LA COMMEDIA ALL’ITALIANA E QUEGLI ATTORI CHE VENIVANO DALLA REPUBBLICA DI SALO’

giovedì 24th, novembre 2022 / 18:36
LA COMMEDIA ALL’ITALIANA E QUEGLI ATTORI CHE VENIVANO DALLA REPUBBLICA DI SALO’
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La commedia all’italiana ci ha fatto ridere e pensare. E ci ha fatto conoscere e apprezzare registi e attori che sono la storia del cinema italiano e, attraverso i loro film, hanno anche fatto vedere senza troppi veli e con ironia e sarcasmo l’Italia prima della ricostruzione post bellica, poi quella del boom economico. Mario Monicelli, Dino Risi, Vittorio De Sica, Ettore Scola, Lina Wertmuller, Luigi Magni, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Sofia Loren, Virna Lisi, Gina Lollobrigida, Mariangela Melato… Solo per citarne alcuni.

Un cinema che spesso presentava venature di critica sociale e politica e descriveva l’Italia e gli italiani anche attraverso le loro contraddizioni, le piccinerie, l’arroganza del potere e la piaggeria e la cialtronaggine di un popolo costretto e abituato quasi sempre ad arrangiarsi.

Molto spesso la commedia all’italiana è stata considerata (e non a torto) cinema impegnato dove la risata nascondeva retroscena amari: si pensi a La Grande Guerra di Monicelli, o Pane e Cioccolata e C’eravamo tanto amati di Scola… Insomma, diciamolo: un cinema di sinistra. Non a caso non pochi tra registi, sceneggiatori e attori gravitavano intorno al Pci e al Psi. Il che è stato anche motivo di polemiche culturali, talvolta piuttosto accese.

Eppure, cosa meno nota, c’è anche una pattuglia, piuttosto nutrita di attori e registi della Commedia all’Italiana che pochi anni prima non solo erano stati fascisti, ma erano pure passati per la Repubblica di Salò.

Walter Chiari per esempio si era arruolato nella X Mas, collaborando anche al suo settimanale L’Orizzonte, come autore di vignette umoristiche. Insieme al citato Ugo Tognazzi condusse anche programmi dai microfoni di Radio Fante, emittente milanese per le truppe fascistissime della Rsi. Non solo: si arruolò poi anche nella Wermacht (circostanza emersa solo dopo la sua morte avvenuta nel 1991) e combatté con i tedeschi in Normandia durante il D-Day. Ferito e catturato finì nel campo di prigionia americano di Coltano, in provincia di Pisa, dove oggi vorrebbero costruire una base Nato.

A Coltano Walter Chiari (nome vero Walter Annichiarico) incontra altri attori e personaggi che poi diventeranno famosi, anche loro prigionieri in quanto appartenenti alla Rsi: tra questi Enrico Maria Salerno che a soli diciassette anni d’età, a seguito dell’armistizio dell’8 settembre si era arruolato nella Guardia Nazionale Repubbicana; Raimondo Vianello, anche lui arrolatosi come sottufficiale dei Bersaglieri nella Rsi; il giornalista Enrico Ameri (famosa voce di Tutto il calcio minuto per minuto), il politico Mirko Tremaglia e il furo campione olimpico Pino Dordoni vincitore della 50 Km di marcia ad Helsinki nel ’52. 

Anche Giorgio Albertazzi nel 1943 aderì alla Repubblica di Salò, ricoprendo il grado di sottotenente nella 3ª Compagnia della Legione Tagliamento-Gnr . Con la liberazione, nel 1945 fu arrestato con l’accusa di aver comandato a Sestino (Arezzo)  il 27 luglio 1944, il plotone di esecuzione del partigiano Ferruccio Manini, e di collaborazionismo coi nazisti. Dopo due anni di carcere a Firenze, Bologna e Milano fu liberato nel 1947 a seguito della cosiddetta “amnistia Togliatti”.  Albertazzi dichiarò di essere stato prosciolto in fase di istruttoria dal Tribunale militare di Milano nel 1948 per non aver commesso il fatto e non confermò mai la sua presenza nella 3ª Compagnia, del Battaglione M, che operò nella sanguinosa repressione antipartigiana fra il settembre del 1944 e l’aprile del 1945 sull’appennino tosco emiliano.

