FRIULI, ALTRA SCONFITTA PER LA SINISTRA: L’EFFETTO SCHLEIN NON C’E’, IL CAMPO LARGO NON FUNZIONA. MA E’ SULLA GUERRA CHE MANCA CHIAREZZA

martedì 04th, aprile 2023 / 18:30
FRIULI, ALTRA SCONFITTA PER LA SINISTRA: L’EFFETTO SCHLEIN NON C’E’, IL CAMPO LARGO NON FUNZIONA. MA E’ SULLA GUERRA CHE MANCA CHIAREZZA
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La prima “verifica sul campo” per la neosegretaria del Pd Elly Schlein non è andata benissimo. Nelle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia, ha vinto il governatore uscente Fedriga, sostenuto dal centro destra, con il 64,2%. Il candidato del “campo largo” di centro sinistra Massimo Moretuzzo si è fermato al 28,3%: 315 mila voti contro 139 mila. Il gap è rimasto largo. Incolmabile.
L’effetto Schlein non c’è stato. E non è bastata nemmeno l’alleanza di Pd e M5s. Quello del Pd sarà comunque il gruppo più numeroso nell’aula del Consiglio regionale, ma è magra consolazione. Nulla di fatto anche per il Terzo Polo Renzi-Calenda-Bonino che non supera neanche il quorum fermandosi a 13.300 voti, pari al 2,7%, superato anche dalla candidata No vax Giorgia Tripoli con la lista Insieme Liberi che ha ottenuto quasi 23 mila preferenze e il 4,66%.
Come era successo nelle elezioni in Lombardia e Lazio, anche in Friuli, Fedriga e centro destra possono cantare vittoria, perché continueranno a governare la regione, ma a vincere, in realtà è stato il “partito del non voto”. Su 1.109.395 aventi diritto, hanno votato solo 502.203 persone, cioè il 45,26%. Meno della metà del corpo elettorale, 4 punti percentuali in meno rispetto a 5 anni fa (49,6%).
A votare ormai ci va solo una minoranza e Fedriga in  realtà è sostenuto dal 28% dell’elettorato. Il 72% o è contro o non si è espresso.  Questo è un vecchio discorso. E riguarda la deriva che ha preso la politica. Una politica che fa finta di non vedere, che chiude un occhio o tutti e due, mentre il problema principale è proprio il progressivo disinteresse, la distanza tra partiti, coalizioni e cittadini. E’ lo scivolamento verso una democrazia sempre meno rappresentativa, quindi sempre meno… democrazia.
Il non voto è lo specchio dell’impoverimento generale del dibattito politico, di quella che un tempo si chiamava la battaglia delle idee. E non è neanche detto che aumentando il numero di candidati e liste, automaticamente aumenti anche il numero dei votanti. Anche perché non è detto (e non è automatico) che più sono le liste e i candidati, più sono le idee in campo. Anzi, il più delle volte la proliferazione di liste è dovuta solo ad accordi e disaccordi, sgambetti e gomitate tra componenti della stessa parte. E al fatto che molti candidati siano (o si ritengono essi stessi) intercambiabili e buoni per una lista, ma anche per un’altra nel caso salti la prima opzione. Vedi il caso Montomoli per le comunali si Siena, del prossimo 14-15 maggio. Il centro destra lo ha scaricato e lui si è fatto la listarella per conto suo…
In Friuli la situazione era quasi scontata in partenza, si sapeva che il centro destra era in vantaggio e avrebbe vinto, abbastanza agevolmente e così è stato nonostante il “campo largo” dalla parte opposta e la novità Elly Schlein. La sinistra continua a perdere, certo anche per questioni locali, ma soprattutto perché ha smarrito o svenduto l’anima, ha abbandonato i valori sui cui è nata, adagiandosi sul capitalismo e sul liberismo, senza più porsi il problema di cambiarlo, il mondo.
Su fascismo e antifascismo si mantiene piuttosto ferma, fa pure la voce grossa sulle cazzate che sparano i neofascisti che essendo al governo si sentono sdoganati e in diritto anche di riscrivere la storia, vedi la bufala di La Russa su via Rasella… Ma se gli parli dei nazisti ucraini anche a sinistra ti rispondono che il più fascista è Putin, e svicolano…
Ogni tanto trovano una “bolla” su cui fare una battaglia giusta, ma sono sempre bolle passeggere, labili: i diritti delle famiglie arcobaleno, dei gay, l’accoglienza ai migranti, i salvataggi in mare, la tutela dell’ambiente, il clima… Tutte cose serie, ci mancherebbe, ma sulle quali non mancano titubanze e contraddizioni.
Sul temi del lavoro, sia quello salariato che quello autonomo, sia il Pd che le altre forze di sinistra sono spesso contraddittorie e su un tema, il principale, quello che in questo momento sovrasta tutti gli altri, sono inchiodate e non riescono proprio, nessuna, a fare ciò che ha sempre fatto e detto la sinistra: battersi per la pace e contro la guerra. Contro tutte le guerre. Compresa quella in corso in Ucraina.
Finché Elly Schlein non uscirà da questa contraddizione, dall’impasse di una posizione appiattita su Usa e Nato e non autonoma, finché non dirà chiaramente, senza tentennamenti, che mandare le armi non basta perché in Ucraina si continua a morire, e bisogna aprire subito negoziati, non verrà percepita come una novità credibile. Al massimo farà breccia nei salotti della buona borghesia e nei talk show di Lilli Gruber, ma il popolo, quello che dovrebbe votare a sinistra, le ha già mandato a dire che così non va, che non è questa la strada. La gente che in massa diserta le urne è un segnale chiaro. Non è tutta di sinistra la gente che non vota, ma in gran parte sì… Perché è la sinistra che nel tempo ha perso consensi e appeal e si sente orfana di una rappresentanza. Le ultime elezioni lo dimostrano.
Anche la giovane premier finlandese Sanna Marin, 37 anni, socialdemocratica, in questi giorni è stata battuta alle elezioni dalla destra sovranista e da quella più estrema. Anche la Marin ha sostenuto strenuamente la linea filo Usa e filo Nato, chiedendo e ottenendo pure l’ingresso del suo paese nell’Allenza Atlantica da cui era sempre rimasto fuori, confinando con la Russia… Pare che in Finlandia abbiano pesato più le questioni economiche interne che non  la vicenda Ucraina, ma… anche la sconfitta di Sanna Marin, che sembrava molto popolare in Finlandia, non è un segnale incoraggiante per Elly Schlein.
m.l.
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