dunque dal sistema imprenditoriale che conseguono tali atteggiamenti e personalmente credo che la competenza e la volontà di lavorare sia anche propria a coloro che lavorano nel rispetto delle regole e che non siano talmente punte di lancia di bravura e competenza come la signora.Se non si ragiona in tal modo il sistema cosiddetto premiante attuerà diversificazioni basate solo sulla competenza e sull’intelligenza e volontà delle persone solo focalizzate al sistema del profitto istituito dal datore di lavoro. Certo, riconosco che la competenza, lo studio e l’applicazione e soprattutto la volontà e la riuscita nel proprio lavoro debbano avere una conseguenza premiante nell’individuo che le sà applicare, ma non possono andare a detrimento degli altri che tenuto presente il sistema del profitto dove operi il datore di lavoro di lavoro generalmente non segue la valorizzazione delle potenzialità contenute nella massa degli individui, anzi, spesso come dice Elda, delocalizza,taglia e si rifiuta di innovare poichè la sua asfittica mentalità accumulatrice gli dice di guardare all’oggi e non al domani.Questo imprenditore si muove in un mondo concorrenziale e la sua priorità non sarà quella di estendere le potenzialità, conquistare nuovi mercati ma sarà il ripegamento verso il concetto dei ”pochi, maledetti e subito” e vivrà come vincoli al suo operato i paletti anche fiscali di uno stato che per limitare la possibilità che i conti siano in rosso si vede costretto alla tendenza all’aumento delle tasse.La competitività però meriterebbe un discorso a parte poichè in un contesto dove la tecnologia a disposizione ed il suo uso dipendono dagli investimenti e questi ultimi a loro volta dal risparmio, l’imprenditore si trova fra l’incudine ed il martello, schiacciato dalla competitività esterna e schiacciato dalla legislazione dello stato che gli impone certi comportamenti se vuole sopravvivere, ma anche dal sistema del credito così com’è organizzato. Provate ad andare in una banca qualsiasi con una idea che a voi sembra che possa comportare uno sviluppo e chiedete un credito per essere messo a disposizione di quell’idea. La prima cosa che vi sentirete rispondere è quella che sentirete con le vostre stesse orecchie:”ma lei come garantirà il capitale che noi gli affidiamo? Avrè immobili, beni, titoli atti a garantire tale messa a disposizione di denaro?Il mondo dei soldi funziona cosi, in maniera brutale poichè non finanzia le idee ma finanzia gli stessi soldi (se esistono).Quindi vedete che le responsabilità dell’asfissia non sono solo da una parte sola e le banche rappresentano il credito, la circolazione dei soldi, il sistema premiante del denaro o quello asfittico della stretta per chi non ce l’ha e spesso avrebbe anche la possibilità di svilupparsi e far sviluppare di conseguenza anche altri.Quelle storie che sentiamo alla fine di ogni anno che ci raccontano sulle priorità alle quali sono diretti i flussi di denaro sono storie di ordinario mantenimento dello status quo anche se parlano di investimenti e sovvenzionamenti al motore dell’economia privata e pubblica.A volte storie anche di finanziamenti dati in maniera elargitiva ad amici degli amici che poi non rimborsano e vanno a formare la massa dei crediti inesigibili. E’ chiaro che all’interno del sistema del profitto, il sistema del denaro cercherà la via più conveniente per sopravvivere e pigiare sulla limitazione della forza lavoro e sul minore ripagamento di questa per essere concorrenziale. E’ un cane che si morde la coda ed un dilemma dal quale non se ne esce, sia nel grande, sia nel piccolo.Reddito, risparmio ed investimenti vengono combinati insieme e sono delle variabili dipendenti dalle quali dipende la nostra situazione ed anche la nostra stessa vita.In un libero mercato la concorrenza è una di quelle forze che segnano la vita oppure la morte delle aziende e quindi anche del suo capitale umano.Il capitale umano è difficile che possa venir