Singapore, viaggio nel futuro di una città regolata dagli algoritmi
Singapore: la città del futuro dove gli algoritmi determinano le decisioni del Governo. Un modello socio-politico che fa riflettere
Più di 4000 grattacieli che svettano verso il cielo, ponti sospesi tra gli edifici, maestosi alberi artificiali che raccolgono pioggia ed energia solare, droni al posto di camerieri, carte di identità digitali, algoritmi che regolano la vita di Governo e cittadini. A Singapore il futuro è una realtà.
L’avveniristica città-stato è una delle metropoli più connesse al mondo. I dati rilevati dalla Networked Society City Index (2016) la collocano tra le più avanzate per tecnologia di comunicazione e informazione (ICT). Per inciso, una classifica mondiale in cui il Belpaese non appare. Neanche al centonovantesimo posto.
Proprio nel 2016 Singapore ha inaugurato il GovTech (Government Technology Agency), un governo digitale all’interno del Governo che si occupa di elaborare e analizzare l’immensa banca dei dati rilevati dagli algoritmi per capire il livello di consenso dei cittadini verso il governo. L’obiettivo del GovTech è di migliorare la qualità della vita, anticipando bisogni e desideri dei cittadini e garantendone la sicurezza. Da queste parti si chiama fantapolitica.
Grazie agli algoritmi, la società dei trasporti sa perfettamente quanti treni dovranno passare ogni ora per soddisfare la richiesta dei passeggeri e garantire un trasporto confortevole e puntuale. Lo stesso sistema ha permesso alla polizia di bloccare uno stupratore prima che commettesse il reato e di sventare un attentato terroristico programmato per il Gran Premio di Formula 1 (2016).
Come avviene la raccolta dati. Webcam e sensori sparsi per le strade monitorano comportamenti e movimenti umani. Post dei Social, sms, messaggi whatsapp e interazioni tramite App finiscono nella banca dati; gli algoritmi rilevano ansia, insoddisfazione e felicità. Una specie di Grande Fratello. Quello di Orwell, non il tormentone di mediaset.
Non lo è per i cittadini, che al contrario, si sentono tutelati e si dichiarano felici e contenti. Singapore è uno dei tre paesi più ricchi del mondo, insieme a Quatar e Lussemburgo, la seconda città più sicura (la prima è Tokyo) e la seconda economia più competitiva del globo dopo la Svizzera. Ha scalato le vette del successo in soli trent’anni, alla guida di Lee Kuan Yew, Primo Ministro della città-Stato dal 1959 al 1990. Già negli anni ‘80 era seconda solo al Giappone per reddito procapite, si classificava come uno dei centri di finanza più importanti del Sud-Est asiatico e sfoggiava un modello di amministrazione pubblica da fare invidia alla Svizzera (niente dati certi ma, a naso, è la meglio di sicuro).
Parola d’ordine: Meritocrazia. Cariche pubbliche, amministrative e ruoli professionali che richiedono responsabilità nei confronti di altri, vengono affidati secondo criteri di merito. Il clientelismo non esiste, la corruzione nemmeno. Qualora si presentasse, è severamente punita. Corre voce che un impiegato della pubblica amministrazione che aveva accettato dolci per il valore di 20 dollari si sia fatto sei mesi di carcere. In Italia bisognerebbe costruire carceri di emergenza per ospitare tutti i corrotti, compresi i costruttori delle carceri di emergenza.
In un paese in cui la meritocrazia è il motore della società, la merce di scambio più preziosa è il capitale umano, inclusa la reputazione. La minima trasgressione alle regole del vivere civile rischia di macchiarla, pregiudicando relazioni sociali e carriera. Chi butta una carta a terra dovrà indossare una maglietta fosforescente con la scritta “Litterer” (Colui che sporca), e chi viene beccato con la marjuana in tasca verrà punito con la morte. Cosa che qui, metà della popolazione sarebbe fosforescente a vita e almeno un quarto morto stecchito.
