ADDIO A FRANCESCO NUTI, ATTORE SFORTUNATO IN VITA E ANCHE NELLA MORTE
Nel’ 78 successe al povero Peppino Impastato, giovane e coraggioso animatore di una radio locale in Sicilia, massacrato dalla mafia. Il suo cadavere fu ritrovato dilaniato da una bomba, lo stesso giorno dell’omicidio di Aldo Moro. Il 9 maggio. La notizia della morte violenta di Peppino per mano di Cosa Nostra che egli sbeffeggiava dai microfoni di Radio Out, fu oscurata da quella del presidente della Dc. Una delle pagine più oscure della storia repubblicana.
Ieri è successo a Francesco Nuti, attore e regista toscano morto, dopo una lunga malattia che lo aveva ormai allontanato dalla scena, lo stesso giorno di Silvio Berlusconi. Nuti non è Impastato, e Berlusconi non è Moro. Ma le due vicende, per certi versi si somigliano. In Tv e sui social, che all’epoca di Moro e Impastato non c’erano, la morte del Cavaliere con una sorta di santificazione in diretta a reti unificate (che neanche Moro ebbe), ha naturalmente relegato la scomparsa di Francesco Nuti a soli 68 anni a notizia di secondo piano. O di seconda fascia.
Esagerato, controverso, discutibile sotto molti di punti di vista Berlusconi ha catalizzato e cambiato la politica italiana degli ultimi 30 anni. Nuti no, non ha plasmato e cambiato niente. Era solo un comico un po’ surreale, un narratore di storie minime non solo e no sempre comiche, che fuori della Toscana era anche difficile comprendere e apprezzare in pieno. Non solo per il dialetto, ma anche perché sia le storie che i personaggi che raccontava erano immersi e intrisi nella “toscanitudine” tipica della gente nata e vissuta… a ovest di Paperino. Che non è lo zio di Qui Quo Qua, ma un paesino vicino a Prato… Che è Toscana verace. Sempre in bilico tra realismo amaro e sogno visionario. A suo modo anche Nuti è stato un poeta della toscanitudine…
Come i paesaggi gucciniani “tra la via Emilia e il west” la Toscana di Nuti è verace, appunto, ma anche gentile, scanzonata, sognatrice. Ma meno aulica ed elegante della Toscana di Firenze, meno altezzosa della Toscana di Lucca o di Siena… Una Toscana che ha poco di medievale e rinascimentale e ha a che fare di più con i telai e i capannoni pieni di stracci di Prato o con le biciclette e i motorini degli operai di Campi Bisenzio o Sesto Fiorentino…
Francesco Nuti era uno di noi, uno di quella generazione che aveva 20 anni nel ’75 o giù di lì… quando il Pci vinceva le elezioni e conquistava le città, quando i ragazzi ascoltavano i Led Zeppelin e i Pink Floyd o i cantautori, quando l’Olanda di Crujiff e Neeskens cambiava il modo di giocare a pallone, quando finiva la guerra del Viet Nam…
Nuti nei suoi film, tutti realizzati tra gli anni ’80 al 2000 e poco oltre, racconta anche se girati altrove una Toscana popolare, non più contadina. Però di periferia, diciamo.
Sembrava, un po’ come Benigni e altri comici toscani nati o cresciuti dalle stesse parti, uno di quelli che la comicità, le battute, i tempi di teatro li trovava nelle sale fumose della Casa del Popolo, davanti a un biliardo e a un “Rosso Antico”: “Io e te dobbiamo fare l’amore”…- “E perché?”-“Perché se no io m’ammazzo dalle seghe…”. Roba così non si sente precisamente ad Harvard. E nemmeno nei corridoi degli Uffizi.
A Nuti il biliardo piaceva parecchio. Era un mezzo campione. Nel film Io Chiara e lo Scuro, diretto da Maurizio Ponzi e girato a Chianciano nel 1983, sciorina due o tre colpi da maestro (veri, repertorio suo). Per la cronaca Lo Scuro era Marcello Lotti campione di biliardo, fiorentino anche lui, e conosciuto nei bar con biliardo di Chiusi, di Abbadia San Salvatore, di Montepulciano, dove era considerato una vera star. Un mito assoluto. Irraggiungibile. Un Maradona della Stecca.
Da regista Francesco Nuti ha firmato film non memorabili, ma neanche da buttar via: Casablanca, Casablanca (1985) Tutta colpa del paradiso (1985), Stregati, (1986), Caruso Pascoski (di padre polacco)(1988), Willy Signori e vengo da lontano (1989), Donne con le gonne (1991)… Poi tra la fine dei ’90 e i primi anni 2000 pellicole meno fortunate. Una di queste, Il signor Quindicipalle (1998) ha ancora il biliardo come leit motive.
Da anni, dal 2006, Nuti non stava bene, prima la depressione, l’alcolismo, un tentativo di suicidio, poi un incidente domestico, il coma, una lunga riabilitazione neuromotoria mai riuscita completamente… La vita che diventa solo ricordi e sofferenza. Il volto che si trasforma, le gambe e le mani che non seguono più i comandi del cervello… Infine la morte, ieri a Roma, in concomitanza con quella di Silvio Berlusconi. E’ stato un ragazzo sfortunato Francesco Nuti. In vita e anche nella morte.
Per un attore, abituato agli applausi e ai riflettori, andarsene e uscire di scena tra gli applausi e i peana per un altro su cui ci sarebbe pure molto da discutere è stata un’ultima carognata della sorte. Probabilmente lui ci avrebbe riso su: “Oh Silvio, icchè tu fai? sei sempre n’immezzo, son 30 anni che tu sei n’immezzo! Un lo vedi tu m’impalli… e scansati un attimo, lascia un pohino di spazio anche a me vien via… vai… “.
m.l.