Infine Dario Fo, come Albertazzi attore più di teatro che di cinema, ha avuto trascorsi giovanili nella Rsi: dopo l’armistizio, rispose infatti alla chiamata alle armi della neonata Repubblica Sociale Italiana, arruolandosi nell’esercito fascista, prima come addetto alla contraerea di Varese, poi come paracadutista a Tradate. Quando negli anni ’70 la circostanza dell’adesione alla Repubblica di Salò scatenò forti polemiche, essendo l’attore e regista attivo militante della sinistra, egli si difese affermando che  si era arruolato nell’unico esercito esistente, ma in quanto “italiano” e non in quanto fascista, per non essere deportato in Germania come lavoratore o come militare di leva, e che dopo essere stato spostato in numerosi luoghi di addestramento, venne quindi inserito nei paracadutisti… 

Così come Dario Fo, Ugo Tognazzi, arruolatosi nella Marina della Repubblica sociale prestando servizio nel Ponente ligure, non fu mai arrestato o processato.

Stiamo parlando di persone che nel 1943 avevano dai 17 ai 21 anni. Vianello e Tognazzi erano del 1922, Walter Chiari del ’24, Enrico Maria Salerno, Dario Fo, Giorgio Albertazzi, Pino Dordoni e Enrico Ameri tutti del ’26. Ragazzi.

L’adesione alla Repubblica di Salò per alcuni fu probabilmente una scelta piuttosto convinta (Chiari e forse Vianello), quanto agli altri difficile che a 17-20 anni, nell’Italia del ’43, potessero fare una scelta veramente consapevole.

Lo scrittore chiusino Ottieri Ottieri, nel suo libro Memorie dell’incoscienza, mentre descrive l’arrivo e l’insediamento delle truppe germaniche a Chiusi la mattina del 9 settembre del ’43, riporta un dialogo tra lui e alcuni suoi giovani amici: “Siete fascisti?” “Eravamo tutti fascisti” rispose un amico. “Caduto Mussolini non c’è più un fascista, nemmeno uno. La guerra, i bombardamenti, hanno indebolito tutti”. “Non si può pretendere che ogni italiano sia un eroe”. ” Si può prendere, vero, che sia una merda? Bisogna che qualcuno reagisca”. Discorsi tra ragazzi, colti dalla tragedia e dalla fine di un’illusione in quell’agosto del 1943.”

Forse quei ragazzi che poi diventeranno attori importanti applauditi e celebrati, giornalisti, campioni dello sport, in quelle stesse ore fecero lo stesso ragionamento. Risposero ad una chiamata per non sentirsi delle merde, per dirla con Ottieri.  Ma scelsero però la parte sbagliata. Questo va detto.

E il fatto che in seguito nessuno di loro (tranne qualche lieve scivolone di alcuni in qualche dichiarazione o in qualche sketch) abbia mai fatto apologia del fascismo o abbia esaltato quella scelta scellerata, anzi sia pure passato in qualche caso dichiaratamente dalla parte opposta (Dari Fo) o abbia partecipato a film che sbeffeggiavano il fascismo (Tognazzi), non cancella quell’errore di gioventù.

I “ragazzi di Salò”, erano ragazzi spesso in buona fede, esattamente come i loro coetanei che scelsero la via della montagna coi partigiani o di continuare la guerra con ciò che rimaneva dell’esercito italiano a fianco degli alleati, ma i repubblichini si macchiarono di crimini indicibili (rastrellamenti, fucilazioni, aiuto ai tedeschi nelle deportazioni) e combatterono al fianco degli occupanti nazisti, contro il proprio Paese, non per il proprio Paese. L’unica attenuante la fornisce Guccini: “a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età”…

m.l.

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