A noi liberi pensatori del Belpaese tutto questo apparato di controllo fa impressione. L’idea di una vita regolata dal Grande Fratello ci fa inorridire, anche perché, dal punto di vista di ricerca e applicazione tecnologica, siamo indietro mille anni rispetto ad altri paesi europei, il che ci rende un po’ ciucci e presuntuosi in materia. Ci fa specie anche il sistema punitivo di Singapore che, contro i diritti umani, prevede ancora la pena corporale e la pena di morte.
Il modello sociale di Singapore è forse un’estremizzazione, non adeguato ad una società occidentale. E però Il risultato ottenuto dalla città del futuro merita alcune riflessioni in quanto mostra inequivocabilmente che:
una politica è vincente quando l’interesse del governo è rivolto al benessere dei cittadini nella consapevolezza che questi costituiscono il capitale umano del paese. Un capitale va salvaguardato, messo nelle condizioni di produrre il meglio
un paese non cresce a suon di tagli scellerati dettati da paura e incompetenza ma grazie all’esatto contrario: una forte politica di investimenti in infrastrutture,servizi, amministrazione,istruzione,ricerca scientifica, sperimentazione ambientalistica e tecnologica
è un sistema contestabile nelle modalità ma libero da mafia, corruzione, clientelismo, criminalità, in grado di garantire la sicurezza dei cittadini, di evitare morti stupide per incidenti stradali, per mano del folle del momento, l’assurda ferocia di un terrorista o l’inconsistenza mentale di un Femminicida
Non è poco.
Elda Cannarsa
Per vederne di più: “Onlife”, Speciale TG1, Rai
città, futuro, metropoli, società
Tutto vero quello che dici Elda ed è ancor più vero che un luogo come è Singapore non possa alla fine essere scelto nemmeno a livello immaginario per fornire luogo di abitazione definitivo per le nostre comunità europee.Figuriamoci per gli italiani.Intanto occorre dire che Lee Kwan Yew è stato il referente per decenni di una grande Hong cinese che di mafia se ne intendeva molto più di Cosa Nostra e che ha maneggiato somme inverosimili ed enormi di denaro grazie soprattutto alla posizione geografica della città, imponendo delle leggi e dei regolamenti non ferrei, ma d’acciaio ai suoi abitanti. Negli anni 70 bastava andare al di là dell’isola di Singapore ed incamminarsi nel territorio della Malaysia che appena sbarcati dal ferry le differenze di Johore Baru e Singapore erano così evidenti che sembrava di passare dal ”paradiso artificiale” al quarto mondo, con tutto quanto comportava.
Lo sviluppo di Singapore ha poggiato le basi sul fatto che è stata un isola di sviluppo ristrettissima, un oasi occidentale perchè ha fruito di tutte quelle ricchezze in mezzo alla miseria cinese della Malaysia, predata dalle multinazionali della gomma, un centro finanziario ed economico mondiale piccolissimo e quindi la stessa dimensione ha permesso di essere un area supercontrolla con tutte le caratteristiche che il potere economico ha potuto sviluppare e far esistere.Da 40-50 anni a questa parte si vedono nello skyline di Singapore grattacieli spettacolari che fanno da cornice al mondo sfavillante di luci ma bisognerebbe capire quanto questo sia costato ai cinesi della malaysia che al libro paga degli inglesi e delle stesse mafie cinesi sono morti come formiche per costruire la ferrovia che da Singapore porta a Bangkok (2500 km non uno scherzo…) le cui fermate stabilite dai padroni di casa inglesi erano le città coloniali della Malaysia come Malacca, Butterworth e Penang.Oggi l’ignaro o turista occidentale fruisce del fascino della modernità e dello specchietto per allodole dei cartelli affissi sul porto che parlano al pubblico dicendo che se venissero buttati rifiuti nell’acqua ci sono multe di migliaia di dollari per i contravventori e prigione, ma tutto questo è stato ottenuto piegando la schiena alla gente ed arricchensosi del lavoro di intere comunità, soprattutto quelle cinesi ed indiane, anche se quest’ultime sono state semmpre alla finestra a guardare ciò che succedeva poichè rappresentative del commercio e del manifatturiero.Negli anni ’70-provato non sulla mia di pelle ma su quella dei miei amici che viaggiavano con me opportunamente da me stesso avvisati di tale disposizione all’entrata a Singapore-quest’ultimi furono costretti dalla polizia a radersi capelli e barba in aereoporto , dopodichè li fecero entrare.Questo tanto per dire del clima anche intorno a motivazioni ”accessorie” di vita ci si muoveva.Un paradiso artificiale ancor oggi ma che cozza contro tutto quello che gli stà intorno. E l’ombra onnipresente di Lee Kwan Yew e delle sue mafie sorveglia dall’alto la politica restrittiva al massimo nei confronti dei sindacati piegando il lavoro a pura merce, cosa che sarebbe impossibile nemmeno nei regimi più destrorsi del sudamerica degli anni ’70-80.Questo è Singapore, non solo Il Raffles, non solo i negozi sfavillanti di Orchard Road, non solo la pulizia delle sue strade.
