AL VIA IL “CANTIERE” DI MONTEPULCIANO, EDIZIONE 48. IL SOGNO VISIONARIO DI HENZE CONTINUA
MONTEPULCIANO – L’edizione 2023 è la n. 48. Il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano si avvicina alla soglia dei 50 anni. E’ passato quasi mezzo secolo da quando nel 1976 Hans Werner Henze, compositore tedesco noto per le sue posizioni politiche marxiste, ebbe l’intuizione di creare a Montepulciano, che non era nemmeno lontana parente della città invasa dai turisti di oggi, ma era semplicemente una città splendida, scrigno di arte e modello di architettura rinascimentale, ma vuota e pressoché desertificata, una manifestazione-laboratorio, un “cantiere” appunto che mettesse insieme artisti professionisti affermati a livello internazionale, giovani musicisti, attori, registi e bravi dilettanti. Un sogno visionario che indicava nell’arte, nella cultura, nel linguaggio della musica e della danza, la strada per far progredire un’Europa unita e integrata e senza barriere, ma non piegata ai soli dettami del mercato e facesse anche crescere in loco, in un luogo bello, ma impoverito, nuove attitudine, nuovi sedimenti culturali, anche nuove professionalità.
E tutto questo nelle 47 edizioni del Cantiere è successo. Tra alti e bassi ovviamente, ma è successo. Henze, che è morto nel 2012, la sua scommessa l’ha vinta. Il festival poliziano non è mai diventato un evento di massa come può essere il festival di Spoleto (Henze e Menotti erano molto simili come impostazione politico-culturale), perché non era quello l’obiettivo. Ma si è mantenuto vivo, ha sfornato talenti, portato alla ribalta giovani direttori d’orchestra e musicisti, fatto nascere scuole di musica e addirittura sartorie teatrali, professionisti della scenotecnica…
L’edizionne n.48 che si apre domani 14 luglio e andrà avanti fino al 30 luglio, propone 45 appuntamenti fra opera, teatro, danza, concerti da camera e in piazza, incontri e approfondimenti. Coinvolgerà oltre 300 artisti/artiste e 22 spazi, una decina a Montepulciano e gli altri nei 10 comuni della Valdichiana: dal Museo Nazionale di Chiusi al Palazzo Piccolomini di Pienza, dalla rocca di Sarteano alla chiesa della Compagnia di Castelmuzio, dal Museo civico di Chianciano alle collegiata di San Martino a Sinalunga, dal “santuario” del Bagno Grande di San Casciano alla Coillegiata d Cetona…
Due gli appuntamenti con l’Opera. Come tradizione un’opera buffa settecentesca (Bastiano e Bastiana di Mozart) e una contemporanea (Cronache del bambino anatra di Antonio Giacometti). Il concerto di apertura in piazza Grande sarà affidato all’Orchestra della Toscana diretta da Ronald Boer, vecchia conoscenza del Cantiere, e quello di chiusura, sempre in Piazza Grande all’Orchestra Poliziana con la Corale Poliziana e Coro Harmonia Cantata, direttore Daniele Giorgi.
Il teatro, inteso come prosa, avrà come evento clou la rappresentazione “Montecchi e Capuleti” allestito dalla compagnia degli Arrischianti, alla Rocca di Sarteano, per la regia di Gabriele Valentini.
Ventidue sono le “prime assolute” che il Cantiere proporrà. Molte delle quali commissionate proprio per questa edizione del festival. Anche in questo la tradizione è rispettata. Il programma è nutrito: ci sono appuntamenti serali e pomeridiani tutti i giorni.
