ERIKA E LE SUE SORELLE: QUANDO LA VIOLENZA E’ ANCHE IN CASA NOSTRA. A CHIUSI UNA PIAZZA CORAGGIOSA E SCONVOLGENTE

ERIKA E LE SUE SORELLE: QUANDO LA VIOLENZA E’ ANCHE IN CASA NOSTRA. A CHIUSI UNA PIAZZA CORAGGIOSA E SCONVOLGENTE
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CHIUSI – Era stata annunciata come una delle tante iniziative contro la violenza sulle donne in corso in tutta Italia: “Troviamoci in piazza, facciamo rumore! Letture, musica, testimonianze”, così recitava l’invito lanciato sui social. Invece è stata la cosa più dirompente – diciamo pure sconvolgente – che sia stata portata in piazza negli ultim 40 anni almeno. Per trovare un ricontro, una cosa del genere, bisogna tornare a quando si venne a sapere che a Moiano c’era una cellula delle Br e lì si riuniva addirittura la direzione strategica dei terroristi che avevano rapito Moro. Era il 1982.

Ieri sera, in Piazza Garibaldi a Chiusi Scalo c’era un bel po’ di gente, nonostante il freddo. E una volta tanto c’erano anche molti/e giovani. Erano più quelli sotto i 50 che gli over… Già questo è un fatto dirompente. Ma non è questo il punto.

Il punto è che le letture, sostanzialmente, tranne una, tutte testimomianze di donne e ragazze del territorio, hanno scoperchiato una pentola di merda. Hanno di fatto preso a pugni nello stomaco tutti quelli che erano lì ad ascoltare. Merda e pugni nello stomaco perché hanno esposto e portato in piazza verità terribili.  E vicine, molto vicine: una ha raccontato la violenza quotidiana, ossessiva, perdurante di un marito-padrone dentro le mura domestiche, violenza fisica e psicologica durata anni. Dove? qui, in Valdichiana…

Un’altra di essere stata fotografata nuda durante incontri intimi con il fidanzato, e che quelle foto erano finite in varie chat e circuiti social per almeno 5 anni… a sua insaputa ovviamene. Scoprendo che quel suo caso non era l’unico,  anche ad altre amiche e conoscenti era successa la stessa cosa, ma nessuna glielo aveva detto, nessuno aveva voluto scoperchiare quella pentola. Sempre qui nella zona tra Valdichiana e Trasimeno.

Un’altra ragazza ha raccontato dello stupro subito dopo una festa, con la minaccia di essere uccisa o lasciata in mezzo ad un campo di notte, da un amico che doveva riacompagnarla a casa… E anche in questo caso con la scoperta che il suo non era un caso isolato, ma che tutte le sue amiche più intime e anche altre conocenti avevano subito violenza sessuale o tentativi di stupro. Dove? anche in questo caso nella zona: Chianciano, Sant’Albino, Chiusi, Città della Pieve…

Testimonianze queste rese in forma anonima e lette da chi ha organizzato la serata e ovviamente aveva nomi e cognomi… Erika invece il microfono lo ha preso di persona, ci ha messo non solo la testimomianza, ma anche la voce e la faccia. Con un coraggio e una determinazione impressionanti. Erika è una ragazzina minuta, felpa nera e pantaloni larghi con i tasconi, vive a Chiusi Scalo, partecipa abitualmente ad atttività sociali, è attiva nella contrada. Ma alle spalle ha una storiaccia di quelle che ti possono segnare per tutta la vita. Non ha ancora 25 anni ma per oltre dieci anni ha dovuto fare il viottolo tra corridoi e aule di tribunale. Il suo racconto è da brividi: da bambina, tra i sei e i 10 anni è stata ripetutamente e sistematicamente molestata e violentata dal compagno di sua madre. In casa. In un paese dell’Umbria non lontano da Chiusi. A dieci anni Erika racconta tutto al padre che rimane sconvolto e insieme intraprendono il un percorso (psicologi, centri antivioenza ecc.), ma soprattutto denunciano l’accaduto. Tutto ciò accade tra il 2007 e il 2010, comincia un iter giudiziario che è un calvario, una via crucis con lei Erika costretta a rivivere le molestie, a raccontarle, con la difficoltà a farsi ascoltare e credere perché è solo una bambina, con una madre che sceglie il compagno e abbandona lei e in pratica non le perdona la denuncia…  La vicenda ha un epilogo nel 2021, quando il patrigno, dopo il rigetto da parte della Corte di Cassazione, del ricorso contro la condanna nei gradi di giudizio precedenti  condanna in via defnitiva il patrigno a 7 anni e due mesi di reclusione e questi viene subito arrestato a Castiglione del Lago e portato in carcere a Capanne. La forza e il coraggio di Erika non stanno però solo nell’aver raccontato la sua storia e nel come lo ha fatto, ma – lo ha spiegato lei stessa – nella denuncia, nell’invito rivolto alle sue coetanee, alle ragazzine ancora più giovani, alle donne in genere,  a fare attenzione, a riconoscere i segnali di una molestia che possono essere anche graduali, a non aver paura di  parlarne con qualcuno.

Le testimonianze portate in piazza ieri sera a Chiusi Scalo, forse gli stessi organizzatori non se le aspettavano. Invece, come dicevamo, hanno squarciato un velo di silenzi, omertà, ipocrisie. Complimenti a Chiusinvetrina, al Comune alle volontarie del grupo “Letture ad alta voce” della Biblioteca.

Quello che si è sentito dalle testimonianze lette, aunto, ad alta voce, non è una novità assoluta: ci sono stati fatti anche recenti che certificavano senza tema di smentita che questo territorio, anche se generalmente tranquillo, non è immune da certi fenomeni che sono fenomeni profondi, spesso sommersi, ma profondi. Il femminicidio-suicidio di Cetona del 2018, lo stupro in discoteca di una 22enne, con molestie ad altre tre, avvenuto un anno fa tra Chiusi e Città della Pieve sono stati campanelli d’allarme terribili.

L’iniziativa di ieri sera in Piazza Garibaldi, davanti a quelle 107 candele accese (una per ogni donna vittima di femminicidio solo nel 2023) e alle scarpe rosse sul selciato ha certificato, con quei racconti, quanto il problema della violenza di genere nei confronti delle donne sia drammaticamente diffuso anche a queste latitudini. Le donne e le ragazze che hanno raccontato le loro drammatiche esperienze hanno dato la sveglia alla comunità, alla politica, a chi amministra e a chi fa opposizione. A chi ha i figli e le figlie a scuola. A chi la notte le/li aspetta a casa, con il cuore in gola, finché non tornano dalla discoteca o dal pub…

Due studentesse del liceo musicale Italo Calvino di Città della Pieve hanno cantato due canzoni. In tema. Francesca Trentini ha cantato “Gli uomini” resa famosa da Mia Martini. C’era già scritto tutto, E sappiamo anche come è finita.

Gli uomini non cambianoPrima parlano d’amoreE poi ti lasciano da solaGli uomini ti cambianoE tu piangi mille notti di perchéInvece, gli uomini ti uccidonoE con gli amici vanno a ridere di te
Piansi anch’io la prima voltaStretta a un angolo e sconfittaLui faceva e non capivaPerché stavo ferma e zittaMa ho scoperto con il tempoE diventando un po’ più duraChe se l’uomo in gruppo è più cattivoQuando è solo ha più paura
Gli uomini non cambianoFanno i soldi per comprartiE poi ti vendono la notte…
m.l.

 

 

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