Questo logicamente per dire che spesso le luci attirano gli allocchi. E l’occidente ne è pieno di tali volatili.Basta parlare con coloro che da Singapore ritornano e che raccontano estasiati della sua pulizia e della funzionalità di detta città. Come tutte le cose di questo mondo è giusto conoscere e porsi in maniera critica rispetto a ciò che si vede, ma spesso si vedono le luci e non quello che coprono, come ciò che affiora dai 3 punti che tu stessa metti in evidenza alla fine del tuo Post con il quale io-pur essendo d’accordo con le precedenti riflessioni che hai fatto- io non mi sento di essere in accordo.Non è affatto vero che la mafia sia inesistente in tale luogo, anzi è uno dei luoghi al mondo dove è concentrata più di tutte la presenza delle Hong e dove Cinesi,Taiwanesi,la fanno da padrone ed hanno costruito un sistema talmente redditizio di produzione della ricchezza che ripartito in pochi abitanti ha segnato inequivocabilmente lo sviluppo di Singapore.Sono d’accordo sul tuo discorso sulla sicurezza della quale il cittadino possa fruire, ma tale sicurezza è stata ottenuta anche col terrore di stato, tutt’ora onnipresente.Non dimentichiamolo. Non credo- come affermi del resto anche tu-che Singapore-possa essere un posto per Europei, ma nemmeno per gli Svizzeri, figuriamoci per gli italiani.
Carlo, sono d’accordo su alcuni punti. Ho anche detto che è un modello estremo, soprattutto per quanto riguarda il sistema punitivo e il prezzo pagato e da pagare per ottenere i risultati attuali. Immagino che ci sarà una censura (o controllo) su quello che “esce” digitalmente. è nell’interesse comune che la propaganda sia favorevole, scevra da ogni macchia e peccato. Ma è anche vero che bisogna cominciare a chiedersi se il nostro di sistema sia poi così immacolato, rispettoso dei diritti umani e civili. E il modello di Singapore può essere un punto di partenza. Con rispetto alle morti, noi non possiamo scagliare nessuna pietra chè le nostre vittime non si contano più . Qui si muore per mafia e camorra, per sbaglio o perchè l’innocente di turno “si trovava sulla traiettoria”. Si muore per Femminicidio, perchè troppi cretini non sanno gestire le proprie emozioni. Si muore per incidenti stradali, molti dei quali per mandare un cavolo di sms. Si muore per droga e per alcol. Quelli che non muoiono, ne sono rincoglioniti, incapaci di rendere alcunchè a se stessi, figuriamoci alla comunità. Si muore accoltellati per un motorino o uno smartphone. Si muore sotto a un treno per non aver tolto gli auricolari. Si muore perchè ci si toglie la vita di fronte alla disperazione più totale. Volendo, si può anche morire per aver chiesto a qualcuno di non fumare in un luogo dove non si fuma o ammazzati come bestie da un terrorista invasato o un folle che si è svegliato storto. Donne, uomini, troppi giovani e bambini muoiono, ogni giorno, per motivi assurdi, una morte che però dura il tempo del servizio di cronaca e non fa consapevolezza. Ci siamo abituati anche a quello. E allora non sacrifichiamo forse anche noi troppe vittime? O le nostre non valgono, sono solo episodi di cronaca, appunto. E a cosa vale questo sacrificio umano?