valorizzato, se non in casi del tipo che cita Elda, ma purtroppo nel crogiuolo del mercato la prassi è quella che succede il contrario, sia come istanze del mercato stesso nel senso di obbligata obbedienza a certi vincoli(natura, lavoro, capitale) ma anche alla concorrenza ed agli investimenti che si creano in ogni modo col risparmio.E’ un cane che si morde la coda e che nel tempo produce quello che vediamo intorno a noi, mentre quello che Elda dice diventa purtroppo una rarità., nel caso che Elda riporta della signora in cinta a seconda de momenti il sistema se ne serve per mostrare che un imprenditoria iontelligente sapia valortizzare il proprio capitale umano e mentre tutto questo riceve gli applausi della politica in tal caso governativa( basta vedere i media che ne fanno un caso emblematico e vedere normalmente cosa sostengano si capisce subito da quale pulpito venga la predica) sarebbe anche da considerare una cosa rispetto a ciò che ne fa proseguire e delle esemplificazioni, poichè occorrerebbe dirlo e fare il discorso al completo.Tanti imprenditori come per esempio quello nominato benefattore dell’arte è noto che non desiderino però la presenza del sindacato in fabbrica, riconoscono alle maestranze stipendi più alti, premi di produzione ed altri benifici in maniera cospiqua ma occorrerebbe anche chiedersi che se tutti facessero in quel modo quanti potrebbero lavorare come dato aggregato? Se poi un individuo ha la passione, l’intelligenza di creare con il proprio profitto condizioni per le quali siano perorati interessi sociali, artistici e di sostegno anche agli scopi di pubbliche amministrazioni ben vengano, ma far accettare le proprie regole e misconoscere quelle sociali nel lavoro non mi sembrerebbe una cosa proprio da nulla, poichè tale principio porta alla divisione nel campo del lavoro e nella divisione passano le istanze di mero profitto della maggioranza dei datori di lavoro che non tollerano che vengano messi legalmente paletti che interferiscano con la loro attività, poichè secondo tale principio detto papale papale in quella che considerano casa loro la mortadella la affettano come vogliono loro.Non è una estremizzazione attenzione, ma un principio che è alla base di come funziona la società oggi e di quello che passa nella testa di molta gente.Uno stato moderno deve prevedere e far rispettare le regole ed i vincoli da parte di tutte le sue componenti.La legge del capitale e della sua riproduzione contempla con molto apprensione l’esistenza di tali vincoli e spesso si è portati a non investire proprio per l’esistenza di tali vincoli poichè si avverte che questi limitino la libertà imprenditoriale e che debbano venir rimossi o con la politica oppure in casi estremi con la forza.La ricerca da parte degli imprenditori sulla delocalizzazione cosa produce nei confronti del mercato del lavoro interno? Chiediamocelo.E’ colpa dei sindacati difendere i lavoratori da tale logica? Perchè si può arrivare anche a dire questo in una luce di lotta iconoclasta alle regole vissute come limitazioni. Proviamo ad immaginare cosa sarebbe il mondo se tutto funzionasse al contrario, posto che non tutti gli esseri umani abbiano le stesse competenze,gli stessi gradi di istruzioni ed anche le stesse volontà applicative.La barbarie e la selezione della razza.Estremizzazioni sulle quali nel passato ci siamo andati molto vicino, e tutto perchè nel mercato entrano in giuoco forze che per la loro stessa esistenza debbono obbedire a certe leggi da loro stesse create e fanno sentire ancor oggi la concezione dello stato come quella di un intruso che pone dei limiti in fondo poi a quello che risulta essere l’egoismo umano.Ma è una zavorra che porta a fondo il mondo ed infatti vediamo che si procede in quella direzione, non nell’altra.E fin’ora nello Stato moderno il sistema keynesiano ha salvaguardato il principo di coesistenza del pubblico e del privato, dando però al privato la facoltà di investire e quindi di tracciare