NESTORE E TEVERE IN SECCA. TORNA D’ATTUALITA’ IL PROGETTO DELLA DIGA SULLO IERNA

venerdì 05th, agosto 2022 / 14:59
NESTORE E TEVERE IN SECCA. TORNA D’ATTUALITA’ IL PROGETTO DELLA DIGA SULLO IERNA
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TAVERNELLE – Angosciante: il Nestore è oramai al collasso idrico e le foto lo testimoniano in tutta la loro crudezza. Un’estate quella che stiamo vivendo, che viene a seguito di una lunghissima stagione siccitosa che perdura oramai da anni in tutt’Italia. A cascata le sue acque, come quelle di molti altri affluenti, non alimentano più il Tevere che a sua volta, si trova in uno stato comatoso sotto il profilo idrico con il conseguente collasso di tutti i corsi d’acqua e  morte della bio diversità. Di pesci sul Nestore in quelle poche pozze di acqua putrida rimasta, non se ne vedono più, sul Tevere si assiste ad una moria della fauna acquatica, sicuramente dovuta alla carenza d’ossigeno. Nel ternano una task force sta dando la caccia ai pesci siluro, specie pericolosa capace si sterminare e fagocitare nell’accezione più reale del termine, le altre specie…

Un segno premonitore quello che sta emergendo di un mondo che verrà, se non si avviano presto ripensamenti sui modelli di vita, di consumo, di produzione dei beni utili alla vita quotidiana di noi tutti. Interessante e al tempo stesso allarmanti, sono i vari documenti diramati dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale i quali evidenziano per la Toscana, l’Umbria e le Marche, per il periodo settembre 2021 maggio 2022, un deficit di precipitazioni idrici dell’ordine del 30%, 40%. Le precipitazioni nei mesi di maggio e giugno sono risultate molto inferiori alla media (-70%). Già a maggio l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale aveva sottolineato una situazione di severità media con tendenza al peggioramento, con livelli di ‘severità alta’ per l’Umbria e deflussi dei fiumi Tevere, Chiascio, Paglia e Chiani con valori minimi del deflusso di base”. L’allarme insomma non è esattamente di questi giorni.

Come è noto gli ecosistemi acquatici sono quelli più delicati e con queste temperature e scarsità di acqua, il livello d’ossigeno nell’acqua entra subito in crisi. La conseguenza è il disastro ecologico con la morte di tutte le componenti biotiche del fiume.

Occorre urgentemente ripensare un modello di sviluppo che sta producendo tutto un dissesto ecologico di cui il cambiamento climatico a cui stiamo assistendo ne è una prova più che evidente. Per quanto riguarda il Nestore in particolare, dopo decenni di abbandono, finalmente sono arrivati i lavori di bonifica tanto agognati dai cittadini. Merito in gran parte della tenacia dell’assessore Federico Malizia. Infatti nei mesi scorsi sono stati ripuliti e messi in sicurezza gli argini, è stato allargato il letto del fiume che in alcuni lunghi tratti era oramai letteralmente invaso da piante ad alto fusto e da detriti. Tutti guardando il gigantesco diametro degli alberi abbattuti, si sono potuti rendere conto degli anni trascorsi dall’ultima ripulitura. Ma ora comunque resta il problema delle acque, del loro alimentarsi affinché scorrano con continuità anche nei mesi estivi, come accadeva un tempo.

E allora torna alla mente di tutta una popolazione della vallata, la battaglia persa della realizzazione della diga sul torrente Ierna. Sì perché oggi tutti gli esperti sono concordi su un punto: quello di realizzare su tutto il territorio nazionale, piccoli invasi laghetti artificiali, che non comportano nessun impatto ambientale, ma rendono possibile la captazione dell’acqua piovana, che oggi viene recuperata appena al 10%.

Insomma il modello è quello israeliano, lì sono riusciti con questa strategia, a recuperare il 90% delle acque piovane, infatti hanno trasformato parte del loro deserto in giardino. Il progetto dello Ierna, era il 1978, era stato pensato a quel tempo, proprio sulla scorta dei discorsi che oggi si sentono fare in tutte le televisioni e si possono leggere su tutti i giornali specializzati e no. Una classe dirigente politica e amministrativa regionale ma non solo, miope e forse troppo condizionata dal partito del cemento, votò le grandi opere come quelle del Chiascio, che certamente non vanno demonizzate, ma ora appare chiaro, che queste vanno supportate da una ragnatela di piccoli invasi, che sono il modo più immediato per distribuire acqua sui territori, finendo per alimentare oltretutto tutte le vene e le falde acquifere sottostanti ai territori.

Questo del recupero delle acque piovane e del governo di quelle dei torrenti potrebbe diventare un tema programmatorio della campagna elettorale che i partiti si apprestano a fare nei prossimi giorni. Non si può certo negare che quello dell’acqua del suo uso e produzione, non sia un tema strategico per il futuro dell’intero pianeta. La speranza che oggi con le nuove classi dirigenti che si sono affacciate alla guida delle municipalità, certi progetti vengano rispolverati perché ancora oggi tutti li avvertono come validi ein grado di dare un futuro ai territori e alla loro agricoltura e non solo.

r.c.

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