Cambiando aspetto, a cosa valgono i nostri sforzi a investire nel nostro personale capitale umano se viviamo in un sistema che non ce lo riconoscerà? Parli di lavoro come “merce”. Ma perchè qui che valore ha? Non è forse merce un lavoro che, per ottenerlo, devi pagare a suon di mazzette o di favori? E non è forse vero che oggi il lavoro è diventato un privilegio, che si accetta di tutto pur di lavorare perchè la disoccupazione è ai massimi storici?
Parli di sfruttamento…ma quando noi dislochiamo la fabbricazione dei prodotti o addirittura i call centre in Albania, non stiamo forse alimentando un sistema di sfruttamento, negando, al contempo, la nostra possibilità di crescita?
Potrei andare avanti per chilometri ma sarebbe ri-tritume. Resta che, per quanto contestabili le modalità, (e l’ho scritto), i risultati dovrebbero farci riflettere: su quanto siamo indietro, noi che abbiamo tutto, arte, manifattura, artigianato, cultura centenaria, terre fertili, e che non investiamo su niente. Su cosa siamo indietro, l’ho scritto. Aggiungo che in questo paese mancano le due chiavi del successo: competenza e professionalità.
Trovo un po’ strano Elda il tuo rilevare certe differenze con l’italia,che sicuramente sono d’accordo con te che ci siano per quanto riguarda la delinquenza, le morti sulle strade, i morti ammazzati dalle camorre e la disoccupazione,ma forse credo che perdi di vista il fatto principale,anzi i due fatti principali che segnano le differenze e che sono i seguenti: il fatto che Singapore sia uno stato che ha una popolazione come una volta e mezzo Roma (5 milioni e 400 mila abitanti) mentre l’Italia ne ha 60 di milioni.Una ricchezza ripartita dentro tali proporzioni si capisce quale impulso possa dare alle persone che vi abitano.In fondo nel cuore del capitalismo più sfrenato si capiscono i livelli di redditualità che toccano ad ognuno, specialmente se questi”ognuno”sono pochi di fronte alla massa dei denari in circolazione.Se dentro a tali entità ci metti poi il modello rigoroso della vita comandata diciamo quasi da ”algoritmi” il risultato è quello che chi transiti per Singapore riporti una immagine di un paese da favola, dove il progresso tecnologico unito al vivere sociale possa essere ritenuto un must soprattutto nell’era della globalizzazione.Ti dico subito che in ognuno dei tre punti(in grassetto) che hai toccato nella chiusura del tuo Post ci trovo delle contraddizioni nel senso che mentre hai espresso dei principi che ritengo giusti in linea generale,credo che in realtà sia molto facile applicarli in uno stato di 5 milioni e mezzo di abitanti,quindi quando dici che una politica è vincente quando l’interesse del governo è rivolto alla vita dei cittadini dici una ovvietà ma che non è una ovvietà nè per l’italia nè per gli stati che con Singapore confinano poichè la popolazione è di decine e decine di milioni più grande.Quando dici che un paese non cresce a suon di tagli scellerati ma cresce perchè in esso vengono applicati investimenti che riguardano la scienza,la tecnica, istruzione, ambientalismo ecc ecc dici sempre il vero ma non pensi a quanto sia facile farlo quando i soldi ci siano per tutto questo perchè ripartiti fra pochi.Chiediti perchè la Svizzera è ricca ed è sempre stata ricca.Non ha da secoli fatto guerre,è stata per almeno 200 anni un concentrato di capitali che vi affluivano da tutto il mondo, quindi credo che ancor oggi in epoca di globalizzazione e di crisi sia uno dei luoghi dove si possa vivere meglio, insieme alla Norvegia ed al Lussemburgo tenuto conto solo dell’Europa. Eppure la Svizzera produce relativamente la tecnologia che le serve per tirare avanti ma la Svizzera come ben sai ha la più alta concentrazione al mondo di banche.Sai con quei soldi che paradiso si crea in una estensione di territorio grande quanto la Lombardia e quanto possa essere alto il tenore di vita? L’altro capoverso relativo alla contestabilità del sistema che tu dici essere libero da mafia contiene una