Pur proponendo appuntamenti di vario genere che spaziano dal classico al contemporaneo, con molte contaminazioni, anche ardite (è il bello della manifestazione ed è nello spirito del Cantiere), il Cantiere Internazionale d’Arte non è un evento per tutti. Presuppone il palato fine e l’orecchio allenato, richiede passione per generi musicali, operistici e teatrali non esattamente di cassetta. Ma è in ogni caso un grande evento, di quelli di cui la Valdichiana può e deve andare fiera. Non si trovano dappertutto produzioni e appuntamenti di questo genere. Naturalmente la cornice di Montepulciano, in tutte le location (da Piazza Grande al tempio di San Biagio, dal chiostro delle carceri e quello di Sant’Agense, dalla Fortezza Medicea a Palazzo Ricci…) fa la sua parte, così come sono suggestivi anche i luoghi prescelti nei vari comuni della zona…
Come sarebbe piaciuto ad Hans Werner Henze, il Cantiere è rimasto fedele alla linea, a quel sogno visionario iniziale di quasi 50 anni fa. E, tanto per rendere meglio l’idea, vale la pena ricordare che sono passati dal Cantiere di Montepulciano artisti e personaggi come Marcel Marceau, Harry Belafonte, Carlo Boccadoro, Gaston Fournier Facio, Joannis Kounellis, Jan Latham Koenig, Micha Van Hoecke, Daniel Harding, Roland Boer, Detlev Glaenert. Luigi Pestalozza, Edoardo Sanguineti, Luigi Gelmetti, Giorgio Battistelli, Enrique Mazzola…
La differenza fra il 1976 e oggi però non sta solo nella crescita turistica di Montepulciano che allora era un borgo morto e adesso brulica di gente, sta anche nel fatto che nel ’76 il sogno di una società migliore, anche attraverso la crescita culturale, era diffuso e radicato, era una delle parole d’ordine della sinistra che conquistava le grandi città e governava bene questi territori, sta nel fatto che anche tra i sindaci e gli amministratori locali, nei partiti, c’erano figure visionarie e curiose che assecondavano le intuizioni di gente come Henze, come fece il sindaco di Montepulciano Francesco Colajanni. Oggi invece la sinistra è regredita e regredisce, non ha più né un’anima né parole d’ordine riconoscibili; nella migliore delle ipotesi governa ancora qualche comune come può, senza tensioni visionarie, senza utopia, senza poesia verrebbe da dire. E cose belle e di qualità come il Cantiere, sebbene ci siano ancora e vadano avanti (e non è poco), sembrano quasi fulmini a ciel sereno, corpi estranei al resto del contesto, dove tutto si riduce ad un tagliere di salumi e formaggi e a un bicchiere di vino Nobile. E sul prezzo meglio sorvolare.
m.l.
Se non si produce più cultura si è finiti.D’ altra parte il sopravvendo che stà avvenendo da parte della destra avviene non perchè la destra produca cultura, perchè quella è sempre la solita e portata avanti con i soliti scopi,non senz’atro quelli del mondo liberale che dicono loro stessi di contenere,ma avviene perchè è la sinistra che non la produce più.E’ come quando cadono di livello gli anticorpi in un fisico e gli venga tolta la protezione che naturalmente aveva.E’ chiaro che il meccanismo che si afferma è quello del sistema che tende ad erodere le basi concettuali dove la sinistra si appoggiava,lasciando sguarnito il corpo.Da tale lezione la stessa sinistra dovrebbe capire che non sia solo necessariamente giusto applicare politiche non mediate nello sviluppo economico dal riformismo-che invece ha sempre sostanzialmente applicato e che oggi lasciano vedere i risultati di detrimento-in nome della alla fine fraudolenta ”amministrazione della diversità”.Dovrebbe invece guardare ed interessarsi alla cultura che è il fondamento dell’Umanesimo moderno,proteggendo così le basi ideologiche sguarnite dal falso progressismo veicolato mediaticamente. Ma lo si sà, oggi ”ideologia” è una parola impronunciabile dove tutti coloro che parlano premettono che sid debba fare il possibile per non essere ideologizzati. Vorrei domandare a costoro a quale ideologia facciano riferimento ed il contrappeso che li renda liberi da tale ideologia se non fosse per caso quella della modernità mediatica, dello sviluppo continuo, e delle regole del profitto oggi più di quello di ieri e meno di quello di domani.Scommetto che non la riconoscerebbero quest’ultima come ”ideologia” perchè quello ci risponderebbero che siano solo le ” regole del sistema”.Guarda caso tali regole consentono sempre la prevalenza di pochi sui molti. Più ideologia di questa ? Qual’era la facoltà di Henze e di Colajanni allora e perchè promanavano la loro politica interventista in quelle che erano le loro intuizioni ? Credo che occorra risalire per dare una risposta seria e motivata sulla base della loro formazione,che non era solo intuizione ma cemento sul quale potevano poggiare le loro politiche interventiste,difatti specialmente nei lavori di Henze la cosa che in maniera più prominente emerge è quella dell’interpretazione musicale della vita italiana rivolta ai grandi problemi umanitari che si basano proprio su concetti di”Umanesimo” e di fratellanza sociale,dove un tassello grande è quello peculiare della formazione marxista contenente anche chiaramente elementi della dottrina cristiano-sociale presenti nella sua formazione. Tale presenza ed affidamento delle sue rappresentazioni hanno formato le basi del successo delle politiche che si sono sviluppate con i vari sindaci dell’epoca di cui adesso mi sfuggono i nomi ma dei quali l’intuito non causale della loro formazione cultural-politica è stato l’asse materialmente portante per la realizzazione del Cantiere d’Arte.Rappresentazioni di nicchia ? Forse si, ma spesso è la stessa nicchia che cela e racchiude l’interesse che poi aprendosi a livello musicale si svela alle menti attente e comunque dotate che comprendono le origini e la storia di quelle idee e che contribuiscono a trasportare l’ascoltatore attento in mondi che magari inizilmente non sono per tutti ma che a seconda del modo di come si svelano e veicolati musicalmente raggiungono la SOCIALITA’ GLOBALE e questo è il momento che serve ! Ecco dove secondo me hanno sede la modernità ed il livello di tali iniziative.E queste si di certo che meritano la spesa da parte di un Comune che ormai si trova sotto la lente d’ingrandimento non solo di tutta Italia ma anche di tutta Europa e del mondo.E volendo far paragoni e senza più polemizzare come è stato fatto con Chiusi ed il Lars Rock ,trovo benissimo nel caso i ritorni possano essere inferiori alle uscite ed alle spese, il tutto cumulato insieme e senza mischiare le pere con le mele, possa però essere apprezzato quando il contenuto parli di qualità.Ed in questo caso la qualità esiste,non solo in chi conduce la macchina ma anche nella scuderia del Comune.Mi si potrà rispondere:”facile eh nel caso d Montepulciano che già trovasi ad una certa altezza del tronco d’albero ed è quasi come il Re-Mida che trasforma in oro tutto quello che tocca…”.Risponderei che il Re-Mida è il risultato di una lunga costruzione culturale, paziente e soprattutto consapevole fatta da menti dotate di cultura non solo in questo caso musicale ma anche di cultura politica, perchè senza questa la cultura rimane patrimonio di pochi. E’ questa forse la stessa cosa di Chiusi,al centro magari di un patrimonio territoriale imperneato sugli Etruschi e non solo su questi ? Non denigro il nostro bel paese ma a tale domanda come risposta mi verrebbe da ridere.Purtuttavia registro che è difficile cambiare solfa se si rimane legati alla stessa natura dei lacci e dei lacciuoli sia per il quieto vivere sia per immaginarsi autoprotetti,tempo riflessivo del verbo ”immaginare” perchè posto che la realtà sia quella che il mondo cambi ed anche velocemente al giorno d’oggi, sarebbe alquanto irrealistico pensare che si dovrà sempre andare avanti così come lo siamo andati per anni ed anni.C’è qualcosa di sbagliato ed anche di perverso nelle menti, dovuto alla visione culturale che oggi crediamo di possedere.Ma tale visione nè si compera nè si acquista ma viene favorita da quel cemento di cui parlavo prima.Antonio Gramsci diceva sempre che occorresse partire dalla realtà per sviscerare le cose e per vederle proiettate nel futuro.Senza tener conto della realtà e basandosi quasi esclusivamente come oggi avviene sulla realtà fornita dal mondo mediatico senza sottoporla a critica, la strada sarebbe stata ed è sempre in salita.
Marco, perché non vieni a vedere qualche spettacolo e a vivere l’atmosfera del Cantiere? La situazione si è molto evoluta.