la direzione e l’alveo attraverso il quale passi l’economia che portti a lui profitto, altrimenti non investirebbe.Lo stato di par suo si è limitato a consentire questo, supportando l’economia con i grandi investimenti di opere pubbliche gestite e messe in pèiedi dalla politica che spesso o per dfiore sempre si è messa al servizio del privato.anche organizzando il sistema dell’amministrazione statale oggi anche in parte in via di superamento e di restrizione affidando alla esternalizzazione di servizi ampi settori della sua economia.In tale fase che viviamo, un esempio come quello riportato è quello dell’eccezione che conferma la regola.E la regola è una ruota che gira al contrario di come gira l’azienda che ha assunto la signora in cinta, che viene citata da tutti i media con l’enfasi del dire” vedete che se volessimo ci si può riscattare?”.E di questo ne approfitta la politica distorta che vediamo come specchio per prolungare la propria esistenza, non capendo che tutta la ruota cozza inevitabilmente con una realtà che si chiama sia da noi che in tutto il mondo con due nomi che ci sono sempre stati : limitazione delle risorse e caduta tendenziale del saggio di profitto.Queste due leggi purtroppo all’interno del sistema capitalistico non fanno prigionieri, ne segnano le perturbazioni ed il progressivo immiserimento degli uomini.
Mi auguro di no. Anzi sono convinto di no. Ma… se fosse una trovata pubblicitaria, un’operazione di marketing? Chi conosceva prima d’ora quella azienda di web design? adesso la conoscono tutti e siccome è anche “politically correct” potrebbe pure trovare nuovi clienti (per simpatia). La donna assunta è al nono mese di gravidanza… Perché l’azienda non ha aspettato che partorisse, cioè una ventina di giorni al massimo, per assumerla? Che cosa sarebbe cambiato i termini concreti, di lavoro? Niente. Ma chi avrebbe parlato di quell’azienda di web design? O della signora se avesse rinunciato alla maternità pagata per andare a lavorare? Nessuno. E quindi addio marketing… Ripeto: complimenti e onore all’azienda. Ma io sono abituato a valutare le cose con la teoria del dubbio… E da vecchio comunista diffido sempre delle imprese troppo buone….
Sarebbe un bell’argomento da dibattere codesto.Io penso che indipendentemente dall’azienda troppo buona o troppo lungimirante, sta di fatto che adesso essendo sotto le luci dei riflettori un valore aggiunto maggiore lo abbia, quell’azienda. Postarla ad esempio invece è un altro paio di maniche e si scende in altri sentieri che possono portare anche lontano, verso forme di considerazioni macroeconomiche e quindi di ”massimi sistemi”.Stà di fatto però che come hai visto da te la politica si è impossessata subito del fatto e l’ha presentato come una possibilità facendo trapelare neanche tanto fra le righe, ma presentandolo un caso emblematico su come possa funzionare il sistema.Ed il sistema ha i suoi nascosti valorizzatori ? Reato ? No davvero, ma malafede si, perchè tutti sanno le difficoltà delle aziende e dell’economia e che” nessuno nasca imparato” e quanto ne consegue è una pura forma di critica banale per la quale si tiene conto solo di certe cose- importanti se prese nel loro valore assoluto- se si parla di competenza, valore del lavoro, rispetto della conoscenza e della competenza e di sistema premiante, ma poi siccome la realtà vera applicata è l’esatto contrario e non da adesso ma da secoli, allora bisognerebbe chiedersi se tutto lo spicinìo di parole che ho detto-anche scritte male e con errori, non siano che la fotografia della situazione dove ci dibattiamo da sempre e se abbiano una fondatezza.Il resto mi sembra che tenuto presente i media e sapendo a chi tirino la volata in un sistema come questo, possano essere delle pure banalità già successe a miliardi di volte nel passato anche recente,quando si voglia influenzare il pensiero della gente.
evidentemente non soo l’unico ad aver pensato alla manovra di marketing. Ma non esulto