inesattezza proprio per detta presenza.Singapore è il centro mondiale come pochi al mondo dove sono presenti le famose Hong che regolano la vita dei cittadini da dentro il settore pubblico e che sono collegate alle triadi di tutto il mondo, soprattutto di tutto il Sud Est asiatico e degli Stati Uniti d’America.I cittadini vivono come sudditi dentro ad una pace sociale imposta col pugno di ferro da uno stato di polizia, del quale il turista non sia accorge e che riceve molto credito dagli altri stati confinanti e da tutto il mondo perchè Singapore muove delle masse di denaro specialmente oggi nel mercato mondiale di levatura incredibile.E’ vero ciò che hai detto relativamente agli incidenti stradali ed il rispetto dell’educazione civica e della pulizia,ma non è altrettanto vero che sia quello un mondo esente dalla corruzione e dal clientelismo. E’ un mondo feudale che fa sentire più caldo a coloro che stanno di più di altri vicini al ” fuoco del caminetto” come si suol dire,ed il caminetto è quell’aristocrazia economica delle mafie cinesi che sono sempre esistite nella storia di Singapore e che hanno segnato anche il suo esplosivo sviluppo.A dimostrazione di questo ricordo Tiziano Terzani che per un periodo della sua vita risiedette a Singapore poichè per lui rappresentava un isola felice e sicura per la sua famiglia durante gli anni ’70 quando copriva la guerra del Vietnam e della Cambogia.Vi ritornava sempre volentieri da corrispondente di guerra ma le sue considerazioni sulla vita come fosse là organizzata non mi sembra che fossero al settimo cielo, ed al tempo di Terzani, Singapore era già ad un livello di sviluppo notevole.Ricordo il famoso ”crollo delle tigri asiatiche” all’epoca degli inizi della globalizzazione subito dopo il 1996-1997 ? Bastò che gli USA per la crisi del dollaro non facessero più affluire i capitali che sostenevano l’economia fittizia delle tigri asiatiche di Singapore, Hong Kong, Malesia e Thailandia che erano cresciuti a dismisura negli anni precedenti che la sfavillante luce di Singapore si spense mostrando che i fondamenti sui quali era stata costruita erano fittizi. Poi venne la ripresa ed il nuovo afflusso di capitali tornò dall’esterno ed oggi la luce è tornata nel senso soprattutto del suo sviluppo economico e dell’impiego tecnologico prodotto al di fuori del paese dalle stesse tigri, del grande impulso che l’economia delle costruzioni ha avuto nel rinnovamento delle strutture esistenti.Personalmente però non ritengo-come già ho detto- che sia un luogo dove gli europei abiterebbero volentieri ed a lungo, primo per le ragioni della qualità della vita che non può essere intesa solo in pulizia dei luoghi pubblici, ordine nella circolazione nelle strade, rispetto della quiete pubblica, presenza di sanità e delle strutture relative, ed anche di Università. C’è un qualcosa di più credo che la vita possa dare nel far apparire ai suoi abitanti un isola di cristallo piena di edifici ad aria condizionata ed è quel senso di libertà che è in ognuno di noi e che ci fa esprimere le nostre contestazioni a qualsiasi sistema che ci possa non piacere.Questa può essere anche un illusione beninteso,ma preferisco averla,che avere la certezza che se possa avere una controversia con qualcuno spunti chi mi possa mettere a tacere.Il mondo cinese spesso è questo, anche e soprattutto nelle comunità che vivono all’estero ed al di fuori della Cina stessa.Ecco, nell’asettica Singapore tutto questo manca, manca nei suoi abitanti, manca nelle donne che incontri sui marciapedi firmate da capo ai piedi da parte delle griffes occidentali, manca anche nel grigiore degli edifici schermati al calore dei tropici e delle sue automobili delle quali non intravedi chi le guida.Un mondo serioso,triste, che vive del commercio della tecnologia i cui unici sprazzi di ” trasgressione” sono le feste religiose ed il giuoco. Penso che non sia da esaltare, nemmeno tenuto conto della quantità e della qualità del nostro disordine italiano.
Carlo non è un paragone. Dico solo che forse dovremmo interrogarci di più sulla nostra libertà di società democratica prima di puntare il dito sulle altre, cosa che facciamo molto bene e molto spesso. Forse,invece, dovremmo adottare un’altro punto di vista e utilizzare il diverso da noi come spunto di riflessione
Posto che i paragoni ed i confronti certamente li dovremmo fare sempre, un ultima cosa vorrei dire riguardo alla tua risposta dove dici che prima di guardare in casa d’altri forse potremmo guardare dentro le mura di casa nostra(almeno questo è il senso della riflessione che auspichi).Sono d’accordo, ma nello stesso tempo direi di non trascurare la storia di questi paesi che oggi appunto sono diventate ”le tigri asiatiche” e quindi sarebbe doveroso capirne il perchè di tale genesi.Tali paesi-mi scuserai ma insisto da sempre sugli stessi argomenti perchè mi sembra non vengano tenuti presente o comunque non se ne tiene debito conto-sono il risultato di una crescita dovuta all’imposizione di un modello che è essenzialmente il nostro e non il loro.Nella nostra evoluzione specialmente europea abbiamo sperimentato molti passaggi, molte rivoluzioni, ed abbiamo modificato politicamente ed economicamente i nostri territori e le nostre realtà.Insomma mi sembra che siamo divenuti più critici rispetto a quanto troviamo intorno a noi, con tutto quanto ne può conseguire.
Tali paesi dicevo, non hanno quegli anticorpi nostri soprattutto di come ci si disponga di fronte alle scelte economiche anche perchè sono stati sempre dominati da oligarchie ferree imposte e sorrette dai paesi coloniali europei ed occidentali a cui conveniva che il popolo fosse tenuto nel recinto.Chi ha scelto la via dei nazionalismi e dell’autonomia ha dovuto farlo ribellandosi e con la violenza.In pratica il mio discorso è che tali paesi non sono vaccinati dal capitalismo e dal mercantilismo deteriore che gli è stato applicato e quindi le popolazioni tendono ad accettare con grande slancio quello che viene loro proposto poichè ritengono che per uscire dala povertà debbano passare anche sopra a scelte che noi abbiamo già fatto da tempo. Quindi ecco una parte-chiaramente non tutta- della spiegazione del perchè accettano supinamente le leggi del regime di ferro e dell’ordine capitalistico, adeguandosi e vivendo le crisi economiche anche loro come un effetto quasi dovuto, non pensando che vi siano anche altri aspetti insiti nei sistemi economici ai quali sottostanno.Noi siamo un po’ diversi per nostra fortuna.Loro sono più pragmatici e se ne fottono delle teorie economiche e di come possa evolvere la loro vita, accettano i modelli non loro, ma perchè è quella la loro cultura oggi, ridotta ad una carta assorbente che magari valorizza tutti gli aspetti della scienza e della tecnologia e li applica sul proprio territorio,ed oggi questo a noi ci appare come un grande progresso. Io ne dubito che così sia.Ma questo sarebbe un dibattito che potrebbe anche prolungarsi, poichè vi sono elementi a favore ed a sfavore.